Recensioni di LadyPalma

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Sempre la stessa storia! - 27/04/22, ore 12:25
Capitolo 1: Variazioni in 3° persona singolare
Wow! Esordisco così perché questa raccolta mi ha catturata anche più di quanto mi potessi immaginare. Nell'avere finalmente un po' di tempo libero, ho subito deciso di fiondarmi su questa tua interpretazioni dei giochi di stile, cosa che, come ben sai già dal mio vecchio contest, mi ha sempre incuriosista tanto. Eppure, credo che la lettura sia andata anche oltre le mie già positive aspettative, nel mostrarci un lavoro attento e una trama che, di per sé, non è affatto banale!
Credo tu abbia svolto un lavoro davvero ottimo: non soltanto ogni retelling della stessa storia rispetta in pieno la categoria di riferimento, ma soprattutto ciò che funziona è l'aggiunta che ogni frammento riesce a dare. È la stessa storia, eppure non lo è: è proprio questa, secondo me, la forza della narrazione, ed è proprio per questo che scegliere il modo di raccontare una storia è un aspetto fondamentale. Se nel primo momento, coerentemente con un narratore a focalizzazione esterna, pensiamo a una relazione segreta tra le due ragazze, nel secondo – nell'entrare nell'onniscienza del narratore – non soltanto veniamo a sapere ogni dettaglio di quelle protagoniste prima anonime, ma abbiamo una visione del tutto diversa dei fatti. E ancora la visione cambia se si aggiunge una focalizzazione interna.
Ecco, qui in queste variazioni hai mostrato il cambiamento in una maniera eccellente. Sono curiosissima di leggere le prossime variazioni, la raccolta vola tra le seguite! 
Un bacio e a presto!
Recensione alla storia Un nuovo viaggio - 22/07/21, ore 14:51
Capitolo 1: Un nuovo viaggio
Valutazione per il contest "Storie alfabetiche"

Grammatica e stile: 9/10 [grammatica: 5/5 + stile: 4/5]

Grammaticalmente nessun errore o refuso, ottimo!
A livello di stile, è sicuramente molto buono. Come lessico, hai usato un registro medio con qualche punta di alto inserita sempre al momento opportuno. La punteggiatura è varia (ma con criterio) e inserita sempre al posto giusto. Le frasi sono della lunghezza perfetta. Tutto questo contribuisce a rendere la lettura davvero scorrevole, ritmata e fluida. Ma non solo: uno stile è infatti azzeccato nel momento in cui si sposa con il tipo di narrazione. Qui dai voce a un libro, immaginando che possa parlare, quindi la scelta della prima persona è quella più naturale, insieme a un modo di parlare che è, appunto, a metà e abbastanza flessibile – perché i libri sono di tanti tipi e hanno voci diverse, e di tutti questi il tuo libro è il libro “medio” a parlare, uno tra tutti i fratelli.
Insomma, come scrittura non ho nessun appunto da farti, ma purtroppo non ho trovato molto coerente l’impostazione. Infatti vai a capo esattamente ad ogni frase e questa scelta non si spiega né è troppo funzionale, anche perché le frasi sono brevi. L’impostazione andrebbe bene per una filastrocca o una poesia, ma qui non siamo in presente né dell’una né dell’altra. Inoltre non ho neanche ben compreso la scelta di dividere i due paragrafi: o meglio, da un punto di vista narrativo corrisponde a due scene diverse (il prima e il dopo l’acquisto del libro); tuttavia, è una divisione che non ha molta ragione di esistere e anzi va a disarticolare ancora di più qualcosa di disarticolato come impaginazione. Ci tengo a ribadire che questi appunti valgono solo per l’aspetto grafico e l’impatto che esso ha sulla lettura, e non sul modo di scrivere.
Come ultimo appunto ti segnalo questo:
Zelo ci metterò per non annoiarti, te lo giuro in nome degli alberi di cui sono composto. -> Questa inversione non mi ha convinta, perché sembra stonare con tutto il resto della narrazione. Mi spiego meglio: sembra qualcosa di tipico di una filastrocca o una poesia, ma – anche qui – non si tratta di una filastrocca.

Titolo: 1.8/3 
Il titolo funziona sicuramente con la storia: è effettivamente un nuovo viaggio quello che racconti (anche se metaforico in quanto tutta la storia ha valore meta-narrativo). Pur richiamando la storia e suonando bene nella sua semplicità, resta però in qualche modo poco suggestivo in rapporto a ciò che racconti, oltre che banale e generale. Inoltre, non trovo molto corretto mettere in maiuscolo ogni parola del titolo (anche perché nell’anteprima sul sito compare scritto come: Un nuovo viaggio).


Trama e personaggi: 10/10
 
La breve storia che hai raccontato, un meta-racconto, che dà voce a un libro prima e dopo essere stato scelto dal suo lettore, è interessante e svela una certa profondità. Attraverso questa personificazione, fai comprendere infatti il senso della lettura e quel legame speciale che si crea tra un libro e il lettore, in particolare nella direzione del richiamo da parte del libro e di una promessa: far sognare, far viaggiare. Parlare di veri personaggi non dovrebbe essere possibile, invece il tuo Libro è davvero un personaggio, in quanto la personificazione è ben riuscita. Non solo perché parli di pelle e tatuaggi, ma ancor di più perché ce lo mostri in attesa insieme ai suoi fratelli e questo è solo un esempio di come poni l’accento sulle sue sensazioni. Più di tutto ho davvero apprezzato questa frase: Quando un libro incontra un lettore che lo ama è un libro felice. -> È un inversione di punti di vista totale, oltre che un sottile ennesimo richiamo a ciò che un incontro di lettura genera.

Svolgimento della traccia: 9/10
La consegna è rispettata: ci sono 21 frasi, tutte le lettere sono presenti e nessuna è ripetuta più volte.
In generale trovo che tu abbia svolto molto bene la traccia: non c’è nessun inizio che stona particolarmente, anche grazie alla varietà con cui hai gestito le parole iniziali. Troviamo infatti aggettivi, verbi, pronomi, avverbi. Per quanto riguarda le frasi in sé, la loro interruzione non è mai forzata e risultano in sé autosufficienti e complete, senza dare mai l’impressione di essere troppo brevi o troppo lunghe.
Purtroppo mi dispiace dover riportare gli stessi appunti della voce stile, ma anche qui come resa dell’alfabeto e dissimulazione della consegna agli occhi del lettore, ciò che pesa sono proprio l’andare a capo sistematico a ogni frase e quell’inversione della lettera Z. Non ripeterò ciò che ho già detto, ma nel valutare gli inizi frase è inevitabile che l’inversione iniziale e l’andare a capo pesano a livello visivo e di lettura. Tolto questo, ribadisco che hai fatto un buon lavoro.

Totale: 29.8/33
Recensione alla storia Non far la stupida - 25/05/21, ore 14:40
Capitolo 1: Non far la stupida
Valutazione per il contest "Storie alfabetiche"

Grammatica e stile: 4.9/10 (grammatica: 3.4/5 + stile: 1.5/5)

Il titolo va sempre inserito nella storia (non basta che sia nello specchietto) -0.2
Ripensai alle giornate trascorse con lui, a tutti i maestosi palazzi a cui passammo accanto e che a malapena notai, incantata dal suo sguardo sornione e dalla sua parlata sicura. -> Le giornate sono precedenti rispetto alla narrazione, quindi “a cui eravamo passati accanto”, “avevo a malapena notato” -1 per entrambi i verbi.
"Zero rimpianti, non lo rimpiangerai." assicurai a me stessa -> Non ci vuole il punto se il discorso diretto è retto da un verbo. -0.2
Ho davvero voglia di insistere con la storiella della Magia Romana? -> Non ci vuole la maiuscola per Magia Romana. L’avrei enfatizzato in altro modo: con un corsivo, oppure con delle virgolette. La maiuscola è grammaticalmente non corretta. -0.2
A livello stilistico, purtroppo il mio voto è molto basso ma non vuole essere una stroncatura totale: spero che le mie spiegazioni unitamente ai miei consigli possano servirti da base di miglioramento (perché, come vedrai, il miglioramento è attuabile).
La scrittura è molto semplice, il che di per sé non è un problema. Uno stile assume infatti un significato solo se in accordo alla storia che racconta e, qui, come prospettiva di pensieri di una ragazza in prima persona sia la punteggiatura non varia (è presente di fatto solo la virgola, a parte un due punti) sia l’abbondanza dei puntini di sospensione sia infine il lessico semplice si accordano con questo punto di vista. L’unica cosa che stona un pochino forse sono i punti di sospensione che, pur andando bene, sono comunque eccessivi anche perché si concentrano tutti nella seconda parte del testo. Comunque sono scelte che si rivelano corrette e coerenti, quindi non ho nulla da obiettare.
A stonare sono invece due elementi che adesso ti illustro. Il primo riguarda l’andare a capo a ogni singola frase (tranne che per N e O che sono invece consecutive). Nel bando avevo specificato che non si dovesse per forza fare così, ma era qualcosa da gestire liberamente. La tua scelta, ecco, non mi pare particolarmente vincente perché disarticola eccessivamente i pensieri e rende troppo spezzata la narrazione. Specialmente questo risulta problematico qui:
"Ancora un altro passo.
Brava, guarda solo davanti a te.
Continua a camminare e non voltarti, mantieni lo sguardo fisso sulla tua meta: binario 21."
La decisione di mettere all’interno delle virgolette le tre frasi ma andare a capo ogni volta è qualcosa che non credo funzioni. Il consiglio che ti offrirei è quello di eliminare l’andare a capo, oppure lasciare le frasi nettamente separate ma marcando in modo diverso il fatto che sono parole pronunciate tra sé e sé dalla protagonista, eliminando le virgolette.
L’altro elemento, significativamente più grave, è la scelta della prima persona al passato remoto. Di nuovo, ci tengo a dire che non si tratta di una mia preferenza personale e che ogni voce narrante può essere legittima; quello che critico è invece la mancata corrispondenza in questo caso proprio tra la storia e la scelta stilistica. Il tuo racconto vuole essere quello di una storia che davanti al lettore si dipana frase dopo frase, di una decisione sospesa che resta tale fino alla fine… la scelta di un passato remoto, però, rallenta l’immediatezza e rende meno d’impatto questo aspetto di “imprevedibilità” proprio perché coerentemente alla doppia impostazione la protagonista quando racconta già sa cosa ha deciso alla fine. Da un punto di vista concreto, poi, questa decisione influisce in alcune parti creando momenti confusi:
Forse non sarei mai dovuta venire a Roma -> La ragazza sta partendo nella narrazione ma quando racconta si trova in uno spazio temporale lontano quindi con “venire” anticipi cosa succederà, cioè il non lasciare Roma. La scelta del verbo “venire” e non “andare” alla fine risulta corretta, ma solo a posteriori.
lontana per sempre da questa meravigliosa favola dal gusto antico e romantico... -> altra spia anticipatoria: questa e non quella.
Ti riporto poi altri appunti stilistici che non funzionano:
Ho davvero voglia di insistere con la storiella della Magia Romana? ->qui c’è uno slittamento temporale secondo troppo ardito. Passi improvvisamente per la prima volta al presente. Ho preferito non segnalarlo in grammatica perché credo sia un pensiero della protagonista nel tempo in cui racconta, ma messo così stona.
Grattai distrattamente la mia spalla sinistra, dove il vestito in tulle mi faceva irritazione, ma chi cercavo di prendere in giro? -> Non c’è nessun nesso logico tra l’irritazione della spalla e la successiva riflessione sul prende in giro.
Infine alcune ripetizioni troppo ravvicinate:
- Mentre camminavo verso il binario 21, mi resi conto di quanto fossi nauseata dall'idea di tornare alla mia quotidianità.
Non era più possibile per me tornare alla vita di prima
- mentre il cuore mi stava esplodendo nel petto e dovetti tenere a bada il principio di un lieve attacco di panico.
"Zero rimpianti, non lo rimpiangerai." assicurai a me stessa mentre il treno usciva / la struttura in “mentre”
Ancora nei dialoghi:
"Idiota, sei un idiota..."
"Zero rimpianti, non lo rimpiangerai." -> Qui nelle parti parlate a se stesse la ripetizione la trovo indicata, però dato che i momenti di dialogo tra se e se sono questi due e contengono due ripetizioni mi sembra un pochino ridondante.
Ecco che allora l’effetto è quello di una lettura leggermente confusa per la spia di alcune parole che sembrano inizialmente fuori posto, oltre che di un rallentamento e di una poca scorrevolezza. In sostanza, credo che la prima persona al passato sia stata una scelta davvero poco felice per il tipo di racconto e ti suggerisco, invece, di riscriverla con un’altra voce narrante (prima persona presente, terza persona passato remoto, oppure addirittura sperimentare una seconda persona presente) e verificare da te la correttezza o meno di cosa ti dico.

Titolo: 3/3
Il titolo funziona. È eco alla nota canzone e suona bene, trovandosi doppiamente coerente con la storia (sia per l’ambientazione di Roma, sia come monito alla protagonista). Niente da obiettare, anche soggettivamente ho apprezzato la tua scelta.

Trama e personaggi: 7/10
Purtroppo, questo è l’altro tasto dolente della tua storia. Inizio con il dire che i personaggi (la protagonista e lo spettro del ragazzo romano) sono delineati a sufficienza nello spazio della breve flash: di lei ci tratteggi la sua vita di prima, come si è ritrovata davanti al treno e qual è la sua situazione interiore di fronte alla scelta. Riguardo alla scelta in sé, non ho sentito la mancanza di due alternative effettive (fino alla fine lei sembra intenzionata unicamente a partire, seppure a malincuore): la svolta di restare diventa così una scelta solo dettata dal sentimento e dall’istinto, che proprio le impedisce di saltare sul treno e dire addio alla Magia Romana che ha scoperto. Sul personaggio e la sua coerenza non ho nessuna critica da avanzare. Anzi, mi ha ricordato una novella di James Joyce, Eveline: in questa novella la protagonista deve partire ma all’improvviso percepisce una sensazione che la costringe proprio sul posto impedendole di muoversi. Ecco, ho percepito un po’ il retrogusto della stagnation joyceana ed è una cosa tutta a tuo favore.
Il problema si crea, invece, nella trama e nella sua impostazione. Non si avvertono buchi, c’è un inizio, precise coordinate e una risoluzione finale che si chiude al punto giusto, tuttavia arrivando al finale quel colpo di scena mi ha un attimo perplessa, tanto da non capire immediatamente che lei non era difatti partita. Questo non perché la decisione finale non risulta possibile o coerente con la protagonista o perché stona nel complesso, ma per altri due punti. La prima – che incide in maniera leggera – è la mancanza di un riferimento a una ragione per restare. Mi spiego meglio: anche en passant avrei voluto vedere contemplata brevissimamente questa possibilità e non perché la decisione appare poi assurda, ma perché mi sono chiesta: ma per cosa resta? Insomma, con il ragazzo c’è una possibilità di un futuro? Questo incide poco e potrebbe essere solo una mia sensazione quella di una mancanza, però penso che un minimo cenno in questo senso sarebbe stato preferibile.
Quello che invece mi sembra oggettivo è piuttosto, nuovamente, la scelta stilistica. In voce “stile” ti ho spiegato come non ho trovato la prima persona passato coerente perché rallenta il ritmo e l’immediatezza, introducendo anche “spie spoiler” che possono confondere. Qui, invece, punto il dito su come questa scelta si riflette negativamente a livello di resa della trama. Scrivere in prima persona al passato significa concretamente che la voce narrante sa già cosa succede in futuro, è onnisciente rispetto alla sua propria vita e a cosa è successo. L’impostazione a flusso di pensieri viene a cozzare con quello che invece è il meccanismo del ricordo, ma soprattutto si crea uno scollamento tra la persona reale che racconta di sé e la persona narrata. Non c’è nessun aggancio a questa persona che esiste ora e senza questo aggancio viene a perdersi il motivo della scelta. La prima persona passata si sarebbe sposata con la trama con espressioni che rimandavano anche al presente, per sempre “adesso invece”, “in quel momento non potevo sapere…”… oppure meglio ancora con una cornice, inserendo cioè il racconto all’interno di un’ottica di dove si trova la protagonista adesso, del motivo per cui inizia a ricordare.
È proprio questo aggancio che manca, è l’assenza di una cornice o un’integrazione tra la sé che narra e la sé vive che rende la trama in qualche modo confusa. Spero di essermi spiegata bene e, anche qui, ti suggerisco di riprovare a raccontare la stessa identica storia come contenuto e successione di eventi ma con un’altra impostazione.

Svolgimento traccia: 8.5/10
Premetto che mi dispiace ripetere cose già dette in precedenza, ma c’è un’interdipendenza forte tra scelte stilistiche e resa a livello di traccia, come puoi intuire. Nuovamente a non convincermi è il frequentissimo andare a capo che non è molto funzionale e la lettera H con quella ripresa al presente che stona con il passato remoto che domina la narrazione. Riguardando la struttura generale e l’inizio della frase finiscono per essere relative anche alla traccia stessa.
Queste note a parte, però, ho apprezzato come nessuna delle altre lettere sia forzata e che gli inizi siano sempre piuttosto vari come termini scelti, oltre al fatto che nessuna frase si sarebbe dovuta “interrompere” prima. Riducendo la separazione grafica tra le frasi, si noterebbe poco la scelta di ritmo alfabetico. Funziona, tra l’altro, anche la lettera Z, che hai fatto molto bene a inserire nel dialogo e a rendere con un’espressione usata e declinata in senso categorico: “zero rimpianti”.

Totale: 23.4/33
Recensione alla storia Alba - 29/01/21, ore 17:56
Capitolo 1: Alba
Ciao Spettro, piacere di conoscerti! Ti ho visto più volte sul forum, ma finalmente riesco a leggere qualcosa di tuo - complice l'aver trovato questa flash sul bando del contest.
Innanzitutto come considerazione generale, credo tu scriva molto bene: anche se usi un registro lessicale non basso, la lettura è scorrevole e riesce a essere immediata. Non racconti di fatto una trama, parli di un momento, di questo quando (l'alba) indagata in tutte le sue potenzialità suggestive.
Pur non essendo amante delle descrizioni, ho trovato la tua molto efficace, sei riuscito secondo me a immortalare bene con le parole l'immagine di questa alba - di questo magico incontro del cavaliere e della sua musa. Il livello metaforico riesce a connotare in modo ancora più poetico la flash. Il prompt che hai scelto è quindi usato secondo me proprio bene.
Una lettura molto interessante, spero di avere occasioni di incrociarti ancora. In bocca al lupo per il contest, un caro saluto!
(Recensione modificata il 29/01/2021 - 05:56 pm)
Recensione alla storia I wanna give it to you - 02/10/20, ore 08:32
Capitolo 1: I wanna give it to you
Ciao Soul, mi mancava leggere qualcosa di tuo e trovare questa raccolta sul forum è stata l'occasione giusta per ricominciare.
Che dire? Credo tu abbia tratteggiato proprio bene non solo l'amicizia tra Ethan e Ives, ma proprio il concetto di amicizia stesso. Il riapararsi insieme sotto la pioggia - seguendo il prompt del pacchetto - è solo il primo di tanti piccoli gesti che ci mostri che l'uno fa per l'altro. Quelli di Ethan sono più "appariscenti" se vogliamo - gli regala il primo tatuaggio, lo ospita a casa - eppure anche Ives fa tanto e nella quinta drabble tutto questo emerge in maniera decisa: Ti sembra niente averti nella mia vita, Ives? Aww, che pensiero bellissimo. E infatti ci sono, oltre all'ombrello (rotto, ma importa davvero?), anche le risate e la voglia stessa di fare qualcosa per l'altro - il che è già tantissimo, molto più di qualsiasi bene materiale.
E, di fatti, forse la cosa più bella di tutte che Ethan regala a Ives è alla fine non tanto un posto dove stare o il tatuaggio, ma una parte di sè quando sceglie di provare a insegnargli a suonare.
Sì, insomma, mi ripeto ma voglio sia chiaro: hai reso benissimo la storia di un'amicizia, attraverso dei momenti semplici forse ma chiave, e ne hai portato avanti un messaggio davvero importante.
Bravissima, in bocca al lupo per il contest e alla prossima!