Ciao! Sono in ritardo di quasi un anno o in anticipo di qualche settimana, ma accetti ugualmente una recensione al posto di un ovetto?
Devo essere sincera e dirti quel che penso davvero in merito ai concetti esposti da te con tanta chiarezza e gran disillusione.
Partendo dalle mie esperienze e dai colpi di varia natura che mi hanno fatto maturare con gli anni, nonché attraverso le vicende vissute da persone a me care, mi sento di poter affermare che pensare di compiere un gesto eroico continuando ad amare “nonostante la deludente realtà” è un’illusione.
Adesso non vorrei assumere un atteggiamento eccessivamente cinico e negativo, ma quando si è adulti e si guarda al futuro inteso come stabilità duratura sentimentale, sulla quale si vuole fondare la propria famiglia futura – per me una famiglia comincia ad esserci già con due persone legate dall’amore e un progetto di vita comune – si deve avere il coraggio di guardare la realtà per com’è esattamente e non per come la si vorrebbe; assumere un atteggiamento sfiduciato ma disperatamente votato al martirio non giova e logora.
Le insoddisfazioni costituiscono il quid che consuma ogni individuo nell’intimo e col tempo lo induce ad avere un approccio con i sentimenti e con la sua stessa vita sempre più distaccato, al punto che l’abitudine a non ricevere l’amore di cui ha bisogno lo porta a smettere di cercarlo, accontentandosi delle briciole che riceve e facendosele bastare, perché? Per il motivo più ovvio: la debolezza e il bisogno di tenersi vicino la persona che si ama e con la quale ci si è messi in gioco dando tutto di sé.
Tutti, persino le persone più indipendenti e ciniche della terra hanno bisogno di amare e di essere amate, ma ve ne sono alcune che, se non ottengono quel calore che cercano, si accontentano di elemosinare considerazione. Finiscono pertanto a non chiedere niente e a non aspettarsi nulla, ma quel minimo che ricevono se lo fanno bastare e ci costruiscono sopra l’intera loro esistenza, ben avvezze ormai a sentirsi sole e non capite.
La solitudine e la frustrazione diventano compagne fidate e ci si riduce ad esser cinici e duri per non soccombere, per soffrire meno; si arriva a credere che non esiste altro amore se non questo, magari anche raccontando a se stessi la favola che si è forti e che si riesce a rimanere in piedi e, per chi si crede davvero una roccia, c’è la convinzione di aver smesso di aver bisogno di essere amato nel modo in cui una volta desiderava con tutto se stesso e a cui ora nemmeno pensa più.
L’amore non si dimostra con manifestazioni clamorose o con un uso estremo del romanticismo in tutte le sue forme, no.
L’amore vero si dimostra con le azioni, con la costanza e con la presenza, sia essa morale sia materiale; niente di più e niente di meno.
La verità è che il vero coraggio non è il trascinarsi in storie che fanno sentire di essere soli e abbandonati, mossi dalla motivazione di essere innamorati, perché un rapporto vero è un do ut des, una corrispondenza biunivoca e non può ridursi ad una relazione a senso unico.
Non è giusto essere fidanzati con qualcuno e sentirsi fidanzati con se stessi, questo non è “gesto eroico”, è debolezza, incapacità di lasciare la persona che si ama, illudendosi di esser capaci di rinunciare al calore profondo e vero, all’amore reale.
Sono d’accordo con te, l’amore è anche il lavare i piatti insieme e, anzi, sono sempre stata dell’idea che con la persona amata ci si sente felici e appagati anche stando in una cabina telefonica a non fare niente, perché quando l’amore esiste – ed è reciproco – ci si sente forti e felici anche solo vedendo la propria immagine riflessa negli occhi della persona amata che ricambia con tutto il cuore.
Bisogna avere il coraggio di capire quando i rapporti sono malati e tenere a se stessi quel minimo che consente di pretendere di essere amati per davvero, senza elemosinare considerazione e né accontentarsi delle briciole, perché chi non si cura della tua felicità non è animato da amore.
Voler bene a qualcuno, significa desiderare il bene di questa persona e prodigarsi affinché glielo si possa assicurare; si sente l’esigenza di dire “Ti amo”, quando il bene che si prova per l’altra persona è talmente profondo da essere una forma di amore e, pertanto, induce ad impegnarsi allo stremo per garantire la felicità e il benessere dell’altro, a prescindere da quel che si riceve, perché vederlo felice è di per sé la maggiore delle soddisfazioni e la più grande fonte di gioia personale.
Chi non si cura del benessere della persona a cui dice “Ti amo”, non ama veramente e questa è una verità inoppugnabile e inconfutabile; è l’assoluta verità, anche se fa maledettamente male accettarla.
Non so se dopo un anno tu sia nella medesima condizione emozionale che ti ha fatto concepire i pensieri esposti in questo componimento, ma spero sinceramente che leggere questo mio commento possa fungere da confronto e ti faccia dare uno sguardo più ampio – anche solo per confutare le mie teorie - sulle dinamiche relazionali e su quel che sta alla loro base.
Mi rendo conto che si è fatto tardi, perciò ti saluto e mi complimento per il delicato tema trattato e per il lavoro che hai fatto. |