Recensioni per
Cuore di padre
di kk549210

Questa storia ha ottenuto 68 recensioni.
Positive : 68
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
04/02/14, ore 16:03
Cap. 18:

Mi paice come tu abbia ricordato il fidanzamento finito male tra AJ e la Prof, e bud vestito come cameriere alla festa di fidanzamento di Mac e Mic...Mattie non è altro che la fotocopia femminile di Harm e in un certo senso la fotocopia di Mac...tutti e tre aùhanno vissuto momenti difficili, ma grazie a qualcuno sono riusciti a superarli...
Brava KK
un bacio ed un abbraccio forte
complimenti di nuovo
Matty89

Recensore Master
04/02/14, ore 15:59

Mi sono accorta solo adesso di non aver recensito questo capitolo, o forse l'ho fatto con un piccolo messaggio...fatto sta, che adesso lo recensisco per bene...un siparietto divertente, quello a casa Roberts...mentre AJ, Bud ed Harm sono insieme...finalmente Harm capisce di aver trovato la sua starda grazie all'aiuto di Mattie, che senza di lei, sarebbe stato SOLO...
brava KK
un bel capitolo
un bacio ed un abbraccio
matty89

Recensore Master
18/12/13, ore 10:53

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Un bel seguito della serie frizzante, sentimentale, romantico: insomma ha proprio tutto quello che ci vuole per essere una bella storia.
Consiglio assolutamente di leggere questaFF, poichè ci parla del rapporto ancora più approfondito che siviene ad instaurare tra Harmon Rabb e Mattie...
complimenti all'autrice
Matty89
(Recensione modificata il 04/02/2014 - 03:53 pm)

Recensore Junior
08/11/13, ore 18:58

Carissima KK, questo finale Cap. XX, Conclusione (provvisoria), è scritto con esuberante eppure lievemente malinconico piglio narrativo: come sempre è elegante, funzionale al racconto, geniale. Molti particolari mi hanno rallegrato; e non solo per il fatto che ci sono, ma soprattutto per come ci sono, cioè per l'umanistica ampiezza e precisione con cui sono appuntati. Delizioso, nella rievocazione della rimembranza, "il corteggio dei piccoli Roberts parati a festa, vocianti e festosi per il loro solenne ruolo di paggetti". Tutta la cerimonia è ingentilita dalla loro presenza graziosa. La cerimonia, scevra da orpelli militareschi, è vera, profonda e sentita, non esteriormente sacrale e tantomeno accompagnata da spadini sguainati o da altre "delizie" pseudosolenni "in divisa". Anzi la totale assenza di divise sottolinea la verità di quanto è rievocato. L'elegante completo grigio di Harm è senz'altro una felice trovata, in primo luogo narrativa. Gradevolissimo e gustoso (gusto dello scrivere e del leggere) l'omaggio leopardian-pascoliano "con in mano un piccolo mazzolino di rose e viole a ciocche", raffinata glossa alessandrino-parnassiana. Anche gli accenni alla ville lumière sono evocativi. Ottima la chiusa "aperta" e dialogata, un sussurrìo giocoso degli archi e un semplice e non pretenzioso venir meno della musica in un accordo in pianissimo.
BC

Recensore Junior
08/11/13, ore 18:57
Cap. 19:

Questi penultimi capitoli sono sempre più belli! In questo Cap. XIX, partim moderna rivisitazione manzoniana per motum contrarium (als ob... come se!), delicata e credibile è la fratellanza dei due "maschioni", piacevoli i loro conversari, anche se ad attrarre la mia attenzione e la mia ammirazione è soprattutto la vestizione di Mac (che mi ricorda un episodio di Anna Karenina): ancora lo specchio, e non degli inganni! "I piccoli Roberts," - che mi son sempre stati simpatici - "vestiti di tutto punto, facevano grappolo intorno alle due donne": ancora il IV delle Georgiche, lo sciame diviso, il grappolo sull'albero del "nuovo sciame", che qui è momentaneamente e ritualmente diviso in due parti uguali e speculari per il gusto dei preparativi - rigorosamente rispettati - alla sacra celebrazione... per poi ricomporsi! E poi quel bellissimo "Il garrulo riso della piccina fece calare una tenue nebbia sugli occhi di Mac (degno di Pascoli-D'Annunzio, D'Annunzio de L'innocente) e "Harriet, fedele depositaria del segreto dell'amica, colse quel turbamento". Uno scandaglio sentimentale, per piccoli accenni, deliziosamente fin de siècle. A presto, Bud

Recensore Junior
08/11/13, ore 18:08
Cap. 18:

Il Cap. XVIII pone in adeguato risalto AJ, il saggio malinconico, che mi ricorda la Leggenda di San Giuliano Ospitaliero di Flaubert. Di nuovo, a tratti, un clima da fiaba, che però si dissolve progressivamente nei semiseri discorsi inter pocula degli uomini... Illuminazioni... L'osservazione di Harm su Mattie: "Era solo una ragazzina orfana e impaurita con addosso una falsa sicurezza. La mia fotocopia al femminile..." Torna e riecheggia il Leitmotiv della "paternità allo specchio", ormai dilatato e arricchito da decine di riprese e variazioni. Il tono rimane comunque appropriatamente leggero, spira una brezza di ballata, di leggenda attorno al fuoco. Ma poi, improvviso e tagliente, l'ek pathei mathos di Mattie, l'elezione attraverso la sofferenza. Il miracolo del Venerdì Santo. Per nulla melenso e pesante... anzi profondo e divertente.
 
BC 

Recensore Junior
08/11/13, ore 18:06

Il Cap. XVII è tutto un sereno ed esuberante pullulare di trovate, di deliziosi petits trucs, come quell'audace e genialmente spontaneo "tentare l'assedio al cavallo d'acciaio", apparentemente così en passant... e ti salta fuori "lo mio maestro e lo mio autore"! Tutto nel tuo spirito più giocoso, allegro e direi pure "giocherellone" (come quell'originale di Bud!). Meraviglioso, e in senso stretto. C'è un clima quasi di fiaba... "- Zio Harm! Zio Harm! - gridarono i due piccoli ostaggi all'indirizzo del loro eroe". Ti vuoi forse cimentare con Andersen, ora? Quello "Zio Harm!" (ripetuto) mi suona dentro come una musica lontana, lontanissima, sussurrata (sebbene sia realisticamente gridato). Kinderszenen di Schumann! Infanzia luogo privilegiato dell'anima! E chi non si compiace di tronare un po' bambino, alla lettura di questo capitolo? "Mattie è brutta e la mamma è cattiva!" La finezza dell'incanto finisce per conquistarmi. Vi sono, qui dentro, tante elegiaco-arcadiche bellezze, che è impossibile anche solo enumerarle. Chapeau! Questo è il miocapitolo, il mio capitolo preferito.

BC

Recensore Junior
08/11/13, ore 17:13

Un'anima, un'essenza altrettanto spirituale s'indovina da questo Cap. XVI, culmine, sintesi ed "apoteosi" di tutta la narrazione. Come Brahms connette tematicamente l'elegiaco Scherzo al grandioso Finale della sua IV Sinfonia, vero "inno alla tristezza" (così il suo cuore gli dettava dentro), sintesi supremamente contrappuntistica di tutta la sua arte, a quello sconfortante "lasciatemi solo" delle ultime battute, così tu colleghi strettamente il sogno arcadico e giocoso del Cap. XV, con quel suo "primo miracolo" effettivamente avvenuto, ma narrato con soffice pudore, al travaglio gioioso, alla notte di luce, al disvelamento orfico-liturgico del XVI, sorta di movimento finale, ricapitolazione "per moto contrario" (e dunque speculare), strettamente punctus contra punctum, della tua Recherche, che infine trova inequivocabilmente il suo proprium: l'amore, la gioia e l'eternità. Il dolore è trasceso dialetticamente dall'epifania della Charitas (o Caritas che dir si voglia, a seconda che la lancetta delle "umane voglie" punti, nel primo caso, sul Medioevo di luce trascendente o, nel secondo, sull'Antico di ambigui chiaroscuri immanenti - ma nella dizione originale caritas sta probabilmente la verità dell'etimo, e dunque chiedo venia per questa mia parentetica divagazione semiburlesca ed eretica extra moenia), come nella sapiente, serena e magistrale (e non poco dantesca) chiusa del Mondo spirituale nell'arte di Caffarelli, che distilla una permanente dolcezza al cuore. Simile l'effetto del tuo Cap. XVI, compimento anche numerologico di tutta la personalissima e originale traiettoria, che, dopo l'esperienza inquietante e rivelatrice dello speculum, esulta nella visione interiore dell'"amor che muove il sole e l'altre stelle". Cosa vi farai seguire, nell'eventuale Cap. XVII, o nei seguenti? Ormai non si può più dire: paulo maiora canamus! Sarà probabilmente un attenuarsi del tono, uno sfumare nell'animazione comico-parodistica del quotidiano, un tuo ultimo "sono qui, a due passi... pregate, per non entrare in tentazione" delicatamente intonato, un accenno all'ultimo mistero della vita (quello che viene dopo il penultimo, il penultimo miracolo dell'amore, della gioia e dell'uomo, che è anche per noi l'estremo grado di verità che possiamo intuire). L'ultimo è il trascendente, il mistico, che pure, cristianamente parlando, coincide con l'Amore (e dunque è araldicamente annunziato dal penultimo), di cui, secondo Wittgenstein, non si può parlare... Vi accennerai tu, vi alluderai? Magari attraverso un sogno? Un somnium Harmonis? Non so, le labbra sono sigillate, il mio coscienzioso dovere di discrezione m'impone il silenzio...
Bud

Recensore Junior
07/11/13, ore 16:42
Cap. 15:

Ciao KK! Il tono fondamentale si mantiene, anche in questo Cap. XV del tuo Cuore di padre, umoristicamente elegiaco, sebbene il recupero della facoltà di camminare da sola da parte di Mattie - primo miracolo - provochi miracolosamente un subbuglio, un terremoto, una rivoluzione così improvvisa e radicale, nel paterno cuore di Harm, che egli non teme di mostrare a tutti le sue lacrime, infischiandosi - per una volta - della divisa e del proprio aspetto di dura e brusca virilità. Va da sé che questo episodio è descritto con grande efficacia e costituisce uno dei più alti risultati artistici diCuore di padre. "E come potrebbe essere diversamente?" dirai tu. Concordo in pieno con questa tua immaginaria obiezione; in ogni caso, però, hai realizzato nella praxis narrativa l'enorme potenziale umano dell'episodio. Ma poi, come nel Faust viene scorto il can barbone, il "cane bigio", che misteriosamente segue i passi appunto di Faust e dell'erudito amico Wagner, ecco apparire ora "un uomo brizzolato... e si guardava attorno" (appunto come il "cane bigio" del Faust, che manifesta uno sguardo intelligente e curioso, ma al contempo malinconicamente e inquietantemente cupo, stringe i due passanti serotini in sempre più stretti cerchi concentrici di cammino, apparentemente distratto e privo di intenzionalità...)... ma non c'è da allarmarsi, come il cane del Faust non è che un "cane bigio", Frank non è che il patrigno di Harm Rabb jr.: un "amico", dunque. Ma allora, perché quella frase? Perché, "posando lo sguardo su uno degli specchi della palestra, il capitano Harmon Rabb jr. vide qualcosa che lo lasciò come folgorato". Non viene da pensare che sia "qualcosa" di positivo, anche se poi il capitolo si chiude scherzosamente con un lieve colloquio tra padre e figlia

Recensore Junior
07/11/13, ore 14:02

Oh, maraviglia! Oh, incanto! "In the world unknown / lies a voice unspoken: / by thy steps alone / can its rest be broken, / Child of Ocean!" (Shelley, "Prometheus unbound"). Ma non è più tempo di parlare alle Oceanine, ora tutte impegnate nelle loro feste-celebrazioni autunnali del mare che "trascolora". Ho letto della riabilitazione di Mattie, raccontata - maestria di tecnica narrativa - nella telefonata, rituale, ma così umana, di maman al diletto HR jr. nel giorno del suo compleanno, del toccante, misteriosamente profondo e quasi-mistico tema dell'"imparare a camminare un'altra volta", del calcio tirato ai monellucci dei Roberts, della danza tribale improvvisata dall'umano e simpatico Bud, dal carattere schietto e generoso. Infine il regalo di Sarah, e il racconto si chiude con il ricordo e la celebrazione delle "chiavi" dantesche e petrarchesche. Un "Andante comodo", insomma, non si sospetta niente... E dire che la Spannung è già quasi qui. BC

Recensore Junior
07/11/13, ore 13:45

Si avverte che la "materia" di questo capitolo 13 ti è congeniale, ed è anche vero che il comico-elegiaco è molto "nelle tue corde". Una "fatica senza fatica", dunque, come si percepisce dalla quasi-improvvisativa fluidità del fresco dettato. E con l'abilità dell'improvvisatore, ecco apparire "gemme", come il "piccola, ma adatta" (parva sed apta mihi) e quel bellissimo, dantesco "finalmente sentiva di andare a casa". Ma la proprietà più riposta, alta e remunerante del capitolo è quella di toccare, con divertita e malinconica insistenza, le corde vitali del racconto, l'essenziale, l'anima di questa narrazione. E al finale il tono si eleva, e ci si trova nel più sentimentalmente, filosoficamente umano. " - Mi piace tanto stare in braccio a te. Mi ricorda la mamma. / Harm sentì una mano gelata attanagliargli il cuore con forza". [ottimo quel "con forza"] "Per un attimo il suo dolore si assommò a quello di lei. Si rivide bambino, tra le braccia di Harm Rabb sn, suo padre. Nell'ultima licenza prima che il suo F-5 venisse abbattuto in Vietnam. Al tenero e struggente ricordo di se stesso che giocava con i baffi di quell'uomo tanto amato, cercato e rimpianto, si fermò ad ascoltare il proprio cuore battere vicino a quello di Mattie". [bellissima, per forma e significato, quest'ultima frase] "Ora non erano più due orfani soli nel tempestoso deserto della vita". [me-ra-vi-glio-so quel "tempestoso deserto della vita"!] Qui, ben oltre l'apparente elegia proustiana, siamo nell'intima essenza, nella stessa ragion d'essere, nella vetta più alta del racconto. Bud

Recensore Junior
07/11/13, ore 07:32

Il cap. 12, più breve e frizzante, contiene però accenni su un possibile, appagante futuro, un suono continuo di (lontano) corno da postiglione, il desiderio, l'attesa, il rimpianto - quasi - di una vita migliore. Che "tuoni, lampi, e procelle" siano ancora per sollevarsi? Che non si stia appressando lo scioglimento, il lieto fine? "Orsù, al finale, com'è facile intendere e come si addice a un romanzo ben educato: colpo di scena, pentimento, conciliazione, ed eccoci qua di nuovo, tutti insieme e in allegria; e dopodomani le nozze!" (Eichendorff). Ma dubito molto che tu abbia intenzione di optare per una soluzione così menandrea…
Buddy

Recensore Junior
07/11/13, ore 07:31

Alla fine il cap. 11, il fidanzamento "ufficiale" e l'anello, ti è riuscito molto equilibrato, melodioso e sospeso, autenticamente romantico e intimo. La realtà vi appare quasi dissolta, si è nella verità, interiore, dei sentimenti; non è per niente mieloso, per chi sappia leggere e intendere. Non è che un sogno, un sogno reale, musica (di Chopin), un catartico lasciarsi andare dopo tante tensioni. è anche ricco di citazioni letterarie, profondamente sentite dall'autrice, la cui congenialità al racconto e soprattutto allo stile, al "come" del racconto, il lettore attento avverte. Non vi è alcuna forzatura, il Kitsch e lo snobismo sono lontani toto orbe.
BC

Recensore Junior
06/11/13, ore 23:06

Quale imprevista mechané e quale strano deus a bordo sono riusciti nella difficile impresa, nell'incrementum alchemico, nel matematico prodigio cabalistico! Mattie, perché non pensarlo prima? è lei, l'Eletta. Intanto compare fuggevolmente Jacob Rosenthal, allenatore e sostegno fisico e morale della vitalissima Mattie. Che sia destinato anche ad altre imprese? Non ci è dato e non è lecito saperlo; la bocca dello spirito è suggellata. Silentium! Lasciamo lavorare il burattinaio! Che a nessuno venga in mente di suggerire a KK possibili sviluppi della SUA storia... solo LEI può sapere quali effetti ricavarne... I lieti conversari nel giardino, con Mac-Sarah Mackenzie che rimugina e "incomincia ad accorgersi", aprono all'improvviso un paesaggio e uno stato d'animo arcadici nel luogo del dolore... Ed ecco che il "turning point" c'è stato, la boa è superata e per te trascolora il mare aperto, grande abbraccio fraterno del creato e insieme infìdo allettatore... Ma nel frattempo le celate probabilmente si sono alzate, le lance non sono più in resta, e i nostri eterni duellanti forse ora procederanno a colpi lenti e indiretti, compiacendosi l'uno della bravura dell'altra. E il "Ring"? Stiano lontano Wagner e Tolkien, qui che ci azzeccano? Piuttosto s'avanzi la tua amata "Carmen" di Bizet, la musica perfetta, che si avvicina leggera, morbida, con cortesia. Musica amabile, che non fa sudare. "Il bene è leggero, tutto ciò che è divino corre con piedi delicati" (Nietzsche). Ciao! Bud

Recensore Junior
06/11/13, ore 21:50

Se la serie TV ti sembra un poco "sciocca", questo non si può dire del doppio registro tassiano di questo salace e imprevisto capitolo. Il risveglio di Mac, l'amata di terra lontana, la sublime Sarah jr. (per distinguerla dalla nonna di Harm Rabb jr.), trasformata dall'insonnia, e dai perfidi dubbi ad essa connessi, in menade furente, per quanto non agitante il tirso; Harm diventato, agli occhi di Mac, ormai un "pistola" senza speranza, un seduttore della domenica, un russatore maialesco già appagato dal solo coté fisico della festa d'Eros! Ora è un dialogo tra sordi, i personaggi risultano, agli occhi del lettore, insopportabili entrambi e l'uno all'altro... se non sapessimo che questo incubo infernale è solo un lato della verità, e non quello più umano. Un demone oscuro, un apostatico angelo dalle ali di ghiaccio, anzi di ghiaccioli da cui non ci si libera, poi, tanto facilmente, quanto opina un ambiguo poeta, stende la sua egoistica ombra... Ed ecco la follia a due, ecco il muro - semitrasparente - di ghiaccio, specchio deformante, icona del triste Teologo malfattore del "dicis et non es", l'instauratore del raggelante "regno del Rigore", il Signore delle Mosche... tutto avvizzisce, tutto naufraga. Non è però necessario ammettere l'intevento metafisico del Male (ciò penserà forse il lettore cristiano), ché è già nella natura delle cose e soprattutto del cervello degli uomini l'incomprensione, il litigio distruttivo, l'innata barbarie. Certo ricorda Tasso, l'inganno diabolico, la perfidia della foresta incantata... lo "specchio". Questo cercare e affannarsi per cogliere l'essenza di un rapporto, anziché viverlo direttamente, le ragioni di un tormento, questo duellare dialettico in mezzo alla nebbia proprio contro quelle ragioni, questo prendere una posizione scontrosa e unilaterale. Capitolo tra i più belli e profondi del tuo racconto in fieri. Sorrido e piango (interiormente). bUD

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