Recensioni di eLLy L

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Recensione alla storia Il singolo e l'insieme - 10/11/13, ore 22:05
Capitolo 1: Il singolo e l'insieme
Mi sono innamorata di questa storia. Ora, sto avendo un deja-vú (e sono sicurissima che questo non sia lo spelling corretto). Ma, dicevo, il deja-vú: credo di averti giá scritto una frase simile, in un'altra recensione. Può essere che mi sbagli. Ma, in caso contrario, sappi che non è che io sono ripetitiva (okkey sí, un pochettino sí), ma questa è davvero la prima frase che le tue storie mi fanno venire in mente. Questa in particolare. Partiamo dalle note: non ritieni questa storia abbastanza romantica? Io ti ricordo che il romanticismo non è solo baci, carezze, cose dolci et simila. Anzi, questo piuttosto lo potrei definire smielatezza (esiste come parola, sí? No? Non credo). Romanticismo è mostrare come due persone, dal nulla, inizino a raccontarsi la propria vita e, poi, decidano di condividerla. E come questa vita assuma un significato in piú, che magari è un dettaglio, davvero. L'amore per una persona non deve essere l'unica ragione di vita, la cosa piú assoluta ed esclusiva di questo mondo. Deve essere una condivisione continua. Un dettaglio, in breve. E io credo, almeno, che per quanto se ne dica i dettagli siano la parte portante di un testo. Tu ne inserisci cosí tanti - gli occhi chiusi nelle foto della scuola superiore di Federico -, gli incipit dei libri imparati a memoria, etc. Danno carattere, danno *qualcosa* a me, ipotetico lettore, e a me, Elly, posso dirti con certezza che mi hanno dato un sospiro. Di quelli forse un po' malinconici. Io penso che la malinconia sia il sentimento piú vivo che ci sia, quindi puoi ben capire quanto abbia contato per me. E, secondo elemento che mi ha fatto amare questa storia è stata la sua vena filosofica. Amo la filosofia, anche se probabilmente sono la persona meno filosofica di sempre, ma la amo, la adoro. E questa storia dell'insieme e delle singole parti mi ha rapita. Sembra tutto lasciato al caso, forse lo è, o forse c'è una ragione. Ma la realtá è che è la vita cosí, e questa è una delle cose che piú amo di lei. Federico e Samuele. Spero davvero di leggere ancora di loro, se ci riscriverai sopra mi farai uno squillo? Ci tengo davvero <3 E, perchè no?, anche Chiara e Giulio! Ti ringrazio per regalarmi tutto questo stupore, stay awesome, Elly
Recensione alla storia Schizzi di ossigeno e tende caffè - 25/10/13, ore 23:05
Capitolo 1: Schizzi di ossigeno e tende caffè
Sto rileggendo questa storia per la seconda volta in questa giornata.
L'ho divorata proprio in questo pomeriggio, appena prima di iniziare i compiti, ed è stata una cosa fulminea. Me ne sono innamorata subito, voglio dire.
Lisa, non so perché non mi sia mai messa a leggere qualcosa di tuo prima, proprio non lo so, ma ora sono qui e rimango con la bocca aperta a mezz'aria e questa sensazione di... Vita?, addosso. è come se, mentre leggevo, tu mi avessi ritagliato una particolare incisione nell'anima.
Parliamone. I tuoi dettagli. Che c'infili dovunque, anche dove forse non ti aspetteresti mai. Ed eppure, eccolo lì, qualcosa - un'immagine, un suono, un colore, qualsiasi cosa che possa sembrare superflua - eccola lì, che ti si appicca addosso con tutta la sua drammatica e necessaria esistenza. Probabilmente già lo sai, cosa io penso dei dettagli, intendo, ma lo ripeto (già che sono una persona ridondante di mio): sono quelli il fusto della storia. Sono i dettagli che ti rimangono addosso, che ti fanno esplorare quella che potresti chiamare verità, ma anche vita, o semplicemente infinito. Poi, certo, bisogna essere in grado di vederli e descriverli e riempirli di un'anima. Non è cosa comune. Non mi succede spesso, voglio dire. Per dirti, ultimamente ho una fissa per Jack Kerouac, che è uno scrittore stranissimo, a volte quasi potrei odiarlo forse, ed eppure non faccio che innamorarmene di più. Ha questa capacità di raccontarti una vita in ogni qualsiasi dettaglio. E poi ci sei tu, che fai l'esatta cosa, riempiendo tutto con il tuo speciale modo di vedere.
Le tende caffè. La mano - la mano. Mi sono innamorata di quella mano (che fumava, questo sì che è geniale, una mano che fuma). Questo andamento... No, non ridondante, ma più che altro a onde di raccontare questa storia. Vai avanti, torni indietro, vai avanti, torni indietro e poi... e poi non te ne accorgi quasi, ma se arrivata sulla sponda opposta, sei partita dall'America e sei arrivata in Francia. Toh, guarda.
E volevo dirti che potrei rileggere questa storia ogni giorno e non credo che mi stuferei mai. L'ho letta, tutta la cura che ci hai messo, tutta l'anima - sì, mi rendo conto di aver usato la parola anima un incredibile numero di volte, in questa recensione, ma è questo che sei tu, per me, un'anima che mi racconta la vita.
E se la scrittura non fa questo... e vedi, può farlo in qualsiasi modo, parlando di vita grezza, e siamo nel realismo, o inventando storie, e ci caliamo nel fantasy, ma è sempre vita, e c'è modo e modo di trattarla... la tua mi entra dentro. Io sono una persona di natura pigra, ho un continuo bisogno di stimoli che non smetto mai di cercare, e tu sei un vulcano di spunti e idee. Non credo che mi fermerò qui a leggerti. Magari non mi farò viva per un po' (la scuola quest'anno mi vuole un po' male, sai, ruba un bel po' di tempo, ma non potrei aspettarmi nulla di diverso dall'anno della maturità). Ma mi risentirai, e spero anche in altre vie.
Sono felice di averti letta. Una frase finale mi ha fatto venire un dubbio, ovvero che questa storia sia - forse completamente, forse parzialmente - autobiografica. Ma poi ho pensato che non ha così tanta importanza, quello che volevi trasmettermi è arrivato ed è vita vera, forse l'hai vissuta tu, e io la vivo ora, leggendoti, anche se non sulla mia pelle ma nella mia parte profonda e che non posso toccare. Tu arrivi fin lì.
Sei bella.
E sai a cosa mi riferisco. Un vero abbraccio,
Elly :')
Recensione alla storia Nessun Dio - 29/09/13, ore 17:12
Capitolo 1: Nessun Dio
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Non sono molte le storie che storie che colpiscono come "Nessun Dio".
Punto primo: originalità.
Punto secondo: attualità.
Punto terzo: lo stile. Frizzante, dettagliato, crudo e poetico allo stesso tempo.
Esistono - non solo nelle fanfiction, ma perfino e soprattutto nel mondo editoriale - milioni di storie ripetitive. Intendo: trame simili, messaggi simili. Possono essere scritte anche divinamente, ma non potranno mai davvero lasciarti così. Così come mi sono sentita io, al termine della lettura di questa storia. La parola esatta? Prosciugata.
Il motto è osare: e l'autrice osa, osa fino in fondo. Le tematiche principali sono l'omosessualità e la Chiesa cattolica. Due questioni scottanti, al giorno d'oggi, e ancor più se intrecciate tra loro.
La cosa più sconvolgente è che non avviene una riduzione al principio buono/cattivo. Non c'è qualcosa di completamente nero o completamente bianco, in "Nessun Dio". Nessun Dio? "Nessun Dio" è la frase che dice Gabriele, il protagonista, parroco di un piccolo paesino sulla costa salentina. Nessun Dio non perché non ci creda più (anzi), ma nessun Dio che può dividerlo da Andrea.
L'evoluzione psicologica dei due protagonisti, Gabriele e Andrea, si svolge di pari passo a quella spirituale. Gabriele crede in Dio e, alla fine, non smetterà di farlo per amare Andrea. Lascerà l'abito talare. Ma, attenzione: NON lo lascerà perché si ricreda su tutta la sua vita e/o la sua fede... No.. Lascia i suoi voti perché capisce una cosa. L'amore tra due persone (sia esso etero o omo - sessuale) non è mai d'intralcio a quello che lui chiama Dio. Lasciando l'abito talare non fa altro che credere ancora di più.
Andrea, invece, non crede. E non crederà mai. Piomba nella vita di Gabriele d'improvviso, e all'inizio è un problema (perché Gabriele dovrà cercare di sublimare quei sentimenti così fisici che sente quando guarda Andrea). Andrea è il simbolo delle minoranze - che vengono schernite, allontanate e poi distrutte da quelle che sono le maggioranze. Le maggioranze hanno la cattiva abitudine di guardarsi alle spalle e contarsi... Dire "Siamo 600 milioni, un miliardo e 200 milioni..." e, approfittando del fatto di essere così numerose, pensano di poter essere in grado, di avere il diritto, soprattutto, di vessare, di umiliare le minoranze diceva Fabrizio De André. Ora, Andrea è questa minoranza. Non ha più casa, è stato cacciato dai genitori. Genitori che, comunque, mantengono questa sfumatura chiaroscurale: quando Andrea fugge, di nascosto, la notte, e Gabriele finisce per cercarlo in quella che era stata la sua casa, la madre di Andrea non farà che ripere che quello - Andrea - non era più suo figlio, eppure i suoi occhi sono lucidi e pieni di lacrime.
Andrea non crederà mai, eppure disegna iconografie ecclesiastiche. è il suo modo di dimostrare a Gabriele che, anche se non crede al suo Dio, forse sente qualcosa che è simile a ciò che avverte Gabriele quando parla di Dio.
La fine della storia è una rivoluzione: Gabriele rompe i suoi voti ma finisce per credere ancora di più. Andrea continuerà a non credere. Gabriele e Andrea si abbracciano nella stazione di Lecce.
Siamo negli anni '80 e nel Salento la questione omosessuale è un tabù - o, nei casi peggiori, è il simbolo della presenza di Satana. Eppure Gabriele e Andrea si abbracciano. Non è solo amore, è una promessa. Una proposta. C'è anche chi potrebbe chiamarla speranza.
In ultimo, non posso dimenticare la poesia dell'ambientazione. Il paesaggio brullo e marittimo del Salento è convertito in parole. Sembra quasi di respirarlo, sensazione così rara che quasi non osavo crederci. Lo stile di Nyah_ rappresenta ciò che la scrittura dovrebbe sempre essere: trasmissione di sentimenti. In tutte le loro cangianti e chiaroscurali forme.
Questo è il genere di storia che tutti dovrebbero leggere - a prescindere dalle loro idee e convinzioni. Perché non sull'esistenza di due differenti condotte di vita, una positiva e una negativa. Analizza entrambi i poli estremi per poi scoprire che, in realtà, esiste anche un intreccio di tutto questo. Che non è così male. Che forse è una nuova proposta per il futuro.
Se dovessi andare in libreria, sarebbe un libro come questo ad attirarmi. Perché oggi c'è così tanto bisogno di parlare di questi temi. E leggerne, leggere storie che siano emozionanti. Che portino nuove prospettive, sempre senza ledere all'opinione altrui.
E banalmente, ma necessariamente, non posso che terminare con questa frase: "leggere per credere".
Recensione alla storia Nessun Dio - 28/09/13, ore 17:16
Capitolo 1: Nessun Dio
Cara Sara mia,
ti scrivo qui, solo ora, adesso adesso, anche se la storia l'ho letta iera sera, sul tardo. Sapevo che, se ti avessi lasciato il mio commento a quell'ora, non sarebbe uscito nulla di decente. Perché, insomma, su questa storia <i>devo</i> - da notare l'imperativo categorico - farci un bel discorsetto.
Inizio col dire: Elly+mare+Salento+slah. Tu <i>hai</i> idea - dillo, dillo, perché lo sai! - di che cosa voglia dire. Non avrei potuto non amare nemmeno una virgola di questa storia. Specialmente se, a scriverla, eri tu.
Ed è per questo che inizio dicendoti che sono rimasta incantata.
C'è una cosa bellissima che mi hai trasmesso, e la posso riassumere con questa frase: mi hai fatto respirare il Salento. Il miscuglio di odori, profumi, tessuti, materiali. Il suolo grezzo, il rumore del mare. I muretti di pietra grigia e il mare che, a volte come un occhiolino, spunta all'orizzonte. I tetti lisci delle case bianche e la biancheria appena tra una finestra e l'altra. L'azzurro. E il giallo della terra bruciata.
Sarà che io amo il Salento - sarà anche questo, probabilmente - ma tu me l'hai fatto proprio... respirare. è il termine giusto. Si <i>sente</i> quanto ci sia legata. E, da fangirl di questa terra (oddio, non posso credere di averlo detto sul serio!) non posso che comprenderti appieno. E fangirlare con te.
E dopo questa prima (lunga) parentesi, passo alla questione centrale: Gabriele e Andrea.
La scelta che hai fatto - quella di parlare non solo di una storia omosessuale, ma di metterci in mezzo la Chiesa e Dio - è la cosa più "rischiosa" e intelligente che tu abbia potuto fare. "Rischiosa" lo metto tra parentesi perché io, in tutta onestà - come credo pure tu - non la ritengo una cosa poi così *strana* o, per come direbbero alcune persone *sbagliata*. Eppure, proprio perché si parla della Chiesa e della religione cristiana, non può che essere una scelta rischiosa. E questo mi fa seriamente impazzire.
Ma, dicevo: anche intelligente. Intelligente perché non la sfrutti come l'occasione per racontare la storia di qualcuno che abbandona la religione perché scopre improvvisamente che è *cattiva*. Non è una questione di ripicca. è una questione di... semplice vita.
Mi sa di aver scritto qualcosa di talmente criptico che, forse, è meglio se districo un po' questo gomitolo di parole.
Tu sai come la penso io, riguardo la religione, e io so cosa pensi tu. In realtà i nostri pensieri sono comuni, quindi partiamo anche da basi affini. Tra l'altro, c'è da specificare che, se personalmente non credo per i miei motivi, questo non significa che ritenga stupidi/bigotti/idioti/sciocchi/fanatici tutti i cristiani. Ci sono cose su cui non sono per niente d'accordo, altre che reputo proprio idiote, <i>ma</i> la fece in sè per sè, ecco, quella non la critico. Il mio è rispetto, perché alla fin fine tutti quanti un giorno ci svegliamo e scopriamo che la vita non è proprio quella che pensavamo fosse, da bambini. E se credi, è bello che sia così. Se, insomma, anche dopo tutto quello che hai scoperto, ti dici "okay, va bene, il mondo è così, ma io ho bisogno di credere e ci credo". Alla fin fine, quello che non ci diciamo <i>ma che è</i>, il Dio a cui parliamo (parlo in generale, perché in realtà dovrei tirar fuori dal "noi" sia me che te xD) altri non è se non... se non una proiezione di una parte di noi stessi. C'è chi la chiama anima, chi la chiama coscienza. Chi la chiama Dio, dandole però un significato un bel po' differente. Poi, alla fine, c'è chi fa il *super* trasgressivo figo e semplicemente rinnega ogni cosa - e non posso nasconderti che, per questi soggetti che si limitano solo a criticare e criticare "perché di sì e tutto fa schifo" senza nemmeno tentare di capire (non dico condividere, ma comprendere!) nutro anche un bel po' di fastidio.
E quindi. Tornando alla tua storia: ti sei messa nei panni di Gabriele, che è un prete, che è "Don Gabriele", che parla a Dio e si veste in abito talare. Che crede, eh. Che crede davvero - e proprio per questo, non posso evitare di pensare che paradossalmente così sia stato più facile. La sua è una fede sana (che è quel tipo di fede che rispetto e ammiro, perfino nei suoi limiti, ovvio). Voglio dire, ha quel tipo di fede che si avvicina assurdamente a quello che potrei definire il mio pensiero... Ti porto come esempio la scena in cui, di notte, esce per "ascoltare" la natura. Lì, se non mi sbaglio, hai detto che quello era uno dei momenti in cui si sentiva più vicino a Dio. è quel sentimento che, credo, io tendo a chiamare "infinito". Ed è qui il paradosso: mi sono sentita così vicina a Gabriele, anche se, apparentemente, non potrei che essergli la persona più lontana del pianeta.
Perciuò, tanto di cappello a te che hai creato una persona così umana come Gabriele.
Che è anche un uomo. Ed ecco qui l'altro aspetto che ho adorato: questa sua dimensione così fisica. Spesso (sempre?) quando vediamo un prete, un parroco, un vescovo, tendiamo ad elevarlo a una sola immagine... spirituale. O no? Solo spirito. Ci dimentichiamo che, sotto gli abiti e la croce c'è un uomo. Che ha le sue pulsioni, che mangia come noi, che dorme, si masturba, si arrabbia, arrossisce e piange. Perché ormai l'immagine che abbiamo di un parroco è la controparte sublimata dell'uomo buono. Puro, insomma. Completamente. Ma non è così. E qui vorrei aprire un'altra parentesi ma non lo faccio, casomai ne possiamo parlare in privato, altrimenti vado davvero troppo OT). Ritornando al discorso di partenza, volevo dirti che ho apprezzato tantissimo questa dimensione fisica che hai regalato a Gabriele. La sensazione della tunica che scivola tra le gambe, l'erba fresca sotto le dita, i riccioli di Andrea che vorrebbe toccare, e... E davvero. Lo sentivo. Uomo pulsante all'interno di quell'immagine sublimata che chiunque gli cuciva addosso. E questo, non te lo nascondo, mi ha commosso.
Lo dico qui prima di dimenticarlo: <i>Gabriè</i> è meraviglioso. Qui in Veneto, probabilmente lo saprai già o almeno lo immagini, non usiamo accorciare i nomi in questo modo. è per questo che collego direttamente a voi questa "particolare" (per me) usanza. è un altro elemento che mi ha fatto entrare ancor di più nella storia.
Ora volo da Andrea. Lui è probabilmente l'immagine più simile al cucciolo smarrito. è così disperato che chiede un posto in Chiesa - e lui non crede, anzi, probabilmente sarà andato a messa soltanto finché mamma e papà erano stati abbastanza forti da costringerlo a partecipare alle funzioni natalizie - ed eppure, ecco dove l'ha portato la disperazione. (Da Gabrieleee *o*)... No, basta, stavo dicendo una cosa seria. Che, sì, lui è il personaggio che si porta addosso la *tipica* storia dell'omosessuale non accettato dalla società. Tipica perché oggigiorno è un tema abbastanza di moda, alla fin fine, ma non per questo meno importante. Ed eppure tu l'hai usato in modo atipico: non siamo in America. Lì, negli anni '80, ci si poteva ritenere già più limiti, dopo l'acquisizione dei diritti alla fine degli anni settanta. Qui siamo nell'Italia del sud, in un piccolo paesino di provincia, un paesino che è probabilmente basato sulla logica casa-e-chiesa. Siamop lontani anni luce dalla liberazione dei costumi americani. Perfino oggi, qui in Italia, è così differente l'accettazione del diverso rispetto ad altri stati.
Mi è piaciuta questa tua voglia di osare. Mi hai portata indietro negli anni (gli anni ottanta, per l'amor di Dio, io li adoro!) e mi hai portato nel Salento. In questo paesino. In una chiesa. Se questo non è osare, dimmi tu cos'è. E io penso sempre che sia da questo tentativo di superare i limiti che escano le cose migliori. D'altronde la storia dell'uomo si basa su geni che sono andati oltre il pensiero comune, distruggendo barriere e credenze, per scoprire in realtà che non c'erano poi così tanti problemi.
Ho adorato il modo in cui hai raccontato la storia di Andrea. Piano piano, pezzo per pezzo. Andrea che piano piano si svela, svela il suo vero nome e la sua vera vita. Senza soffermarsi troppo, senza farne un dramma. Senza parlare troppo di quanto "cattivi" e"mostruosi" e "ottusi" siano stati i genitori. Farlo sarebbe risultato così scontato e petulante. Quello che hai fatto passare con gli occhi lucidi della madre di Andrea, che finge di fregarsene del figlio quando invece è il contrario, è molto più di ciò che avresti potuto fare con millemila parole. Questi dettagli, Sara, tu mi incanti con questi dettagli.
E poi, come hai sfruttato tutta questa storia, questo sì che mi ha lasciato a bocca aperta. Andrea non crede, e non per questo Gabriele intende convertirlo con mezzi subdoli e/o anche genuini. Gabriele invece crede, eppure Andrea non sente il bisogno di sventolargli sotto il naso i motivi che lo rendono così scettico. Si rispettano a vicenda, anzi, ho sentito proprio nascere un'ammirazione nei confronti dell'altro, come nella scena in cui Andrea disegna iconografie religiose. Non è che creda. è che forse trova della poesia, delle cose che possono essere universalizzate e condivise da chiunque, cristiano o meno. E poi ama Gabriele, su su, dobbiamo essere schiette xD
Tutto questo discorso si collega col finale: sì, Gabriele decide di lasciare la sua "Missione", ma questo non vuol dire che creda di meno. Che ritenga che Dio sia ingiusto o stronzo o meschino. Gabriele capisce che, decidendo di condividere la sua vita con Andrea, non fare che amare ancora di più quello che lui chiama Dio. Avrebbe potuto smettere di credere, "ricredersi", avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Invece, penso, proprio in virtù della sua fede, decide di lasciare il suo ruolo di parroco. E questa è una rivoluzione. Tu non hai mostrato un mondo bianco e nero. Hai mostrato tutta la gamma di colori che ci sono in mezzo, perché questa vita non è bella o brutta. è tutto quello che c'è in mezzo. Altrimenti non sarebbe vita. Non sarebbe nulla, se fosse assoluta. Non avremmo mai potuto trovarle un senso.
Non posso che ripetere, per l'ennesima volta, ciò che ti ho già implicitamente suggerito: questa è una delle cose più belle che tu potessi scrivere.
Mi sono commossa. Ho fangirlato fisso. E tieni conto che sono nel mio periodo slash, perciò fatti qualche conto. Hai creato l'apogeo dell'amore proibito e gli hai trovato una soluzione. O, cosa da non dimenticare, mi hai ispirato per una storia (slash) che è da un po' che ho in cantiere e, con un po' di fortuna, questa sera/notte inizierò a scrivere.
Io sono così felice di poter conoscere, anche se in via virtuale, persone come te, aperte al dialogo e al mondo. Possiamo costruire qualcosa, voglio dire, e chissenefrega quanti siamo, quanti saremo, come faremo e perché.
La storia finisce tra i preferiti e, appena Papino sistema la stampante, sarà stampata in modo cartaceo, definitivo, così che possa rileggermela quando più avrò voglia e bisogno. Posso, vero? *o* (Sì, mi è appena venuto in mente che forse dovrei chiederti l'autorizzazione, ma tu mi vuoi bene, veeeero? *o*)
Sara, Sara, Sara. La tua piccoletta è distrutta dai milioni di feelings che le hai fatto provare.
Grazie davvero per tutto questo (e scusa lo sproloquio, credo di non aver mai scritto così tanto in una recensione!)
Els <3
Recensione alla storia I'll be your mirror - 02/04/13, ore 02:09
Capitolo 2: quasi amici
CIAO!
Sì, sì, sono io, quella della storia anni 60' e hippie da tutte le parti. E, sebbene le funeste previsioni, sono riuscita a leggere la tua storia, e sai che ne sono contenta? *saltella per la stanza come una cretina*
(Sì, sì, sono cretina di mio ed è l'una di notte, ormai, ti toccherà sopportarmi così)
Beh piccina, ti posso chiamare così? Volevo dirti che mi piace il tuo stile, è semplice ma curato, sai dove vuoi andare a parare - e questa cosa è importante: c'è un senso dietro a tutto questo e, anche se si può intuire, non è ancora esplicito, eppure  lo sento, io, lettrice, che c'è, ed è quello che mi spinge ad andare avanti. Da quello che sono riuscita a capire, spulciando il tuo profilo, hai tipo quindici anni o poco meno/più, giusto? Ecco, complimenti. Io tre anni fa non scrivevo così bene e sono tipo rimasta sbalordita D: Ripeto: complimenti, piccina.
E penso che sia una cosa meravigliosa il riuscire (finalmente?) a scrivere di te. Perché come hai già ammesso tu, questa storia parla molto di te. Ed è vero, si scrive per evadere, lo so. Ma a volte abbiamo anche solo bisogno di uscire, di sfogarci, di ritagliare noi stessi in personaggi - anche diversi, vedi Francesco per te. Ma dicevo: ritagliarci, prestarci un po' in loro, bruciarci e consumarci come candele nella notte. E suggellata la nostra apoteosi potremo tornare a vivere un po' meglio, un po' meglio sempre di più. Penso che per questo motivo questa cosa sia bellissima, e ti sprono a scrivere, a continuare a farlo perché ti riesce benissimo ma soprattutto perché sento che ne hai bisogno, sento che ti fa bene, a prescindere dal fatto che parli di te stessa in prima persona o filtrandoti in personaggi. Cosa che facciamo sempre, anche col personaggio apparentemente più differente da noi.
Piccina, ti dirò solo che, sinceramente, mi ha colpito la tua storia (ho un po' lengiucchiato il blog) ma per te provo solo un sentimento di tenerezza. Non devi temerti, ma estenderti nel mondo - so che sono solo parole a vuoto ma penso che tu possa farcela anche senza morire nell'impresa. Credo che tu abbia una forza dentro ineguagliabile (io per quanto possa provarci nei tuoi panni non mi ci posso mettere, ma tento solo di immaginare) e che passo dopo passo tu stia uscendo fuori, vivendo. è bello, questo, è bellissimo.
Mmmph, piccina?, volevo dirti che la tua storia finisce tra le seguite. Adoro i riferimenti che c'hai inserito dentro, che conosco praticamente tutti, e infatti ero tipo estasiata leggendo. Il mio John (Lennon), Quasi amici, i fantasy (a proposito: amo Marta, LA AMO), Battisti ("in un mondo che/ non ci vuole più/ il mio canto libero sei tu"), DE ANDRè. Vogliamo parlarne? Lui è il mio mito. Conosco praticamente tutte le sue canzoni. Piango ogni volta che lo ascolto. Non posso non stimarti, capisci? Oh, Faber *ç*
I tuoi personaggi stanno emergendo gradualmente, e questo mi piace. Elisa è complessata - ahimè, e dopo aver scoperto che c'erano problemi anche col padre sono rimasta di sasso, non me l'aspettavo. Questo "incastro", se così posso chiamarlo, con Francesco, il riuscire (in futuro, mi sa) a trovarsi con lui, perché lui non ci vede e lei, non riuscendo ad accettarsi, non vuole essere vista, beh, è la meraviglia. Credimi che è in questi frangenti che nasce la poesia. Giacomo è il mistero, attendo sviluppi su di lui perché è una personalità enigmatica. E Marta. Come ho già preannunciato, la amo. La amo perché è un personaggio colorato, particolare, strambo e fantasy. Ha un animo un po' così, un po' fuori dal mondo, che sorride sempre. Idealmente mi ci rivedo, perché il suo stile di vita sembra essere simile al mio e a volte sono stata pure additata per stramberie - perché sono quella che ama i fantasy - perché mi perdo in cose assurde - perché vivo in un mondo tutto mio e dovrei invece svegliarmi fuori - perché sorrido sempre e non si capisce perché. Io sinceramente non credo alla metà di queste cose, so perfettamente che non è così, vedi, è che la gente si fa un'idea di te basandosi su quelle cose che ha racimolato. E avranno visto (solo?) questo. Boh, fatto sta che sono cose che mi sono sentita dire. Eppure, tornando al discorso iniziale (sì, io divago molto, perdonami ._.), sento che pure Marta nasconde qualcosa. Perciò, attendo ulteriori sviluppi!
E quindi, insomma, siamo giunti alla fine di questo (ridicolo?) papiro. Perdonami, piccina, se ti ho fatto sorbire tutte queste parole ma purtroppo sono logorroica e dedita a ingiustificabili voli pindarici. E poi è un po' colpa tua perché mi hai presa, incantata: e la cosa è strana perché c'è un collegamento sottilissimo che lega me e te e sembra tipo frutto del caso. Ma io nel caso non ci credo tanto, ma nemmeno nel destino, quindi non saprei bene come spiegarlo così, su due parole, fatto sta che c'è questa piccola cosa che mi ha colpita e per un istante ho pensato: già, io dovevo leggere di questa ragazza, prima o poi sarebbe successo perché questa è la vita e doveva essere così. Te lo spiegherò, se avrai voglia di ascoltarmi, su un messaggio personale, ma ora non voglio annoiarti, quindi mandami un feedback tu (:
Anyway. Ho detto tutto. Attendo il prossimo capitolo, avvertendoti però che potrei metterci un po' a leggere e commentare il tutto, sempre per impegni/scuola/scuola guida/studiostudiostudio. Se sopravvivo, insomma.
Mamma che melodrammatica. è tardi e inizio a dare di matto, meglio se ti lascio ora che ancora rimango leggermente comprensibile!
A presto piccina, okay?
(:


(AH, l'avviso di recensione cancellata ti è arrivato perché ho fatto un casino e ho postato questa recensione prima sul primo capitolo, mentre andava su questo secondo. Per dirti che non ti sei persa niente, ho in realtà solo spostato questa stessa recensione! :D )