Ero tornata su "Un sorriso per Severus", e per la prima volta ho letto che si trattava del seguito ideale di "Chiedimi se sono felice". Pertanto, sono passata a "Chiedimi se sono felice" (più tue storie leggo, in fondo, meglio è!), e a quel punto sono arrivata qui.
Ebbene, mi è piaciuta... ma dato che sono piuttosto esausta (ho avuto una mattinata abbastanza movimentata), non so che razza di recensione riuscirò a mettere insieme. Io incrocio le dita e ci provo...
Da dove cominciare? Innanzitutto, l'idea di mettere insieme Aberforth e Severus mi ha colpita: è molto originale, ed ha il suo fascino. Non avevo mai pensato di associare questi personaggi, ma il modo in cui l'hai fatto in questa storia mi ha incantato.
Innanzitutto (come dici anche tu nelle note), sono accomunati dalla loro solitudine... e poi c'è Albus.
Quest'amarezza che Aberforth si porta dentro, dovuta anche al fatto di essere riuscito a perdonare il fratello solo dopo averlo perduto, mi ha stretto lo stomaco... E il rapporto tra Severus e Albus mi è sempre piaciuto, quindi più di una volta non ho potuto fare a meno di commuovermi (per farti un esempio, quel gli ho voluto ancora più bene ha avuto su di me un effetto micidiale).
E sei riuscita anche a farmi sorridere, specie grazie all'aiuto di Aberforth, e dello Schiantesimo da manuale (povero Piton, però :D)... ma anche per quella sfumatura di speranza che c'è nel finale, per Severus che finalmente prende in considerazione di poter passare - in un futuro indefinito, ma sempre migliore di un mai - dal vivere al sopravvivere.
L'immagini che ho preferito sono state quelle delle mani vecchie di Aberforth che abbassano le palpebre alle giovani vittime della guerra, e quella del suo occhio che sbircia le lucciole catturate.
Complimenti! |
