Ci sarebbe da chiedersi che tipo di risposte possa aspettardi queste parole piene di astio verso tutto e tutti, nel testo appare piuttosto chiaro che chi ha scritto il messaggio non nutre particolare fiducia nelle capacità dell'oracolo di poter essergli in qualche modo d'aiuto, sempre che lui se l'aspetti davvvero o non consideri l'oracolo solo una nuova tappa del suo cammino di alienazione o un'altra tessera del suo mosaico di sofferenza (di certo non fa come quello che fece dono alla Pizia o meglio al suo staff un corno pieno di monete d'oro, cosa che evidentemente lo aiutò a capire meglio degli altri i vaneggiamenti della sacerdotessa, il protagonista della storia non mi sembra il tipo che fa doni, troppo portato a lamentarsi di tutto e tutti).
Sempre che questo "oracolo" non c'entri nulla con la religione, ma non sisa piuttosto una persona da cui a torto o a ragione si aspetta qualcosa, in tal caso, non c'è ermeneutica che tenga per lenire il suo stato...
PS. Molto bella l'immagine acompagnatrice.
PPS Grazie per aver partecipato e per avermi fatto conoscere queste storie.

Un messaggio dall'abisso, ecco come la definirei.
Non necessariamente un abisso fisico, quanto quello delle emozioni e delle reazioni di fronte alla realtà che vengono appunto distorte da uno stato mentale che definire patologico è eufemistico.
Cosa turba questa persona? Non è molto facile a dirsi, le parole sono riferite a eventi imaginifici (come il riferimeno ai petali di rose in un posto ove di solito non dovrebbero esserci).
Nessuna speranza si può evincere dal testo e a dire il vero non credo ci sia bisogno, suonerebbe falsa e fuori luogo, forse nel suo passato avrebbe potuto esserci, ma forse in questo caso la speranza è stata la prima a morire, sopraffatta dalla forza di gravità che l'ha attirata appunto nell'abisso.

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