Inquietante, incisiva, difficile.
Questi sono i primi tre aggettivi che mi vengono in mente per descrivere questa flashfic.
Inquietante, perchè il parallelismo tra questa bambola di cui ogni piccolo pezzo è rotto ed una persona reale non riesce appieno ad essere afferrato -com'è giusto che sia, per una nonsense. Perchè un brivido sale su lungo lo stomaco e lo sterno, e giunge alla mente, che crea immagini pennellate abilmente con le parole: nomi ed aggettivi che si susseguono abilmente, dipingendo un quadro nella penombra di una stanza, con la persiana abbassata e qualche raggio di luce che colpisce di sbieco il letto, su cui è, malamente, appoggiata una bambola rotta.
Incisiva, perchè ogni parola si conficca nel cervello e sotto le unghie con forza, lasciando segni profondi, solchi invisibili come i lividi e le incisioni sul corpo di questa bambola.
Difficile, perchè la comprensione di questa storia sfugge -com'è, di nuovo, giusto che sia. Perchè è dura immaginare quel che questa storia ti costringe ad immaginare. Perchè è difficile non commuoversi, e sentirsi coinvolta, non sentirsi afferrare allo stomaco da una morsa inesorabile.
Ho adorato il tono di questa storia: il linguaggio aulico, che dà un che di distaccato all'atmosfera, allontanando il lettore e la voce narrante, mostrando le immagini a distanza, come in un filmato in bianco e nero.
Attenzione solo a tutti i participi presenti che usi: la forma implicita a tratti diventa fastidiosa, anche se mi rendo conto che il fine è quello di mantenere questa sorta di distacco narrativo. Segnalerei anche e soprattutto la primissima, breve frase che apre la storia, in cui la messa in costruzione forma un ossimoro fastidioso: ho dovuto rileggere la frase tre volte per sincerarmi di aver capito bene. Ciò nonostante, un lavoro davvero pregevole, di qualità elevata e dal consistente carico emozionale. Come dicevo, dovevo recensire.
Complimenti. Un bacio forte, Rowi. |