Recensioni per
Produzione di allucinogeni Esther Duncan: Three Hundred Thousand.
di Gatto Magro
Mamma mia, mamma mia. Semplicemente BELLISSIMO! Probabilmente tra tutti i capitoli di questa raccolta che ho letto fino ad ora, questo è in assoluto quello che mi è piaciuto di più. Perché è quello più affine ai miei gusti di lettore, quello più vicino al Nonsense. Frasi brevi, frammenti di vita anche un po' surreali. |
Lo ammetto, questa non l'ho colta fino in fondo fondo fondo. Vedo un dialogo tra due... fidanzati? Amicinonsoloamici? A lei piace lui o contrario? Ecco insomma, una lei e un lui. Sono al mare. Me li immagino in un luna park, non so di preciso perché, ma li vedo lì in un bar ai piedi della ruota panoramica. Lei ha i capelli rosa, rosa milkshake per la precisione e lui... lui non lo vedo, ma percepisco... no, non percepisco nulla di lui. Poi ci sono delle lacrime, dolore, delusione; ma perché? |
Credo che questo capitolo sia l'apice del nonsense/fullsense... ho letto la tua risposta all'altra recensione che ti è stata lasciata e quindi rileggerla per la seconda volta con gli occhi dell'oggettività mi ha lasciato stranita, perciò nella mia testa quelal risposta non c'è e io continuo a leggerla senza capirci un fico secco e crogiolandomi soddisfatta nell'idea. Sono abituata a fare talmente tanti sforzi per capire le cose che ormai mi sono rassegnata a tenermi le tue storie come un balsamo dell'inspiegabile. |
Ada spiegami, ada ti prego spiegamiiiiiiii. So - ormai l'ho capito - che con te bisogna guardare proprio là dove ci sembra inutile guardare. e se smettiamo di cercare un senso l'atmosfera suscitata dalle tue parole è in grado di avvolgerci e appannarci la vista, per mostrarci solo ciò che vuole... senza alcuno sforzo da parte nostra. Ma nonostante questo la voglia di lasciarmi investire ancora ancora e ancora da queste parole è tanta da spingermi - oltre che a rileggerle ancora ancora e ancora dopo aver finito questa recensione - a chiederti un dovuto commento u.u Ma non pensare che io voglia solo SAPERE, io voglio VEDERE nella tua mente contorta l'intera storia di questa storia. Voglio vedere da dove parte, dove si snoda, dove ha intenzione di concludersi. Voglio vedere le vite dei due interlocutori, scavare nel loro buio passato... Buio è la parola giusta. Avevo l'impressione di trovarmi in una camera oscura con un videoproiettore che azionava immagini ad intermittenza... la casa, le finestra, le caramelle, la vodka.... Ma i narratori continuavano a rimanere al buio e io mi mangiavo i gomiti nella disperata voglia di smascherarli. Sei stata capace di dire praticamente nulla: ci hai mostrato un velo e ci hai detto qua sotto c'è qualcosa, ma io non ve lo mostro. Sei pazza. Sei un genio pazzo. Fondi scrittura e disegno insieme, e acustica in un certo senso: perché ogni parola io la sento sussurrata gelida nelle orecchie dalla pagina stessa: è cinema su carta. C'è da dire però, se posso permettermi, che è pura forma... turba, sconvolge, inquieta, abbaglia per pochi istanti, ma non lascia nulla sulla pelle. È un uragano che sembra portare via tutto, sradicarti dalla vita... finché non passa e ti rendi conto che nulla è cambiato, e puoi far finta che non sia successo niente. Come i sogni. Ecco, ho trovato: "onirico". Ciò che scrivi è letteralmente onirico, ma non è detto che tutti i sogni siano insignificanti. Può sempre capitare che un sogno ci cambi la vita, e forse tu aspetti proprio questo: trovare e suscitare quel sogno intrufolandoti ancora una volta nelle nostre menti, per non uscirne però più... stavolta. |