Una mia conoscente (purtroppo solo via Web) abita ad Aberdeen, e di tanto in tanto posta delle foto di una bellezza unica, per cui non è difficile immaginare il collegamento tra una simile beltà e il testo della canzone della Carlton, il cui connubio viene da te reso perfettamente con le scene descrittive e fortemente evocative del capitolo.
"C'era una tempesta in arrivo, pensò Harry. Pensò anche che sarebbe stata bellissima, probabilmente, una tempesta sul mare estivo, che sull'acqua si sarebbe riflesso il cielo arrabbiato e che le onde sarebbero state alte, furiose, che avrebbero sommerso la spiaggia."
Ecco, a dimostrazione del mio sproloquio sulle immagini evocative, trovo che questo sia il culmine del capitolo. Il concetto di sublime trova la propria definizione e realizzazione proprio qui. Bellissimo e terribile allo stesso tempo.
Ma alla bellezza del paesaggio si mischia e si confonde il dolore di Harry, sempre tragicamente presente, a maggior ragione visto che hai deciso di fondere il capitolo con parte dello studio della dottoressa Kübler Ross (copincollato per via di culopesaggine correlata al ricercare la umlaut sulla 'u' ^^), di cui, a essere onesti, avevo sempre sentito parlare, ma sul quale non ero neanche lontanamente informata a dovere.
Certo, il dolore di cui si parla differisce da quello dello studio psicologico, poiché tratterebbe del dolore che segue la diagnosi di una malattia mortale, ma vista la presenza pressoché costante della morte, in HP come nella tua personale rivisitazione della storia, trovo che l'argomento sia calzante e ben trattato.
Uuuh, sto veleggiando verso la fine! Già il fatto che Harry abbia alfine deciso (senza esserne costretto da situazioni di pericolo) di tornare a usare la magia è foriero di cambiamento.
Ancora complimenti, come sempre! |