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Autore: Gatto Magro    02/07/2013    4 recensioni
Capitano. Grotta. Cera.
E tutto quello che avrò la malaugurata idea di scrivere, finché alla TV non fanno qualcosa di bello.
1. Ossequi, Capitano.
2. Ave Icarus.
3. All I wanna do is (bang-bang).
4. Sunday mo(u)rning.
5. Le Porte Spettrali.
6. Caro Bellamy,
7. I tuoi 23 anni, I miei 26 anni.
8. duemilasette – duemilatredici
9. Scritto sul muro con l'eyeliner.
10. "It's like being at Disneyland. On acid."
11. We go where we know. (RIPUBBLICATA "Ma le fragole hanno fatto la muffa.")
12. Come le patatine fritte (è sempre un buon momento per una torta al cioccolato).
13. Prima che fossimo come le patatine fritte: insanguinati sul pavimento. (A raccontarci bugie.)
14. Then the night fell on us.
15. The Queen is dead.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le vicende Ciglia Finte e altre cose di Superficie. '
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Milkshake e il suo viso immobile contro il cielo impallidito
Piramidi di terra, colline?
Io avrei detto che fossero case, ma qui
Qui non si può mai dire
Si può aspirare, si può non combattere
Si può anche dare baci agli oggetti
- che ricambiano, davvero non ci hai mai provato?
Ma dire,
dire no
e io non ho mai capito perché, vedi…
Milshake e i rumori da fuori.
Brutti, quelli. Non come il colore del mare.
Il colore del suo sguardo.
Croste di pelle e unghie che se ne vanno
Triturate fra i denti
Come il ghiaccio di una coca sgasata
(quella che lui ha ordinato
Tanto per rompere il silenzio.
Ma io lo capisco, meglio di tutti voi)
Immobile, l’aria.
Io non la vorrei.
Tu? No, hai ragione, neppure io.
Che cosa vuoi?
Una casa grande da abbandonare senza rimpianto
Ogni volta che ce ne sia bisogno, sì
Ti capisco.
Un cane grande e regale, color perla
Oh davvero?
Dai raccontami questa storia, del grande cane
Color perla,
sembra parli d’amore,
in fondo…
buio, buio.
Buio.
Non c’è la storia, piccola
Mi dispiace, io non te la so raccontare
Ma che diavolo siamo qui a fare
Io e…
Una casa spettrale, con la tappezzeria che
Chiama da un’altra parte
E salta salta salta
E la carta da parati che viene giù
Come se il muro la leccasse via
E si sciogliesse,
sciogliesse
andiamo avanti a parlare così, ti prego,
mi sembra che funzioni.
Se tu non hai storie da raccontare, non ne ho neanche io,
ragazzo sul fondo del mare.
Il pane e i libri noiosi,
il cioccolato che non ha odore,
le parole che non so pensare
ci pensi mai agli uccelli che cantano
e alla droga, ci pensi?
Qualche volta,
ma il suo naso prude,
e io che devo dire?
Silenzio, silenzio.
Dov’è che andiamo dopo?
Non mi dovevi chiedere questo,
avevi giurato,
lacrime
silenzio
singhiozzi
avevi giurato
che non me l’avresti mai chiesto
e avevi detto te lo giuro
io te lo giuro
ma me l’hai chiesto, perché?...
Milkshake e il suo sorriso in trasparenza
Nel cielo impallidito
E nelle luci che iniziano a brillare
Ma gridano, non le senti?
E dove sono le storie della buonanotte,
non le senti?
Ci vorrei anche un giardino,
 fuori dalla casa spettrale
che accolga i miei piedi
scricchiolando
quando esco di corsa dalla casa
col respiro rotto
e folle di paura
un bel giardino scolorito che mi bagni di rugiada
e mi dica addio sputandomi al mondo
e mi baci le scarpe con uno schiocco
di erba secca calpestata
addio addio
piccola porta incastrata
ti porterei via con me, se solo mi entreresti in tasca
e allora aprirei porte spettrali
sui visi della gente
bambina mia.
Tu cosa ci vuoi?
Tanti fogli bianchi
Che se non li riempio io
Si riempiano da soli
Perché altrimenti mi sentirei male
E preferisco il nero
A tanti fogli bianchi,
ma tu non puoi capire…
che altro, che altro?
una finestra per i temporali,
un’altra per le mattine
in cui sbocciano le orchidee
una per scacciare gli amici
e i ragni con la scopa
una per buttarsi sulle punte aguzze
del cancello
un’altra per sospirare
del tramonto che coglie gli alberi
alle spalle
e li fa svenire con dedizione.
Una per saltare il muretto e darsela a gambe
Dalla parte sbagliata,
giù per la scogliera irta di libellule
a nascondersi tra le ombre delle grotte cieche
e rimanere lì, fino alla fine
dei respiri corti.
Una che assomigli ad un balcone,
mutilato però,
e accolga belle parole
cantate dal basso.
E poi basta, credo
Che non ce ne starebbero altre
O i muri verrebbero giù.
Ride, meglio che non succeda,
altrimenti dove andrei a morire?
Di paura?
No, morire
Come quello scoiattolo che abbiamo trovato
Nel cesto
L’altro giorno, ti ricordi…
No, non è vero, che dici?
No, morire
Come l’ultima volta che hai pianto
Quando è morto il signore del mercato
Che ti vendeva il pollo, ti ricordi…
Silenzio, silenzio.
Tascabili, mi dice
Fa rima con invidiabili,
invidiabile chi l’arte l’ha tascabile,
non trovi?
Un po’, dico io
Non saremmo qui, dice lui
Saremmo in posti meravigliosi
E paurosi,
ma qui no, e qui è dove è il nulla
e inventiamo di parlare
di milkshake e coche sgasate
che finiranno nello scarico di una giornata senza evidenza
e poi basta,
basta…
e anche la paura, la vorrei tascabile,
e il sentimento d’amore,
e le belle parole,
le convinzioni affascinanti,
gli ideali impossibili
ed egoistici
e il cane color perla
e l’uomo dai capelli neri
che ho visto dietro il vetro,
dietro il vetro
e tu non hai guardato perché prendevi le caramelle,
e le bottiglie di vodka, pure quelle.
Per berle?
Per darmi fuoco.
E le cose che hai in tasca,
quelle,
le lasci bruciare?
Ma non esistono…

   
 
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