Recensioni per
Hush. Whisper low.
di Yoko Hogawa

Questa storia ha ottenuto 23 recensioni.
Positive : 23
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
30/12/14, ore 14:54

Okay dunque, premetto che sono una pippa nello scrivere recensioni: non so mai esattamente cosa dire, specialmente se la storia mi è piaciuta a tal punto da lasciarmi senza parole, quindi ahinoi, sono senza parole.
Sono distrutta, davvero. E' come se mi avessi preso a calci nel sedere...anzi, peggio! Tutto bellissimo, tutto perfetto e poi...BOOM. Ho pianto, e non poco...te lo assicuro.
Non piangevo così tanto dai tempi di Twist&Shout (Supernatural, letta più di un anno fa. Se non la conosci lascia stare prima che ti venga in mente qualcosa di simile e decidi di ucciderci tutti senza battere ciglio).
Ho visto che hai anche scritto il seguito, quindi ora se non ti dispiace (e figuriamoci) vado a versare lacrime anche sul sequel. Grazie per aver scritto questa meraviglia.

Recensore Veterano
07/02/14, ore 15:47

Per fortuna ho scoperto questa storia ora. Se non avessi già a disposizione il seguito farei la fine di John.
MERAVIGLIOSA.
Non ho altre parole per descriverla, l'ho letta tutta d'un fiato e mi è entrata davvero dentro, hai una bella capacità narrativa, metafore vibranti e una caratterizzazione perfetta. *-*

Recensore Master
15/01/14, ore 02:56

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Il dolore, varcata una certa soglia, può diventare una trappola; ti si insinua nelle ossa e si impossessa di te in maniera silenziosa, ti corrode dall’interno e ti consuma mentre la tua vita, fuori, continua a scorrere – in realtà lo fa solo all’apparenza, perché la verità è che, ormai, è ferma da tempo, come le lancette di un orologio che hanno smesso di girare e che sono l’emblema della stasi in cui ti ritrovi, che è una gabbia priva d’uscita, una voragine da cui non si può risalire. Il dolore – questo dolore - straripa fino a rompere gli argini e, dopo averti offerto la consolazione di un’illusione, ti spezza definitivamente.
“Hush. Whisper low.” è tutto questo ma, in realtà, è anche molto, molto di più. “Hush. Whisper low.” è pagine pregne di sofferenza e di malinconia, di parole e immagini in cui aleggia una tristezza dolorosa e rassegnata – quella di John che, pur vittima delle proprie allucinazioni (della propria follia), sente fin dal principio e con estrema chiarezza che qualcosa, nella sua storia, è incrinato, stonato, sbagliato; sente (sa) che quel che ha davanti è solo una pallida (una finta) ombra di quel che ha perduto - ed è una consapevolezza che fa male. Il suo malessere serpeggia tra le righe e arriva dritto al cuore di chi legge, che lo vive e lo tocca con mano. L’incredulità, la disperazione, l’aggrapparsi ostinato ad una realtà che si rivela essere una menzogna, sono quelli di John ma anche del lettore, che vede con i propri occhi – e con il proprio cuore - la vita del personaggio sgretolarsi, frantumarsi in mille pezzi, portandosi via quel poco di lui che il dolore non aveva annientato. È una lettura che coinvolge e stravolge, che commuove e lascia senza fiato, che devasta. Letteralmente. Sfido chiunque ad affrontarla e uscirne indenne.
L’introspezione del protagonista è condotta in maniera magistrale, raccontata con immagini splendide e suggestive e mediante un Italiano assolutamente privo di sbavature. Ritengo che meriti un posto d’onore nella sezione, perché è di una bellezza disarmante e perché, soprattutto, è una storia viva, che lascia il segno.

Recensore Master
15/01/14, ore 00:43

Francamente, non mi reputo in grado di commentare la bellezza di questa storia (figurarsi di renderle giustizia), ma sarebbe un sacrilegio non lasciarti qualche parola dopo tutto quello che mi (ci) hai regalato, pertanto provo a fare uno sforzo - con la consapevolezza di non poter riuscire nell’intento.
Potrei snocciolare un’infinita serie di aggettivi positivi e non avrei ancora detto nulla, non avrei ancora detto abbastanza; non avrei detto abbastanza perché questa storia non è bella, non è splendida, non è magnifica (o meglio, non è solo queste cose), ma è viva. Non la leggi, ma la senti, ti si infila nel cuore, sotto la pelle. Personalmente, l’ho vissuta con una tale intensità che, giunta alla fine, mi sono ritrovata senza fiato. Letteralmente. Non avevo intuito nulla, non immaginavo che le cose stessero in questo (terribile) modo, e scoprirlo è stato…un tuffo al cuore? Uno shock? In realtà, non saprei nemmeno come definirlo.
Potrei dirti che la trama che hai architettato è originale (e lo, senza dubbio) ma, anche in questo caso, lo troverei riduttivo: è un arazzo straordinario, un mosaico in cui tutti i pezzi si incastrano alla perfezione, un dipinto privo di sbavature. Non riesco ad individuare una scena su cui soffermarmi, né penso che sarebbe giusto farlo, perché sono tutte così belle e vivide che sarebbe ingiusto lodarne una soltanto o, comunque, solo una parte. Ho amato tutto, indistintamente, e ho trovato tutto egualmente doloroso, perché la consapevolezza di John – quella che vi sia qualcosa di anomalo, di incrinato, di guasto – pervade ogni singola riga e riempie ogni parola e ogni immagine di una malinconia amara e di una tristezza immensa – una tristezza pesante, palpabile, che il lettore percepisce come fosse la propria.
Alcuni dei momenti condivisi da John e Sherlock (o meglio, dallo Sherlock prodotto dalla mente di John) sono di un’intimità splendida e disarmante, commuovente; ripensarli col senno di poi, alla luce di quella che si è rivelata essere la verità, fa veramente male. E il tuo Lestrade è un uomo magnifico, a cui mi sento in dovere di dedicare almeno un cenno.
Sono consapevole dell’inadeguatezza di questo commento (posso dire, a mia discolpa, che qualunque complimento sbiadirebbe di fronte ad un capolavoro come questo), ma ci tenevo a farti sapere quanto questa storia mi abbia colpita e, soprattutto, a ringraziarti per averla condivisa con il fandom. Mi ha trasmesso moltissimo e, malgrado abbia letto ancora poco nella sezione, sono certa che resterà una delle più belle in cui abbia avuto la fortuna di imbattermi.

P.S. Vorrei leggere il seguito, ma ho paura delle ripercussioni che avrà sulla mia psiche e, soprattutto, sul mio stato emotivo T_T

Recensore Junior
14/08/13, ore 23:17

Allora.. per prima cosa devo confessare che in questi ultimi mesi ho divorato ogni tua ff su Sherlock e John su cui sia riuscita a mettere le mani, e mi scuso immensamente per non aver lasciato recensioni, se non in I carry your heart in mine .. (rimedierò appena mi sarà possibile ;)
Sappi che considero le tue storie tra le migliori ch'io abbia mai letto su Sherlock, davvero. Sei così brava da togliere il fiato, da proiettare il lettore nella fic, riducendolo al ruolo di mero osservatore, e impedendogli di staccare gli occhi dagli atti che si stanno consumando all'interno dello schermo del computer, avvertiti come veri, magnetici.
Ovviamente, nessun fan può impedirsi di chiudere gli occhi e fantasticare con aria sognante dopo aver letto una storia a lieto fine.. ma.. questo non è stato il caso.
Ora che ci penso, potrei aver recensito solo queste due storie perché sono delle più tristi che io abbia mai letto su Johnlock. Credo che dopo tutti i commenti lasciati prima di me, tu abbia avuto modo di renderti conto della dimensione distruttiva di questa tua serie. Ma da bambina mia madre mi ha inculcato l'idea che repetita iuvant, quindi eccomi qui ^^
Come risposta alla mia recensione di I carry your heart in mine tu scrivesti: mi piace pensare di aver fotografato un arco della loro vita in cui entrambi crescono un po' e si stabilizzano su di un nuovo equilibrio.
Oppure sono solo un'autrice pazza con il kink dell'angst.

ora posso affermare con sicurezza che è la seconda ipotesi ad essere vera xD non vedo altra possibile spiegazione..

Ok, immagino sia arrivato il momento di commentare la storia in sé (che dubito i miei deliri possano mai interessare qualcuno ^^")
Avendo già letto l'introduzione di Awake me not, fin dalle prime, sfuggenti, apparizioni di "Sherlock" ho avuto come l'impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato, come un frutto su cui si possono leggere i primi segni di decomposizione. Mi è sembrato che anche la visita di Mycroft nell'appartamento di John potesse essere una sua allucinazione.. Eppure andando avanti nella storia, questa mia sensazione non mi ha impedito di sentirmi crollare il mondo addosso quando, dopo aver chiuso la sua telefonata con Lestrade, John si rende conto di aver solo immaginato che lui gli avesse consegnato quel fascicolo. Mi era sembrato un comportamento così plausibile, non ne avrei mai messo in dubbio la veridicità.
Ho avvertito una tensione crescere, acuirsi, esasperarsi fino a spezzarsi come una corda troppo tesa, la spannung è arrivata inattesa, troppo presto, prima che avessi modo di ricollegare i fatti, per giungere alla conclusione, che mi è stata praticamente sbattuta addosso con l'interrogativo che Moriarty pone al dottore:

« ti sei chiesto come può un uomo che si è sparato in bocca essere vivo e vegeto in piedi nel salotto del tuo appartamento, ma a questo punto io posso ribattere con una domanda simile, chiedendoti “cosa ci fa una persona che si è schiantata al suolo lanciandosi da un tetto in piedi nel tuo salotto?” » domandò, scimmiottandolo

Questa parte, è davvero un capolavoro: il Napoleone del crimine (espressione di una parte di John che è sempre stata presente dentro di lui, facendolo dubitare, per brevi attimi, facendolo svegliare nel cuore della notte per assicurarsi che "sì, non era un'illusione, Sherlock è qui.") si ritrova a fronteggiare per l'ultima volta la sua nemesi, la quale però non può muovere contro ciò che rappresenta pur sempre la faccia opposta della stessa medaglia, ma è costretta a limitarsi ad intimare a John, in un tono sempre meno fermo, più angosciato di andarsene.
Come se lui potesse mai farlo, ricommettere due volte lo stesso errore, anche se è inconsciamente consapevole del fatto che la sua mente non reggerà.

«Allora chiediglielo » lo spiazzò Moriarty, facendosi indietro quasi danzando ed indicando Sherlock con le braccia aperte: « chiediglielo. “Sei reale, Sherlock?” “sto sognando tutto, Sherlock?” » una pausa, il tono più basso di voce, il sorriso sornione bel cattivo delle fiabe: « “sono pazzo, Sherlock?” » sussurrò malizioso.

Come guidato da un marionettista, John posò lo sguardo su Sherlock, cominciando a respirare più profondamente per cercare di calmare il battito impazzito del cuore che stava per fargli esplodere la giugulare.

Holmes lo guardò, pacato e tranquillo, e l’unica cosa che riuscì a dire – a ripetere – fu: « non ascoltare ».


Davvero, non ho parole per descrivere cosa ho provato leggendo questa climax, questo sussurro malizioso .. né la reazione di John, posto davanti a una verità così terribile, la cui unica reazione è voltarsi verso di Sherlock, alla ricerca di quella sicurezza, quella familiare, calda stretta al cuore che la sua presenza è sempre riuscita ad infondergli.
Ma è troppo tardi per tornare indietro.. non potendo più nulla contro la cruda verità, contro il fatto che John stesso (sebbene forse senza la chiamata di Lestrade gli ci sarebbe voluto molto di più per elaborare ciò che era successo) abbia deciso di mettersi al corrente di essa, smette di tentare di allontanarlo.

« Tu non hai finto di essere morto... tu stai fingendo di essere vivo » mormorò John, gli occhi sgranati fissi sul vuoto.

Ammetto di aver iniziato a piangere leggendo queste parole.. Hai fatto davvero un gran bel lavoro, rinnovo i miei complimenti: questa storia è davvero straordinaria. Ne ho letto anche il finale, e volevo fare un'unica recensione ma adesso non ne ho proprio il tempo >.<
sono sicura che avrai modo di leggerlo a breve, in ogni caso ;)
Alexiels

Recensore Junior
14/03/13, ore 13:43

Ho letto questa storia un po' di tempo fa (un bel po' di tempo fa... È stata una delle prime, quando ho cominciato ad avventurarmi nel fandom) e da allora è diventata indelebile.
È stata una delle mie preferite ancor prima di aggiungerla alle preferite (ancor prima di rendermene conto, insomma). Probabilmente la preferita in assoluto. Ed è da quando ho finito di leggere l'ultima parola, subito dopo averla scoperta la primissima volta, che ci tengo tanto a lasciarti una recensione. Ma poi ho sempre rimandato, rimandato, rimandato...
Ed allora eccomi qui, ora.
Ammetto che anche adesso, che mi sono decisa, mi sento quasi in soggezione, perché quando qualcosa mi piace come mi piace questo tuo lavoro, tendo a perdere le parole; perché questo tuo scritto a parer mio ha un livello così alto e tocca tasti così profondi che le parole che meritavano di essere scritte lo sono già...
(E lo sapevo che sarei riuscita a comporre solo frasi senza senso, ma spero che possa farti ugualmente piacere.)
Ho adorato “Hush. Whisper low” in ogni sua più piccola sfaccettatura e ho sempre “odiato” l'angst (che leggo comunque a valanghe -e da cui, in questo caso, ho rischiato davvero di non riemergere). Una sensazione ambivalente.
Mi ha catturata sin dalle prime frasi. Al terzo paragrafo sapevo già che non mi sarei più fermata.
Fluida e trascinante, è un piacere alla lettura.
Analizzare la trama sarebbe un processo seriamente lungo, almeno per me (l'introspezione di John probabilmente si rivelerebbe vasta come il mare, ed io non sono una psicologa...), e futile. Una storia così va goduta, le domande suscitate ed eventuali risposte distano troppo dalla bellezza malinconica che permea dall'inizio alla fine con piacevole equilibrio, e vengono lasciate indietro facilmente (una reale conquista per il componimento)...
Assolutamente notevole; ed è “solo” il prequel...
Bravissima.

Recensore Veterano
20/12/12, ore 00:01

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
In ritardo di un casino,ma devo farti sapere che anche io sono caduta vittima di questo tuo capolavoro.
E' tardi,non troppo,abbastanza da essere completamente in balia del sonno. E sono fragile in questo momento. E poi leggo questo. Questo.
L'ho cominciata stamattina,suddividendola in tre parti di cui le prime due mi hanno convinta sempre di più della tua bravura,intelligenza e genialità che inserisci nella tua storia. E fino a qua era tutto OK. Ma non mi aspettavo quel finale,proprio no. Non volevo considerare quell'idea,non volevo. Giuro che non ci avrei mai,MAI,pensato ad un risvolto simile:John che si immagina tutto perché è talmente forte il desiderio di riavere Sherlock vicino a sé che la mente fa tutto da sola. Illudendolo. Se ti dico che piangevo mentre leggevo la parte in cui John ha realizzato che era tutto frutto della sua immaginazione?Quando Jim gli chiariva i pensieri confusi,palesandomi che,cazzo,è tutto logico. Palesandolo a me,povera lettrice Johnlocked in preda ad un attacco di pianto convulso,ma soprattutto a quell'uomo senza pace.

Ma davvero Sherlock è morto?!No aspetta devo metabolizzare.. Non so fino a che punto l'idea dell'amico immaginario mi andaà giù,perché fa troppo male. John si affida a un illusione per andare avanti,a una persona del suo passato di cui non riesce a farne a meno;forse perché davvero erano destinati tutta la vita a stare insieme,e l'aver incrociata la strada con quella di Moriarty ha provveduto a dare un taglio netto al loro destino. Non avrei mai creduto che lo sto per dire ma preferisco che Sherlock si trovi 3 metri sotto terra e lì soltanto. Vedermi John che si rifugia in una mera illusione è troppo triste. Non chiedermi il perché.
E nonostante tutto questo vortice di sentimenti ed emozioni che mi hai suscitato che mi fanno odiare la tua persona,non posso fare a meno di amarti. Questa è la prima FF Post-Reichenbach che mi faccia piangere più di un "Addio,John",un ritorno,un pugno e un abbraccio.
Fa male. E va bene.

Segnalo questa storia tra le scelte perché,come sempre penso,l'intero fandom merita di leggere FF che fanno mancare un battito al cuore,scendere una lacrima sul viso,venire i brividi sulla pelle. E questa è una di loro.

Bravissima,non ho parole.
Sevvina
(Recensione modificata il 20/12/2012 - 12:03 am)

Nuovo recensore
25/08/12, ore 19:56

Cavolo, l'avevo già letta ma non ho mai lasciato un recensione. Shame on me.
Che dire. Perfetta. Scritta in modo sublime.
A metà della storia ho iniziato ad avere dubbi su questo Sherlock, che ci fosse qualcosa che non andava, ma non ci ho fatto caso. Infatti...
John però alla fine convive con la sua pazzia, non può lasciare andare Sherlock un' altra volta.

Ho letto anche altre tue storie, e TU sei fantastica. Punto.
Non so che altro dire.
Complimenti, bravissima!
(Recensione modificata il 26/08/2012 - 03:20 am)

Recensore Veterano
11/07/12, ore 13:31

Non ho parole. Come ho potuto saltare questa meraviglia? Me ne sono accorta stamattina, cominciando a leggere il suo virtuale seguito, ma mi sono interrotta e sono venuta a cercare questa.
Non riesco a commentare compiutamente. La complessità delicata del tuo linguaggio fa di questa storia una chicca da conservare nei preferiti.
Il ritratto di John, che E' LUI ma nello stesso tempo non è più lui, è di una bellezza unica, soverchiante. L'evoluzione dei suoi stati d'animo, dei suoi pensieri e delle sue sensazioni, la descrizione di quel limbo in cui si è perso, in cui c'è qualcosa di stonato, di fuori sincrono, sono resi con una coerenza e una bravura magistrali.
Io ho cominciato a capire qualcosa solo quando ho incontrato Sherlock che non riesce a venire a capo del caso, ma non ne ero comunque certa.
E poi... la parte intima, quella quasi slash: i momenti di contatto fisico tra loro, il tocco delle labbra da parte di Sherlock, quel dirsi così le cose che John non riesce a dire nella propria testa, sono momenti in cui susciti  nel lettore un'esplosione di sentimenti senza essere mai ricorsa alla drammaticità delle parole, o alle esagerazioni nei dialoghi.
E' perfetta. Questa fic è perfetta. Mi sento ancora sopraffatta, ma devo farmi forza e leggere l'altra.
Sei bravissima, davvero.
Claudia D.

Recensore Veterano
26/06/12, ore 12:04

Non so. Boh. Mi sento annientata da questa storia. Ho sentito un dolore sordo al petto quando sono arrivata alla fine. Come se qualcuno mi avesse spappolato il cuore. E' davvero perfetta e io non so cosa scriverti. Non riesco nemmeno a piangere perchè ho il respiro mozzato, sto trattenendo il respiro da non so quanto. E' davvero magnifica ma mi dispiace non so cosa scriverti. Non sono molto lucida al momento. Boh. E' perfetta ma l'ho già detto vero?

Ok. Ora mi riprendo. Magnifica. Dolorosa. Senza offesa ma spero che i registi non prendano idea della tua storia altrimenti morirei sul posto. 

C'è una seconda parte??Quando potremmo leggerla?

Grazie. Ho letto questa fic ed è come aver preso un pugno in faccia. 

Irene
(Recensione modificata il 26/06/2012 - 12:06 pm)

Nuovo recensore
26/06/12, ore 11:07

non credo davvero ci sia nulla da dire, ti pare?
ho letto le altre recensioni e posso affermare che tutto ciò che volevo dire è in quelle righe. hai la capacità straordinaria di nascondere quell'atmosfera cupa anche nei momenti in cui sembra tutto risolto, come se john capisse che in realtà sia tutto sbagliato.
il particolare dell'orologio, delle luci che Sherlock non accende, delle provette impolverate, è straordinario ( per rimanere in tema)
hai lasciato degli indizi nella storia, piccole tracce di quella che era la vera realtà, ma nessuno li ha notati. sei stata talmente perfetta a inserirli come se fossero cose ordinarie, e non piccole crepe nel cuore di john, che nessuno ci ha fatto caso.
non importa se è lunga, perché sono convinta che se fosse stata più corta io, come tutte le persone che l'hanno letta, non si sarebbero appassionate cosi tanto da richiedere un altro capitolo, un seguito. anche se veramente, non è necessario.
è perfetta cosi, con un finale che risulta distruttivo, perché ci si ritrova a piangere come dei bambini, ma che è perfettamente correlato e giusto nella sua spiazzante verità crudele.

"La logica lo colpì come un pugno alla bocca dello stomaco.
Prima apparizioni, fantasmi per la strada. Sherlock che torna e lui che si sfonda le dita prendendolo a pugni.
« Prendendo a pugni un muro, Johnny-boy » intervenne Moriarty.
Sherlock che deve rimanere nascosto perché il suo nome non è ancora stato riabilitato.
« Così che nessuno possa vederlo, così da costringere te a non parlare di lui a nessuno ».
« Non può fare niente che tu non sai fare, non può sapere niente che tu non sai già o che hai immaginato, creato appositamente per lui, per questo ».

ma veramente, non scherzo quando dico che sei stata eccezionale, e che non ho mai letto nulla di simile.

Recensore Master
24/06/12, ore 02:25

Non so nemmeno esattamente perché ho cliccato su "commenta". Voglio dire, come si commenta una cosa così?
In ogni caso, volevo farti sapere che l'ho letta ieri notte, prima di andare a letto (ho lasciato che la luce dell'alba filtrasse nella stanza: non riuscivo a smettere di leggere). Poi, la notte, ho avuto gli incubi. Davvero.

E' - splendida. Dico splendida in mancanza di termini appropriati, perché, prima di ogni cosa, è una fanfiction splendida.
E' spiazzante: nonostante sospettassi qualcosa del genere (Sherlock che non mangia/John che si dispera per l'anniversario di morte dimenticato/ Sherlock che non esce di casa per un anno - manco io riuscirei a stare a casa per così tanto, figurati uno che spara al muro se non ha da fare per più di un'ora/ Sherlock che non accende la luce; aspetta che John torni e la accendi - immagine bellissima e inquietante. Sospetta/  Sherlock che sgombra la cucina/ Sherlock che dorme raggomitolato sul divano per un anno/ Sherlock che non spiega la sua morte - in un anno - perché John, come noi, non riuscirebbe a spiegare una cosa così) - dicevo: nonostante sospettassi qualcosa del genere, il finale è, comunque, un vero pugno nello stomaco. 
Un po' come Reichenbach: sappiamo tutti cosa succede a Reichenbach, lo sappiamo da sempre, eppure continuiamo a piangerci sù.
Questa è stata un po' come Reichenbach. E io non riuscivo a prendere sonno dopo averla letta. (Il mio masochismo mi ha imposto di leggerla di nuovo, stasera, alle due di notte, mentre muoio di sonno e con un'alzataccia che mi aspetta, domani. Ma avevo bisogno di rileggerla).
Un'altra delle cose che mi piacciono è quel grigiore - quel lieve malessere - che c'è un po' ovunque, qui, anche nelle parti apparentemente più felici. E' come se ci fosse qualcuno a sussurrare "Ehi, qualcosa non va! Non vedi?", tutto il tempo. E noi, insieme a John, diventiamo consapevoli. E la parte di noi che è Moriarty ha già capito.

Come dicevo prima: come si commenta una cosa così?
Posso solo farti i miei più sinceri complimenti - e sperare in un seguito. Sarebbe molto interessante.

Nuovo recensore
12/06/12, ore 00:44

Perfetta.
Scritta in modo incredibile, originale.
Le ultime parole mi hanno fatto scorrere un brivido lungo la schiena... e dire che un po' me le aspettavo.
L'attesa per la seconda parte sarà un po' come l'attesa per la terza serie... direi che hai fatto centro!

Recensore Master
09/06/12, ore 18:31

Oddio mio. Che capolavoro!
Mentre la leggevo speravo davvero che tutto potesse essere reale, ma c'era qualcosa che non andava. Nel leggerla ho pianto poco, sinceramente. Ma appena l'ho finita, ti giuro, sembravo una fontana. Piangevo disperatamente. Come fai a creare storie così vere? Scrivi divinamente! Leggerla mi ha distrutto, ma sapere che è una parte di due storie già prefissate mi ha aiutato. Spero nella prossima, nel vero ritorno. 
Ci sono frasi in questa storia davvero stupende, non so come tu faccia, davvero. Complimentissimi!
Alla prossima!
Baci, ross


Ah, secondo me faresti bene ad alzare il rating almeno all'arancione, se non proprio al rosso. E' struggente!
(Recensione modificata il 09/06/2012 - 06:33 pm)

Recensore Master
09/06/12, ore 15:19

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Cercavo una definizione, chiara e immediata, che potesse descrivere questa storia, ma in essa c'è così tanto che non mi è stato possibile. Thriller psicologico? Forse, ma la definizione mi pare limitata. C'è molto di psicologico e mentale in questo lungo ed articolato racconto, che si snoda nei tre anni successivi alla caduta di The Reichenbach Fall, c'è praticamente tutta l'anima e la mente di John, che cerca di sopravvivere alla morte del suo migliore amico, di adattarsi alla vita che va avanti, a cercare - magari - di ricostruirsela una vita.
Finché Sherlock, di punto in bianco, non ricompare: ciao, non sono morto e sono tornato. Il suo nome non è ancora riabilitato e quindi i due sono costretti a convivere di nuovo e Sherlock deve nascondersi nell'appartamento di John in attesa che il suo nome venga riabilitato. Iniziano così a trascorrere giorni, settimane, mesi durante i quali John sembra guarire dalle sue ferite, in cui il loro rapporto cambia, in maniera impercettibile eppure chiara.
Ma... c'è un ma gigantesco in questa storia, che esplode in faccia a John con la forza di una detonazione.
Alfred Hitchcock amava descrivere la differenza tra suspence e sorpresa. Ebbene, se leggesse questa storia, forse vorrebbe aggiungere una terza categoria: quella della sorpresa con indizi.
La bravura di questa autrice consiste nell'aver disseminato brevi accenni che dovrebbero aiutare il lettore a capire in che direzione si muoverà, ma essi sono avvolti in una tranquillizzante quotidianità che inganna e spinge il lettore in tutt'altra direzione.
Una storia molto lunga, ma senza una parola superflua e scritta in modo impeccabile.

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