Squiiiiiiiiz! Squiiiiiiiiiiiz!
Questo, giusto per informarti, è il suono tipico e topico di chi sprizza gioia da tutti i pori. Lo avevo letto ieri sera, ma ho voluto rimandare la necessarissima (come se non lo fossero tutte quelle da lasciare alle tue storie) recensione ad oggi, perché ero così intorpidita dal sonno, che il mio "squiiiiiz" sarebbe stato più simile al rantolo raschiato di un vecchio gatto arcigno e spelacchiato. Ero vecchia, arcigna e spelacchiata ieri. Oggi invece sono fresca, radiosa e suadente... come se fossi la splendida figlia di Thanos e Mistress Death.
Sì, oggi mi sento legittimatissima ad autoincensarmi e magnificarmi. Perché? CHARME mi ha dedicato un capitolo. HA! Per il mio tredicesimo (?) compleanno CHARME mi ha dedicato il primo agognatissimo capitolo della sua storia. Fra questo e il fatto che l'anno prossimo inizio il liceo (?), sono elettrizzata.
GRAZIE!
Passiamo alla recensione, su. Nel frattempo, di tanto in tanto, m'interromperò per sbandierare leziosamente la tua dedica ai passanti (leggasi: alla sorella inferocita che mi incita ad alzare le chiappe dalla sedia per andare a lezione).
Partiamo dal titolo: estroso, brillante (letteralmente... parliamo di una pietra semipreziosa percorsa dal tungsteno) e geniale (Avvertenza: questa parola sarà ripetuta ineluttabilmente e continuamente durante questa recensione. E' una pecca stilistica imprescindibile. Può indurre delirio di onnipotenza, ma nel caso dell'autrice della storia sarebbe pienamente giustificato). Quando l'ho letto in altra sede, ho avuto una crisi di risate e ho subito pensato che dovesse far parte della storia. Ma come titolo... è perfetto: a parte l'originalità (che è poi una tua ben nota caratteristica e che si riscontra anche nel testo), dici già tutto. E' splendido.
L'incipit non ha uno stile immediatamente parodistico, è un po' più serioso. Diciamo che si legge con un sorrisetto a mezza bocca, perché ci si aspetta qualcosa di spassosamente interessante.
"Ma il Male può annidarsi ovunque, e in qualunque forma, e non attende che un abbassamento della guardia per rivelarsi e sferrare il proprio attacco."
Mi ha ricordato tantissimo (per lo stile e per il movimento concentrico dell'attenzione che fai sapientemente spostare dalla Fifth Avenue all'interno della Avengers Mansion e poi al Male che si annida ovunque) "Buon Apocalisse a tutti" di Neil Gaiman e Terry Pratchett. L'hai letto? C'è quella stessa spensierata minaccia che aleggia nell'aria. Ispira un "ghgh" di attesa divertita.
Quanto alla comicità, ho notato un crescendo moderato, che ho trovato molto sottile (soprattutto perché puntellato, qua e là, da qualche ghiotto riferimento, di cui parlerò appresso) e molto adeguato ad un primo capitolo, necessariamente introduttivo. Geniale Tony che gioca col tablet (pardon, intendevo: "fa dei calcoli"), geniale Occhio di Falco Mani di Merda (cosa che mi avevi parzialmente spoilerato, ma che qui trova una spiegazione), geniale anche solo il click della pistola di Vedova Nera. Ho anche la ferma convinzione che Capitan America ti riesca deliziosamente bene da descrivere, fra quello che fai dire direttamente a lui (si veda l'aria di responsabilità - per non dire galanteria - che assume con la sconosciuta diciassettenne) e quello che fai pensare agli altri: Stark che non ha problemi a credere che non sia stato lui a lasciare la porta aperta, visto che lo crede costituzionalmente incapace di mentire, Vedova Nera che gli rivolge uno sguardo di compassione e così via. Oh, dimenticavo Occhio di Falco che fa la spesa... qui mi hai strappato una risatona. Stona così tanto con la sua convinta, un po' oscura figaggine! Quasi morivo!
*Si prende un attimo per sventolare in giro la dedica che mi hai fatto: "Mamma! Charme mi ha dedicato..." "-Sì, tesoro, hai charme, fascino, sei bella, buona e simpatica" m'interrompe distrattamente.*
Andiamo alla vera, incontrastata Stella della storia. Lei, l'unica e sola, Mary Sue per eccellenza, nell'aspetto e nei modi, nel nome e nel sangue: Niagara Jenhowepha Blackdeath. Sento il bisogno di ripeterlo: Niagara Jenhowepha Blackdeath. Me lo ripeterò come un mantra, quando avrò bisogno di farmi una risata. Cioè, nonostante lo conoscessi già questo nome (che poi l'aggiunta di quel Jenhowepha è da applauso), ho gongolato per un pezzo al leggerlo.
Lei, la diciassettenne che incarna tutti gli stereotipi possibili e immaginabili dei personaggi che altro non sono che le proiezioni guarnite, abbellite all'eccesso ed estremizzate delle autrici delle storie. Ho letto di iridi dorate, caramellate, cioccolatose, ambrate, color rubino e quant'altro. Di chiome traslucide, ravviate con un coreografico colpo di testa, che nemmeno nella pubblicità della Pantene. Ci sono anche labbra inferiori graziosamente morse per il nervosismo e il peso della responsabilità, figure snelle, slanciate e formose allo stesso tempo. Ed eroine che si ribellano ai genitori malvagi e finiscono per salvare tutti, pur nella loro completa abnegazione e soave incoscienza delle proprie incredibili capacità. Tutto questo è Niagara. Ed io già la amo. Certo, la amo come si ama quel personaggio caratterizzato in modo tanto sfavorevole da risultare un esempio in negativo. La amo. L'annuncio del pericolo che incombe e il suo (presunto) altruismo che si stempera - se non si annulla del tutto - nella pretesa di mettersi a capo del manipolo di difensori per contrastare mamma e papà? La sua parodiata caratterizzazione, è munifica, incantevole, geniale. Tu sei geniale.
Ultimo appunto di genialità: entra in scena come un portento, salvo poi scoprire che si è semplicemente intrufolata dalla prima porta dimenticata aperta, ed esce di scena in modo spassosamente coerente col personaggio. Un nube rosa glitterata e uno scampanellio. Dimmi che cavalca un pony. Un pony col quale comunica attraverso il pensiero. Un pony grintoso.
Genio. Genio ovunque.
*sparisce in una nube color glicine che le provoca un inelegante accesso di tosse, mentre un rumore di piatti infranti e paccottiglia varia riverbera nell'aria. Cioè, nell'aere.* |