Recensioni per
Lo specchio dentro di me
di phoenix_esmeralda

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
02/04/13, ore 20:16
Cap. 12:

Letto tutto d'un fiato e devo dire che questa raccolta è... MERAVIGLIOSA. Mi sono sentita nuda, leggendola, per quanto molte cose che la protagonista prova sono vicine alle cose che provo anch'io, spesso (nonostante so di non soffrire di anoressia). Le parti che ho preferito di più: quando lei è in classe e si mette in controluce per non farsi vedere, vergognandosi della pancia e delle cosce; in questa scena il senso di inadeguatezza è tanto palpabile da far star male, te lo senti proprio addosso, e pensi (penso) che a scuola è proprio così che fai. Poi, la scena dello specchio, la frase "e stamattina, è il dolore a fare da specchio"... STUPENDA. VERA. Ho amato molto anche "Proscenio", quando lei dice di voler essere parte dello sfondo, invece che della ribalta. Anche questo è maledettamente vero, perché anche solo stare in piedi in un autobus significa esporsi, mostrarsi, e ci si sente vulnerabili agli sguardi di chiunque. Infine, il capitolo "morte" mi è piaciuto maledettamente, soprattutto la frase finale, che denota la paura e, soprattutto, il sentimento di negazione che vive, il suo impulso di allontanarsi da chiunque capisca troppo di lei. E niente, scrivi divinamente e in un pugno di parole sei riuscita ad affrontare un argomento tanto delicato. Ho amato che tu non abbia mai parlato di modelle, o delle ossa sporgenti della protagonista, e pochissimo di cibo.
No, sul serio, perfetta.

Ah, mi ero dimenticata: il finale è bellissimo. Inizialmente non l'avevo capito bene, ma poi sono riuscita a interpretarlo, a modo mio. Quando lei pensa di aspettare fino all'indomani per chiedere al tipo, io l'ho visto un po' come la voce dell'anoressia che le diceva di procrastinare, che non era tempo, eccetera. Quando lei decide di mandargli direttamente un messaggio, quello è il primo vero passo che lei compie contro la malattia. Meraviglioso, poi magari mi sbaglio, ma io l'ho sentita così. Ciao! :)
(Recensione modificata il 02/04/2013 - 08:25 pm)

Recensore Master
22/03/13, ore 15:11
Cap. 12:

Ho amato questo finale. Ho amato che qualcuno abbia tirato fuori le palle e abbia totalmente sconvolto la routine suicida di questa stupida, povera, egocentrica e pazza vittima. (Ed è il motivo per qui la drabble che ho amato è "Arancia").
Mi fa venire in mente tutte le volte che ho visto uno sguardo, che ho riconosciuto sul volto di qualcuno - estraneo o noto, poco importa - i segni del dolore, della stanchezza... e non ho fatto nulla. Perché non erano fatti miei, perché sicuramente aveva qualcun altro con cui parlare, perché, perché...
E mi fa sorridere vedere come invece sia bastata una piccola scintilla per far risvegliare un cervello ormai impantanato nei suoi circoli più viziosi e malati. Lei non è diroccata, non è sfigata... eppure si sente così e quando noi ci odiamo, beh, è difficile che gli altri possano amarci. È incredibile la ventata di speranza che riesci a dare in cento parole dopo un migliaio di macigni durissimi da mandare giù, di introspezione di una persone che avrei voluto avere fra le mani e picchiare selvaggiamente. SVEGLIATI, le vorrei gridare.
Ma io ho un approccio un tantino sbagliato con queste cose...
Ricordo che c'è vagamente del personale, in questi temi. Per questo ne scrivi in maniera così straziante.
Prendere il dolore personale e farne qualcosa di universalmente riconoscibile è la vera letteratura, se non sbaglio e l'aveva già scritto. E tu, perciò, sei davvero un mio piccolo e personale genio della scrittura.

Nuovo recensore
13/02/13, ore 12:21
Cap. 12:

Nel leggere questa storia ero davvero ammaliata dalle parole che hai usato. Parole che, apparentemente, erano distanti tra loro, ma che accostate riuscivano a rendere perfettamente i concetti che volevi esprimere. E la cosa bella è che, nella tua storia, non sono solo le frasi a parlare, ma i termini stessi, presi singolarmente, il che è a dir poco eccezionale. 
Metto subito quello che hai scritto tra i "preferiti", perchè merita sul serio. Devi coltivare al meglio questo talento che hai, la scrittura è il tuo dono. 

Recensore Junior
05/02/13, ore 08:54
Cap. 12:

Le feste sono proibite per delle persone come Miss W, assolutamente. Risate, bei vestiti, alcolici, bevande gasate, pizzette, patatine, dolci... Tutte le schifezze più peccaminose, insomma, quelle che lei non potrà mai più permettersi. Quando entri in quel circolo vizioso puoi pure scordarti di vivere davvero, come facevi prima (forse), come tutti. Niente più pizzate, niente, più cene tra compagni, niente più gelati pomeridiani, niente più film americani e sparatutto accompagnati da un gigantesco sacchetto di pop corn.
Quella vita non ti appartiene più. Quella vita è insana, è nociva, è controproducente. Quella vita ti fa ingrassare, quella vita ti rende visibile, precaria, disarmata.
Quella vita ti faceva sorridere, ti faceva stare bene, ti faceva stare in mezzo agli altri. Magari eri un po' più in carne, magari eri anche giusta, con un po' di forme. Magari eri felice, per davvero.
E magari c'è ancora tempo e spazio per questa felicità, magari non è troppo tardi. Non sarà mai troppo tardi. Basta un messaggio, basta un aggancio che ti collega a quella vita fatta forse di tanti pentimenti, sì, ma nessun rimpianto.
Bella, bravissima come sempre, si vede che ci lavori e che sai cosa tutto questo voglia dire.
Ancora i miei complimenti per il quarto posto, brava brava brava :)

Recensore Junior
05/02/13, ore 08:40
Cap. 11:

Ecco, un'altra cosa importante che hai messo benissimo in luce è la parola di un estraneo. Mi spiego meglio: le ragazze come Miss W (ok, odio dire "anoressiche" e sto tentando di trovare delle varianti xD) non sopportano i suggerimenti, i consigli, le pressioni e aspettative da parte di tutte quelle persone che conoscono, che sono loro vicine, che si preoccupano, che (per certi versi) sono soffocanti. Perchè così Miss W tenderà ad isolarsi, si chiuederà a riccio, ribatterà quasi per inerzia sempre le solite frasi, i soliti monosillabi negativi. Andare contro corrente, non ascoltare, rendere tutto ciò che le viene detto come una caterba di cose senza senso e deleterie le verrà naturale. Non ci pensa neanche più, a dire il vero. Come la mamma le dice "mangia", come la psicologa le dice "guarda che ti ammali", come la zia, la nonna, il fratello, il cugino, il dottore, la ginecologa le dicono "non sei grassa" lei come un automa fa entrare la cosa da un orecchio e la fa uscire dall'altro. Perchè loro, per lei, sono di parte. Loro vorrebbero il suo bene, quell'altro bene che per lei così bene non è. Loro non sanno cosa voglia dire, loro non capiscono, loro sono "corrotti" da ciò che credono giusto. Perchè hanno paura, sono preoccupati, non ce la fanno più.
Ma se a dirlo è qualcun altro, qualcuno che in tutto questo non c'entra, qualcuno che non conosci, che non lo dice per uno "scopo", per disperazione, allora assume un'altra sfumatura. Se anche lui lo dice allora è vero, in tutto per tutto, e bisogna credergli. Se lo dice una persona che sa, che capisce in qualche modo, senza penetrare nella tua vita privata, senza dover scavare e analizzare per cogliere la sofferenza, allora fa molto, davvero.
Ahhh, ma mi sto calando troppo nel personaggio, mannaggia a me!!
Devo preparami per una seduta intensiva? xD

Recensore Junior
05/02/13, ore 08:24
Cap. 10:

Ho notato come hai utilizzato la luce nelle sue varie fome e mi è piaciuto anche come Miss W le sfrutta, per nascodersi meglio, per sformarsi, plasmarsi in qualcosa di migliore, di meno grasso. 
Ed è proprio vero: la domanda che gli pone lui è da copione, chiunque osserva la cosa dall'esterno non può fare a meno di chiederselo. Così come chi subisce la cosa non può fare a meno di ribattere con un "non capisci". Perchè è così, in fondo. Finchè non si prova davvero la sensazione non si può neanche lontanamente immaginare come ci si possa sentire.

Recensore Junior
05/02/13, ore 08:17
Cap. 9:

Ovviamente ha optato per restare. E secondo me (*personificazione del senno di poi on*) ha fatto benissimo: una persona che ti sta accanto senza allontanarti come un moscone fastidioso è d'oro in queste occasioni. Anche se, come ti ho detto nell'altra drabble, non sono convinta che farei anch'io così. Gli sguardi schifati, sgomenti o (peggio ancora) assenti degli altri fanno male, sì, però non mi mettono nella condizione di giustificarmi, di uscire dalla mia routine, di ammettere la malattia... E' difficile da spiegare. Non fraintendermi, essere finalmente notata e aiutata è un bene, un miracolo: niente più solitudine disarmante, niente più menefreghismo ed egoismo. Però una volta che ti "scoprono" sei costretta a smettere, a cambiare, a tornare sulla retta via, a sfuggire al tuo decadimento. E iniziano le lotte con il cibo, quelle vere, dove mangi (anzi, ti fanno mangiare) e muori dal senso di colpa, butti giù e ti senti l'autostima sotto i tacchi peggio di prima. Se ti notano non puoi più passare le ore di pranzo da sola, non mangiando nulla, mantenendo la tua "dieta". Se ti notano devi tornare a mangiare come loro, o almeno un po' di più, per non schifarli, per non destare sopetti.
Ovviamente il mio è il punto di vista di Miss W, non quello logico e "sano" che avrebbe chiunque altro. Farsi aiutare è sicuramente la cosa migliore, senza ombra di dubbio :)
Bellissimo il contrasto che hai dato con la morte presente in lei e la vita presente nella natura, nei fili d'erba... Rende prorprio l'idea e non stona per niente con il resto di questa raccolta.

Recensore Junior
04/02/13, ore 23:56
Cap. 8:

Che colpo terribile. Davvero, l'ho avvertito anch'io. Non dev'essere per niente bello sentirselo dire, visto e considerato che persino lei stessa fa fatica ad ammetterlo. 
Lui sa, lui sa cosa vuol dire, lui l'ha già vista addosso a sua sorella.
Sinceramente non saprei dire come reagirei.
Forse in un primo momento mi sentirei ferita, umiliata, imbarazzata e, proprio come la tua protagonista, cercherei di scappare, di togliermelo dalla vista, di togliermi dalla sua vista. L'evidenza se la batte la conoscenza. E' difficile stabilire quale sia peggio, quale faccia più male.
Poi però proverei a non allontanarlo. Cercherei il suo sguardo comprensivo, cercherei un suo appoggio.
Ma la paura di rendermi così vulnerabile e scoperta resterebbe sempre.

Recensore Junior
04/02/13, ore 23:42
Cap. 7:

Questa è la più bella perchè in sole cento parole sei riuscita a renderla coinvolgente e musicale. Dal "di solito" che stacca in mezzo, facendo presagire che la routine verrà presto spezzata da qualcosa (o meglio, qualcuno), al susseguirsi di quei due sostantivi solitari, che si richiamano a vicenda. Sostantivi a cui sei riuscita a dar voce, trasmettendo in tutto e per tutto le emozioni che racchiudono al loro interno.
Altro che il mio "ciao", questo qui ha molto più senso e concordanza con il resto della raccolta. Sinceramente mi aspettavo che fosse lui a notarla e a salutarla e, beh, mi hai piacevolmente sorpresa (così come si sarà sorpresa di se stessa la protagonista)!

Recensore Junior
04/02/13, ore 23:32
Cap. 6:

Ah! Qui hai cambiato nettamente stile: sembra di leggere una poesia. Hai adottato persino (involontariamente o no) delle figure retoriche, arricchendo il tutto, facendo danzare noi lettori tra le tue parole.
E' proprio vero: l'anoressia fa di te un corpo diroccato, anzi, l'anoressia è un corpo diroccato. Un corpo isolato, rovinato, tetro e poco rassicurante. Nessuno vorrebbe mai andare a vivere in un castello diroccato, così come nessuno vorrebbe avere un corpo diroccato. Nè tanto meno stare vicino ad un corpo diroccato. L'immagine del cane rabbioso che allontana le persone rende del tutto l'idea. 
Come la malattia quale è, nessuno la vuole toccare, nessuno vuole essere contagiato, infetto.
Tutti se ne fregano finché non è il loro corpo ad essere diroccato.
...O forse no?
(Recensione modificata il 04/02/2013 - 11:33 pm)

Recensore Junior
04/02/13, ore 23:21
Cap. 5:

Eccomi di nuovo qui, dopo tanto tempo e tante rocambolesche avventure (?)
Inutile dire che nelle prime due righe il clima universitario si riesce a leggere perfettamente. Ora libera, scalinate affollate da fumatori, ragazzi di tutte le età appollaiati sulle pachine a scartare la stagnola dei propri panini casalinghi (o contenitori stracolmi di qualsiasi cosa), solito bar pro-studenti che non sa più dove cacciare la fiumana che entra ed esce... E' sempre così, bene o male, in tutte le università x)
E se l'ora di pranzo può essere una manna dal cielo per la maggior parte dei ragazzi, per la tua protagonista è invece una disgrazia, una nota dolente che stona nel corso dell'intera giornata.
Non sembra, ma l'osservare gli altri mangiare può darti un'assuefazione incredibile se stai morendo di fame. Potrei scrivere un saggio sull' "assuefazione indotta dalle mandibole ruminanti", ma non è il momento nè il luogo adatto, direi x)
Ma poi ecco che arriva qualcuno. Qualcuno che ti nota, che ti considera, che ti vuole aiutare. Qualcuno che ti porge un'arancia, facendoti capire che  in qualche modo ci tiene alla tua salute, che non fa finta di nulla come tutti gli altri.
Ma tutta questa attenzione è da considerarsi un bene?

Recensore Junior
05/01/13, ore 12:29
Cap. 1:

Ciao... Ti lascio il giudizio qui, nel primo capitolo! 
Inutile dire e ripetere che mi è piaciuta tantissimo la storia, sei riuscita a parlare di un tema molto delicato con un punto di vista estremamente coinvolgente e un linguaggio coerente e con delle frasi da brivido *.*

 
Stile 8,5/10
Hai uno stile incisivo e, a mio avviso, accattivante. La storia scorre e i capitoli si leggono senza fatica immedesimandosi in quella figura davanti allo specchio rotto.

Linguaggio  7,5/10
Ci sono delle imprecisioni, ma il la scelta delle parole è talvolta molto azzeccata, tanto che ho voluto darti un mezzo punto in più.

Originalità  8,5/10
Moltissime volte si leggono, soprattutto nelle storie introspettive, le storie, i pensieri e le vite dei “perdenti”: degli omosessuali, dei poveri, dei brutti, dei secchioni, dei timidi….
Ecco, anche se la tematica è già stata affrontata ampiamente (a volte, forse, troppo!) hai saputo scrivere una storia molto personale, con una ragazza come tante che fa una vita comune, ha pensieri che altre prima e dopo di lei avranno e vive un disagio comune a molti ma di cui pochi parlano.
Ho davvero apprezzato che nella tua storia non sia il mondo a considerare lei una perdente, come nelle altre categorie, ma lei stessa. E questo credo sia un macigno molto più pesante da (sop)portare e da cui uscire.

Giudizio della storia  9/10
Sarà che ho letto la tua storia con sottofondo Annie Lennox, ma  alla fine ero davvero commossa. Era una storia introspettiva ma davvero reale. Ogni ragazza che ha anche solo una volta pensato di non essere abbastanza bella o di avere qualcosa che non va si ritroverebbe assolutamente a suo agio nello svolgimento di pensieri che hai scritto.
Mi hai colpita, ero assolutamente e in modo maniacale attaccata al computer per continuare a leggere come sarebbe andata a finire.
Per quanto riguarda la fine sono rimasta un pochino delusa, mi sarei aspettata qualcosa di più. Non mi ha lasciata entusiasta, anche se è un bel finale per la storia raccontata.
 
Uso delle parole  8/10
Hai saputo utilizzare tutte le parole nel modo migliore rendendole parte centrale della trama che andavi creando. Bellissimo il capitolo “controluce” così come “arancia”. Personalmente non mi è piaciuto molto il capitolo del proscenio, con quella citazione da Wikipedia, non ho inteso cosa volessi comunicare.
Ho dovuto inoltre toglierti un punto poiché i tioli non erano le parole da inserire nella storia, altrimenti sarebbe stato un 9 pieno.
 
Voto totale  41,5/50
 

Recensore Junior
17/12/12, ore 23:33
Cap. 4:

Ecco, questo è il riassunto esatto, di tutto quanto.
Cento parole e un'idea precisa lasciata alla fine di esse. 
Hai ripreso il tema, per così dire, del nascodere, del celare il proprio corpo, non rendendolo visibile agli altri. E hai usato perfettamente la parola "controluce", che non solo funge da luogo oscuro e buio, ma anche da schermo, protezione, difesa, perchè riflette i raggi, impedendo ad altre persone di volgere lo sguardo verso di esso. Come se respingesse, rifiutasse, aiutasse a risultare invisibile ("l'arte dell'invisibilità mi appartiene").
Poi quel guardarsi la pancia, il sedere, quell'azione continua, la sola ed unica che affligge la mente, quel "e io basto per tutti" esprimono davvero tutto... E io mi sento una stupida a provare ad aggiungere altro.
Bravissima :,)

Recensore Junior
17/12/12, ore 20:18
Cap. 3:

Geniale. Semplicemente geniale.
Avevamo pure la stessa lista, ricordi? Beh, io ho deliberatamente scartato la parola "proscenio" perché non sapevo dove metterla, nè come metterla.
Invece tu l'hai incastrata alla perfezione, dandole un'anima ed una forma all'interno di questi piccoli sprazzi di una vita precaria, travagliata, instabile. L'hai fatto persino diventare una metafora, un'analogia, una similitudine, tutte le figure retoriche che vuoi, insomma!
Perché è vero: quando si è insicuri, quando si crede che il proprio corpo sia inguardabile, non si vuole stare al centro del palcoscenico, di fronte a tutti, in bella mostra e con tutti gli sguardi e con le luci accecanti puntati addosso, che non lasciano scampo a nessuno dei tuoi difetti.
No. 
Si preferisce stare in disparte, portare a termine un ruolo marginale, che nessuno farebbe.
Può anche essere importante, questo tuo compito, come potresti essere importante tu.
Solo che nessuno ci farà mai caso.

Recensore Junior
09/12/12, ore 22:44
Cap. 2:

Lo specchio è il tuo peggior nemico. Posso dirlo con certezza, ne sono sempre stata consapevole e penso che passerò il resto della mia vita a diffidare di lui.
Lo specchio è perfido perchè modifica la tua immagine a tuo comando. A seconda di cosa sei convinta di vedere tu. 
Lo specchio non fa altro che riflettere le tue paure, la tua scarsa autostima, le incrinature che sei sicura di avere, i difetti che ti perseguitano come una seconda ombra.
Non fa nulla di più. Non riflette solamente la tua immagine capovolta, dandoti modo di guardarti, di aggiustarti un po' la coda alta di capelli, di vedere bene quale dente hai deciso di spazzolare. No. Lo specchio mette in luce ciò che il tuo subconscio è convinto di trovare, ciò fa di te un mostro inguardabile e privo di una qualsiasi sorta di speranza.
Lo specchio è la conferma di tutti i tuoi dubbi, di tutte le tue insicurezze, di tutto il tuo dolore.
Bravissima, hai centrato, come sempre, il punto.
Occhiaie, guance gonfie, capelli sfatti, doppio mento.
Già, proprio così.

'Azz, ma com'è che devo gareggiare sempre contro storie del genere? Mi sento un piccolo, insignificante scarafaggio spiaccicato sull'asfalto da un bambino sdentato e logorroico...
Inutile dire che aspetto le prossime ;)

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