Recensioni per
She wants to go home but nobody's home
di freakout

Questa storia ha ottenuto 195 recensioni.
Positive : 194
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
17/08/14, ore 12:34
Cap. 10:

Questa recensione è quella ufficiale del "Misfit Contest" (indetto da me), che puoi trovare anche nella discussione, assieme alle altre delle storie partecipanti.

Prima di scrivere questa valutazione ho dato un'occhiata anche alle altre numerose recensioni che la tua storia ha ricevuto e sta ancora ricevendo; purtroppo, devo dirti fin da subito che mi troverai controcorrente rispetto agli altri, perché questa storia non mi è piaciuta. Ho provato a sviscerarla e valutarla secondo diversi punti di vista e criteri, oltre a quelli richiesti nel mio bando, ma anche così continua a non piacermi molto, oltre che darmi l'impressione di non rispettare le richieste che avevo fatto. Passo subito a spiegarti meglio il perché:

1) Grammatica: la grammatica di questa storia ha parecchi problemi, anche se non così tanti da farmi incazzare, visto che tutto sommato il testo era perfettamente comprensibile e ho trovato storie scritte molto, ma molto peggio. Per darti un'idea di quanto numerosi e frequenti siano gli errori però, qui di seguito te ne ho elencati alcuni (non tutti) che ho trovato solo nel primo capitolo (ho preferito non segnalarteli in tutta la storia, sia perché erano un po' troppi per poterlo fare, sia perché ho sempre trovato un pochino fastidiose le "recensioni-lista-degli-errori"):

- all'inizio ci sono un "sé" e un "né", scritti "se'" e "ne'" con l'apostrofo al posto dell'accento;
- "dei shorts": per una questione di sonorità è meglio "degli shorts";
- "maleodorante" non "male odorante";
- "si sarebbe potuta ritrovare a casa di un perfetto sconosciuto mentre altre nella sua, accompagnata da un terribile mal di testa post-sbornia": non capisco il senso di quel "mentre altre nella sua";
- "Lei, con i suoi quasi ventuno anni, viveva da sola in un appartamento più che costoso di uno dei trentacinque quartieri romani; non si è mai fidata di nessuno e, di conseguenza, non ha conoscenti che possa definire amici.": in questa frase sei scorrettamente passata dall'imperfetto del primo verbo al passato prossimo di tutti gli altri;
- "origliavano ad una sua conversazione": quell'"ad" non mi sembra corretto, si origlia qualcosa non a qualcosa;
- "che gliene importava di ciò che glia altri vorrebbero o si aspettavano da lei?": tralasciando il "glia" che è sicuramente solo una piccola svista, è "avrebbero voluto", non "vorrebbero", dato che stai parlando al passato;
- "Ma si sa’": perché quell'apostrofo? È la terza persona del verbo sapere, non c'è nessun apostrofo, né accento;
- "rock n’ roll": è "rock'n'roll";
- "notando l’ora, decise che sarebbe sta ora di alzarsi.": non capisco il senso di quello "sta", comunque dovrebbe essere "che era ora di alzarsi";
- "non sapendo completamente cucinare": più che grammaticale, l'errore è lessicale, perché la frase suona piuttosto male. Sarebbe meglio una cosa tipo "non essendo un gran che/un asso/un genio in cucina" o qualcosa del genere;
- "anzi che": è "anziché";
- "Silvia, per niente sorpresa da quell’avvenire": "quell'avvenire" è perfettamente omissibile, non solo perché superfluo, ma anche perché grammaticalmente sbagliato, dato che "l'avvenire" è "il futuro" e tu volevi intendere una cosa totalmente diversa;
- "tutti altri minimo tre metri": quest'iperbole potevi anche non metterla. L'iperbole solitamente viene usata in situazioni ironiche e la prima volta che l'hai usata, all'inizio del prologo, poteva anche starci perché in effetti aveva una certa connotazione ironica, ma farlo più di una volta e sempre con le stesse modalità risulta eccessivo; ma questa, forse, è un’opinione molto personale;
- "non curante": "noncurante" tutto attaccato;
- "rispose chiedendo": è un po' ridondante, basta dire semplicemente "chiese";
- "Si si,": i "sì" affermativi (cioè che non siano preposizioni) vanno sempre scritti con l'accento;
- "ragazza conosciuta poco tempo prima": sarebbe meglio "conosciuta poche ore prima" dato che ne sono passate solo tre, in questo modo sembra invece che siano passate settimane, o mesi dall'incontro.
- Poi volevo aggiungere, a titolo informativo, che quando descrivi l'abbigliamento dei personaggi (o anche il loro fisico) puoi usare anche il verbo "abbinare", invece di "accompagnare", a volte usato anche in modo poco appropriato. Più che un errore è un piccolo consiglio per le tue future storie.

Tirando le somme, posso incoraggiarti dicendoti che, secondo me, queste ed altre lacune che ti spiegherò in seguito non sono dovute alla mancanza di talento, anzi (penso sinceramente che tu ne abbia), ma piuttosto a una mancanza di pratica, intesa sia come scrittura che come lettura. Magari può non essere vero, forse hai letto e scritto già moltissimo, perciò non prendere queste mie parole come un giudizio complessivo: è solo l'impressione che questa singola storia mi ha dato.

2) Stile e lessico: dal punto di vista lessicale, la storia non brilla molto, anche perche alcune parole, di tanto in tanto, non sono usate in modo opportuno e in un paio di occasioni ho addirittura avuto l'impressione che tu non ne conoscessi l'effettivo significato o la connotazione, dato che non mi sembravano "licenze poetiche" volute. Sebbene dimostri di saper usare correttamente la punteggiatura (un punto a tuo favore molto importante, secondo me) e anche una discreta fluidità compositiva, non ho apprezzato lo stile narrativo di questa storia, che ho trovato un po' ... immaturo, forse.
Volevo anche portare alla tua attenzione il modo in cui fai le descrizioni dei personaggi principali: crei un'interruzione di trama, come se estrapolassi il personaggio dalla storia per qualche minuto, lo mettessi su uno sfondo bianco e ne facessi l'identikit fisico, caratteriale e biografico, per poi ributtarlo nella storia. Ecco, secondo me dovresti cercare di mescolare la descrizione alla narrazione, magari rivelando il carattere e i trascorsi attraverso dei dialoghi o le azioni stesse.
Mi è piaciuta però l'idea di mettere il giorno e l'ora ad ogni stacco di sequenza: aiuta molto a tenere bene a mente il passare del tempo, a capire con quanta rapidità (o lentezza) accadono le cose e, in generale, aiuta molto a tenere il filo di tutta la narrazione, un'ottima scelta stilistica!
Infine, sarebbe più corretto andare a capo ad ogni battuta di uno dei personaggi, piuttosto che scrivere i dialoghi con le battute separate dal punto e virgola, senza mai andare a capo. Inoltre, non è sempre necessario introdurle con i due punti.

3) Personaggi: Non ho saputo apprezzare molto neanche i personaggi di questa storia. Come ho già detto, non amo particolarmente il metodo descrittivo utilizzato e a volte mi sono sembrati un po' stereotipati.
Avrei voluto che Veronica e Claudio avessero un po' più di peso nella storia, perché della prima non so proprio cosa pensare e la morte del secondo mi ha lasciata quasi del tutto indifferente, dato che non ho avuto modo di potermi "affezionare" a lui, avendolo visto in scena per troppo poco tempo.
Inoltre (e qui arriviamo alla parte più importante di questa recensione) Silvia e Andrea, dal mio punto di vista, non sono dei ribelli, né dei disadattati. O almeno non come li intendo e li ho richiesti io. Come ho lasciato capire nel bando, per me un ribelle/disadattato è una persona che non condivide i valori del contesto sociale/culturale/storico in cui si ritrova a vivere e la cui morale va a trovarsi in disaccordo con quella della società, indipendentemente dal fatto che la suddetta persona abbia avuto una vita difficile o meno.
Silvia e Andrea, invece, più che ribelli mi sembrano soltanto due disagiati, due ragazzi che fuggono dai propri problemi, ma che alla fine trovano il coraggio di affrontarli e non era questo che avevo chiesto, questo non significa propriamente essere dei disadattati. Neanche il loro stile di vita "sex, drug and rock'n'roll" basta a renderli dei ribelli, dal momento che nell'ultimo decennio ubriacarsi, sballarsi e scopare con gente a caso sembra essere diventato mainstream. E nemmeno il fatto che rifiutino legami amorosi e amicali ha una connotazione ribelle, perché le ragioni di fondo sono emotive, non razionali.
Per non parlare dell'improvvisa decisione finale di partire così, a caso, della quale sinceramente non ho colto appieno le motivazioni e non ho trovato affatto da ribelle: come tu stessa hai fatto dire ad Andrea, "Siamo adulti, stupidi e impulsivi, ma adulti". Ecco, essere disadattati, a volte, può significare essere impulsivi, ma assolutamente non stupidi: il ribelle vero è una persona estremamente intelligente, riflessiva e di certo non stupida, anzi. Anche le sue cazzate più assurde e ridicole hanno una motivazione di fondo estremamente seria e razionale ed era di questo che volevo leggere. Avrei voluto sapere nel dettaglio perché mai quei due decidano di partire così, di punto in bianco, perché pensano di essere dei disadattati e cos'è che non amano esattamente del contesto in cui vivono.

4) Trama: Come ho già lasciato intendere nel punto precedente, non ho gradito molto il finale, ma la trama in generale era trascinante e abbastanza coinvolgente, per quanto non sia il genere di storia che leggo di solito. All'inizio non mi ha entusiasmata molto (anche per via dei numerosi errori) ma poi il rapido e lineare susseguirsi degli eventi diventa più coinvolgente e interessante, spingendoti a leggere fino alla fine piuttosto velocemente.

5) Premio: Purtroppo, questa storia non mi è sembrata adatta a nessuno dei premi presenti nella mia lista.

Nota del giudice: Mi scuso se ci ho messo tanto a lasciarti questa recensione, ma quando il Misfit Contest si è concluso la tua storia non era ancora completa e, dato che la mia recensione conteneva spoiler, non mi è sembrato giusto postarla prima che avessi finito di pubblicare. Purtroppo, col passare dei mesi, dopo un po’ mi sono dimenticata di controllare e la cosa mi è completamente sfuggita di mente. Rimettendo in ordine il computer, ho trovato la cartella del contest e ho notato che mi erano sfuggite un paio di cose, tra cui questa recensione. Mi scuso ancora e ti saluto. Alla prossima!

Lilith