Questa storia nasce da una semplice constatazione. Nessuna bandiera può sventolare nello spazio perché le mancano due elementi fondamentali: l’attrito dell’aria e il vento. Manca anche “un centro di gravità permanente” che ti renda semplicemente naturale tenere i piedi appoggiati per terra. E la libertà, parola magica che sa di esaltazione e di anarchia, è una strada difficile e spinosa quando la si vuole percorrere fino in fondo. Dopotutto, come cantava Gaber, “la libertà non è star sopra un albero, / non è neanche il volo di un moscone, / la libertà non è uno spazio libero, / libertà è partecipazione”.
E già che ci siamo, buon 25 aprile a tutti...
[Prima classificata al contest "Cerco un centro di gravità... " di darllenwr]

-Yama, tu lo sai perché si dice “compagno”?-
-No, capitano-
-È una parola che viene da una lingua antica, molto antica, parlata sulla Terra in un tempo così remoto da poter essere ormai solo una leggenda-

L’Inghilterra ha gli occhi gonfi di lacrime e i capelli spettinati di chi ha passato ore a disperarsi rannicchiato nell’angolo di una stanza. Odora di sale e polvere, ma il suo orgoglio da Lord le garantisce comunque un aspetto più che dignitoso. Perché lei è forte, perché Elisabetta l’ha sempre voluta così.
| 24 marzo 1603 • Morte di Elisabetta I d'Inghilterra |

Stavolta mi sono scelta un compito difficile: entrare nella mente del Capitano in persona!
Il momento del film che ho scelto è quello della clip "Harlock in azione"
Dal testo "Mi muovo rapido, credo che i soldati della Coalizione non abbiano neanche il tempo di vedere i miei movimenti.
Movimenti a causa dei quali non vedranno mai più nulla.
Li sto uccidendo uno ad uno."

"La banalità dell'omofobia" è una storia di amore/odio, semplice, schietta e parzialmente autobiografica.
Parla di Victor: un ragazzo che frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico, che ama la botanica e giocare a calcio.
La sua omofobia è talmente profonda e interiorizzata che il solo pensiero di poter "diventare" gay lo terrorizza e, per questo, non può capire né accettare ciò che prova per il suo amico d'infanzia, Riccardo, omosessuale dichiarato.
Tentare di reprimere la propria natura è doloroso e frustrante, eppure a volte ci sembra l'unica scelta ragionevole. La resa dei conti, tuttavia, è inevitabile: tutti, prima o poi, dobbiamo confrontarci con i nostri errori e le nostre ansie.
E allora abbiamo due possibilità: continuare a sbagliare, oppure scegliere di crescere e smettere di mentire a noi stessi.
NB: La storia è stata rivisitata e corretta il giorno 10/02/2015.

Seguito di "Come diventare fanwriter: ovvero come rovinarsi la vita". Qui vi spiegherò come pubblicare una longfiction, cambiare password e avatar...

Una conversazione tra Tommaso Moro e Anna Bolena. Ispirato dalla canzone di Rebecca Ferguson.

“Beh, signora, se non è suo non è obbligata a tenerlo - disse il maresciallo - Visto che non ha tatuaggi né targhette di riconoscimento, lo porteremo in un gattile o qualcosa del genere…”
A quelle parole il gatto smise all’istante di fare le fusa, guardò il maresciallo con i suoi tondi occhi gialli e arruffò il pelo soffiando. Poi mi rivolse uno sguardo supplichevole e cominciò a miagolare penosamente, come se piangesse.

“Un uomo non può vivere senza sogni… i sogni ci aiutano a vivere... i sogni ci insegnano a sperare e credere sempre in qualcosa! Io ho smesso di sognare… sono bloccata in un limbo. Da allora tutto è andato perduto..." L'ho scritta ispirandomi ad uno dei miei film preferiti 'Save the last dance'. Patricia Gatsby è la protagonista per eccellenza. E' costretta ad abbandonare il paese dov' è cresciuta per diciassette anni, cambiare ritmi di vita e separarsi da tutto e tutti. Si ritroverà sola e spaesata in una grande città come Detroit, portando con sè un immenso dolore e una grande responsabilità, incontrando però... i tipi più bizzarri che abbia mai conosciuto!

Piansi per rabbia, digrignando i denti; piansi per il dolore, e per quanto mi sforzassi, non riuscii ad asciugare tutte le mie lacrime. Ma quando smisi sapevo cosa dovevo fare, e mi rifugiai nella mia camera, preparandomi, togliendomi di dosso quei vestiti. Volevo renderlo fiero di me, dimostrargli che tutto quello che aveva fatto per me non era andato sprecato; mostrargli come invece mi aveva cambiata, e come potesse avere fiducia in me. Perché lui mi aveva salvata, portata via dalla sofferenza e dolore, aprendosi nei miei confronti. E io volevo fare altrettanto, e ancora di più. Perché ero profondamente, stupidamente e inevitabilmente innamorata di lui.

sono tornata con una nuova avventura da condividere tutte insieme in questo magnifico sito.
la storia nasce dopo aver visto la saga de "i pirati dei caraibi". l'ispirazione è venuta quasi immediatamente. quindi ci saranno cannoni, pappagalli parlanti e bucanieri senza pietà.
ma ci sarà tanto amore, odio, risentimento e colpi di scena che complicheranno una storia d'amore già abbastanza travagliata.
vi auguro una buonissima lettura -.-

Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!

E se la famosa sera delle lucciole, in riva al fiume, André non avesse detto nulla e fosse tornato indietro, lasciando che Oscar tornasse sola a Parigi?
Quali dubbi, sfide, lotte e ostacoli avrebbe dovuto affrontare la nostra eroina settecentesca preferita, per conquistare André e la libertà?

la storia si svolge in un angolo dell'universo chiamato "triangolo della pace" in cui gli abitanti vivono in perfetta armonia, o così almeno sembra. Il capo del triangolo è uno strano Governatore....
l'Arcadia con a bordo i nostri eroi si sta dirigendo proprio lì.
Leggete e lasciatemi i vostri commenti (anche negativi!!).
Piccola precisazione : ho deciso di modificare leggermente il nome del governatore da Arkan ad ARCAN in quanto oggi mi sono accorta che,dopo aver pubblicato i primi due capitoli, scritto nel primo modo richiama decisamente troppo il militare serbo noto con il soprannome di Arkan, riconosciuto colpevole di crimini di guerra. IL mio intento è quello invece di evocare un'aria di mistero intorno al governatore proprio attraverso il suono del suo nome (Arcan = arcano, misterioso).

Che potrebbero avere in comune Julian Ross, Benjamin Price e Mark Lenders nella Londra vittoriana? Forse il fatto che sono bellissimi?Che fanno tutti e tre parte di famiglie importanti nella società londinese? Che sono tutti e tre dei mascalzoni farabutti? Beh, qualunque cosa sia, dovrà contrastare tre "adorabili" fanciulle in un'epoca di scoperte e paura per l'ignoto; di rivoluzioni industriali e riscoperta del passato. Di obblighi e doveri morali...e sentimenti inconstrastabili.