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Recensione alla storia The Only Woman, The Only Queen - 07/10/13, ore 07:36
Capitolo 1: Capitolo 1: la bambola camuffata
... Ta-daa ^____^
Eccomi qui con una nuova recensione per l' inizio di un' altra entusiasmante avventura. Stesso giorno, solo nuova storia...
Il numero sette... chissà... forse porterà parimenti fortuna... A buon intenditor, poche parole :D
Comunque, dopo lunghe ed affannose peripezie, sono riuscita finalmente ad arrivare fin qua e... non poteva essere altrimenti, dati l' argomento e l' autrice della Fiction.
E... sono veramente onorata di essere una delle persone cui è dedicata questa Ff.
Grazie, grazie mille ancora e ancora :°°°°°°°°°°D
Come entusiasta sono stata allora per l' idea che avevi avuto per una nuova opera, così lo sono ancora se non di più. Il tema da te trattato, se analizzato e svolto con criterio -ma sono sicura che non ci saranno problemi- è di una unicità e di una particolarità stupende, in parte perchè nessuno vi si è mai cimentato, in parte perchè "difficile". Quindi mi ricomplimento con te, Grace, per il coraggio che hai dimostrato ad imbarcarti in un' impresa del genere, quella di farci conoscere l' "Alfred oltre il gioco", l' "Alfred al di là delle apparenze"... Insomma, gli aspetti non visibili, ma "deducibili con la sensibilità del singolo spettatore". Il tutto mescolato e intimamente connesso alla tipologia del crack pairing. Sono sicura che Claire avrà una bella gatta da pelare ed il suo ruolo sarà fondamentale, in funzione della storia che vuoi raccontare.
Prima di passare al capitolo che, anticipo, è molto significativo e di impatto (soprattutto l' inizio), volevo fare una mia considerazione generale. Nel leggere mi sono accorta di una cosa che mi ha fatto molto piacere: la tua crescita nello stile personale di scrittrice. Rispetto già alla Fic precedente ho potuto ravvisare dei cambiamenti in meglio, come pensieri più articolati, cura maggiore dell' atmosfera e degli ambienti, etc...
In una espressione, sei migliorata e te lo sto dicendo sul serio perchè ho i miei termini di paragone.
Per cui ti dico "brava"! Perdura in questo tuo nuovo metodo di scrittura. Ti ha permesso e ti permetterà di fare dei grossi passi in avanti.

Allora, il brano da te concepito si compone essenzialmente di sei scene principali, tutte parimenti inquietanti. Sul palcoscenico si danno il cambio o coesistono i due personaggi principali che hanno le loro peculiarità, sia nei gesti sia nei pensieri. L' intero pezzo è permeato da un' aria pesante, strana, che ti proietta direttamente in quell' atmosfera malsana che sicuramente tu hai voluto ricreare.
La citazione d' apertura -azzeccatissima- già fa presagire al lettore quale sarà l' argomento imperante del capitolo (e la caratteristica più evidente di Alfred), ovverosia: evadere con mezzi non ortodossi dalla realtà per essere in grado di sopportarla. La finzione, la menzogna che il ragazzo ha costruito attorno a sè gli serve per sopravvivere. Nel gioco egli si traveste da sua sorella, qui il passaggio è attuato tramite una seconda persona.
Ma di questo ne parlerò più tardi, visto che avrò maggiori elementi su cui appigliarmi e a cui collegarmi.
Piaciuta la lettera accartocciata, in cui il giovane fa vari riferimenti, tutti riconducibili al Code originale: lo specchio, l' immagine riflessa, l' idolatria per la sorella, il tema dell' attesa, Alexia identificata come "Regina" (chiaro rimando alla celebre aria del carillon. Ed è a questo che si allaccia il titolo della storia).
Il profondissimo pensiero successivo, molto gradito, è da ricollegarsi per la tematica della follia all' aforisma iniziale. Molto filosofico, esso ci presenta il divario tra illusione e realtà, tra ciò che è vero e ciò che è menzognero, tra il prodotto dei sensi emotivi e quello del -fallace- senso della vista.
Il messaggio è chiaro (ed è di matrice pirandelliana): la pazzia, che permette di conoscere e di trovare il nostro vero io, è l' unico strumento per vivere il mondo esterno, fatto di finzioni. Per assurdo, la follia permette di vedere ciò che è reale, abbattendo la patina che la “società” o il “sentire comune” produce, e di esistere.

Successivamente, ci troviamo davanti la prima scena; una scena in cui inizi solo ad intravedere la situazione surreale in cui sono calati i due personaggi, vittima e carnefice.
Da un lato abbiamo la presentazione della Regina-fantoccio, un essere umano che ha tutto tranne le parvenze dello stesso. Dall' alto del suo trono, perfetto per la sceneggiata che è stata costretta a recitare, appare in tutto e per tutto simile ad un manichino, senza diritto di azione o di parola. Una bambola. Lo si vede da come è stata abbigliata, pettinata, bloccata. Ella è lì per il piacere perverso di uno che non si ferma di fronte a niente pur di rivedere la propria amata sorella.
Questi, risucchiato completamente nel proprio ruolo e nella propria tragedia, si illude -grazie alla propria pazzia- di avere davanti la persona da lui più amata al mondo.
Si sente che però c'è qualcosa di sbagliato. Lo si avverte nella immobilità della giovane, nel suo essere incatenata in un luogo che dovrebbe essere tutto, tranne che estraneo od avverso.
Ma soprattutto, dalla voce mutaforme di Alfred (già presente nel code) che fa parlare quella bambola e fa perdurare l' inganno appena mostratoci.
Dall' inzio fino alla chiusura, c'è un' atmosfera che mette i brividi, non per quello che in apparenza, ma per quello che vi è dietro.
Qui siamo però ancora ad un livello superficiale di comprensione, un livello utile per aumentare la suspence nel lettore che ancora non riesce a capire bene la situazione nella sua interezza. Ovviamente molto verrà disvelato in seguito.
Di questo pezzo, c'è stata una frase che mi ha particolarmente colpita:
“Simbolo del suo destino”, riferito al gioiello di Alexia.
Questa espressione ha secondo me due letture.
La prima è la più evidente. Si tratta di un collegamento puro e semplice al fatto che la sorella è la sola persona cui Alfred si potrà mai legare, una sorta di destino unico a due binari. Il destino di Alfred è legato indissolubilmente al destino di Alexia ed è in funzione di esso che vive.
La seconda è da ricercare nella storia del code Veronica. Mi ha fatto venire in mente infatti il diario di Alfred ed in special modo l' estratto in cui parla della propria scoperta di essere frutto, insieme alla sua consanguinea, di un esperimento. Egli apprende tale notizia entrando in una stanza segreta nel laboratorio in Antartide grazie appunto ai gioielli degli Ashford.
Questo per dire: la pietra è simbolo del suo destino in quanto che gli ha fatto apprendere la notizia che ha scatenato l' odio verso suo padre e le relative conseguenze (fallimento dell' esperimento su Alexander---> criogenazione della sorella--->solitudine).

Calato un sipario, se ne apre un altro dove la protagonista è la bambola e la sua voce interiore. Una voce in netto contrasto con la figura che viene scorta dall' esterno.
E' una voce confusa, dubbiosa. Una voce che rende tangibili i contrasti all' interno della stessa Regina-fantoccio.
E' proprio grazie alle sue parole che ritroviamo la spinosa tematica della realtà/illusione.
Di dove finisce la certezza ed inizia il dubbio.
Ella da un lato ha delle convinzioni, ma dall' altro basta poco che esse si infraghino rovinosamente per terra.
Quel che c'è di disturbante in questo pezzo è la lenta presa di coscienza da parte del lettore che la bambola non è una ragazza qualsiasi. Non c'è niente di eclatante che gli permetta di identificarla come Claire, ma ci sono degli elementi che lo fanno supporre.
Qui siamo solo al livello della supposizione, nulla di più. Supposizione che insieme ad altre variabili ci fa propendere verso il fatto che la giovane sia sedata. Altrimenti non si spiegherebbe il suo comportamento offuscato e traballante.
A chiusura, ella si sofferma sulla figura di Alfred. Tutto sembra nella norma, tutto pare immerso nella normalità, ma c'è quel qualcosa, quel particolare nello specchio dell' anima che fa crollare il castello di carte.
Ma non sarà l' unico in quella giornata.
La frase finale mi ha colpito poichè riassume in un rigo ciò che rovina il quadretto presentatoci.

Nella terza vi è giustamente il cambio di prospettiva. Siamo messi di fronte al carnefice cosciente e alla sua follia.
Riutilizzando l' idea della stanza segreta, fai entrare il personaggio in una sorta di limbo, in una sala che fa parte del castello ma che ne è discosta allo stesso tempo.
E' il luogo ideale per far affiorare le antitesi che animano il ragazzo. Infatti ci sono i monitor che trasmettono le immagini della prigioniera, la quale è e non è Alexia. E' una dualità che si avverte anche in Alfred.
In lui si combattono coscienza e desiderio di illudersi, in un gioco perverso dove si susseguono i motivi del suo gesto, il suo passato.
Già all' inzio, egli fa riferimento ad un tradimento. Qui si capisce bene che a parlare è la coscienza, cosciente -appunto- che la donna imprigionata non è Alexia, ma un' “altra”. E' quindi capibile il senso di smarrimento, di malessere che invade Alfred. Sa che idolatra solo la sorella, ma in quei momenti le sue attenzioni sono concretamente rivolte ad una ragazza che in apparenza è sua Alexia, ma che in verità è un' altra persona.
Egli è stato costretto ad agire in un certo modo perchè un fantasma non gli bastava più. Aveva bisogno di una presenza vera, una presenza fisica della donna da lui amata per curare la solitudine in cui è scivolato.
Grace, tu hai descritto perfettamente questo passaggio, rendendo plausibile una colonna portante alla base della tua Ff. Mi è piaciuta proprio questa tua scelta.
Bella la riflessione finale, in cui egli prende coscienza di vivere in una menzogna. Una menzogna creata all' esterno (vedi Claire camuffata) e creata all' interno di sè stesso (l' autoilludersi. Vedere qualcosa che in realtà non c'è).

Si continua con la rappresentazione del tragico teatrino, dove i due personaggi -quando si muovono insieme sulla scena- lo fanno divenire reale: la regina-fantoccio perchè non si puòopporre, il suo servo perchè non si vuole opporre.
Come all' inizio, anche qui l' ambiente è impregnato di falsa tranquillità, di una calma malata, artefatta.
Ad occhio esterno tutto sembra in regola. Pare il tipico pomeriggio di due aristocratici di un libro in epoca vittoriana: il sole, il giardino rigoglioso, le porcellane finissime, il tepore, i biscotti, il tè...
Ma ciò che stona, e non può essere altrimenti, sono il silenzio e il non equilibrio delle parti.
Infatti vi è chi ha ruolo passivo (la ragazza, che tiene lo sguardo abbassato) e chi un ruolo attivo (Alfred). Quest'ultimo è in netto contrasto con l' ambiente circostante grazie al suo atteggiamento, strettamente connesso con il silenzio assordante: il fissare la propria donna amata in modo ossessivo.
Inoltre, questa strana quiete, questo universo costruito a pennello, viene improvvisamente minato da due eventi, i quali non fanno altro che ricordare all' Ashford quale menzogna ha costruito: gli occhi blu e il filo rosso dei capelli della Redfield.
Due caratteristiche della prigioniera che è impossibile cancellare. Mi sono molto piaciuti questi passaggi, dove si vede proprio il confine tra finzione e realtà.
Magnifico a mio dire come ci hai introdotti in questo mondo, in maniera graduale e con molto stile.
Il lettore finalmente sa chi aspettarsi come secondo personaggio, ma sarà solamente con l' estratto successivo che Claire Redfield verrà nominata.

Nel quinto spezzone, è molto forte la dualità di Alfred nei confronti delle donne, o meglio, tra Alexia e Claire ed i relativi comportamenti.
L' una simbolo di perfezione, dell' unico essere che adora, l' altra simbolo dell' essere nemesi, di tutto ciò che è basso e disprezzabile e che deve essere schiacciato.
Eppure, sebbene in negativo, egli è attratto dalla giovane Redfield. Una sorta di odio di cui ancora egli non ne conosce le sfumature.
Piaciuta molto la concezione di Luce/Buio, sempre collegabile al discorso di inizio tra Realtà da nascondere perchè sbagliata/ realtà giusta da riconoscere.
Questa scena dell' occultamento della prova di “quacosa che c'è, ma non si deve comprendere”, mi ricorda tanto quella presente nella mia Fic (fazzoletto macchiato sotto al letto). La cosa mi fa piacere, perchè in fin dei conti il messaggio è pressappoco lo stesso (indi l' ho compreso a pieno^^). Non c'è bisogno di spiegazioni....

Infine, eccoci alla scena finale, che personalmente ho adorato!
Ma lo sai che prima di leggere sono andata nel catalogo della musica ed ho messo in sottofondo quella da te indicata? Lo sai che per i pezzi classici io fo follie, no?
Prima di analizzare, volevo fare un piccolo inciso sul brano da te scelto. Intanto, dire che è perfetto è molto limitativo. A parte il fatto che Chopin non è un compositore ignoto al mondo di Re (vedesi “Revolutionary Etude” dello stesso suonata da Jake nel piano bar in Re6), la cadenza, il senso di malinconia, di vuoto, di tristezza appunto che pervade la composizione è lo specchio di quel che accade tra i due protagonisti e si fonde con l' ambiente circostante. Ne sottolinea quel qualcosa in più che c'è; non si tratta solo di falsa atmosfera di calma ma anche di una sensazione che serpeggia tra i due, i quali sanno che esiste ma non vogliono riconoscerla.
Complimenti vivissimi per la scelta!
Per quanto riguarda il resto, potrei affermare che quest' ultimo pezzo è la chiusura di un atto molto significativa. Infatti qui vengono sublimati i punti di vista sia di Alfred che di Claire e, in un modo o nell' altro, ognuno arriva a delle determinate conclusioni.
L' Ashford adesso è consapevole che la sua è una sceneggiata, una grande bugia che si è autocostretto a vivere. Anche perchè l' evidenza non può essere occultata, come la continua paura di vedere in volto la Redfield. La sua è una forzatura della realtà che non può essere controllata a lungo e la tensione che viene creata si tramuta e si trasferisce in pochi ma pregnanti gesti del corpo, quali il piede che batte a terra o lo sguardo pensoso, tormentato.
Eppure, egli sceglie ancora una volta di credere alla menzogna. Preferisce la compagnia di una finta Alexia piuttosto che patire la solitudine. La sua è una scelta dettata dalla necessità, dalla paura di soffire ancora.
Ed intanto elabora un altro inganno ai suoi stessi danni e che giustifica in qualche modo la presenza di Claire.
Infatti mi ha fatto drizzare le antenne due dati passaggi:
“Egli avrebbe fatto qualsiasi cosa per soppiantare tutto ciò, così cercava disperatamente le sue risposte nella figura di quella ragazza, che osava essere dannatamente bella come la sua Alexia… “

"Perché nella sua mente era logico adorare solo e soltanto Alexia. E se la donna di fronte a sè era la sua adorata sorella, allora poteva felicemente soccombere a quell'attrazione, senza essere ferito dall' ignobile e vergognosa colpa del peccato."

Qui c'è una mezza confessione da parte del biondo dell' attrazione molto ambigua che prova per la propria nemica. Se prima, nel terzo pezzo, vi erano parole astiose nei confronti di Claire, qui ci sono dei vacillamenti.
Per esempio, già paragonare la bellezza di una con quella di un' altra presenta una crepa nelle certezze del ragazzo. Se per lui esiste solamente Alexia, allora perchè soffermarsi sulla figura della rossa e addirittura lodarne l' aspetto esteriore fino a fare un difficile raffronto con la sorella?
E' solo di seguito che troviamo le nostre risposte. Egli può accettare di essere attratto da Claire se essa è in apparenza tale e quale alla sua amata consanguinea. Un ragionamento che fa venire i brividi quanto è malato.
Tuttavia questa tattica di Alfred è una delle tante mirate a mantenere la sua sanità mentale.
Come lo è in fondo, l' abbandonarsi alle cure della Regina-fantoccio. In quella posizione non ha bisogno di vedere in faccia la realtà. Egli può chiudere gli occhi e sognare di essere tornato ai vecchi tempi, di avere finalmente sua sorella accanto a sè.
Questa è una scena che mi ha molto commosso, devo essere sincera, ed ho provato tanta pietà per il giovane.
Sebbene la sua sia una follia lampante ed il suo un progetto degno delle migliori menti criminal-psicopatiche, alla fin fine ti si crea un gran vuoto nel cuore.

Dall' altra parte troviamo Claire ed anche lei finalmente realizza di essere l' attrice di una tragedia. Capisce di essere stata sedata. La stanchezza continua ne è una prova.
Prima per che faccia ulteriori passi avanti, l' avvicinarsi di Alfred ed il suo esigere da lei le sue carezze la fuorviano e la fanno ragionare sul biondo.
E scatenano in lei un sentimento molto umano...
Ella difatti riconosce lo strano comportamento di lui, troppo singolare per essere quello di un fratello. Comincia a capire che egli prova un affetto morboso, ma non comprende appieno i sentimenti di lui per Alexia.
Tuttavia ella permette all' inganno di ingabbiarla e lo fa diversamente da Alfred.
Vedendolo felice, in pace, ella preferisce non porsi più domande, ma continuare ad accarezzare l' aristocratico.
Conscia anch' ella che, non essendo lei veramente Alexia, il ragazzo si stia procacciando le attenzioni di un' altra persona.

E siamo arrivati a fine... Avrei voluto scrivere di più, personalmente. Sono stati trattati temi molto importanti in un capitolo lungo e complesso, denso di rimandi al code.
Questa introduzione al mondo di questa AlfredxClaire è stata davvero accattivante e apre davanti a noi un panorama vasto, molto piacevole da scoprire. E' stato come creare una piccola finestra sul giovane Ashford e su Claire.
Chissà quali sorprese ci riserverà il futuro? E come si svolgerà la narrazione? Si vedrà col prossimo capitolo che sto trepidamente aspettando.
Infatti sono stati lasciati molti punti in sospeso...
Comunque, Grace, mi ricomplimento con te per come hai impostato il racconto. E' stato un ottimo inizio, questo, e ciò che più mi ha colpito è stata l' atmosfera da te creata...
Difficile spiegarlo a parole, ma spero che il messaggio ti sia arrivato.
A presto ^____^
Asty
(Recensione modificata il 07/10/2013 - 07:39 am)
Recensione alla storia Glam Evil - 01/06/13, ore 19:54
Capitolo 6: Fitness advices
Ciao Murder!
Innanzitutto sono molto contenta che tu abbia continuato con la raccolta. Come ti dissi a suo tempo meritava e merita ancora, decisamente!
Per cui ti sprono a perseverare a scrivere, in quanto che anche le idee non ti mancano, assolutamente.
Allora, passiamo al brano.
Ho molto gradito la scelta dei protagonisti. Quando si trattano due personaggi come Wesker ed Excella in chiave ironica, la risata è assicurata, soprattutto alla luce dei tratti caratteriali dei medesimi. Quest' ultimi li hai saputi riproporre nel breve spazio di una flash, quindi bravissima. Posso tranquillamente dire che, anche se nella realtà di Resident Evil un frangente di tal sorta non lo si potrebbe mai trovare, è tutto assai verosimile: dalla cura della propria (e dell' altrui) forma fisica da parte della donna, al suo modo di comportarsi con l' uomo ammiccante e provocatorio (intravidibile non solo nella maniera in cui gli parla o si atteggia, ma anche da come si veste nella sessione di sudore e fatica), dalla reazione esagerata (ma in linea) del caro Albertino, alla sua innata 'fiducia' che il "normale", il "quotidiano", ciò che per lui è fuori dagli schemi, non lo possano toccare.
E' una sua convinzione che viene puntualmente sbugiardata. Ne ho avuto conferma sia nel primo capitolo, sia in questo.
Nel senso, egli fa di tutto per prendere le distanze da un mondo fatto da insulsi umani, ma in realtà vi è immischiato più di quanto egli voglia ammettere od immaginare.
Ohiohi... Pff... Ammetto che mi è piaciuto il tuo scritto, veramente.
Mi sto immaginando il povero biondo sull' orlo di una crisi di nervi, mentre signorine in completini aderenti si muovono e "ballettano" a destra e a sinistra per fare un pò di ginnastica...
Altro che consigli per tonificare il corpo, Excella voleva ma farsi vedere in abitini stretti.
Tzè... Il nostro Wesker non ne ha bisogno. E' perfetto così com' è. Gli fanno un tubo a lui tappetini e step. E' abituato a sollevare pesi su pesi, correre, etc. , etc...
Beh, che altro c'è da dire...
Non ho trovato errori nè grammaticali, nè sintattici. Insomma è scritto bene.
Tempi giusti e vocaboli appropriati.
Una domanda: perchè hai preferito il termine "fluo" (un francesismo usato nella moda) al posto di fluorescente?
Bene, detto questo, alla prossima!
Buona ispirazione.
Astarte
Recensione alla storia Naive Blond King - 25/01/13, ore 13:52
Capitolo 1: Naive Blond King
Come promesso, ecco che metto il mio zampino (o zampone? mm...va beh, non tergiversiamo) nel nuovo brano della mia autrice preferita^^
Partiamo as usual dalle considerazioni generali.
Intanto, ho molto gradito che tu abbia trattato un personaggio controverso e molto ambiguo quali è il caro Alfred Ashford.
Hai magistralmente delineato il quadro di ordinaria follia del ragazzo, vinto dal dolore, dalla pazzia e oserei dire anche dal fantasma stesso di sua sorella.
In poco spazio hai saputo riproporre l'atmosfera e l'ambiente di quella camera che un fan di R.E. non può non aver visto e che racchiude in sè il concetto di "tempo bloccato".
Infatti non sembra la camera di un ventenne o più, ma la malata mummificazione di un periodo della vita dell'uomo (infanzia/adolescenza) che stona con la realtà circostante -ma che dal punto di vista di lui è tutto normale-.
Dicendoti già a priori che ho molto gradito questa one-shot, mi congratulo con te per aver espresso in poco spazio l'essenza del personaggio e di averne tirato fuori gli aspetti caratteristici, il suo dramma.
Ma andiamo per gradi.

Azzeccato il titolo, che rievoca la musica del Lullaby e le sue parole. Devo confessare che mi ha fatto da "colonna sonora" per tutta la lettura del pezzo.
Comunque non potevi trovare un parallelo più idoneo tra il "naive king" della "ninna nanna" e il ragazzo (ma chi sarà mai la sua "nasty queen"? ;D).
D'impatto è la descrizione del background iniziale.
Come una macchina da presa cinematografica, non fai un primo piano del protagonista, ma ci arrivi lentamente. Infatti l'occhio del lettore viene focalizzato prima su una candela, poi viene fatto scendere sulla mensola e poi più giù sul tappeto rosso.
In seguito la visuale del lettore che ha di questa stanza è completata dall'annotazione degli altri mobili che la rendono inconfondibile dalle altre camere da letto.
Come ti accennai prima, c'è un alone malsano che circonda tutta la sala e le cose che vi sono racchiuse e tu lo indichi chiaramente con la frase ad hoc: "Come se la follia avesse condannato la loro bellezza".
Il tempo è stato fermato appositamente per "ghiacciare" la stanza ai tempi in cui Alexia era ancora "in vita".
Ma ancora non è entrato in scena il padrone di casa.
Infatti, da brava creatrice di suspance, ti soffermi sullo specchio -giusto il paragone con lo spettatore silenzioso- e sulle candele. Esse sono tante e danno all'atmosfera un che di lugubre ed inquietante.
Non so te, ma le candele, oltre ad avere un utilizzo romantico, mi hanno dato sempre l'idea che siano le più adatte ad essere accostate all'immagine del male e dell'occulto. La loro non è una luce che rischiara le tenebre, ma essa è in continua lotta con queste.

Significativa l'entrata in scena di Alfred.
Egli è il fantasma di sè stesso e sembra più viva di lui addirittura la sua immagine riflessa nello specchio. Sembra di vederlo lì, in preda alla nevrosi e vittima della sua mente malata, mentre si fa sopraffare dal dolore e dall'ossessione di rivedere la sua amata sorella.
Complimenti per aver delineato così bene i tratti che distinguono il ragazzo.
Quel tremolio alle gambe, quegli occhi spenti, quell'aspetto aristocratico, ma tuttavia venato da qualcosa di sinistro...me lo hanno fatto ricordare in tutto e per tutto!

Tuttavia la "follia" non è finita, anzi siamo solo all'inizio.
Comincia la "trasformazione" del personaggio, a partire dal cambiamento dell'acconciatura.
In quei gesti, nel darsi il rossetto, truccarsi, vedo il disperato desiderio di rivedere Alexia e quel rimanere lì davanti allo specchio il suo modo di aggrapparsi a tale speranza.
Sembra che tale vetro riflettente divida due realtà diverse, ma vicine.
Infatti il ragazzo scompare e vi prende posto la sorella, che seppur rimane un'immagine, ella troneggia in quella stanza, rimarcando un concetto molto evidente.
Infatti, sebbene i due gemelli si assomiglino fisicamente, caratterialmente non possono essere più diversi.
Tra i due la più forte, autoritaria, dominante è la ragazza, mentre il fratello ne è succube a livelli allarmanti. Egli la venera come una Dea, è ossessionato dal suo ricordo, anche morbosamente se vogliamo. Si sente perso, incompleto, se non c'è sua sorella lì con lui.
Probabilmente questo è dovuto al fatto che sono gemelli, non fratelli qualsiasi.
Di solito si viene ad instaurare una sorta di sintonia, di simbiosi tra due individui del genere, formando un legame non da tutti comprensibile e difficile da recidere.
Dove l'uno si affida e conta sull'altro...
E' un amore che va' al di là dell'umana comprensione, un amore che può rendere folli, disperati e Alfred ne è un esempio lampante.
In questa stanza "ibernata" ad un tempo lontano, semi inghiottita dal buio (che non è altri la condizione stessa del suo animo senza la sorella) egli decide di farsi vincere dalla pazzia pur di rivedere quel volto.
Perchè lui è solo senza di Lei e cosa c'è di meglio che abbandonarsi ad un miraggio, ad un illusione che rende felici?
Se poi quel miraggio significa gettare nell'oblio sè stessi, scomparire come persona pur di riavere accanto, anche per pochi secondi, l'altra metà della propria anima, io credo che non esista al mondo una forma di "sacrificio" più struggente.
E' un concetto da te espresso nella significativa frase: "Egli strinse gli occhi, raggiante, mentre scompariva definitivamente.", dove lui, sebbene consapevole di essere in procinto di andarsene, è felice.
Felice di aver rivisto la sua Alexia, la sua luce che fende le sue tenebre, l'unica ragione per esistere (e qui mi sovviene la scena struggente di quando lei si sveglia, mentre il giovane, morente, protende una mano per raggiungerla ).
Ovviamente il senso di vuoto, che prima era scomparso, adesso si ripropone con la ragazza sola nella stanza.
Difatti ella ha incrociato brevemente gli occhi di Alfred - reinstaurando quella sorta di legame che si percepisce anche nel filmino amatoriale di loro due, quando danno in pasto alle formiche quella povera libellula senz'ali-.
Poi lo ha "visto" sparire. Adesso non può non sentire anche lei quel senso di vuoto dato dalla lontananza...


Beh, Grace, che dire? Riconfermi la tua bravura di scrittrice anche in questo pezzo e non solo dal modo in cui scrivi, fluido, ordinato, pregnante come al solito.
Hai profondamente toccato ed analizzato un tema e dei personaggi che sono tutto tranne che banali.
Mi piacciono questi gemellini, così intriganti, così folli, così psicopatici, così dannatamente complessi.
Lo dico sia dal punto di vista del rapporto tra di loro, sia di quello che essi instaurano col mondo esterno.
Per esempio, Alfred, che soffre per la lontananza di Alexia, si è chiuso in un mondo tutto suo, facendo diventare la sua nevrosi normalità. Egli è ingabbiato nel suo dramma che lo porta alla pazzia e ciò è evidente quando nel gioco si scontra con Claire e Steve (che fanno parte del suddetto mondo esterno).
Alexia, invece, la dominante tra i due, è sempre stata interessata al potere e la sua ricerca nell'ottenerlo l'ha portata alla follia (usa addirittura suo padre per la sperimentazione).

Ancora vivissimi complimenti, cara!!
Bravabravabrava!
Mi sa che si prospetteranno delle discussioni molto interessanti ;)
A presto!!!
<3
Asty
Recensione alla storia The Days Lost in the Nightmare - 11/01/13, ore 13:19
Capitolo 1: Capitolo 1: prologo
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Gentile amministrazione,
volevo sottoporre alla sua attenzione la Fanfiction "The days lost in the nightmare" dell'autrice Fiammah_grace.
Secondo la mia modesta opinione, essa dovrebbe essere inserita tra le storie scelte del fandom di Resident Evil, per più motivi.
Sinceramente le qualità di questa opera sono molteplici e quindi cercherò di essere il più riassuntiva possibile; tuttavia non tralascerò gli aspetti fondamentali.
Per facilitarmi e facilitarvi il compito, dividerò la mia analisi in due parti, corrispondenti a contenuti e stile.

- Contenuti: L'idea di base dell'autrice è lodevole e molto interessante. Il suo è l'intento di spiegare quel gap narrativo in R.E. 5 che intercorre tra i fatti avvenuti nel castello di Spencer e quelli avvenuti a Kijuju, dopo l'arrivo di Chris Redfield.
In particolare ha voluto raccontare cosa è successo a Jill Valentine dopo la caduta con la sua nemesi, Albert Wesker.
Nella narrazione ha esplicato molti dettagli che nel gioco non ci sono, come per esempio l'applicazione del dispositivo sul petto della giovane o il fatto di come la stessa venga a conoscenza del PG67A/W, il siero che sarà basilare per sconfiggere l'antagonista.
A mio dire, però, vi sono altri elementi maggiormente degni di nota e riguardano l'analisi profonda dei personaggi di Wesker e della Valentine e le capacità evidenti dell'autrice di creare un intreccio credibile con gli stessi.
Al di là del fatto che si possa essere o no d'accordo con un tale pairing, sono dell'avviso che questo particolare passi in secondo piano di fronte alla storia stessa.
Mi spiego.
Innanzitutto è una love story sui generis, non certo "tutta rose e fiori", anzi è molto tormentata. La bravura dell'autrice è stata quella di mantenersi imparziale, non andando mai a invadere il "mondo degli ooc" e architettando gli eventi in maniera tale da renderli plausibili.
Ovviamente questa credibilità è estensibile ai singoli personaggi, di cui ha magistralmente messo in evidenza la psicologia.
In particolare qui mi riferisco ad Albert, di cui finalmente sono stati messi in evidenza i travagli interiori, i desideri, le tacite riflessioni (riguardanti anche la mortalità degli uomini) di cui certo non siamo completamente a conoscenza. Inoltre va sottolineato che ho trovato "questo" Albert molto simile a quello "reale", sia nelle movenze, sia nel modo di pensare, di parlare, etc... e ciò è estremamente degno di lode, in quanto non è assolutamente facile riproporre un personaggio del genere ex novo.
Il tutto comunque entra in contatto con un sentimento (l'amore), che non è presente nel gioco e di cui qui se ne fa portavoce Jill.
La ragazza, divisa tra cuore e ragione, esprime chiaramente le antitesi e le contraddizioni che animano il rapporto tra lei e Wesker, facendo venire a galla anche i contrasti che albergano nel biondo stesso.
Infatti quest'ultimo è in una sorta di limbo, diviso tra la crudeltà e l'umanità, tra l'essere una macchina assassina e l'essere l' ex capitano, che non è mai esistito.
Ad accompagnare la tragedia di Albert, tradito da Spencer e prossimo alla follia, c'è il dramma della ragazza, divisa tra un amore malato, inconcepibile, ma reale e ricambiato, e l'odio nei confronti di colui che l'ha tradita, in quel lontano 1998.
Qui c'è il salto di qualità nelle riflessioni dell'autrice. Ciò che è stato Ozwell per l'uomo, così lui lo è stato per l'agente. Di conseguenza, il fondatore dell'Umbrella è causa primaria di tutto, del fatto che i due, incatenati in una realtà impossibile da cambiare, non si possano amare completamente.
E' questo uno dei leitmotiv che fa reggere la storia, ovvero la distanza abissale che c'è tra l'eroina e l'antagonista, tra bene e male, irrimediabilmente attratti l'uno all'altra, inevitabilmente frenati dalla loro natura o da eventi dipesi da altrui volontà.
Voglio poi puntualizzare che la narrazione dei fatti si è svolta con criterio e rispettando i tempi.
Infatti è possibile riconoscere come la storia di loro due venga lentamente portata a maturazione, intrecciandola con il mondo di Resident Evil, fatto di scontri violenti, esperimenti, B.O.W,mire egemoniche malate.
Si alternano magistralmente parti "action" a parti introspettive, che volte esse vengono fuse insieme.
La bravura della scrittrice si è dimostrata anche in questo.
E' riuscita cioè a far calare il lettore nella storia, a fargli "sentire" pensieri e sensazioni dei singoli personaggi, narrando gli eventi senza mai annoiare e costruendo dialoghi coinvolgenti.
Ha saputo usare magistralmente la tecnica del climax, riproponendola più volte nel corso della Fanfiction e riuscendo sempre nel suo intento di sorprendere chi legge.
Altro punto a favore - e lo ribadisco- è la capacità di inventarsi scene e situazioni originali che nel gioco non sono presenti, ma rendendole comunque verosimili, come per esempio l'ambientazione dell'isola nel capitolo 9.
Mi sovviene poi anche in questo caso il cap.12, dove in un certo senso il mondo "normale" viene in contatto con quello di R.E..
Nella realtà non viene approfondita questa relazione ed è un vero peccato, perchè fornirebbe molti spunti di riflessione.
Comunque il brano sopra citato induce a riflettere, soffermandosi sulla normalità disarmante con cui gli antagonisti considerino in maniera fredda e distaccata il mondo esterno, fatto da persone "normali". In fondo li considerano solo come oggetti, un tramite per raggiungere i loro scopi...
In seguito volevo soffermarmi sull'abilità dell'autrice di inserire nella storia citazioni più o meno concernenti R.E., rimanendo coerente col contesto.
In questo caso mi riferisco ai "Wesker's Report" e piccoli accenni (il cui effetto non è però tale) alle poche parole scambiate tra Jill e Albert, durante l'incidente di villa Spencer.
Questo ed altro denotano l'attenzione ed il profondo studio che ha condotto la scrittrice nella stesura della storia.
Inoltre sono approfondite tematiche come la caducità della vita (espressa anche con la citazione di un famoso brano tratto dal "Macbeth" di Shakespeare), il contrasto amore-morte e la concezione dell'uomo come vittima della "trappola pirandelliana" ( in cui ognuno ha un'idea ben precisa di sè stesso ed indossa quindi una maschera, che tuttavia viene crepata da ciò che pensano gli altri. ).
Infine volevo dedicare un pensiero a parte su una particolarità che mi ha molto colpito durante la lettura e che solo a fine ha trovato la sua realizzazione nella maniera più geniale e poetica possibile.
Infatti ad apertura dei singoli capitoli troviamo dei pensieri a sè, il cui contenuto viene spiegato andando avanti con la lettura. Sono una serie di riflessioni intime di Jill, che riassumono in tutta la loro potenza struggente le sue contraddizioni, i suoi pensieri, i suoi sentimenti.
Solo a fine capiamo che sono estratti di una lettera che ha scritto per Wesker e che gli "consegna" nello stesso luogo dove lui è presumibilmente morto (vedi il cratere della battaglia finale in R.e. 5).
In essa vi sono le parole non dette, i pensieri taciuti, tutte espresse nel diabolico meccanismo del tutto-ritorna, che non è il solo presente.
Difatti in quelle parole ritroviamo la caratteristica del pairing, ovvero l'impossibilità di uscire dal circolo vizioso odio-amore... un circolo che non ha spezzato neppure la morte.
A conclusione, posso solo dire che il finale della storia è veramente degno di nota ed è andato a coronare una fiction bella e coinvolgente da tutti i punti di vista.

Spero di aver esposto chiaramente quali siano le lodevoli qualità di questa Fanfiction dal punto di vista dei contenuti.
Sono state queste le caratteristiche che mi hanno sinceramente colpito, ma ovviamente un conto è riassumerle a parole proprie, un altro è andare direttamente alla fonte...

-Stile: La lettura scorre veloce, piacevole e coinvolgente.
Non ho riscontrato errori grammaticali e/o sintattici e qualora ve ne fossero, sarebbero frutto della battitura a computer.
La scrittura è chiara e pulita; vi è l'assoluta mancanza di periodi troppo arzigogolati, ma questo non significa che i pensieri espressi non siano profondi, tutt'altro (e spero di averlo sottolineato nella sezione "contenuti").
Il lessico è ricco e ricercato, volto a far immedesimare il lettore nella storia e a renderlo partecipe delle sensazioni dei protagonisti.
Non sono state trascurate le descrizioni degli ambienti, in cui si svolgono le azioni.
Molto curati sono poi i dialoghi, in cui sono riconoscibili i personaggi originali.
In generale, il mio giudizio non può essere non positivo.

Bene, detto questo mi auspico sinceramente di aver destato la sua curiosità e di averla convinta a dedicare un pò del suo tempo a questa Fanfiction meravigliosa.
Io lo feci a suo tempo e non me ne sono mai pentita, neppure per un momento .. anzi ero e sono contenta di aver trovato nel sottovalutato fandom di Resident Evil una storia così coinvolgente, così ben curata, così intrigante...
Dovrebbero essere spese più parole di quelle che io ho usato, ma ho dovuto riassumere per ovvi motivi di spazio e di tempistiche. Confesso di essermi appassionata alla storia per trama, emozioni suscitate, temi toccati e tanto altro.
Tuttavia concludo che questa è un'opera che merita davvero di essere inserita tra le scelte e lo dico sinceramente convinta, col cuore in mano, se così si può dire...

La ringrazio moltissimo per la sua attenzione.
Distinti saluti.

Astarte90
Recensione alla storia Glam Evil - 09/01/13, ore 20:56
Capitolo 1: No escape
Come promesso, ecco che lascio il mio pensierino riguardo a questa raccolta.
In primis, posso affermare che sinceramente mi sono piaciuti tutti i capitoli, dove hai dimostrato originalità e una buona dose di "fedeltà" al Resident Evil universe.
Ovviamente dovrei soffermarmi capitolo per capitolo per esprimere tutte le peculiarità che mi hanno colpito.
Stavolta mi limiterò ad uno dei due brani che ho preferito di più e non solo perchè è protagonista il fascinoso biondo (ma guarda un pò^^), ma soprattutto perchè mi sono fatta la risata cui tu miravi a strappare.
Ma partiamo dall'inizio.
Azzeccato il titolo, che può avere due interpretazioni: può riferirsi al fatto che Albertino sia assediato dalle donne e lui non può farci nulla, sia che con la sua idea fissa egli sia caduto in un baratro senza via d'uscita. In fondo con i suoi deliri di onnipotenza si è scavato la fossa da solo...
Ben descritto e immediato l'incontro con le ragazze alla fotocopiatrice - e già qui è partita la risata-. Già me le vedevo, tutte belline e sorridenti, intente a procacciarsi l'interessamento dell'uomo. Quest'ultimo, ovviamente, reagisce come solo lui potrebbe reagire ad una situazione che gli può sfuggire di mano, ovvero scappando. Infatti non si tratta di rispondere a colpi di pistola, ma ad attacchi che vanno oltre la sfera militare (e, diciamolo, non è proprio a suo agio in questo campo).
Giustamente rimarchi ciò che è manifesto a tutti i fan (e le fan) di Wesker, e cioè che a lui interessa solo il potere e diventare un Dio.
Per lui è inconcepibile preoccuparsi di un' altra persona, per di più di sesso femminile. Se poi questa si rivela civettuola e smielata, allora l'interesse cala a zero (vedesi Excella).
In seguito c'è il degno finale che, devo dire la verità, non mi aspettavo -e qui mi sono fatta la seconda risata ^^-.
Infatti tre poliziotte hanno avuto il potere di riportare sulla terra il caro Albert e nella maniera per lui più crudele possibile.
Egli, che rifugge i sentimenti e tutto quello che è terreno, è costretto a scontrarsi ancora una volta con lo sguardo famelico che le donne gli riservano (e giustamente :D).
Mi ha fatto ridere soprattutto per la sapiente antitesi che hai sviluppato tra i pensieri alti e profondi del protagonista ed i gesti terra terra delle tre.
Un contrasto potente e veramente degno di nota. Brava!
Allora, per il resto non ho nulla da dire. Non ho riscontrato errori e ammetto che mi piace il tuo stile chiaro e pulito.
Non è facile descrivere in poco spazio certe scene ed ottenere l'effetto voluto.
Quindi complimenti davvero!
Spero che tu continui con questa raccolta, poichè credo che le idee non ti manchino e tu sia capace di scrivere altri pezzi altrettanto gradevoli e particolari.

A presto :D
A.