Salve, Yu!
Mi spiace avvedermi che la tua ultima pubblicazione risalga a qualche tempo fa – e questa storia, anche, non è da meno – ma proprio non potevo semplicemente inserirla tra le preferite. Dovevo recensirla, dovevo farti sapere quanto mi abbia fatto emozionare (e regalare così la mia prima recensione con questo nuovo profilo a una minilong, davvero, così bella). Ammetto di aver un attimo esitato prima di gettarmi a capofitto nella tua storia, soprattutto perché qualsiasi cosa inerente al Primo Novecento è a me carissima e preziosa e non ci tenevo affatto a veder usato questo quadro storico come mero e grezzo contorno. Ma ho amato ogni particolare di questi emozionanti capitoli, e dunque eccomi qua. ♥
Inizio coll’azzardare la provenienza del titolo, e devo dirti che la prima cosa che mi è venuta in mente è la canzone No light, no light di Florence and The Machine (no light, no light, in your bright blue eyes – i never knew daylight could be so violent) . Poi mi sono accorta che la citazione è in realtà letteraria, my bad, e quindi m’è subito venuta in mente Mattino di Ungaretti; direi che è perfetta, o che piuttosto questo è l’unico collegamento sensato che sono riuscita a fare!
È stata una soddisfazione ricondurre subito le sponde della Marna alla Francia e alle due omonime battaglie che si svolsero nei suoi pressi – già, basta poco a rendermi felice – tra l’inizio e la fine della Grande Guerra; per me che abito a qualche chilometro dalle trincee di Asiago, sulle Prealpi venete, è stato un po’ come immaginarmi i suoi boschi e i suoi sentieri, e le pietre grosse e grigie, sporgenti, e i rifugi, e le postazioni di fortuna... Dovrei scriverci qualcosa a riguardo, hm. Comunque, l’atmosfera che sei subito riuscita a trasmettere è di cupa fatalità, un’arrendevolezza disincantata alla quale Sharon – perfetta nelle vesti di crocerossina! – si sforza di non cedere; tuttavia la guerra non è gentile con nessuno, e anche lei, povera bimba, è molto provata. Lo si nota subito nei movimenti rassegnati con i quali pulisce il grembiule sudicio e il tremore al solo pensiero di ciò che tra il ’14 – ’18 divenne praticamente ordinario su al fronte.
M’è piaciuto molto come hai descritto il ritrovamento di Break; niente di troppo traumatico o pomposo, solo... una triste realtà. Mi fa venire in mente una frase che proprio ne parla, della morte, presa da The Book Thief, altrimenti conosciuto come La bambina che salvava i libri e Storia di una ladra di libri di Markus Zusak: I am all bluster – I am not violent. I am not malicious. I am a result. La correlazione che ho trovato tra ciò che hai scritto tu e questa citazione le fa intrecciare alla perfezione.
[...] Sharon non era arrivata fin lì per mietere vite.
Anche questa frase, nel suo significato, mi ha colpito. Che un’infermiera contrasti il suo dovere con quello della Morte è cosa ben nota, tuttavia è come se avessi stretto un collegamento tra queste due figure distinte. Sotto un certo punto di vista, la cosa è persino tragica.
Ma speranza e disperazione vanno a pari passo, quasi a braccetto, e so – me lo sento dentro – che episodi del genere si siano veramente verificati. Ne è un esempio quel Natale passato in trincea, le armi abbassate per lasciare spazio a festeggiamenti per una volta non contornati dallo stridore di proiettili nell’aria, e tante altre piccole cose mai raccontate e che, forse, non sapremo mai. L’accondiscendenza delle altre infermiere ha dunque reso il tutto quasi più realistico – sicuramente, più umano. (Vincent poteva anche risparmiarsi tanta freddezza ma ehi, come dici tu, è il suo ruolo. Poor baby).
Ed eccolo che si sveglia! Ah, ho sussultato anch’io con Sharon nel rendermi consapevole che Break era lì a fissarla, assorto in chissà quali pensieri, e anch’io, sì, avrei arrossito proprio come la nostra crocerossina dinanzi a tanta innocente malizia. (Far parlare Break in tedesco è stato poi il colpo di grazia—condivido infatti con Sharon un’indole estremamente romantica di quel romanticismo romanzato che aw, fosse così anche la vita reale!)
La perseveranza e il buon cuore della ragazza sono ammirevoli, davvero: La consapevolezza che se non fosse rimasto ferito l’avrebbe probabilmente uccisa si insinuò tra loro, ma l’infermiera la scacciò ricambiando il suo sorriso con dolcezza [...]. Un altro colpo al cuore, ah. Le interazioni tra i due, poi, si caratterizzano subito di quel flirting deliziosamente inconsapevole che li caratterizza anche nel manga. Inutile dirlo, ho iniziato davvero a sciogliermi – Break che chiama Sharon fraulein (senza ü, altrimenti significherebbe signorine), ogni volta nel corso di questa storia, ha l’effetto di farmi partire per la tangente e ricordare come sono andate veramente le cose nel manga—no, anzi, non pensiamoci, che è meglio!
In conclusione, piango tantissimo perché so che questa storia, seppure un alternative universe, me la porterò appresso per molto, molto tempo.
Forse già in giornata potrei passare a lasciare un commento al secondo capitolo, ma non prometto niente! E non mi resta che dirti ti ringrazio per aver condiviso questa meravigliosa minilong, davvero. ♥
A presto, dunque,
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