Recensioni di Elena Waters

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Recensione alla storia Mirror of a lost soul - 25/03/16, ore 11:36
Capitolo 1: Mirror of a lost soul
Ehi :3
Scusami se passo a recensire una storia così vecchia, ma avevo voglia di leggere un'originale. Ricordo che questa storia partecipava al contest di Chara e che volevo leggerla da allora, ma poi mi è sempre passato di mente, purtroppo.
Mi è piaciuto molto come hai descritto i pensieri e le sensazioni di questa donna, Iris - è un nome bellissimo, comunque - e ho trovato incredibilmente realistico il modo in cui hai affrontato la tematica del tradimento: un punto di vista realistico, intriso di sensi di colpa, l'ho trovato molto bello.
Hai anche voluto dare uno spessore all'amante: questo uomo che all'inizio sembra non avere niente di speciale e che con il tempo fa innamorare la protagonista perdutamente. È una cosa molto realistica e tu l'hai rappresentata molto bene; inoltre mi è piaciuto che tu abbia scritto di una protagonista che è consapevole di sbagliare, ma che non riesce a staccarsi da questo nuovo amore. Sei riuscita a descrivere tutti questi sentimenti contrastanti e a farli sembrare reali, non è una cosa da poco.
Mi è piaciuto anche il tuo stile, molto fresco, veloce e privo di fronzoli, efficace e diretto. Hai saputo comunicare benissimo le emozioni e le sensazioni di Iris, facendo provare moltissima empatia per lei nonostante i suoi errori. 
Sono contenta che questo scambio mi abbia dato modo di ricordare che volevo leggere questa storia da un po', mi ha fatto molto piacere ritrovarti su EFP e colgo l'occasione per ringraziarti per le tue bellissime recensioni - anche se ti risponderò adeguatamente per mp. 

A presto, Elena
Recensione alla storia Andrà tutto bene - 13/07/15, ore 23:09
Capitolo 4: Parte Quarta
Recensione per il contest "Cento giorni di introspezione, fantasia e romanticismo"
 
Grammatica e forma: - 1
La storia è generalmente corretta e ben curata, però ho notato alcuni errori (ne ho notate soprattutto verso la fine, quindi forse è stata la fretta di concludere la storia). Ti ho segnalato anche alcuni passaggi in cui la punteggiatura non mi ha convinta: comprendo benissimo la spiegazione che hai inserito nelle note, perché trattandosi di un bambino non è normale che parli in modo forbito o articolato, ma alcune pause che hai inserito mi sono sembrate proprio scorrette ‒ quelle che ho segnalato qui ‒ e altre non mi hanno convinta e mi hanno fatto pensare che potessero esserci soluzioni più convincenti ‒  sono quelle di cui parleremo nello stile. In ogni caso, nonostante qualche svista sporadica, si vede che hai riletto attentamente la storia e che hai fatto di tutto per pubblicare un lavoro curato: in pratica ti sto facendo i complimenti per una cosa che dovrebbero fare tutti, ma purtroppo non è così scontato.
Lo supero con una vena di tristezza, ma ricordo che l’ultima volta che ho portato a casa qualcosa di rumoroso per giocare nel cortile, era una nacchera mezza rotta trovata nella spazzatura; avevo iniziato a giocare da nemmeno dieci minuti che la signora Larissa, che abita di fronte a noi, è uscita come una furia di casa, sbattendo la porta e mi ha sgridato per il troppo chiasso → questo periodo proprio non mi convince. Una soluzione a cui ho pensato è questa, ma potrebbe esserci di meglio:  "Lo supero con una vena di tristezza: ricordo che l’ultima volta che ho portato a casa qualcosa di rumoroso per giocare nel cortile ‒ era una nacchera mezza rotta trovata nella spazzatura ‒ avevo iniziato a giocarci da nemmeno dieci minuti che la signora Larissa, che abita di fronte a noi, è uscita come una furia di casa, sbattendo la porta e mi ha sgridato per il troppo chiasso";
Me la pulisco con la manica della maglietta, in un gesto rabbioso mentre svolto l’angolo. → sinceramente, avrei proprio tolto la virgola oppure avrei messo "in un gesto rabbioso" alla fine della frase. Altrimenti potevi spostare la virgola dopo "rabbioso";
Scende le scale borbottando e quando mi vede, il suo sguardo scuro s’incendia → non hai isolato completamente l'inciso: o metti una virgola anche prima di "quando" oppure togli la virgola che hai messo;
Lo guardo allontanarsi con sollievo ed entro in casa massaggiandomi una spalla, ma sorridendo, se quell’uomo sta uscendo di casa sicuramente mamma ha finito di lavorare. → anche se capisco l'esigenza narrativa di non usare periodi troppo complessi, i due punti dopo "sorridendo" mi sembrano necessari. In alternativa, avresti potuto usare un punto fermo;
Ora, esci, che mamma deve finire di lavorare. → le pause di questo periodo sono proprio strane, dovresti togliere la prima virgola;
Balbetta, mi ricorda la mamma quando beve la sua medicina, “vodka” mi pare che si chiami così. → al posto della prima virgola andrebbero i due punti. Inoltre, avrei messo un trattino dopo "vodka";
C’è qualcosa di brutto anche nel suo sguardo, il modo in cui mi guarda che mi fa paura → "il modo in cui mi guarda mi fa paura" oppure "è il modo in cui mi guarda che mi fa paura" o qualcosa di simile;
Mi alzo lentamente, per farlo passare e lui procede senza una parola, ma guardandomi ancora attentamente. → "Mi alzo lentamente per farlo passare e lui procede senza una parola, ma guardandomi ancora attentamente" oppure "Mi alzo lentamente, per farlo passare, e lui procede senza una parola, ma guardandomi ancora attentamente.";


è stato stroncando da un infarto nel suo osservatorio alla periferia di Mosca. → stroncato
anche perché quando sono uscito nel pomeriggio, le tende erano aperte. → toglierei la virgola o ne aggiungerei un'altra prima di "nel pomeriggio". Per il ritmo mi sembra migliore la prima soluzione, in effetti, ma questo è molto soggettivo;
Si china verso di me e mi posa le mani sulle spalle, da questa distanza, sento l’odore del suo alito: talmente dolciastro e forte da farmi arricciare il naso → da questa distanza sento l’odore del suo alito, anche se potrebbero esserci soluzioni migliori;
Gli agenti si scambino queste parole con disgusto → scambiano;
Alzo ancora lo sguardo, ai tre scalini di pietra che portano a casa sua: la porta è aperta e lei è lì, immobile sulla soglia come una statua, a guardarmi con quei suoi occhi verdi e tristi mentre parla lentamente con un’agente → qui sono in dubbio, perché l'agente potrebbe essere benissimo una donna. Te lo segnalo comunque in caso ti fosse sfuggito e avessi immaginato l'agente come un uomo, ma ovviamente non posso contartelo come errore, vista la situazione ambigua;
come se con un colpo di spugna si potresse lavare via una macchia sul pavimento. → potesse;
E allora capisco un’altra cosa: questo poliziotto dai modi gentili non mi sta trattando come un bambino come faceva Emil, mi sta trattando da adulto; mettendomi a conoscenza del fatto che il mondo non è un bel posto, che non vivo in una favola, ma nella cruda realtà → il punto e virgola è una pausa abbastanza forte e si usa in situazioni in cui potrebbe star bene il punto fermo per non spezzare troppo il ritmo. In questo caso, visto che è seguito da una proposizione subordinata e spezza il periodo, avrei usato una virgola;
Soprattutto il buio, reso tale dalle stelle che hanno smesso di splendere per me, che hanno smesso di proteggermi come guardine → guardiane.
 
 
Stile e lessico: 13/15
Mi dispiace moltissimo darti questo punteggio, che dipende soprattutto da alcune pause che non mi hanno convinta, visto che lo stile di questa storia è fluidissimo, meraviglioso e perfettamente adatto all'età del protagonista e alla tematica. Mi hai colpita dalle primissime righe e la storia, nonostante l'argomento molto forte, è scorrevolissima per l'armonia che hai saputo dare al tutto. Hai partecipato anche al mio ultimo contest e ‒ se posso permettermi ‒ devo dire che sei migliorata tantissimo sotto questo punto di vista. Non che prima il tuo stile fosse brutto, capiamoci, ma si capisce che sei salita a un livello completamente diverso e avrei voluto darti il massimo, per questo.
Hai tenuto conto del fatto che il narratore fosse un bambino e hai modellato la storia su uno stile semplice, adatto alla sua età, ma sei riuscita a non farlo risultare comunque noioso, singhiozzante o troppo infantile. Rappresenta invece un equilibrio perfetto tra l'esigenza di essere semplice e quella di non essere sciatto e ha anche il grandissimo pregio di essere molto vivido e "trasparente", in grado di non frapporsi tra il lettore e la vicenda narrata. Credo che la tua storia sia una delle migliori, sotto questo punto di vista.
Come ti ho già spiegato nella grammatica, condivido la tua scelta di usare uno stile adeguato al narratore e di non usare troppi segni di interpunzione spesso snobbati dagli adulti, figuriamoci dai bambini. Sebbene in alcuni punti abbia trovato l'effetto molto piacevole e realistico, però, in altri non sono proprio riuscita a condividere le tue scelte.
Quelle che mi sono sembrate errate anche da un punto di vista grammaticale sono state già segnalate; ce ne sono altre che, sebbene non siano proprio sbagliate, danno un ritmo troppo artificiale, irrealistico. In alcuni casi, se proprio non volevi usare il punto e virgola e i due punti, sarebbe stato efficace un punto fermo.
Imploro con gli occhi lucidi, non sempre funziona, ma non è questo il caso: l’uomo mi sorride dolce e rassicurante come non mi è mai capitato, mi scompiglia dolcemente i capelli con una mano, liberandosi dalla mia debole presa. → al posto della prima virgola avrei usato un trattino;
Non so leggere benissimo, ma ho le conoscenze di base per sapere comprendere il cirillico, mamma mi ha insegnato qualcosa, ma nemmeno lei ha mai frequentato la scuola per imparare davvero a leggere e scrivere. → al posto della seconda virgola avrei usato o i due punti o il punto fermo;


Ci sono molti anziani su questa pagina e anche un bambino della mia età: “incidente d’auto” recita una parte della sua lettera di presentazione, mi spiace molto che sia volato in cielo, ma magari lassù sarà lo stesso felice, forse è circondato dalle stelle che mi piacciono tanto. → qui al posto della prima virgola avrei usato il punto fermo;


È un poliziotto, lo riconosco dalla divisa, dal distintivo in bella mostra e dalla pistola, che osservo attentamente, sembra quella che mamma teneva nel comodino, quella con cui ho giocato tante volte da piccolo → al posto della quarta virgola avrei usato un trattino o il punto fermo. Anche il punto e virgola potrebbe starci bene, in effetti;
Le mie mani emergono dalla coperta, mostrando i lividi ora violacei che contornano i polsi come braccialetti, ora che guardo meglio, il colore dei lividi è molto simile a quello della viola nell’orto della signora Larissa → al posto della seconda virgola avrei usato i due punti, un trattino o il punto fermo;
ma al confronto con la mamma, mi pare brutta; benché mamma si sia rovinata molto con la sua medicina che, in realtà, non le faceva altro che male → " ma, al confronto con la mamma, mi pare brutta, benché mamma si sia rovinata molto con la sua medicina che, in realtà, non le faceva altro che male" oppure " ma al confronto con la mamma mi pare brutta, benché mamma si sia rovinata molto con la sua medicina che, in realtà, non le faceva altro che male ". Preferisco la seconda soluzione, ma penso vadano bene entrambe.
Inoltre, ci sono delle espressioni che non mi hanno convinta, o perché superflue, o perché in qualche modo ridondanti. Credo che appesantiscano un po', quindi credo che faresti meglio a toglierle:
Ci vuole qualche minuto buono prima che i suoi occhi scuri e sorpresi si scontrino con i miei azzurri che trasmettono il freddo e il ghiaccio che provo dentro, per quello che ha permesso che mi facessero solo per denaro. → qui, onestamente, non avrei riportato il colore degli occhi del bambino. La scena è dal suo punto di vista ed è naturale che riporti il colore degli occhi della madre, ma non dei suoi, visto che, osservando la scena, lui non li vede;
 
M’infilo le mani in tasca e con le dita trovo subito un piccolo buco all’interno di una di esse. → essendosi messo le mani in tasca, è abbastanza scontato che il buco si trovi proprio lì. Avrei detto "all'interno" e basta;
una lacrima scendere da un occhio senza che possa fare niente per trattenerla → non avrei specificato "da un occhio";
Il barattolo schizza in avanti, colpendo con forza il duro marciapiede, che lo deforma rendendolo più simile a un pezzo di mollica masticato e sputato piuttosto che a una latta. → anche qui, non avrei specificato che il marciapiede è duro, essendo una caratteristica propria dei marciapiedi. Per rendere la sensazione della durezza avresti potuto ad esempio descrivere il rumore dell'impatto con la lattina;


A sinistra, buttati l’uno sopra l’altro, alcuni vecchi secchi di metallo, sopra i quali, pigro come un grosso serpente giallo, si arrotola una gomma d’acqua che l’anziana usa per bagnare il suo orticello. → mi sembra irrealistico che un bambino definisca la sua vicina di casa "anziana". Non so, avrei preferito un termine diverso, tipo "nonnina" (pessimo, in effetti) o "vecchietta". "Anziana" mi sembra artificiale in questo contesto, non saprei spiegarti;
Ricordo ancora ogni caduta da questi scalini alti e storti, quando avevo cinque anni, mi sono quasi rotto il naso; ma adesso che ne ho quasi dieci ormai li faccio a occhi chiusi → qui cambierei la punteggiatura (sostituirei i segni che hai messo rispettivamente con i due punti, nessuna pausa ‒ per la seconda virgola ‒ e una virgola), inoltre si percepisce il tentativo di inserire l'età del bambino senza farla sembrare una forzatura, ma non mi ha molto convinta.
 
attorno ai polsi vedo dei segni rossi, come dei tatuaggi a colori, che stanno rapidamente scurendosi per andare poi a formare dei lividi → avrei omesso "per andare poi a formare dei lividi", penso che appesantisca la frase e la renda meno d'effetto.
Ho trovato il lessico semplice molto adatto alla storia e all'età del protagonista e le ripetizioni non mi sono sembrate affatto pesanti, visto che le hai inserite in modo sapiente e non saltano per niente all'occhio.
C'è una sola piccola cosa che non mi ha convinta, ma credo che sia stata inserita per rendere meglio la scarsa proprietà di linguaggio del bambino:
con tutti i privilegi e i difetti che questo comporta
Insomma, i termini usati non sono proprio perfetti, ma probabilmente sono coerenti con la tua scelta di adattare lo stile a un bambino di dieci anni poco istruito.
 
Trama e originalità: 15/15
Temo che non ci siamo capite, per quanto riguarda i consigli sulla storia da iscrivere. Non apprezzo i personaggi a cui succede una cosa dietro l'altra quando la cosa viene presentata in modo poco realistico, grottesco, quando la maggior parte delle sofferenze subite dai protagonisti sono gratuite, inserite tanto per scrivere una storia angst. Nel tuo caso, purtroppo, le disgrazie che accadono al bambino sono perfettamente realistiche. Forse la morte dell'astrologo è una coincidenza un po' azzardata, ma purtroppo esistono situazioni problematiche come quella che descrivi, con donne che per vivere si prostituiscono e non di rado hanno figli dai loro clienti (anche se non mi sembra questo il caso, visto che da come viene presentato il padre del protagonista sembra che la relazione con lui sia stata di natura diversa, anche se non lo specifichi) e famiglie che permettono ai pedofili di stuprare i loro figli per denaro. Insomma, non sono situazioni frequentissime, ma purtroppo si verificano, soprattutto in certi contesti (ma non solo).
Il modo in cui hai strutturato la trama mi sembra molto semplice e lineare: riporti gli eventi in ordine cronologico, soffermandoti sull'ambientazione quanto basta per renderla vivida e realistica, e la storia risulta molto scorrevole ed è piacevole e leggera (parlo ovviamente del ritmo e non della tematica!) nonostante l'argomento pesantissimo che hai voluto trattare.
Le scene si susseguono in modo naturale e sai esattamente su quali particolari soffermarti, ma non è solo questo a rendere bellissima questa storia.
Hai scelto un argomento insidiosissimo e pesante e nonostante tutto sei riuscita ad affrontarlo dal punto di vista di un bambino senza sembrare mai irrealistica o esagerata, senza contare che non si tratta di qualcosa che si vede spesso e a volte quando si vede è trattato malissimo o comunque in modo semplicistico. Non ho molto altro da dirti per quanto riguarda questa voce perché credo che tu abbia fatto un lavoro perfetto, quindi è inutile dilungarsi.
Nonostante questa tua delicatezza, però, la storia è comunque un pugno nello stomaco. È dolorosissimo leggerla e rendersi conto che queste cose accadono davvero, più spesso di quanto vorremmo credere. Nel raccontare questa storia hai dimostrato una grandissima sensibilità, ma anche molta consapevolezza, perché se anche non ti lasci andare a descrizioni morbose riesci a far venire i brividi e a lanciare addosso un malessere che non va via facilmente, che forse viene accentuato dall'iniziale innocenza di Tesoro. Ammetto di aver pianto per la tua storia e non mi capita spesso.
 
Caratterizzazione dei personaggi: 14,5/15
Mi è piaciuto moltissimo come hai rappresentato i tuoi personaggi, visto che anche le figure di contorno, che hai trattato in modo superficiale, sono sbozzate in modo realistico.
Ovviamente il personaggio migliore è il protagonista: all'inizio è un bambino innocente, intelligente e anche idealista, in grado di fidarsi subito persino di un cliente della madre; dopo lo stupro qualcosa in lui si rompe (mi sembra normale) ed emerge un ritratto più oscuro e disilluso, nonostante si tratti soltanto di un bambino. Davvero mi è piaciuto come hai rappresentato la sua dolcezza all'inizio e anche la sua ingenuità, attraverso le parole che ha usato per descrivere oggetti e situazioni che un bambino non conosce (ad esempio la "medicina" o la cocaina), penso che siano state molto realistiche e simili a quello che un bambino penserebbe davvero. Ho apprezzato anche il suo non saper distinguere gli insulti rivolti alla madre dai complimenti e il suo non conoscere appieno il significato delle parole, anche di parole che sente tutti i giorni. Mi è piaciuta molto, ad esempio, la sua interpretazione della parola "necrologio": l'ho trovata davvero commovente e adattissima a un bambino con la sua sensibilità.
Non sono riuscita a inquadrare benissimo la madre, però: sembra una persona molto ingenua e distante e sicuramente ha problemi a stare al mondo, ma visto che vuole bene a suo figlio (credo, come ti ho detto non sono riuscita a inquadrarla e più che una madre che odia suo figlio mi fa pensare a una persona che ha perso il controllo della sua vita) nonostante sia molto negligente nei suoi confronti  non capisco come mai l'abbia costretto a una cosa del genere dall'oggi al domani. Insomma, c'è un po' di differenza tra il non dare a tuo figlio le attenzioni di cui ha bisogno e il farlo stuprare a pagamento. Ha senso che la voce narrante non conosca le ragioni della madre e veda soltanto quello che traspare, ma comunque questo particolare della storia mi ha lasciato delle domande.
Altri personaggi che ho apprezzato molto, nonostante non compaiano moltissimo, sono Emil R. Timofeev e il poliziotto che parla con "Tesoro" alla fine: mi sono sembrati davvero ben descritti e realistici, soprattutto per il loro rapporto antitetico. Emil infatti mostra a Tesoro un mondo meraviglioso, in cui i bambini sono protetti: lo tratta con gentilezza e incoraggia la sua passione per le stelle, il suo credere che al mondo ci sia qualcosa di buono, mentre il poliziotto, anche se ugualmente gentile con lui, lo tiene ancorato alla realtà ed è costretto a incoraggiarlo a raccontare l'evento che gli ha distrutto la vita, non potendo fare nulla per farlo stare meglio. Mi è sembrato davvero un bel parallelismo.
 
Giudizio personale: 19/20
Devo dire che la tua storia mi ha colpita moltissimo e mi è piaciuta, nonostante avessi detto detto di non volere il non-con. Il non-con, su questo sito (a differenza di altri) non indica una storia con scene di stupro (in questo caso pedofilia) descritte nei dettagli, ma con scene descritte senza entrare nei particolari. Ora, tu non l'hai descritto proprio per niente quindi non me la sento di squalificarti e credo che non dovresti neanche mettere l'avvertimento, però comunque metterei una nota che spieghi in modo esplicito la presenza di questo argomento nella storia, visto che non tutti potrebbero gradire e c'è il rischio che la scena che hai inserito, molto forte, inneschi dei brutti ricordi in qualcuno. Insomma, ci vorrebbe almeno un trigger warning per le persone più sensibili a questa tematica. Ammetto di essere andata a rileggere il regolamento per quanto riguarda l'argomento che hai trattato: credevo che quella tematica non fosse proprio ammessa, ma ho notato che invece la limitazione riguarda la descrizione delle scene e tu hai omesso il momento dello stupro, quindi mi sembra che la storia vada bene.  Comunque credo che dovresti mettere in ogni caso il rating rosso: non ci sono descrizioni, è vero, ma la tematica è davvero davvero forte.
Per quanto riguarda il resto, non so che altro dirti. Avrai notato che la storia mi è piaciuta moltissimo e che ho apprezzato il tuo modo di trattare questi argomenti senza mai essere troppo volgare o pesante, nonostante si tratti di tematiche davvero forti. L'angst indubbiamente c'è, ma trovo che sia realistico e bilanciato benissimo, a differenza di altre storie.
Davvero, ho apprezzato talmente tanto l'insieme da non capire quale elemento mi abbia colpita di più e credo sia davvero un grosso pregio, perché significa che tutte le parti sono equilibrate tra loro e non ci sono alti e bassi. Ti faccio quindi tantissimi complimenti per questa storia: sono felicissima che tu l'abbia fatta partecipare nonostante non ti convincesse per via delle indicazioni che avevo dato.
 
Totale: 60,5/65
Recensione alla storia La ballerina e l'artista - 13/07/15, ore 23:07
Capitolo 1: La ballerina e l'artista
Recensione per il contest "Cento giorni di introspezione, fantasia e romanticismo"
 
Correttezza grammaticale e sintattica: - 0,5 punti
Ho notato alcuni errori nel corso della lettura:
Al Route 66, davanti al suo solito bicchiere di alcolico - che da qualche tempo ha sostituito le lacrime per Gill - Elijah ripensò al lavoro che avrebbe dovuto cominciare di lì a un'ora  e anche al modo più elegante con cui avrebbe potuto mandare James al diavolo la sera prima → che da qualche tempo aveva sostituito;
Per ogni piccola cosa, sua madre ne  faceva un dramma sproporzionato,  probabilmente suo padre l'aveva lasciata per questo motivo →specificare "ne" è superfluo; al posto della seconda virgola avrei usato una pausa più forte;
Il fruscio della matita sulla carta è l'unico suono  che si sentì nella sala da ballo → fu l'unico suono che si sentì/era l'unico suono che si sentiva;
Dovette ammettere che James aveva ragione, quando diceva di dover parlare con qualcuno dei suoi problemi → la completiva oggettiva può essere resa implicitamente (insomma, con di + infinito) quando c'è identità di soggetto tra principale e subordinata; in questo caso chi "diceva" è James e chi avrebbe dovuto parlare con qualcuno è Elijah, quindi non avresti dovuto usare l'infinito. Inoltre, non mi convince molto la virgola, anche se questo riguarda più lo stile.
Per il resto non ho notato nulla di particolare e la lettura non è disturbata da altri errori grammaticali o di forma, quindi sotto questo punto di vista le cose vanno bene.
 
 
Stile e lessico: 9/15
Riguardo lo stile devo ammettere di avere parecchio da dire.
Ho apprezzato per certi versi la tua scelta di essere sintetica e di mostrare soltanto le scene e i passaggi più importanti, senza aggiungere nulla di superfluo, ma temo che in certi casi tu abbia fatto dei tagli un po' troppo drastici e che anche la scelta del narratore non sia stata felicissima, anche se questa è una cosa personale.
Le scene che descrivi sono molto statiche e spesso fredde, inespressive; le emozioni dei personaggi non sono esplorate, ma soltanto raccontate, e anche l'ambientazione resta vaga, indefinita, anche se per quest'ultima cosa non ho voluto penalizzarti: potrebbe trattarsi di una scelta personale e non sarebbe stato giusto.
Per quanto riguarda le emozioni dei personaggi e le descrizioni delle loro interazioni, però, non posso proprio soprassedere. Usi spesso espressioni vaghe e vuote, che non dicono nulla, come "era contento", "era sollevato" e via dicendo. Si tratta di termini che permettono sì di capire la scena, ma non di immaginarla, di vederla con i propri occhi. Ed è proprio un peccato, visto che hai scelto di mostrare i momenti salienti. Inoltre, in alcuni punti tendi a soffermarti su cose che si sono già capite, quasi riassumendole, e questo non è piacevole perché viene percepito come un intervento superfluo del narratore. Ti faccio alcuni esempi per le varie cose che ho notato, cercando di spiegarmi mano a mano.
 
Dopo quella volta, Elijah non vide più la signora Logan e ne fu sollevato. → dopo che hai descritto la madre di Gill, dopo che hai mostrato la sua reazione dopo l'incidente e tutto, è ovvio che Elijah si senta sollevato all'idea di non vederla mai più, quindi è superfluo specificare, a meno che tu non descriva la sensazione in modo più particolare e incisivo;
Elijah non seppe se tirare un pugno o il bicchiere in faccia a James. Nel dubbio, sbuffò. → la storia è piena di espressioni "innaturali" come questa, in cui la presenza del narratore onnisciente si percepisce in modo fastidioso; è innaturale che un personaggio pensi " nel dubbio, sbuffo", quindi l'intervento esterno si sente tantissimo. Parlerò della scelta del narratore più avanti, però.
Non lo disse, ricordando lo schiaffo che la donna le aveva rifilato durante l'ultima discussione. Nathalie tenne il veleno dentro di sé e affrontò senza combattere le lamentele della madre. → questo invece è un esempio di precisazione superflua. Con "non lo disse" avevi già descritto tutto ciò che dovevi descrivere, mentre la precisazione fa sentire di nuovo l'intervento del narratore. È importante al massimo aggiungere il particolare dello schiaffo per capire meglio il carattere della madre, ma avrei omesso l'ultima frase.
"Da ballerina a modella, sembra divertente" pensò Nathalie prima di accettare. → anche questa espressione mi è sembrata strana. Non serve scrivere "pensò" se ci sono le virgolette: nei dialoghi serve specificare perché possono essere più persone a parlare, ma quando il punto di vista è fisso e i pensieri sono differenziati dai dialoghi per mezzo della punteggiatura è solo una precisione che appesantisce. Sarebbe preferibile scrivere  ‒ "da ballerina a modella, sembra divertente". Nathalie accettò. ‒ ok, sono sicura che troverai una soluzione migliore, ma detto in questo modo penso che sia molto più naturale.
La prima cosa che Elijah pensò di Nathalie appena la vide fu che la ragazza era veramente molto carina.
La prima cosa che Nathalie pensò di Elijah appena lo vide fu che l'uomo dovesse aver bevuto, probabilmente. → qui ci sono diverse cose da dire. Innanzitutto, mi è sembrato un modo molto statico per riportare le loro impressioni durante il primo incontro; nel caso di Elijah secondo me non basta dire che pensa di Nathalie che sia molto carina: secondo me avresti dovuto riportare una piccola descrizione fisica dei tratti di lei che l'hanno colpito e le sue impressioni in proposito. Però credo che qui ci sia un altro problema: il salto di punto di vista. Si usa, me ne rendo conto, ma credo che sia molto fastidioso, soprattutto in passaggi così brevi e senza che tutto sommato ci sia una motivazione valida, visto che la prima impressione di Nathalie non si è rivelata poi così importante nel corso della storia.
Osservò che la ragazza aveva una solida stretta della mano che gli ricordava vagamente Gill. → quando il punto di vista è chiaro secondo me sarebbe il caso di omettere i verbi di percezione (vede, osserva, pensa, ascolta eccetera) e di riportare direttamente la sensazione: alcune volte metterli aiuta a dare risalto, ma credo che in questo caso fosse superfluo, perché l'immagine sarebbe stata molto più vivida dicendo semplicemente "Natalie aveva una solida stratta di mano. Gli ricordava quella di Gill.".
Nathalie stava passando a piedi davanti al Route 66, imprecando a mezza voce per il parcheggio lontano e le borse della spesa che le stavano segando le dita. Guardò le vetrine distratta e vide Elijah al suo solito tavolo che ascoltava disinteressato un tizio di colore che gli stava parlando.
James voleva sapere come fosse andato il lavoro alla scuola di danza e lo stava seppellendo sotto una valanga di domande, ma Elijah non lo ascoltava più. Quando vide Nathalie fuori dal bar, le fece un cenno di saluto che lei ricambiò con un mezzo sorriso e un'alzata del mento, poi le loro strade si divisero di nuovo. → anche qui c'è un repentino cambio di punto di vista che non mi ha molto convinta, perché la scena sarebbe stata efficace anche scegliendo soltanto uno dei due punti di vista;
La cameriera carina del Route 66 perse il conto dei bicchieri che servì loro al solito tavolo, ma fu felice che Elijah non avesse più la faccia da maniaco depresso come prima dell'incontro con Nathalie. → questo passaggio anche mi è sembrato un po' strano, perché ho trovato superfluo riportare anche il punto di vista della cameriera, che con questa storia ha davvero poco a che fare (almeno per come l'hai impostata). Credo che questo sia solo un salto di punto di vista fastidioso per il lettore e che non aggiunga molto, quindi personalmente l'avrei omesso;
Tra rimettere tutto a posto e prendersi un'aspirina a testa, passarono due ore prima che Elijah decidesse di riaccompagnare Nathalie a casa. → anche questa espressione mi è sembrata strana: ciò che succede viene raccontato e non mostrato e viene inserito un dato che tutto sommato non è importante per la storia, ovvero il tempo che passa prima che Elijah riaccompagni Nathalie;
Elijah era di buon umore per questo. → questo è un esempio di espressione vuota, che non mostra davvero i sentimenti del protagonista e si limita a raccontarli al lettore. Ovviamente la scena è comprensibile, ma l'ho trovata molto fredda.
Spiccò un salto, inarcò la schiena e atterrò, poi si voltò e vide Elijah. Gli sorrise e corse verso di lui, ma il vestito si allungò - strano, i vestiti non si allungano da soli  - e inciampò → quando ho letto per la prima volta questa frase, ho pensato di fare delle precisazioni sul lessico. Poi, dal momento che si tratta di un sogno, ho deciso di lasciar stare: nei sogni succedono cose assurde, anche che un vestito si "allunghi". Però a questo punto stona la precisazione in mezzo fatta in quel modo, perché è un altro intervento superfluo del narratore e distoglie dalla storia.
Come avrai capito, vorrei dire due parole anche sulla scelta del narratore. Hai scelto un narratore onnisciente, che conosce tutti i personaggi e durante la stessa scena descrive le emozioni dell'uno e dell'altro. È una scelta che proprio in generale non mi piace, a parte forse nei racconti comici o demenziali, ma il problema non è questo, visto che ognuno può fare le scelte che vuole quando scrive.
Il problema è che credo che questa scelta non fosse proprio adatta per il tipo di storia: toglie la suspense, costringe il lettore a salti improvvisi da un personaggio all'altro, visto che hai deciso di utilizzarlo in questo modo. Per il tipo di trama che hai scelto, forse sarebbe stato meglio alternare i punti di vista  dei personaggi nelle varie scene e non usarli entrambi nella stessa scena; avresti potuto anche optare per un narratore esterno.
Sia chiaro, non sto contestando la tua scelta in sé, ma mi è sembrato il caso di parlarne, perché è qualcosa che durante la lettura mi ha un po' disturbata e mi ha impedito di immedesimarmi veramente, insieme alla scelta di non mostrare alcune cose.
Anche riguardo al lessico ho trovato alcune cose che non mi hanno convinta, nonostante in genere le tue scelte mi siano sembrate opportune.
Elijah stava russando sul divano vicino a lei, per terra c'erano i resti delle tre pizze che si erano mangiati  e le bottiglie che avevano bevuto la sera prima alla faccia di chi non voleva loro del bene. → questa frase mi è sembrata un po' troppo colloquiale rispetto al resto;
Phil era il classico ragazzo pacioccone  e timido → "pacioccone" non mi convince proprio, sembra una cosa che si direbbe a un bambino o comunque in un contesto più colloquiale e sinceramente avrei optato per un sinonimo.
Si tratta di cose piccolissime, ma in mezzo alle altre scelte, che invece erano molto adeguate, secondo me stonano un po'.
 
 
Trama e originalità: 11/15
La trama nel complesso mi è sembrata abbastanza originale e ben strutturata: certo, il fatto che una ballerina e un artista si innamorino non è certo qualcosa di molto innovativo, ma credo che tu l'abbia inserito in un contesto abbastanza personale, dando ad entrambi un background preciso (soprattutto a Elijah) e soprattutto scegliendo questo finale a sorpresa: ci si sarebbe aspettati di vedere Elijah e Nathalie insieme fino alla fine, ma così non è stato. Non hai usato stratagemmi originalissimi, in alcuni casi, soprattutto per quanto riguarda la ballerina con la madre frustrata, che mi ha ricordato parecchie cose, o il fatto dell'amico che sposa l'ex di un altro amico, essendo anche questo comune nella letteratura e nei film, ma devo dire comunque di aver trovato la storia interessante e scorrevole, piacevole.
Avresti avuto almeno due punti di più, se non fosse stato per il modo in cui hai deciso di descrivere tutto questo. Del narratore onnisciente, dei frequenti cambi di punto di vista e del fatto che molte scene importanti siano descritte e non mostrate ho già parlato, quindi non mi soffermerò su questo.
Il problema non è nemmeno tanto l'idea di mostrare  questa storia attraverso quadri staccati tra loro: è una scelta che anzi ho apprezzato, considerando che una storia simile, per via di alcune svolte un po' prevedibili, avrebbe potuto annoiare se "diluita" in una long di molti capitoli (per quanto comunque il materiale ci sia, visto che la storia copre un arco di svariati anni), però credo che tu abbia affrontato il tutto in modo decisamente affrettato, senza soffermarti su niente.
Ad essere sincera, leggendo mi è sembrato quasi di trovarmi di fronte a una bozza o a una prima stesura, invece che a un lavoro compiuto. Si vede che hai un'idea chiarissima dei tuoi personaggi, delle loro scelte e delle loro motivazioni e delle dinamiche della storia, ma non riesci a trasmettere molto di questo al lettore proprio perché non ti sei soffermata e non hai inserito particolari in grado di trasmettere le stesse emozioni che hai provato tu pensando e scrivendo questa storia ed è una cosa che mi dispiace, perché si tratta di una storia che, se sviluppata in modo diverso, avrebbe potuto trasmettere davvero tanto.
Vorrei aggiungere anche un'ultima cosa: per quanto le scene in sé non siano descritte in modo molto coinvolgente, ho trovato invece molto naturale il modo in cui le hai collegate tra loro. Lo stesso però non posso dire delle prime due scene, che sembrano davvero slegatissime e in quel caso ho trovato il passaggio un po' forzato.
 
 
Caratterizzazione dei personaggi 10/15
A dire la verità, non sono riuscita a capire molto dei tuoi personaggi. Di Elijah sono riuscita a vedere un certo disagio nel rapportarsi con gli altri, mentre Nathalie mi è sembrata molto serena ed equilibrata, nonostante il pessimo rapporto con la madre. Però non so, non sono riuscita ad andare oltre e a provare empatia per loro. Sarà per la brevità della storia, sarà per come hai voluto impostarla, ma non mi ha lasciato molto.
Per quanto riguarda la madre di Nathalie, inoltre, la sua caratterizzazione mi è sembrata un po' eccessiva, quasi da caricatura. Non si riesce a provare rabbia per il suo comportamento, perché è davvero esagerata e, in mancanza di altri dettagli, la cosa non sembra realistica. Per certi aspetti, ricorda molto la madre di Nina ne Il Cigno Nero (non so se l'hai visto): lì ti facevano proprio capire che era squilibrata ‒ come la figlia, del resto ‒ ma in questo caso non sono proprio riuscita a capire le motivazioni del suo atteggiamento, visto che si dice soltanto che sia rimasta incinta a un passo dal successo (sarà anche colpa di lei e del fidanzato che non sono stati attenti, non della povera bambina).
Un'altra cosa che sinceramente non mi ha convinta è l'eccessivo stoicismo di Nathalie: la mostri sì come una persona molto equilibrata e quindi è probabile che decida di ignorare certe provocazioni, ma liquidi la questione dicendo "era diventata immune", senza approfondire nemmeno un po', quindi non sembra molto realistico. Insomma, leggendo mi viene da pensare che sia diventata immune per esasperazione, ma in quel caso comunque a sentire certe cose penserebbe male di sua madre e la insulterebbe mentalmente; potrebbe però essere diventata indifferente a queste cose perché ha capito quanto vale (o perché qualcun altro gliel'ha fatto capire) e si è resa conto del fatto che sua madre parla così solo perché non è mai riuscita a diventare una ballerina famosa e ora vuole che ci riesca lei. Inoltre, riguardo questa immunità c'è anche una contraddizione: nel passaggio in cui descrivi la reazione della madre quando viene a sapere che Nathalie non ha vinto l'audizione, Nathalie effettivamente ha una reazione negativa, anche se non proferisce parola, mentre a distanza di qualche riga, per un'offesa se vogliamo ancora più grave, Nathalie non si lascia sfuggire neanche un pensiero e il narratore dichiara che ella sia immune da quando aveva dodici anni. Ho preferito il primo passaggio, insomma, mi è sembrato molto più realistico e mi ha permesso di empatizzare con Nathalie, mentre il secondo mi ha dato l'impressione di essere un po' "costruito".
Inoltre, ho notato in generale una grande freddezza nel descrivere anche i passaggi più importanti. Ad esempio, nel primo incontro di Nathalie ed Elijah mi sarei aspettata un'atmosfera molto più coinvolgente, mentre la scena è stata molto statica e nel momento in cui Elijah dichiara di aver finito mi sono chiesta: ma come? Mi aspettavo qualche scambio di sguardi o che fossero riportate le emozioni di uno dei due, ma non c'è stato niente di tutto questo. Ho parlato di questa scena perché mi sembrava l'esempio più efficace, ma in generale ho notato questa tendenza in tutta la storia e questo mi ha "disturbata" particolarmente nella scena finale, visto che mi sarei aspettata qualcosa di più coinvolgente.
 
 
Giudizio personale 15/20
Purtroppo, come certamente avrai compreso anche dalle altre voci, non sono riuscita a sentirmi molto coinvolta da questa storia. C'erano tutte le basi per convincermi, eppure le cose non sono andate come avrebbero dovuto. Hai messo davvero tantissima carne al fuoco: la morte della moglie, il pessimo rapporto con la suocera, l'incontro con Nathalie e il loro amore; la rottura, la partenza per New York, l'incontro con Phil e il matrimonio di Phil e Nathalie. Insomma, c'era abbastanza materiale per una long: non dico che avresti dovuto sviluppare per forza una long, perché magari sarebbe stato troppo pesante, però credo, come ho detto nella trama, che tu non abbia approfondito abbastanza nessuno di questi punti. Ci sono molte cose che allontanano il lettore dalla storia e credo di averle elencate tutte: lo stile troppo impersonale e blando, l'assenza di scene mostrate e sentite, la mancanza di approfondimento nell'introspezione dei personaggi… con questo non sto dicendo che avresti dovuto sviluppare una storia lunga dieci volte questa, però comunque qualche problema c'è. Ho apprezzato tantissimo il tuo voler raccontare la vicenda per punti salienti, senza dilungarti su particolari inutili, tuttavia avresti dovuto cercare di curare di più i dettagli delle scene che hai deciso di riportare e, soprattutto, sarebbe stato bello riuscire a capire qualcosa di più dei personaggi, che invece sono rimasti un po' troppo  in ombra. Certo, qualcosa si riesce a intuire lo stesso, ma avrei preferito vedere approfondito soprattutto questo aspetto.
Mi dispiace molto, però, perché la storia, sviluppata in modo leggermente più approfondito, poteva rivelarsi davvero particolare e interessante: sarebbe stato bellissimo vedere il rapporto di Nathalie ed Elijah nascere ed evolversi, come sarebbe stato bello esplorare le sensazioni di Elijah alla fine, quando la donna che ha amato sposa un altro.
Secondo me dovresti riprendere questa one-shot e provare a svilupparla in modo un po' diverso: credo che verrebbe davvero bene.
 
 
Totale: 44/65
Recensione alla storia Il sentiero dei garofani rossi - 13/07/15, ore 23:06
Capitolo 1: Il sentiero dei garofani rossi
Recensione per il contest "Cento giorni di introspezione, fantasia e romanticismo"
Correttezza grammaticale e sintattica: - 0,5
Ho dovuto assegnare questa penalità per via di alcuni errori che ho trovato nel testo:
I ritratti dei suoi antenati, appesi alle pareti, le incutevano un grande timore e i loro occhi dalle tinte glaciali la inquietavano, al punto che ogni volta che vi passava davanti, si costringeva ad abbassare il capo → non mi convince l'ultima virgola: o dovresti metterne un'altra tra "che" e "ogni volta", oppure dovresti eliminarla;
Aveva soltanto dieci anni quando i primi buchi neri cominciarono  a insinuarsi nella sua mente. → in effetti, anche per il resto del flashback, che è molto lungo, del resto, utilizzi il passato remoto. Sono stata indecisa se segnalartelo o meno, ma alla fine ho deciso di lasciar correre e di prenderlo come scelta stilistica. Tuttavia, questa frase continua a non suonarmi. Vedendola ancora come un'introduzione e non essendo nel vivo del flashback, al posto del passato remoto avrei usato il trapassato prossimo e poi sarei passata alla descrizione della scena;
Cos é  meglio che io non sappia?” → cos'è;
Era un giorno come tanti altri, si era rinchiusa in biblioteca, stanza che non abbandonava quasi mai, quando suo padre entrò con incedere deciso e le si parò davanti. → era entrato/le si era parato. Viene utilizzato il trapassato prossimo anche nel resto della scena, quindi mi è sembrato opportuno segnalarlo;
Aveva allungaro  una mano verso il bracciolo della poltrona → allungato;
che le mani smettessero di tremare, gli occhi di piangere … → i puntini di sospensione andrebbero attaccati alla parola che precede;
Aveva visto il proprio sangue sporcare la punta  e colare verso il basso → qui probabilmente hai dimenticato "delle dita" o "del vetrino" (in effetti, data la dinamica della scena, si potrebbero intendere entrambi).
 
Stile e lessico: 12,5/15
Lo stile della storia mi è sembrato molto ben calibrato, elegante e adatto al ritmo nella seconda parte: il lettore si sente pienamente coinvolto e le immagini evocate sono molto ben pensate e suggestive, per non parlare della tensione che si percepisce nella scena in cui descrivi la crisi di Claire e il suo ribellarsi alla voce nella sua testa, il suo orrore nel rendersi conto di non essere stata cosciente per ore, di non ricordare ciò che ha fatto… ho trovato quella parte splendida sotto tutti i punti di vista.
Tuttavia, lo stesso non posso dire della prima parte, che procede un po' lenta e con uno stile non allo stesso livello della parte finale. Oltre al ritmo (secondo me) eccessivamente lento e ad alcuni punti un po' confusi e dispersivi, ci sono dei periodi dal ritmo un po' singhiozzante, come ad esempio:
Rise di se stessa e della sua ingenuità, perché, di certo, importante lei non lo era per nulla, meno che meno in quella prigione d’avorio.
Le era davvero impossibile rimanere lì ferma ad aspettare, decise sul momento che nessuno avrebbe potuto pretendere questo da lei, non in quella situazione. 
Non è nulla di particolarmente grave, però queste frasi mi sono saltate all'occhio durante la lettura.
Per quanto riguarda il lessico, hai fatto davvero un buon lavoro: il lessico che hai usato è perlopiù trasparente (nel senso che non si notano termini strani o inadatti al contesto) e piuttosto elegante, a parte per quanto riguarda queste piccole scelte.
Tutto di quel posto la disgustava, ogni ricordo che la legava a quelle mura le istillava, sempre più prepotente, il desiderio di scappare → qui non avrei usato "istillare". Viene utilizzato anche con il valore di "infondere un sentimento", questo è corretto, ma essendo il significato originale "versare goccia a goccia" mi è sembrato strano vedere questa parola in correlazione con "prepotente". Poi non so, a rifletterci ha senso, perché dà l'idea di questo sentimento che cresce in modo impercettibile, ma alla fine, dopo anni, esplode, ma ho preferito segnalartelo perché a leggerlo la prima volta mi ha stonato e potrebbe fare questo effetto anche ad altri lettori;
I giorni in cui ancora la divertiva il suono che i tacchi delle scarpe producevano sul pavimento d’ebano → questa frase mi è sembrata un po' strana, perché qualche riga prima dici "Tutto quel candore la faceva sentire fuori posto", di conseguenza si formano due immagini contrastanti dell'ambiente in cui si svolge la storia;
le sussurrò la bionda all’orecchio /con un'ultima argentea occhiata → te li segnalo non perché siano sbagliati in sé, ma l'utilizzo di questi epiteti nei dialoghi o nelle storie in generale mi stona sempre e mi sa di descrizione statica, un po' messa lì. Non so, secondo me non rendono l'idea e sono anche un po' irrealistici da utilizzare, perché ad esempio non penseresti mai di tua sorella "la bionda": lo penseresti al massimo di una sconosciuta o di una persona che non sai definire meglio;
asciugando le scie salate  che le percorrevano le guance → nemmeno questo è sbagliato, ma te lo segnalo perché è un'altra espressione che stona, secondo me, perché è un po' strano utilizzare una perifrasi per descrivere qualcosa di semplice come le lacrime e lo si fa in genere per "dare un tono" alla frase, ma questo toglie dinamicità al discorso.
Inoltre, vorrei spendere un paio di parole sull'uso del caps-lock: è una scelta personale e tu l'hai gestita in modo adeguato, ma in una storia secondo me stona proprio, anche se è una storia su internet. Non ho decurtato punti per questo né a te né ad altri, ma preferisco sempre farlo notare.
 
Trama e originalità 14/15
La tua storia mi è sembrata molto intrigante e ben strutturata soprattutto nella seconda parte, quando compaiono le crisi di Claire: da quel punto in poi la storia si divora e la curiosità cresce sempre di più. Lo stesso non posso dire della prima parte, però: la prima scena è ben  strutturata, ma lo si capisce solo rileggendo, perché alla prima lettura risulta un po' confusionaria. Ad esempio, all'inizio fai riferimento al suono di "quello strumento": chi rilegge sa che si tratta del pianoforte che Claire ha appena finito di suonare, ma chi legge per la prima volta si chiede di cosa tu stia parlando e pensa che scrivere "quello strumento" sia sintomo di poca cura, una distrazione o magari quello che resta di una formulazione precedente. Andando avanti con la storia si capisce che non è così, ma credo che il dubbio non debba neanche venire. Inoltre, leggendo "quello strumento" nella testa del lettore non resta niente, perché l'immagine è troppo vaga per poter restare impressa e quando alla fine della storia Claire suona il pianoforte, non è detto che il lettore ricordi questo particolare. Almeno, io non l'ho ricordato. Per il resto, l'idea della costruzione ad anello, anche se molto classica e non particolarmente originale, mi è sembrata appropriata e in grado di rendere molto anche da un punto di vista espressivo. Per il resto, ho apprezzato che tu abbia deciso di riportare solo dei momenti davvero salienti e non tutta la storia di Claire, anche se per quanto riguarda alcuni personaggi avrei preferito trovare dei riferimenti più precisi (ne parlerò in modo più approfondito nella caratterizzazione). Il ritmo della narrazione mi è sembrato molto ben gestito nella seconda parte della storia, che è piuttosto incalzante, mentre l'ho trovato un po' più debole nella prima, che risulta più statica e riflessiva. Forse è proprio quello il ritmo che volevi dare a quella scena in particolare, ma sinceramente avrei accelerato un po' le cose o aggiunto altri dettagli che giustificassero la lunghezza della scena: sinceramente, l'ho trovata un po' dispersiva e non all'altezza del resto della storia, che si mantiene su ben altri livelli.
La trama in sé, almeno per quanto riguarda l'utilizzo di alcuni espedienti, non è originalissima: si parla di una ragazza nata da un tradimento in una famiglia non esattamente di larghe vedute e sconta la "colpa" di essere nata da un tradimento. Anche il tema del figlio che si sente in colpa per aver provocato la morte della madre è piuttosto comune, ma queste cose non hanno inciso molto sul punteggio perché comunque ho trovato la storia ben fatta, intrigante e con una buona attenzione ai particolari. Mi sono piaciuti anche alcuni richiami presenti all'interno del testo, come ad esempio i pezzi di vetro colorato, che sono un simbolo dell'amicizia con Angelique e contemporaneamente lo strumento con cui Claire si darà la morte; oppure la biblioteca, che è sia l'ultimo luogo in cui Angelique dimostra affetto alla sorella, sia dove il padre la trova per darle la notizia del matrimonio, facendo quindi da sfondo a due scene molto importanti per l'evoluzione della protagonista. Davvero un buon lavoro!
 
 
Caratterizzazione dei personaggi 13/15
Credo che Claire, la protagonista, sia descritta molto bene fin dalle prime battute e che diventi un personaggio ancora migliore dopo la comparsa delle sue crisi, che la lasciano ogni volta terrorizzata e confusa. Ho apprezzato anche leggero cinismo che, dopo anni di indifferenza e disprezzo da parte di suo "padre" e delle sue sorelle, si è fatto strada in lei e l'ha resa a sua volta un po' indifferente e sprezzante, nonostante rimpianga ancora i giorni in cui giocava spensierata con la sorellina Angelique. Inoltre, sono le sue crisi stesse a essere descritte benissimo e ad essere piazzate in momenti strategici della narrazione, come la scoperta della verità sulla sua nascita e la notizia di doversi sposare, che rende le sue crisi frequenti e devastanti come non mai. È stato bello il modo in cui hai calcato la mano sul fatto che lei non voglia sentirsi colpevole della morte della madre (e ovviamente non lo è), ma che ci si senta comunque e che sia questo, in parte, a farla star male, oltre all'indifferenza del resto della famiglia.
Avrei dato tranquillamente il massimo su questa voce, quindi, ma ci sono alcuni particolari che mi hanno lasciata perplessa, ovvero la monodimensionalità degli altri personaggi, soprattutto la sorella Stephanie e delle piccole incongruenze, o ancora delle informazioni che forse sarebbe stato meglio aggiungere.
Il padre delle ragazze, nella seconda scena, piange. È il compleanno di Claire, quindi probabilmente piange al ricordo del tradimento e della morte della moglie. Insomma, qui sembra una persona sensibile, anche se magari solo vagamente. Quello che non si capisce è come abbia potuto, nei sei anni successivi, sviluppare tanto odio per una ragazzina. Se tale odio non era preesistente ‒ e se lo fosse stato non dico che Claire avrebbe dovuto accorgersene prima, ma quantomeno mettere insieme dei pezzi, dei ricordi a cui non aveva mai dato importanza e che invece erano delle prove del fatto che la odiasse ‒ come si è sviluppato? Sono stati degli atteggiamenti di Claire dopo aver scoperto la verità, è stato il fatto di crescere e somigliare a sua madre (cosa folle, ma potrebbe essere)? Sinceramente, mi sono posta il problema.
Inoltre, non mi hanno completamente convinta nemmeno Angelique e Stephanie: ho trovato la prima un po' incoerente e la seconda eccessiva, in mancanza di altri elementi.
Angelique era molto affezionata a Claire, per esempio, ma le volta le spalle non appena scopre la verità e apparentemente senza esitazione. Probabilmente è stato l'astio di Stephanie nei confronti della madre e delle sue azioni a spingerla a una tale decisione, ma è stato strano non vedere nemmeno un minimo di malinconia o di rimpianto in questa scelta.
Per quanto riguarda Stephanie, invece, mi è sembrata quasi irrealistica. Non avendo informazioni riguardo alla sua età, leggendo la storia ho pensato che fosse adolescente o comunque molto giovane, diciamo tra i sedici e i vent'anni. Questa è stata solo la mia impressione, magari tu l'hai pensata diversamente, ma il fatto che non venga menzionata da Claire quando capisce che è la sua occasione per suicidarsi, essendo tutti fuori, mi fa pensare che Stephanie si sia sposata da tempo. Comunque, trovandosi in una simile fascia di età, la madre dovrebbe esserle morta tra i sei e i dieci anni. Quindi, diciamo, dopo quell'evento c'è stato tutto il tempo perché il padre potesse parlarle male della madre e "indottrinarla", nonostante lei fosse abbastanza grande per averla conosciuta. Tuttavia, l'astio che prova nei confronti della madre sembra eccessivo anche alla luce di questo e lascia pensare, proprio perché l'aveva già conosciuta, che come minimo debba averle fatto qualcosa di male personalmente per meritarsi tanto odio (non mi riferisco al fatto che la definisca una sgualdrina o al fatto che dica che meritasse la sua fine, perché quello potrebbe essere frutto dell'indottrinamento subito, ma una frase come "forse è meglio per te non averla mai conosciuta" a me lascia presagire altro, come, ad esempio, che Stephanie la odiasse anche da prima del suo tradimento). Mi rendo conto che siano considerazioni molto personali, ma essendomi posta queste domande nel corso della lettura mi è sembrato giusto farlo notare, soprattutto considerando con quanta attenzione hai descritto Claire.
 
Giudizio personale: 17/20
La tua storia nel complesso mi è piaciuta e ho apprezzato alcune tue scelte, come ad esempio la costruzione ad anello e la verità che emergeva poco a poco, ma sento di non poterti assegnare di più essenzialmente per due motivi: il primo è che la storia ci mette un po' ad ingranare e le prime pagine sono parecchio lente, verbose; il secondo è, come ti ho detto, che ho trovato la caratterizzazione dei personaggi un po' eccessiva. Inoltre, anche lo stile mi ha lasciato delle perplessità, come del resto alcune scelte lessicali, ma di questo abbiamo già parlato. Non sono riuscita in generale a sentirmi coinvolta, nonostante ci sia una discreta tensione per tutta la seconda parte della storia che tiene senz'altro vive l'attenzione e la curiosità del lettore: anzi, posso dire che quella mi ha coinvolta molto, soprattutto nelle ultime scene e nella descrizione delle crisi di Claire. Tuttavia, ho trovato la prima parte molto lenta. Valutando, rileggo sempre le storie per "prassi" (sia perché possono sfuggire degli errori, sia perché ci sono dei dettagli che vengono colti meglio se si conosce tutta la storia) e rileggendo la seconda volta la prima scena mi è sembrata molto più chiara, rispetto alla confusione generata all'inizio. Capisco che fosse un effetto voluto, ne abbiamo parlato, ma alcuni riferimenti che fai a fatti che descrivi solo alla fine della storia sono eccessivi e, più che un richiamo consapevole, danno quasi l'idea di essere una distrazione. Per quanto riguarda la seconda scena, nonostante sia la chiave di tutta la storia, non sono riuscita a sentirmi granché coinvolta e ad essere sincera come scena mi ha anche un po' annoiata, nonostante la curiosità di sapere cosa fosse successo. Abbiamo parlato anche dei personaggi e ribadisco il concetto qui: alcune reazioni mi sono sembrate un po' eccessive, come la decisione repentina di Angelique di non giocare più con la sorella o l'astio di Stephanie nei confronti della madre, che sarebbe stato assolutamente pertinente aggiungendo qualche dettaglio in più nella storia. Nel complesso il punteggio è abbastanza alto, comunque, e se la storia non mi ha colpito del tutto nelle prime battute è stato più che altro per i motivi "tecnici" (poi tanto tecnici non sono) di cui ho parlato in precedenza che per la storia in sé, che se fosse stata sviluppata in modo diverso in alcuni punti avrebbe potuto essere perfetta. Hai dimostrato una grandissima abilità nel descrivere gli stati d'animo di Claire, le sue crisi, la sua follia; inoltre, ho apprezzato molto le immagini macabre che hanno accompagnato il suo gesto di suicidarsi, come quella del garofano o dei petali e ‒ soprattutto ‒ quando Claire raccoglie un garofano e sente l'odore del sangue: mi è piaciuto molto come espediente per unire la visione e la realtà.
In conclusione, credo che questa storia abbia davvero delle potenzialità: revisionerei la parte iniziale, aggiungerei dei dettagli su Angelique, Stephanie e il padre e aggiusterei quegli errori qua e là, perché ne verrebbe un lavoro ancora migliore.
 
Totale: 56/65
Recensione alla storia Alice al Bianconiglio - 03/11/14, ore 22:51
Capitolo 1: Alice al Bianconiglio
Eccomi qui :)
Non so che dire, davvero: a leggere titolo e introduzione avevo pensato si trattasse di una rivisitazione sì in chiave moderna, ma che ci fosse comunque l'elemento fantasy (e anzi, questo ha fatto venire una bellissima idea a me xD), invece mi sono trovata spiazzata dalla situazione totalmente reale e drammatica che hai proposto: Alice è una ragazzina come tante, che crede che il divertimento e l'opinione dei compagni siano le cose più importanti, quando non è affatto così: secondo me è significativo che gli amici non compaiano mai, visto che Alice fa tutto questo e poi si ritrova coinvolta in una tragedia, da sola, senza contare che nessuno sì è mostrato disponibil per accompagnarla e anche questo è un segnale di disinteresse che proviene proprio dalle persone che Alice vorrebbe colpire. 
Mi è piaciuto moltissimo lo stile che hai usato: semplicissimo e diretto, senza fronzoli inutili; le scene si immaginano molto facilmente e si susseguono in modo fluido, piacevole.
ho notato solo questo piccolo errore:
Alice è troppo bassa e magra per porsi fare spazio tra la folla 

per il resto, è tutto perfetto e bellissimo: il finale mi ha lasciata basita, lo ammetto, ma sono cose che purtroppo accadono più spesso di quanto si pensi.
che altro dire? Sono convinta che tua cugina abbia fatto un figurone: brava!

Eboli