Recensioni per
Speranza Senza Redenzione
di Yu_Kanda

Questa storia ha ottenuto 26 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
12/09/15, ore 20:07

Buonaseeera,
okay, fai conto che tutto ciò che ho di tecnologico tra le mani si è opposto alla pubblicazione di questa recensione tipo cento volte (il tablet ha deciso che doveva cancellarne metà - e anche quando la riscrivevo e salvavo, giuro, SALVAVO, comunque si cancellava la parte riscritta e una parte vecchia... e passi una volta, ma alla terza ho imprecato in tutte le lingue che conosco, e pure quelle che non conosco, tanto alla fine si impara prima ad insultare e poi a chiedere dov'è il bagno), e quindi nei giorni scorsi - tipo da mercoledì - ho provato a scrivere questa recensione e a farla sembrare quella di una persona sana di mente e a modino, ma alla fine meglio essere noi stessi, no? 
Pertanto, ti avverto: certe volte perdo il filo del discorso (alcune volte riesco anche a recuperarlo, a mia discolpa!), e parto per una sorta di voli pindarici, ma tranquilla lo faccio solo con le storie che mi piacciono (le altre vengono stroncate senza mezzi termini).
Okay, ammetto di aver già letto e riletto, e di aver sofferto sempre alla stessa maniera, e non ho mai avuto il cuore di recensire, eh sono pesaculo peggio di Bookman, se te lo stessi chiedendo, ma più che altro perché non ne ho mai avuto la forza mentale e fisica per farlo, non so se lo sai ma certe volte uno esce distrutto dalla lettura di storie ben scritte come la tua (per non parlare del fatto che per sette ottavi qui scorra angst a palate, che a me e alle mie molteplici personalità piace, ma che un po' ci smangiucchia il cuoricino). Oltre al fatto che, come ho appena accennato, quando uno è abituato a leggere storie nella media (o anche sotto la media, vista certa roba che gira sul web) poi legge qualcosa di scritto dannatamente bene, tipo la tua, e dice "Ah, quindi è questo che vuol dire leggere cose belle" (e poi va in un agolo a disperarsi e a scartavetrarsi gli occhi per tutto quell'altro putridume che ha letto nel resto della sua vita). 
Tutto questo per dirti cosa? Ah, per dirti che finalmente ho il coraggio di recensire questa che a tutti gli effetti è tra le mie all time favorites, e che l'idea è di recensire (sempre in tempi biblici vista la mia prolissità e la mia pigrizia intrinseca) capitolo per capitolo. E ti prego di scusarmi perché non sono certo un bravo recensore, potrei dire un sacco di baggianate.

Okay, recupero la mia scatola di kleenex e cominciamo. 
Fin da subito mi permetto di dire che in giro per la rete ci sono un sacco di storie belle, eh, ma di Lavi/Kanda anche lontanamente decenti forse non si arriva alla trentina oppure, mettiamola così, non incontrano il mio gusto. Tipo, perché noi siamo persone educate. Le tue, sarà che scrivi bene, sarà che sai tenere bene i personaggi, insomma sono quelle che se avessi una classifica personale (c'è) sarebbero in cima. 
Non è facile tenere le redini di questi due, il personaggio di Kanda si sputtana con la stessa facilità di essere punto dalle zanzare quando vai in baclone e Lavi beh... diventa ridicolo con la stessa cadenza dell'operazione bis alla Conad. Insomma, ci vogliono due secondi e mezzo, tipo. 

Detto questo, partiamo dall'inizio.
E che inizio. 
Con, quante? Due frasi e mezzo? Sei riuscita a spingerci con Kanda nella cella. 
Il lettore è lì, che sente l'umidità nelle ossa, al buio. Può giurare di sentire il respiro affannato di Kanda, il gocciolare di un rivolo d'acqua contro la parete. 
Il lettore è lì e osserva Kanda, bestia in gabbia, che s'è macchiato di un atto esecrabile per la Chiesa (va beh, noi che siamo persone educate teniamo per noi i nostri insulti all'ordine di qualcosa che giudica l'operato altrui ma se ne strafotte di quello che c'è nel suo cortile). Comunque, Kanda è lì, ed è Kanda, pure se l'hanno seviziato, presumibilmente se sapesse che il lettore è lì e l'osserva (e forse un po' lo compatisce) troverebbe il modo di ammazzare l'indesiderata presenza. Kanda è comunque Kanda, e non sempre a tutti gli autori rimane così. Ammettiamolo, forza, tutti noi abbiamo pensato di giocare con la sanità mentale e non solo di questi due. E con Lavi è facile smontare e rimontare a nostro piacimento quei pezzetti di Lego che lo compongono, alla fine tra crisi di identità e doveri di Clan, il gioco ce lo rende facile già di suo. Mentre maciullare l'ego di Kanda è tutta un'altra storia, perché sì, alla fine gli si può far di tutto eh, la penna (la tastiera) è in mano a noi, ma non a tutti Kanda rimane in Kanda. Quel quid che lo rende così, sfugge via e... addio a Kanda. A te riesce bene, non so con quanta facilità nella scrittura, ma dalla lettura pare che sia una tua diretta propaggine, che ti esca naturale, insomma. Cioè è tipo la cosa a cui aspirano tutti gli autori, quindi boh, ti ammiro e parecchio.
Comunque, a parte questo, torniamo pure alla storia.
Il lettore sta sempre lì, che un po' compatisce Kanda, che ha ceduto alla carne, il che lo rende davvero davvero umano, ed è pure stato "giudicato" (che tanto lo sappiamo come vanno questi "processi") da una serie di inetti. E quindi Kanda è lì che non demorde, preferisce affamarsi piuttosto che mangiare alle condizioni dei carcerieri (è così da Kanda!), preferisce morire piuttosto che rinnegare se stesso e ciò che ha compiuto, le scelte che ha fatto - come se si possa scegliere razionalmente cosa vuole il proprio cuore - (è così da Kanda! e due). E alla fine il lettore lo sa che per Kanda sarebbe acqua fresca anche il carcere duro, alla fine è uno di volontà forte, mentre come Kanda, teme un po' per le sorti dell'altro peccatore. Alla fine Lavi è un coniglio, no? (che abbiamo già appurato che fare il ragù di coniglio è facile). E noi tutti temiamo un po' il suo magro destino. 
Okay, ora ammetto che proprio alla mia primissima lettura, io mi ero immaginato tutta una serie di fini violente per il poveretto in questione (una serie di morti allucinanti tra cui soffocato nel suo stesso vomito durante la tortura oppure che ne so? scannato nelle docce da un bruto, o massacrato di botte da guardie bigotte - parafrasando De André), ma mica avevo preso in considerazione che potesse commettere un abominio nell'abominio, il suicidio (sai che casino spiegarlo ai bigotti?). E invece. 
Io sono rimasto tipo dieci minuti ad occhi sbarrati dicendo "va beh no, va beh non può essere" (tanto che il mio cane, un mostro di arguzia, mi guardava strano).
E pure Kanda (che nel mentre si sta anche un attimo facendo uno di quegli esami di coscienza che fa più rumore di quando i vicini di casa decidono di fare i lavori nel bagno e gli operai trapanano dalle otto di mattina) che per la serie "se non vedo non credo" vuol vedere il corpo. Caro mio, uno: sei nel pieno della prima fase dell'elaborazione del lutto, chiamasi Negazione, se vuoi ti passo il numero di una brava psicologa; due: consiglio da amico, evita di sbirciare nelle sacche per cadaveri o sotto ai lenzuoli soprattutto quando la persona ghiacciata lì sotto è qualcuno a cui tieni che sennò si sentirà il rumore del tuo cuore che si spezza a isolati di distanza, fidati; che va bene fare il San Tommaso della situazione, ma a tutto c'è un limite. Soprattutto perché alle volte è meglio negare l'evidenza piuttosto che godere della realtà, soprattutto quando questa è grama. E per fortuna quel gran pesaculo di Bookman ha fatto seppellire il suo apprendista, che sennò qua, già la scena successiva è di un tragico che mi impiccherei al termosifone senza alcuno scopo erotico così, posso solo immaginare cosa sarebbe se invece Lavi non fosse sotto sei piedi (tipo due metri e spicci?) di terra.
E quindi il lettore sta lì, ancora, ha seguito Kanda fuori dalla cella, ha attraversato il Quartier Generale, ed è arrivato lì, davanti alla croce senza nome di Lavi. (solo il fatto che non è corporeo nella storia non gli ha permesso di sputare in un occhio al vecchiaccio). E ora è lì, il lettore, che non sa se può guardare direttamente Kanda o lasciarlo da solo col suo dolore.
E mentre noi piangiamo come agnelli alla fiera del bestiame di Forth Worth, Texas, (che in fatto di bigotti neanche scherza) e mandiamo in fallimento la kleenex, mandiamo anche tanti segni di approvazione al caro Komui, che avrà pure un sister complex che in confronto il complesso di Edipo che aveva Freud - sì, non m'inganna mica con tutto quell'incolpare madri, padri, zii - sono bazzecole!, ma non ne lascia passare una all'Ispettrice. (bravo Komui, zuccherino?)

Okay, ecco... l'altra versione della recensione era migliore, ma io sono un rimbambito assoluto, quindi... facciamo che chiudo qui e mi preparo psicologicamente al prossimo capitolo. 
Ti faccio ancora i miei complimenti più sentiti e alla prossima (cioè quando avrò riattaccato con la colla e il filo interdentale il mio povero cuore).
Arrivederci.
D.

Recensore Master
09/10/13, ore 13:45

Recensione/valutazionevalida per il contest "In direzione ostinata e contraria" indetto sul forum di EFP:

Grammatica e ortografia: 10/10
Nulla in particolare da segnalare, hai avuto la gentilezza di inserire in sede di invio delle tue opinioni sull’ortografia e sullo stile per cui se avessi avuto dei dubbi in merito hai già pensato a chiarirli, in questa sede però vorrei esprimere il mio parere su alcune di esse: riguardo al “sé stesso”accentato, appartengo anch’io alla scuola di pensiero che lo vuole con l’accento, perché almeno a quanto ne so l’accento si deve porre nei casi dove può nascere confusione, come nel caso di “là” avverbio che deve essere distinto da “la” articolo, mentre non si pone su “qui” e “qua” perché non si corre questo rischio; quanto all’esclamazione “Bè”, io sono di quelli che preferiscono usare la forma “Beh” (ma non è un problema, a mio parere)
Stile: 10/10
Molto bello, davvero, e questo è senz’altro un aspetto positivo in una storia come la tua, che per lunghezza si pone sulla linea di separazione tra racconto lungo e romanzo breve.
Unico appunto (ma trattandosi di opinione personale e non di dato oggettivo non inficia sul voto) l’uso del corsivo per i flashback, l’ho notato anche in altre storie presenti sull’archivio e (sarà la mia ignoranza in materia) non ne capisco l’uso in questo senso, sarà che nelle mie esperienze di lettore dei testi scritti da autori “professionisti” e su supporto cartaceo ne ho sempre trovato un uso fatto con parsimonia (di solito per attirare l’attenzione su una parola in particolare o per citazioni da altri testi, veri o pseudobiblia inventati dall’autore), mi ha un po’ stupito vedere che parti estese della storia erano scritte in questa forma.
Originalità: 8/10
A mio parere c’è, anche se sostanzialmente ripete un tema classico, quella del tipo “poco raccomandabile” o almeno ritenuto tale, che il “Potere” di turno decide di offrire la speranza di riscatto in cambio dei suoi servigi e di quello che in ambito giurisprudenziale si chiamerebbe “Perdono giudiziario” (è un concetto che non ha quasi nulla di etico, non si crede affatto che il “reprobo” abbia capito i suoi errori e non voglia più commetterli, ma lo si concede allo scopo di annullare la procedura contro l’individuo di cui sopra), anche se in questo caso il “Potere” di cui sopra fa pensare a uno “stato etico” dove non si vuole solo che il “reo” capisca il suo errore, ma che la “espii”, in questo caso l’Ordine ha unito “l’utile” al “dilettevole”, non privandosi di un prezioso combattente contro forze demoniache e allo stesso tempo facendo sentire il protagonista una specie di “sorvegliato speciale”.
Gradimento personale: 9/10
La storia nel complesso mi è piaciuta molto, il suo essere piuttosto estesa non mi ha causato particolari problemi, anzi direi che è stata funzionale a far capire al lettore cosa abbia spinto il protagonista, che di solito ha per la mente tutt’altro, a concedersi alle gioie di quello che Kavafis (che se ne intendeva) chiamava “Amore sterile”, e a resistere non solo al trattamento che gli standard attuali definirebbero inumano e degradante (ma all’epoca le condizioni carcerarie erano pessime, anche e soprattutto per i “sodomiti”, come potrebbe confermare Oscar Wilde), ma anche a non mandare a quel paese l’Ordine e le sue leggi, o ancora quella di resistere alla tentazione di suicidarsi, preferendo semmai una onorevole morte in battaglia purché trovi un avversario più abile di lui, dimostrando che le sue preferenze sotto le lenzuola non intaccano né il suo coraggio né il suo istinto belluino.
Anche se di striscio, mi ha fatto piacere leggere anche di Lenalee.
Caratterizzazione dei personaggi: 4/5
Del protagonista si può dire che è un combattente nato, ma non esattamente uno di quelli disposti a “Obbedir tacendo”, specie dopo quello che gli hanno fatto, quanto ai suoi compagni, cercano di capirlo, ma dubito che ci riescano del tutto.
Il personaggio che mi ha colpito di più della tua storia è stato l’ispettore, una figura che all’inizio sembra solo una grigia figura burocratica ligia al dovere di obbedire agli ordini di quella particolare inquisizione (il fattore caratterizzante ogni sistema inquisitoriale di ogni tempo e paese è l’uso, oltre che di sistemi di coercizione fisica, anche se non soprattutto dalle sevizie psicologiche che costituiscono una parte non meno importante di quel cupo dramma che si chiama “interrogatorio”, pulegge, carrucole e cavalletti possono essere efficaci, di sicuro fanno scema, ma il vero inquisitore più che piagare il corpo preferisce sezionare l’anima, in questo caso anche l’ispettore tenta di fare lo stesso, non riuscendoci del tutto e anzi facendosi venire dei dubbi sull’idoneità del suo ruolo nella missione.
Quanto agli Akuma, si limitano a fare il loro dovere di finire infilzati…
Attinenza al tema: 5/5
Direi che c’è e che è stato reso splendidamente attraverso le peripezie del protagonista, offeso fin nel profondo del suo essere per una condanna che ritiene ingiusta (e si può essere d’accordo con lui, l’amore non può essere una colpa), dopo che quelli che riteneva suoi colleghii nella lotta contro il nemico avevano fatto ignominia del suo corpo (per usare appunto un’espressione medievale riguardante i sistemi d’interrogatorio e di punizione), privato (anche se non vuole crederci) apparentemente irrimediabilmente dell’unica persona che gli aveva fatto pensare ad altro che non alla Mugen e al miglio modo per usarla , costretto a stare in compagnia di una persona molesta (e scelta più che altro per il genere, forse nella speranza di “redimerlo”) e ciò nonostante impegnato a combattere contro nemici agguerriti e feroci, con la speranza (tutt’altro che nascosta) di non sopravvivere; sì, direi proprio che c’è.
Totale: 46/50

Recensore Master
19/06/13, ore 15:44

Beating of your heart: Speranza senza redenzione, di Yu_Kanda
Totale: 8.9


- Sviluppo e trattazione del tema
Hai deciso di trattare un argomento abbastanza spinoso e delicato che necessitava di una grande attenzione, ma te la sei cavata piuttosto bene per come sei riuscita a trattarlo.
Non è mai facile calarsi nei panni del proprio protagonista e cercare di vivere a propria volta le sensazioni che sta provando lui in determinati momenti, ancor più quando si tratta di prigionia, e sta difatti alla bravura dello scrittore riuscire a non cadere nel banale per far sì che la storia acquisti una propria dinamicità e non risulti semplicemente buttata al caso. Tutto questo per dire che, nonostante l'argomento sia davvero insidioso per certi punti di vista, non l'hai banalizzato e, anzi, hai fatto il possibile per far sì che apparisse veritiero e a tratti persino angosciante per le condizioni in cui si ritrova Kanda prima dell'arrivo di Komui.
Ho persino trovato una lievissima vena di follia che percorreva gran parte dl testo, devo ammetterlo. Sarà per il comportamento che Kanda riserva - giustamente, aggiungerei - a chi gli sta intorno dal momento in cui viene a conoscenza della sorte di Lavi, sarà il suo desiderare di morire per quanto sia impossibilitato a farlo, o per il dolore che si avverte in ogni suo singolo gesto o parola, fino a rasentare davvero la pazzia giorno dopo giorno, in cui persino i suoi sogni su Lavi si susseguono fino a culminare nel momento in cui tutto finisce e si ritrovano a vivere quell'orribile incubo.
Ci sono anche rimasta maledettamente male quando ho letto che si era trattato semplicemente di un malinteso. Se in quel momento non si fossero trovati insieme nello stesso letto, nudi, proprio quando hanno buttato giù la porta perché pensavano che Lavi complottasse con Bookman e cercasse di carpire qualche segreto da Kanda, forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse. Magari sarebbero in qualche modo riusciti a spiegare la situazione, mentendo persino su cosa stesse succedendo in realtà in quella camera, e non sarebbero stati accusati di sodomia e arrestati. Però con i ma e con i se non si va da nessuna parte, e se le cose fossero andate davvero così non ci sarebbe stata nemmeno la tua storia per come si presenta.
Arriviamo però al punto che mi ha fatta trarre un sospiro di sollievo, ovvero l'arrivo a Parigi. Ammetto che mi è scappato un risolino, uno di quelli che ti sfuggono quando trattieni il fiato per l'ansia per troppo tempo e poi finalmente respirare con tranquillità subito dopo, quando si sono rivisti nonostante avessi dato ormai tutto per finito, date le premesse iniziali. Non mi aspettavo un vero e proprio lieto fine, certo, eppure ho in qualche modo sorriso ancora di più nel leggerlo - non sono esattamente nel periodo per leggere storie altamente angst, non posso farci niente - e mi sono rilassata del tutto, sia perché mi ero quasi rassegnata a leggere una storia drammatica sia perché per fortuna non è stato così.
Passiamo adesso alla cosa che mi ha convinta un pochino di meno, ovvero lo sviluppo della citazione di partenza.
In modo velato si riesce a comprendere che la storia ruoti intorno ad essa, almeno per chi conosce la frase per intero e fa mente locale della stessa durante la lettura, ma non mi sarei aspettata di trovarla alla fine del testo come citazione di chiusura, così com'era e senza cambiamenti che facessero presupporre il suo piegamento ai fini della trama. Di per sé non è una cosa sbagliata, anche perché avevo chiaramente detto che potevate usarla come vi pareva, ma sta di fatto che mi aspettavo un uso maggiore, per quanto abbia comunque un certo impatto dopo tutta la vicenda che ci si ritrova a leggere, poiché sembra quasi che incorpori tutte le trentasei pagine scritte in poche righe.

- Sintassi, stile e grammatica
Credo che su questo punto io abbia relativamente ben poco da dire. In tutti questi anni ho avuto il piacere di leggere molte tue storie proprio per i miei contest e ti ho praticamente vista limare il tuo stile e tutti i piccoli difetti che di tanto in tanto scappano anche ai migliori, quindi sarebbe quasi inutile continuare a blaterare cose dette e ridette solo per dire le quattro solite frasi, eppure le dico lo stesso. Hai un uso eccellente della grammatica e si vede che prima di consegnare un lavoro ci rovisti su per cercare qualche refuso, cosa oltremodo invidiabile quando si tratta di un contest o di una semplice storia da postare. In fin dei conti anche l'occhio vuole la sua parte.
Per la questione del "Bè", invece, ho sempre trovato che fosse brutto da vedere scritto così, e preferisco usare "Beh", di sicuro migliore su certi punti di vista.
Solo un paio di cose, più piccoli appunti che veri e propri errori:

* (e stretto[...]soffocare) > Scelta dell'autore utilizzare le parentesi, certo, ma ho sempre preferito i trattini, poiché li trovo un po' più eleganti di quanto non lo siano le parentesi
* Il gocciolare insistente lungo la parete a ridosso della quale era disteso il suo corpo gli fece riprendere conoscenza > Se la leggi ad alta voce, questa frase ti lascia praticamente in apnea. Metterei due virgole dopo "parete" e dopo "corpo", in modo da far avere un po' di fiato
* TCH/CHE > Aye, ho letto che hai deciso di usare il maiuscolo per fare in modo che risalti e che si comprenda che non è un termine esattamente normale, però il maiuscolo, almeno per me, è un pugno nell'occhio. E sul tablet lo è sembrato ancora di più.
* Il suo carattere non era cambiato di una virgola > Trovo suoni meglio "fosse"
* Mi spiace, OK? > Ora mi uccidi, lo so. Un "Okay" scritto in minuscolo sarebbe stato più godibile

Non ho inoltre commentato la decisione della virgola prima della "e", voglio dirtelo. La uso spesso anche io perché è specialmente quella stessa virgola a dare il ritmo che lo scrittore vuole far assumere alla frase, cosa che non renderebbe utilizzando un altro metodo, quindi non l'ho minimamente tenuto in considerazione.
Spero solo di non aver dimenticato qualche errore di battitura (so che usi i contest pure per quello, furbona!), ma non è il massimo leggere con un tablet in cui la scrittura dei pdf è minuscola e non si può ingrandire.

- Parere personale
Voglio essere franca sin dal principio. Indubbiamente è una bella storia con una buona grammatica, certo, però non posso dire di averla apprezzata appieno anche da un punto di vista strettamente personale per quel che riguardava l'inizio. Non tanto perché non riscontrava i miei gusti - certo, un po' anche per quello, visto che certi ragionamenti di certe persone non potrò mai capirli -, ma il più perché è un argomento molto delicato che lede inoltre la dignità di una persona. Insomma, converrai con me che è una cosa altamente disgustosa che due persone che si amano e che vogliono solo stare insieme vengano poi arrestati proprio per quel motivo e che debbano addirittura subire torture e umiliazioni. Tenendo poi conto che sono atea, e che la maggior parte delle convinzioni che ha la chiesa su questo punto per me valgono quanto una carta che si trova per terra, mi ha doppiamente fatto storcere il naso e snervare come non mai. Non è colpa tua, ma l'argomento in sé.
Detto questo, punto che mi sembrava essenziale mettere in chiaro proprio per il gradimento personale, passiamo ad altro.
Per quanto le mie premesse iniziali siano state tutt'altro che positive - ti prego di comprendermi, ma questo è un argomento a me troppo caro e mi sale una rabbia che non immagini quando si tratta di cose simili che, purtroppo, capitano ancora in gran parte del mondo sebbene l'omosessualità stia fortunatamente venendo accettata sempre più -, ha cominciato a piacermi verso la fine, quando si scopre in realtà tutto l'ingrippo che c'è dietro e si comprende dunque come una storia che era iniziata nel peggiore dei modi - e qui intendo come argomento, non capiamo male - possa risollevarsi e riuscire anche a strappare un piccolo sorriso.
Sono certa che le amanti della coppia, se ancora ne girano nel fandom, la apprezzeranno per l'ottima trama e la caratterizzazione dei personaggi, più IC forse del manga stesso - non voglio commentare il modo in cui si sta riducendo, l'ho abbandonato da parecchio - ed è una cosa altamente positiva, anche se ho avuto un po' di fatica iniziale a riconoscerli nella parte in cui vengono effettivamente sorpresi a letto insieme e un po' più avanti, quando si incontrano nuovamente a Parigi.
In linea di massima, però, è stato un ottimo lavoro. Lungo, certo, ma ottimo.

Recensore Veterano
16/06/13, ore 18:08

Ciao. Mi sembrerebbe un po' stupido fare copia e incolla del giudizio per ogni capitolo, per cui mi limiterò a recensioni molto personali.

Il primo capitolo è senza dubbio ben strutturato e attira l'attenzione. Viene subito spiegato dove siamo e cosa è successo in modo sia chiara la faccenda, ma non mancano i colpi di scena. L'incarcerazione è avvenuta all'improvviso e all'improvviso arriva la scarcerazione. D'un tratto sei una creatura immonda che merita di morire nel carcere e l'attimo dopo sei libero ma senza più la persona per cui valeva la pena morire in quella cella.
E' ovvio Kanda non possa crederci, non possa accettarlo, non voglia nemmeno pensarlo. Ma l'ispettrice non si fa intenerire, in realtà non le importa nemmeno: Quel ragazzo ha commesso un peccato imperdonabile agli occhi dell'Ordine, che soffra e si redima in fretta; così che lei possa dichiarare missione compiuta.
Davvero ottimo, complimenti, aspetto il prossimo capitolo ^^

Ti ricordo che in quanto seconda classificata ai diritto a tre recensioni a tre storie complete! ^^

Recensore Master
08/04/13, ore 11:54

Eccola finalmente! Il seguito tanto atteso. Devo dire che non hai deluso le mie aspettative :-). Mentre nei "Biancospini" il punto di vista era quello di Lavi, qui abbiamo quello di Kanda. Un Kanda sempre duro e taciturno, determinato e freddo, ma anche appassionato e disperato. Un Kanda che non cede e non si arrende, come è sempre stato, ma che in qualche modo con la notizia della morte di Lavi diventa ancora più distante, come se stesse vivendo in una bolla completamente estranea al resto del mondo che lo circonda. Attorno a lui tutti gli altri si agitano, si muovono, cercano di dirgli cosa fare, dove andare, cosa pensare, ma lui è sempre lì, chiuso nella sua bolla dove c'è spazio solo per Lavi, per quell'unica luce di un'esistenza per il resto grigia e morta.
Ah, manca la nota di riferimento per "stipite". Penso che vada aggiunta alla fine, come magari potresti anche aggiungere una nota che spieghi la faccenda del cimitero e del trasferimento della sede.
Aspetto il prossimo capitolo, non tardare troppo :-).