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Autore: Elos    07/04/2012    5 recensioni
La guerra è finita. Mentre il Mondo Magico cerca di rimettersi in piedi dopo cinque anni di battaglie e morti, i sopravvissuti sono lasciati a convivere con il peso di tutte le cose che sono andate irrimediabilmente perdute.
Da Londra ad Hogwarts, ha inizio un viaggio attraverso lo spazio e la memoria per rimettere insieme i pezzi di una storia d'amore mai iniziata.
Prima classificata all'[Auror Contest]Rabbits on the run indetto da patronustrip.
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Undici giorni verso Hogwarts' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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8. misfortune tellers
04.07
06:44:52 P.M.


Dicono che il dolore abbia le sue fasi.
C'è il momento in cui neghiamo che il dolore abbia a che fare con noi: non vogliamo crederci, non possiamo credere che sia toccato a noi, cosa abbiamo fatto per meritarlo?
Ma il dolore ha le sue fasi.
Cominciare a credere fa più male di tutto il resto: dopo lo choc iniziale arriva la collera – verso di noi, verso chi l'ha permesso, verso chi ha lasciato la strada aperta al dolore e al lutto, e alla perdita, e non c'è niente che possa rimettere a posto le cose, adesso, niente che possa ripararle. Per rendere il dolore più piccolo si cerca di renderlo più breve, e cercare di renderlo breve porta a pensare che forse sarebbe meglio scivolare via subito, andare incontro a chi è andato avanti, andato oltre, a chi è diventato irraggiungibile. E' una forma di speranza anche quella, e gli esseri umani non possono vivere senza speranza. Vedersi sottrarre anche quella è l'ultima disperazione.
Dicono che il dolore abbia le sue fasi.
Il mare non esercitava più agli occhi di Harry la medesima, inquieta fascinazione del primo giorno in cui l'aveva visto: ma trascorrere il tempo in nave nel tragitto dal porto di Edinburgo fino a quello di Aberdeen era stato terapeutico. Al momento della partenza il cielo era stato bello, limpido, di un azzurro pallido e splendente nel sole vivo dell'estate: ma mentre il traghetto tagliava attraverso le onde del golfo, passando così vicino alla costa che si potevano vedere perfino i lampioni ai bordi delle spiagge, le persone minuscole come formiche sulla riva e nell'acqua bassa, il vento aveva spinto sopra di loro lunghe nuvole da nord, bianche come la spuma, come la neve.
Il traghetto aveva attraccato ad Aberdeen ed Harry aveva speso solo il quarto d'ora necessario a fermarsi nel posto da turisti più economico che ci fosse e ad ordinare e trangugiare famelico un piatto di stufato – offerta del giorno, che una cameriera sulla cinquantina dal sorriso simpatico gli aveva riempito fino all'orlo – prima di incamminarsi verso la spiaggia.
Non c'era più il bel sole di Newcastle, lì, e a tratti piovigginava, un'acquerugiola quieta che cadeva senza peso sull'acqua mossa, grigia come l'acciaio, come la lama della spada di Grifondoro, come una luna riflessa: ma Harry si era tuffato lo stesso, tenendo i calzoni addosso perché non aveva mai pensato a comprarsi un costume e al momento non aveva i soldi necessari a procurarsene uno. Il mare era freddo, era bello. Nuotare era bello: in acqua, tra un'onda e l'altra, sembrava quasi di poter andare fin dove il cuore dell'oceano si faceva veramente blu. Si tenne dove il fondale era basso, dove riusciva ancora a toccare, perché non era un granché come nuotatore – e perché ogni bracciata spediva una fitta di dolore alle sue costole non del tutto in sesto, alla sua gamba malmessa.
Uscendo, si sdraiò sulla spiaggia per asciugarsi: la sabbia lì aveva un colore d'oro pallido, più scuro e brillante di quella di Newcastle. C'era qualche bagnante coraggioso ancora in acqua, ragazzi soprattutto, ma la maggior parte della gente era seduta su piccole sedie o asciugamani a godersi il giorno d'estate malgrado le nuvole e la pioggia intermittente.
Harry rimase sdraiato a lungo. Abbassò le palpebre e cercò di non pensare affatto, sentendosi stranamente integro e svuotato per la prima volta da settimane: forse si assopì, perché, quando riaprì gli occhi, i bagnanti erano scomparsi, di gente sulla spiaggia ne era rimasta poca e i suoi calzoni erano sufficientemente asciutti da permettergli di camminare.
Si alzò a sedere e si strofinò le palpebre, confuso. Aveva la vaga consapevolezza di aver sognato, ma nessun ricordo del sogno stesso. Forse aveva visto di nuovo Hermione. Forse aveva visto la lontra.
Bagnato nell'acqua di mare, anche il dolore sembrava bruciare un po' meno.
Il viso di Hermione era come un taglio al cuore. Senza le scarpe, lo zaino sulle spalle, si incamminò sul bagnasciuga senza far caso all'acqua che gli inzuppava il bordo dei calzoni.
Il viso di Hermione era come un taglio al cuore, più doloroso del grumo nero che gli era esploso nel petto, una ferita sanguinante che non sembrava volersi cicatrizzare: Harry non riusciva a non provare rimpianto, e senso di colpa, e gli sembrava di non aver mai provato altro. La Profezia di Sibilla Cooman gli aveva segnato la vita. Aveva avuto quindici mesi di gioia che non ricordava insieme a due genitori amatissimi e sconosciuti: tutto il resto, dopo, era stato nostalgia e dolore e la mancanza delle cose che non avrebbe mai avuto e di quelle perdute.
Camminando lungo la spiaggia gli parve di camminare accanto ad una lunga fila di ombre: c'era quella di Cedric davanti a tutte le altre, uguale a come Harry l'aveva visto nel cimitero, e quella di Sirius appena alle sue spalle, malinconico e distante, e poi ancora tutti gli altri, Silente e Dean e Cho, un poco discosta, Andromeda e Ted Tonks, Alastor Moody, Septima Vector, e tutti quelli che con loro che erano caduti in guerra, cercando di far sì che la guerra finisse.
Erano morti anche per lui, pensò Harry, perché lui potesse uccidere Voldemort, fermarlo, impedirgli di portare altro dolore ed altra devastazione nel mondo. Erano morti per proteggerlo. Erano morti per restargli accanto.
I suoi genitori gli si affiancarono mentre affondava con i piedi nella sabbia umida ed Harry desiderò di poter riavere indietro solo cinque minuti la Pietra della Resurrezione, per poter parlare con loro ancora una volta, salutarli, ringraziarli. Non era ancora certo che morire non sarebbe stato meglio – morire davvero, per non provare più dolore – ma ogni volta che ci pensava ricordava la lontra bianchissima sulle Morfoot Hills. Ricordava che Hermione si era messa in mezzo tra lui ed un'Avada Kedavra dalla quale non sarebbe potuto tornare. Che sua madre l'aveva salvato, che suo padre l'aveva protetto.
Come gli aveva detto Remus, molti e molti anni prima, sputare sul loro sacrificio sarebbe stato un insulto.
In fondo alla fila lo aspettava Hermione.
Dicono che il dolore abbia le sue fasi.
C'è il momento in cui neghiamo che il dolore abbia a che fare con noi, il momento in cui siamo furiosi e lo odiamo, il momento in cui cerchiamo d'abbreviarlo e quello in cui perdiamo la speranza che possa essere veramente breve.
Cerchiamo sempre di combattere il dolore, di affrettare l'arrivo del momento in cui finirà, e saremo guariti – ma il dolore ha le sue fasi. Non si può mettere fretta al dolore.
Hermione, Hermione. Meravigliosa Hermione. Il suo ricordo era come un taglio sul cuore, incommensurabilmente prezioso, dal valore incalcolabile.
Lo accompagnò per un lungo tratto di spiaggia, camminandogli accanto, e mano a mano che il sole scendeva la sua ombra sembrava perdere allo stesso modo di luminosità, affievolendosi. Harry pensò che doveva essere un sogno, quella marcia di morti al confine tra la terra e il mare, ma poi ricordò che era stato Padrone della Morte per cinque, brevissimi minuti: il tempo di avere la Pietra della Resurrezione ai suoi piedi, il Mantello dell'Invisibilità in suo possesso, la Bacchetta di Sambuco legata a lui dalla morte di Voldemort.
La Bacchetta di Sambuco era andata distrutta assieme al suo penultimo proprietario, in quella vampa di luce rossa che aveva divorato anche le ossa di Tom Orvoloson Riddle, trasformandole in cenere. La Pietra della Resurrezione era perduta tra le macerie di Diagon Alley e, con un po' di fortuna, nessuno l'avrebbe trovata mai più. Il Mantello dell'Invisibilità era tutto ciò che restava ad Harry, nascosto nel suo zaino, al sicuro, assieme ad un album di fotografie e a pochi altri preziosissimi ricordi di quel che di bello c'era stato nella sua vita... ma anche così lui rimaneva il Padrone della Morte, ultimo, vero Padrone della Morte.
Guardò la marcia di ombre argentate che lo seguiva e le vide scomparire una dopo l'altra, e Albus Silente gli sorrise, prima di andarsene, ed ammiccò. Lily e James agitarono una mano verso di lui e Sirius parve per un attimo più giovane, più bello, nuovamente ventenne. Harry si girò verso Hermione:
“Devi andare.” bisbigliò, e stavolta non suonava come una domanda.
Non c'era più nessuno in quel tratto di spiaggia. La riva risaliva da lì fino ad una lunghissima striscia d'erba verde smeraldo punteggiata di papaveri. Il mare sotto ai piedi di Harry era una lastra di mercurio vivo, in continuo movimento, sulla quale si specchiavano le nuvole e il sole: e nella luce chiara del tardo pomeriggio l'ombra di Hermione sembrava farsi sempre più eterea ad ogni secondo che passava. Hermione allungò una mano e gli sfiorò una guancia. Harry chiuse gli occhi: con le palpebre abbassate, sentì le dita di lei accarezzargli la pelle.
Quando riaprì gli occhi, Hermione era scomparsa, e lui non aveva bisogno che nessuno gli dicesse che quella era stata l'ultima volta in cui l'aveva vista – l'ultima volta in cui le mani di lei gli avevano recato la memoria del conforto.
Le nuvole disegnavano alti pilastri orlati d'argento tra il mare e il cielo, palazzi e torri e cattedrali di cotone bianco. Ce n'erano tante, e il vento ne spingeva ancora sopra al golfo di Aberdeen. C'era una tempesta in arrivo, pensò Harry. Pensò anche che sarebbe stata bellissima, probabilmente, una tempesta sul mare estivo, che sull'acqua si sarebbe riflesso il cielo arrabbiato e che le onde sarebbero state alte, furiose, che avrebbero sommerso la spiaggia.
Con il cuore ancora scevro di dolore, si inginocchiò e si rimise le calze e le scarpe. Aprendo lo zaino, prese la bacchetta: poi, dopo aver lanciato un'ultima occhiata circolare alla spiaggia e al mare, si Smaterializzò.





Note del capitolo: La forma scelta per questo capitolo è l'inserimento di stralcio enciclopedico, e il testo al quale ho fatto riferimento è La morte è il morire, di Elisabeth Kubler Ross. L'immagine è tratta da qui e raffigura la spiaggia di Aberdeen, e il brano è Marching Line.

Al momento questo capitolo assume ai miei occhi particolare significanza: innanzitutto, è stato uno dei pochi nei quali si possa leggere l'intero capitolo, da cima a piedi, ascoltando la canzone che lo ispira... e, oltretutto, io generalmente lo finisco precisamente quando la canzone finisce. Poi, e soprattutto, al momento sento più vera che mai la parte iniziale. Il dolore ha le sue fasi.

Un grazie a tutti voi che seguite questa storia, come sempre, e doppio con cioccolata a voi che vi prendete cinque minuti per lasciarmi un commento.
  
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