NB: storie a tematica omosessuale, se non gradite il genere, tenetevi alla larga… Lettore avvisato, lettore salvato!...
Inizialmente questa fiction doveva essere una storia a sé. In questi giorni, però, ho pensato di racchiudere i miei scritti in un unico contenitore proponendo, a chi avrà voglia di leggerla, una raccolta di drabble, Oneshot, flashfict, che avranno come filo conduttore Brian e Justin.
Le fanfict che aggiungerò potranno essere lunghe o corte, ma sempre mono capitolo.
Buona lettura a chi passerà da queste parti.

Con Tony era sempre una lotta tra picchi altissimi e bassi più profondi della Fossa delle Marianne, Natasha lo sapeva da quando si era finta la sua segretaria. Passata l’euforia, l’instancabile istrione precipitava in baratri di afflizione pari se non superiori al suo splendore e lei non sapeva come intervenire. L’unico che sembrava aver avuto qualche pallido risultato, da quando Bruce se n’era andato, era stato Steve, ma non aveva la loro pazienza, né lo stesso legame. Era molto difficile fingere di fronte a una spia: le era bastata un’occhiata per capire della sua relazione segreta con Steve, benché nessuno dei due si fosse lasciato sfuggire alcun gesto equivoco. Era quindi semplice intuire perché Stark si sentisse così: quei giorni di assoluta calma dopo la tempesta gli avevano gettato addosso la consapevolezza di un ennesimo abbandono e, forse, avevano persino rivangato qualche spettro del passato di cui non le aveva parlato.
Si sarebbe rialzato, ne era certa.
Lo faceva sempre, solo più ammaccato, più triste, più instabile.
[Post Civil War] [Stony] [Stucky] [Tony/Bucky] [Wanda/Vision] [Clintasha]

Adesso la freddezza era totalmente scomparsa: al suo posto, era tornato quel sorriso tanto falso quanto vero che lo supplicava di stare da lui per una ragione alquanto ignota.
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Piccola one shot su Guren e Shinya ai tempi delle superiori *u*

Brian abbassa lo sguardo sul pavimento e chiude un attimo gli occhi. Sa che per allontanare le persone bisogna ferirle. È l’unica cosa che ha imparato da quello stronzo di suo padre. Un padre che, sin da quando era nato, lo aveva calpestato col suo odio immotivato, troppo ubriaco per occuparsi di lui, troppo bastardo ed egoista per volergli bene. Ma lui non è Jack. Perché lui, a differenza di suo padre, quando ferisce gli altri, quando è costretto a ferire le persone a cui tiene per allontanarle e dare loro modo di vivere la vita che hanno sempre desiderato, ferisce soprattutto sé stesso. E allora cerca di farsi forza, Brian, cerca di non crollare e fa violenza sul proprio cuore, prima di rialzare la testa e ritornare a fissare Justin negli occhi.
«Io non ti voglio qui», inizia, duro e freddo come il ghiaccio. «Questa non è più casa tua. Tu non sei niente per me.»
[Questa storia ha partecipato al Contest "Show Me Your Teeth" sul Forum di EFP indetto da Lady_Nonsense classificandosi al Secondo Posto].

Lo so che la dovrei smettere di intasare questo fandom stressando il resto del mondo con la mia malsana dipendenza, e che farei meglio a chiamare uno psicologo...ma Britin porta anche a questo!
Ci sono migliaia di raccolte sulla suddetta coppia, me ne rendo conto, ma anche stavolta non sono riuscita a resistere dal propinarvi la “roba” – appunto – che zampetta nella mia testa a riguardo, e che per ovvi motivi di trama non posso inserire nella long che sto scrivendo.
Ogni capitolo è scollegato dall’altro, portando quindi a raiting, timeline, generi e ambientazioni diversi. Un grosso e casuale agglomerato di Britin per intendersi, che spero vi piaccia!