Non ti smentisci mai, devo ammettere.
Riesci sempre ad imprimere alle tue storie una parte di te, e questo è un bene quanto un male. Certamente il tuo "sfogarti" nella scrittura potrà servirti a sentirti meglio, ma sicuramente non aiuterà la tua carriera, se così la si può chiamare, di fanwriter. Mi spiego: è sempre una buona cosa quando un autore decide di mettere una parte di se in un suo racconto - un sentimento, un pensiero, qualsiasi cosa -, ma lo deve anche fare nel modo giusto.
Non ti sto impedendo di continuare con il tuo sfogo, ma sarebbe più costruttivo e efficace, per te, se attorno a questi sfoghi iniziassi a costruirci una trama: personaggi, ambientazione, storia, dialoghi; Oltre che essere un metodo decisamente più efficace può servirti anche come "allenamento" per la tua fantasia, così, casomai decidessi di scrivere una storia a più capitoli, non ti sentirai bloccato dalle novità.
Detto questo non insisto oltre, infondo è tua la decisione :)
Ma passando alla storia: credo tu abbia descritto in maniera impeccabile la tendenza dell'uomo alla continua ricerca della propria "metà", sia essa una persona, animale o oggetto. La costante convinzione di avere qualcosa che manca, la sensazione di un vuoto dentro. Nessuno sa a cosa è dovuto, nessuno sa cosa lo riempirà, eppure continua a cercare, giorno dopo giorno. Mi è piaciuta veramente tanto (eccetto qualche piccolo errore di ripetizione e punteggiatura) :D
Ti metto comunque la bandierina verde, visto che quello di qui sopra vuole solo essere un consiglio e non una critica! Infondo ognuno ha il suo stile e, chissà, magari il tuo è proprio questo :)
-Calhin |