Tutto era pronto per il giorno dopo. Tutto pronto per la partenza.
«Tutto bene?» mi chiese Liam. La porta era aperta, ma bussò comunque per entrare. Cercai di asciugarmi le lacrime con la felpa. Non azzardai neanche a rispondergli, entrambi sapevamo che sarei scoppiata a piangere da un momento all’altro.
«Chiama ancora?» annuii.
«Non sembra rassegnarsi, ho chiuso il cellulare..» cercai di fare di tutto pur di distrarmi, anche riaprire le valige, svuotarle e rimettere tutto dentro.
«Sai che c’è un’altra soluzione, no-»
«Ne abbiamo già parlato, Liam. Tu puoi rimanere qua, lo sai.. Non voglio costringerti a venire e lasciare Londra per Newport.» piegai un paio di jeans con una spaventosa precisione, senza guardarlo. Le lacrime scendevano e non volevo che vedesse.
«Lascio Londra per te, non per Newport.» anche senza guardarlo sapevo benissimo che stava appoggiato alla parete con le braccia conserte. Sospirai a lungo, prima di rispondere.
«I tuoi genitori, Liam, non fare sciocchezze, sei tu quello che ha scelta tra noi due..» cercai di nuovo di asciugarmi il viso, ma era come in “Un’impresa da Dio”, quando lui cercava di tagliarsi la barba e quella ricresceva. Io asciugavo e le mie guance si bagnavano di nuovo.
«Sono cresciuto con te, Rach, non con i miei genitori, lo sai bene. Se tu parti, io vengo con te. Voglio farti cambiare idea solamente perché so che scappare non ti farà bene..» questa volta per qualche motivo mi infuriai.
«Scappare mi farà benissimo, invece. Vederlo mi farebbe soltanto del male, mi ritroverei nel giro di due giorni di nuovo fra le sue braccia e non voglio che accada..»
«Se lo ami così tanto perché non gli dai un’altra possibilità?» sapevo che quelle parole non erano sue, erano dettate dalla voglia di fare la “cosa giusta”.
«Non lo so, okay? Ho paura che lo rifaccia, ho paura che se vedesse che non riesco a stare senza di lui, se ne fregherebbe altamente di farmi del male.» dopo un discorso fatto rivolgendogli le spalle, mi voltai per guardarlo.
«D’accordo..» sospirò.
Mi sentivo uno schifo per quello che stavo per chiedergli. «Puoi farmi un favore, Liam?» aprii nuovamente la valigia e cercai in fondo.
«Puoi portargliela? Voglio che capisca così che non mi appartiene più, è libero di fare ciò che vuole..» gli misi la collanina nelle mani senza neanche guardarla. Annuì e, dopo avermi salutato con un abbraccio, sparì chiudendo la porta dietro di se.
«Non puoi dirmi di non vederla, Liam.» Niall, mi resi conto.
«Sta riposando, Niall, appena si sveglia ti chiamo.» la voce di Liam era impassibile, ma allo stesso tempo compassionevole.
«Ehi..» riuscii a farfugliare. Ricordavo di essere svenuta.
«Dovresti mangiare di più, mia cara. Il dottore dice che hai avuto un calo di zuccheri.» Liam si avvicinò e mi scompigliò i capelli. Sembrò quasi un déjà vu. Ero passata da non avere ricordi, ad avere i déjà vu, perfetto.
«Ma io mangio!» mentre lo dicevo mi resi conto di aver trascurato un po’ il cibo il giorno prima per la tensione e mi maledissi.
«Come vuoi..» sorrise di nuovo. Quel sorriso pieno di speranza e di comprensione che mi piaceva tanto. Lo ricambiai e gli baciai la guancia. Poi feci cigolare il letto nel tentativo di sbirciare oltre il suo corpo per capire chi fosse alla porta con Niall.
«Rachel, tesoro, chi è il tuo amico?» i battiti del cuore iniziarono ad accelerare quando sentii mio padre. Non potevo dirgli chi fosse davvero.
«Sono Niall, signore.» si presentò con la voce tremante.
«È uno dei ragazzi che ho conosciuto all’ospedale, signor Jones.» intervenne Liam. Tirai un sospiro di sollievo e vidi Niall fare lo stesso.
«È un piacere sapere che venite a trovarla anche voi..» sorrise a me, sorrise a loro e se ne andò. Si fidava davvero di me, per lasciarmi in camera con due ragazzi.
«Io.. io credo che sia meglio che vada..» guardai Niall innervosirsi e scompigliarsi i capelli.
«Per caso.. non è che avete parlato voi due?» feci sfrecciare più volte lo sguardo da uno all’altro senza ottenere risposte.
«Non proprio, non credo ci siano molte cose da dire..» si sforzò di dire Liam.
«D’accordo.. se vuoi puoi rimanere, Niall..» gli sorrisi mostrando ogni mia speranza che lo facesse.
«Riposa e mangia, Jay. Ci sentiamo.» sorrise e chiuse la porta. Qualcosa non andava.
«Perché ho la sensazione che non lo rivedrò più?» chiesi a Liam, mordendomi un labbro.
«Perché hai una fottuta paura che accada davvero, Rach.» sorrise.
«Non fare il filosofo solo perché credi di sapere qualcosa..» ricambiai il sorriso ironico.
«E tu non scappare ancora da quello che provi, tesoro.» mi alzai dal letto una volta per tutte e misi le pantofole.
«Chi dice che io lo stia facendo?» inarcai un sopraciglio.
«Oh, nessuno.. ma come tu hai le tue sensazioni, io ho le mie.» continuò a sorridermi come se avesse l’assoluta certezza di avere ragione.
«Che ore sono?» cambiai con poca astuzia argomento.
«Mezzogiorno, perché?» mezzogiorno.. mancavano meno di cinque giorni alla partenza di Niall.
«Bene, ora di pranzo. Sto morendo di fame!»
«Jones!» sentii la voce di Madison dal bagno, mentre uscivo dalla doccia. Misi l’accappatoio, me non feci in tempo a uscire perché entrò lei.
«Che ci fai qui? Cos’è tutta questa fretta!» domandai, stritolata da un suo abbraccio.
«Ci dispiace! Ci dispiace tanto!» esordì Julie spuntando dal nulla.
«Datemi il tempo di cambiarmi!» le buttai fuori e le feci aspettare in camera.
«Allora? Di cosa vi dispiace?» entrai pettinandomi i capelli bagnati.
«Non vogliamo che tu parta per non perderti! Ci dispiace, è colpa nostra se sei svenuta.» scoppiai in una fragorosa risata vedendo il volto di Mad che si sentiva in colpa.
«Cosa state dicendo! Non è colpa vostra e non mi perdereste se tornassi a Londra, potrete venire spesso e io sarei qui ogni vacanza..» aprii un cassetto e presi l’asciugacapelli.
«Quindi stai dicendo che hai già pensato a tutto?» chiese sconvolta Julie.
Accesi il fon e iniziai ad asciugare i capelli. «Non ho pensato a niente, Juls. Beh, non è un’ipotesi da scartare..» dovetti urlare per sovrastare il rumore.
«Vuoi davvero tornare con Niall?» mi sedetti sul letto continuando a occuparmi dei capelli e così fecero anche loro due.
«Non lo so, ma adesso che non ho più nulla contro di lui, non ho motivo per non tornare a Londra.. Mia madre ha smesso di venire appena sono uscita dal coma, vorrei vederla.. Papà mi ha detto che non ha voluto accettare da lui i soldi per un altro viaggio..» sopirai e spensi il fon. Alcune ciocche rimasero bagnate, ma lasciai perdere.
«Quindi pensi di andarci al più presto?»
«Credo che aspetterò che Niall parta, mi prenderò qualche giorno per pensarci e poi partirò, senza garanzie che io rimanga.» sorrisi. Notai subito che Madison s’incupì e ne compresi la ragione.
«Potete venire anche voi due, Zayn sarebbe felice di stare con te ancora..» proposi. Non ne ero molto convinta, soprattutto dato che non sapevo quanto sarei rimasta a Londra.
«Non.. non lo so, dovrei stargli lontano, invece di attaccarmi ancora di più..» si guardò le punte dei piedi e percepii il suo nervosismo.
«Parlatene e basta, Mad. Se è davvero una cosa seria, la distanza non sarà un vero problema.» le diedi un colpetto sulla schiena per consolarla, ma lei mi abbracciò e tirò con noi Julie.
«Vi voglio bene, ragazze. Non pensate che abitare in continenti diversi ci possa dividere!» enfatizzò Madison. «Certo, a parte sentirci in orari drammatici, non sarà poi così grave!»
«Non è ancora deciso, Mad.»
«Esci?» sussultai sentendo mio padre.
«Credevo stessi lavorando.. beh, si, esco con Niall..» torturai i miei capelli con fare nervoso, perché non avevo idea di come avrebbe reagito.
«Il ragazzo con l’accento strano?» sgranai gli occhi. L’accento lo aveva tradito.
«Si..» sperai che mi lasciasse andare senza altre domande.
«Ho capito, non vuoi parlarne.. divertiti..» mi diede un bacio sulla fronte.
«Ho un papà davvero comprensivo..» sfoggiai un gran sorriso e presi le chiavi dal mobiletto vicino l’entrata.
«Dove andate?» bella domanda, non lo sapevo.
«Faremo un giro in centro e probabilmente ci vedremo con Madison..» non era vero, ma meglio che sapesse che non eravamo soli, lo avrebbe tranquillizzato. Continuò a farmi domande vaghe per dieci minuti, prima che Niall mi salvasse chiamando al cellulare.
«Ok, arrivo.» baciai mio padre e uscii.
«Avevo una paura fottuta che scoprisse tutto!» urlai a Niall, che mi aspettava dall’altro lato della strada. Guardai casa mia, avevo la sensazione che mio padre fosse lì da qualche parte a sbirciare. «Non toccarmi, non fare nulla. Cammina, sorridi e sparisci da qua.» iniziai a camminare e lui mi seguì.
«Che succede?» riuscii finalmente a respirare profondamente dopo l’interrogatorio e scoppiai a ridere.
«Credevo che mio padre non fosse protettivo, ma ha le sue tattiche.» risi ancora, mentre Niall era sempre più perplesso.
«Ti sei ripresa velocemente..» rise e si passò una mano tra i capelli. Mi sforzai per distogliere lo sguardo e poggiarlo da qualche altra parte. Ridemmo per un po’ e poi calò un silenzio imbarazzante. Odiavo quei momenti.
«Ti ho rovinato la vacanza..» ci sedemmo su un muretto vicino una piccola piazza. Non provai neanche a guardarlo e tenevo lo sguardo fisso su un gruppo di bambini che giocavano a calcio. Mi aspettavo una delle sue risate, un sospiro, qualcosa. Niente. Per un secondo mi chiesi se ci fosse ancora accanto a me. Quando mi voltai per guardarlo, la reazione che ottenni fu del tutto inaspettata. Non ebbi neanche il tempo di guardarlo prima che lo facesse. Premette le sue labbra sulla mia bocca senza chiedermi il permesso. Una voce dentro la mia testa mi urlava di respingerlo, ma il mio corpo non si preoccupò molto di ascoltarla. Non andò più avanti di quello stampo vedendomi paralizzata. Mi costrinsi ad aprire gli occhi e mi staccai, ma i nostri nasi continuavano ad essere vicinissimi da sfiorarsi. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, l’anima di Niall era piena di insicurezze. Quelle sfumature di azzurro facevano trapassare qualsiasi emozione. Sapevo che probabilmente mi sarei pentita di quello che stavo per fare. Trattenni un sorriso di nervosismo e posai tremante le mie labbra sulle sue. Cinque secondi dopo sorridevamo entrambi a fior di labbra, venti secondi dopo la mia mano sinistra era aggrappata alla sua maglia bianca, la destra si insinuava tra la ricrescita dei suoi capelli e il bacio si faceva sempre meno casto. Tanti cari saluti a buoni propositi.
«È questa la mia idea di vacanza.» non sprecò neanche il tempo di prendere fiato per dirlo. Arrossii e mi nascosi il viso dietro le mani. Quando scoppiò a ridere divisi due dita e ci guardai attraverso.
«Cosa c’è di divertente?» tornai seria e mi imposi di essere impassibile.
«C’è che mi hai baciato!» continuò a ridere.
«E cosa c’è di divertente in questo, Niall?» inarcai un sopraciglio e mi finsi scocciata.
«Perché lo hai fatto?» si sforzò di tornare serio. Aprii la bocca per dire qualcosa di assolutamente acido da fargli passare il divertimento, ma la richiusi subito.
«Perché..» Qual è il motivo, Rachel? Mi chiesi.
«Non baciavi i ragazzi senza motivo quando eri a Londra, lo sai?» sorrise.
«Menomale! Mancava solo che dovessi ricordare quanti ragazzi avevo baciato nella mia vita.. fortuna che tu e Liam siate stati gli unici..» sbuffai.
«Mi baci e poi te ne vergogni, come se te ne fossi pentita subito. Questo mi diverte.» mi prese una ciocca e inizio a giocarci.
«Non sono pentita.. è che ho paura, ecco tutto..» seguii i movimenti del suo dito che arricciava la ciocca.
«Di cosa? Che io ti tradisca di nuovo?» si fermò col dito e capii senza guardarlo che si stava incupendo.
«No.. cioè forse, quella è una delle tante paure..» lasciò quella dannata ciocca e mise la mano sulla mia.
«Non ti fidi.» mi voltai di scatto per rassicurarlo, ma la verità era che forse aveva ragione.
«Non lo so. Ho paura di attaccarmi troppo, di tornare a Londra e di scappare di nuovo per te.» presi un respiro profondo. Ero arrivata in paradiso attraverso quel bacio, ora stavo scendendo sempre più giù.
«Ti posso assicurare che non accadrà. Non so quanto valga per te la mia parola. Ma se dovessi decidere di tornare con me, sappi che non farei nulla per farti soffrire, mai più.»
«Che gran casino.» lasciai che la testa cadesse sulla sua spalla e tirai uno dei miei sospiri.
«Qual è il casino?» sorrise. Speravo fosse una domanda retorica, ma voleva davvero che rispondessi.
«Hai presente quando ti ho detto di aver paura di attaccarmi troppo?» inspirai il suo profumo dalla maglia, che, attraverso il contatto con me, si era confuso col mio.
«Lo hai fatto due minuti fa..» alzai gli occhi e lo vidi sorridere.
«L’ho già fatto, anzi, è sempre stato così. Avevo solo paura di ammetterlo.» a quel punto, avevo scoperto tutte le carte. Feci una pausa prima di riprendere. «Continuavo a dire a me stessa che stavo con te solo per ricordare, provando a convincermene.. il casino è che non so cosa fare..»
«Sai cosa fare, devi solo trovare un modo per farlo.» sorrisi quando cominciò di nuovo a giocare con i capelli.
«Tu che ne sai?»
«Non so cosa vuoi, ma so che nascondi a te stessa la scelta che vorresti fare.» mi raddrizzai.
«Siete tutti bravi a fare i filosofi..» sorrisi e cercai di alleggerire l’aria. Riflettei comunque su quello che mi aveva detto per qualche minuto.
«Carpe diem.» dissi solo questo e mi voltai sorridendo.
«Che vuoi dire?»
«Cogli l’attimo! È latino, Niall. Lo sanno tutti!» scoppiai a ridere.
«Voglio dire, che intenzioni hai? So cosa significa carpe diem, Jay.» mi alzai, gli presi la mano e iniziai a camminare.
«Andiamo!»
ok tu mi hai sfidata la scorsa volta e io ti rispondo cisì!!!
è un bellissimo capitolo brava!!
ciao ciao |