No, non stai avendo le travecole, sto seriamente recensendo così rapidamente. EH. No, non so come abbia fatto, ma avevo abbastanza concentrazione residua dopo lo studio per farlo, quindi ne ho approfittato al volo.
Come dicevo nel commento al prologo, l’idea dell’uso del libro di Mishima è veramente geniale. Prima di tutto perché riesci a descrivere, in questo modo, il mondo in cui i due personaggi sono immersi, nelle tradizioni, nei modi di pensare, degli schemi che li hanno influenzati. E poi perché così facendo, fai dei parallelismi tra i due, descrivendo insieme le similitudini e le differenze tra i loro modi di comportarsi e pensare.
Ed è chiaro da come leggono, questo libro – che forse è una dannazione, per entrambi, viste le aspettative da esso generato e il peso di una tradizione ai quali si sentono legati e costretti. Akashi lo legge circondato da questa tradizione, partendo dai suoi abiti, poco comodi, ma che sono quelli di un passato al quale la sua famiglia è legato, all’ambiente che lo circonda e nel quale si sente a proprio agio solo quando si ritrova nell’unica stanza nel quale non può essere disturbato. Lo legge con compostezza e anche con superiorità, in un certo senso, quando pensa a chi non sa leggere l’ortografia tradizionale come persone inferiori, persone che si sono distaccate da quel grumo di passato che ha reso possibile essere ciò che sono – perché nel solo futuro non c’è onore, come pensa lui. Mentre Kuroko si ritrova a leggere lo stesso libro quasi con pesantezza, come se ogni parola fosse una catena e con malinconia, si adegua a quelle parole ma non con serenità, sentendosi a disagio. E questo disagio si evince maggiormente quando si ritrova ad ascoltare le parole di sua nonna, che sembrano pesargli addosso molto più di quelle parole appena lette.
Ritornando un attimo ad Akashi, continuo ad apprezzare molto la tua descrizione della sua psicologia, molto accurata, fluida e ben delineata. Il discorso interiore – eeeeh! – riguardo Kuroko mi è piaciuto molto, lascia intendere un certo sentore captato nel ritrovarsi davanti il ragazzo, così pieno di pudore virile e insieme con qualcosa di più a caratterizzarlo senza che Akashi riesca a coglierlo. Insomma, sei riuscita a strutturare molto bene il suo interesse verso Kuroko, ma lasciandolo su un piano indistinto, ancora da definire e da capire da parte di entrambi e questo rende verosimile il tutto.
«Solo lui, però, vide la sua stessa ombra, nel tremore della sua scomparsa, sorridere soddisfatta», non so spiegarlo benissimo, ma questa frase mi ha davvero colpita molto. Riesce a racchiudere lo spirto di Akashi, in un certo senso, rendendolo lui in un gesto semplicissimo, caratterizzandolo in quello che è. E poi, niente, sto zitta.
Comunque, rinnovo i miei complimenti per la struttura generale della storia, amo le storie ben progettate, dal quale si percepisce che vi è un tema principale che conduce lo svolgimento e che si ritrova nei protagonisti. Inoltre, questo parallelismo continuo e questo ambiente tradizionale così ben descritto, anche tramite la terminologia specifica, aiuta a comprendere l’atmosfera generale e la cura con la quale ti sei dedicata alla stesura. I complimenti vanno anche alla caratterizzazione dei personaggi, alla loro resa e all’introspezione, che sei riuscita rendere così tanto bene che niente, non dico altro perché sono parole superflue.
Al prossimo capitolo,
Ilse |