Ti scrivo questa recensione, con una musica di sottofondo squisitamente drammatica, quasi una colonna sonora, con un sorriso sulle labbra, un vuoto dentro il torace - ché tutto quello che doveva starci dentro è scappato via -, una risposta ad un messaggio su whattsapp che rimane intrappolata tra le impronte digitali e un ricordo di uno dei momento più frizzanti che io abbia avuto da tanto.
Perciò non ti sorprendere se parlerò troppo o se non dirò nulla.
Non posso dire di non essere stata contenta quando ho visto che si trattava dell'aggiornamento di questa storia. Sai che ha un posto speciale dentro di me, accovacciata tra fegato e cistifellea.
Il capitolo Menodizero è stato un'apertura di sipario di quelle che tireresti le rose al palco senza nemmeno aver visto la scena. Potrebbe essere penosa, bellissima. Chissenefregadisicurononio. Menodizero.
Sono un po' in equilibrio su un filo, ora, sai? Sono sorpresa. Questo capitolo ha un filo logico che ho afferrato senza dover saltare troppo in alto. Ti sta contagiando, questo senso così ingombrante che ci abbraccia tutti?
Mi è piaciuta da morire - avrei scritto che mi è piaciuta da vivere, da sciogliermi, da battere i denti... piaciuta da morire è banale, ma era divertente l'ironia, quindi passamela.
Sarà che in questo periodo la morte ha su di me una presa avvinghiante, ma quando si parla di queste cose i miei denti cominciano a battere veramente. Non riesco a capire se sia il "simile si conosce con il simile" di Empedocle o il "simile si conosce con il dissimile" di Anassagora (perdonami, cinque ore di studio di filosfia lasciano cicatrici da filo di sutura veramente notevli). Non riesco proprio a capire se mi fa male pensarci perché sono troppo viva o per chissà che altro. Bah.
Sai, l'altro giorno una mia amica è spuntata fuori con una delle sue scoperte "incredibili": ha tirato fuori la sindrome del morto vivente e del fatto che è tremendo che qualcuno sia vivo e creda di essere morto. Ci ho pensato un sacco. Sono giunta alla conclusione che è molto più triste vedere tutte quelle persone che credono di essere vive e invece sono morte. Sindrome del vivente morto, probabilmente. Dici che si diagnostica?
Quelle epigrafi erano uno spettacolo. Davvero. Stavo per... non lo so cosa stavo per fare. Spero che qualcuno un giorno possa scrivere delle epigrafi così. Sarebbe ok, credo. Magari me la scriverò io, giusto per essere sicura che sia bruttina, ma che non sia tremenda come quelle che vedo sempre in giro. Deprimersi da morti deve essere tremendo. Tu che ci scriveresti sulla tua epigrafe? Non per forza una epigrafe per la tua morte. Esiste una epigrafe per la vita?
Detto questo dico che questo capitolo è... è... E'. E' e non è. E allo stesso tempo non può non essere e non può essere. Toh.
Un prologo. Un prologo. Come andebbe avanti, mi chiedo io. Quante parti di me dovrei perdere per leggere tutto quello che scrivi, visto che te ne lascio una ogni volta? Ho un'anima rattoppata, ormai.
Ah, Duncan S e il suo mondo di fantasmi.
Ho finito le cose da dire che posso dire senza cadere in pezzi. Non è che queste fossero tanto giuste, eh (guarda te se uno si deve mettere a parlare di morte quando vorrebbe solo trovare qualche complimento normale), ma in frigo non mi era rimasto nulla.
Bim-boom-bam.
LadraDiVita |