Recensioni per
Utopia
di Vampire Berry

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
23/01/14, ore 12:13
Cap. 1:

Oh... Quant'è bella, amica mia.
Ho letto l'ultimo verso e ho sentito come qualcosa di placido adagiarsi al fondo dello stomaco, qualcosa di tranquillizzante, più che una speranza, quasi come se la poesia stessa mi avesse portato in quel deserto fiorito.
Io non sono un'amante degli ossimori, li trovo esagerazione del nostro tempo, trovo che stiano perdendo il loro spessore e la loro profondità, sprecati come sono in pubblicità e quant'altro. Però un buon ossimoro rimane pur sempre un buon ossimoro. E un deserto fiorito mi piace. Mi piace perchè, alla fine del componimento, non sembra nemmeno più un ossimoro. Il deserto fiorito, secondo me, è la poesia. La poesia intesa in generale, come genere, come ciò che accomuna tutti i poeti. Quindi per me non è un ossimoro, la poesia è un deserto, un deserto in cui puoi perderti e vagare per mesi, anni, o solo per secondi, e vagando t'imbatti in questi cespugli fioriti che sono le parole, a volte bastano secondi per trovarle, a volte non sono sufficienti anni. Ed è curioso che questo discorso sia venuto fuori nella recensione a questa poesia, che per te è un punto di arrivo, un cespuglio fiorito dopo tanto vagare. Curioso forse è il termine errato, diciamo che è appopriato. Vuol dire che con le tue parole mi hai accompagnata verso quello che per te era più significativo.
Commentiamo il resto, ora.
La prima strofa mi sembra quasi un'introduzione, come un prologo, come se fossi a teatro e un attore sbucasse dal sipario chiuso e mi dicesse quello che presto ascolterò. Magari anche un indovinello, con la promessa di riuscire a risolverlo alla fine della rappresentazione. E così è, effettivamente. Ogni poesia ha la sua chiave nell'ultimo verso.
La seconda strofa inizia come una tragedia. E' una fragile speranza, vuol dire che all'ottanta per cento quella speranza sarà vana, ma non puoi certo dirlo all'inizio, altrimenti nessuno rimarrebbe coinvolto. Poi, invece, che stupore quando ho letto il resto! Un'anima che danza / con tutta la sua luce / col sorriso nella voce! Allora, allora quel buio non ti ha davvero battuta, allora non sei più nascosta nei baratri, al riparo dalla luce! Hai abbracciato la luce! Non posso fare a meno di instaurare un profondo legame tra le tre ultime poesie che hai pubblicato: nella prima (quella più "vecchia") eri stata soffocata dal buio; in quella di mezzo (non credere che non abbia letto solo perchè non ho commentato) eri un funambolo in cerca di equilibrio, tra luce e buio (le stelle e la notte); in questa, invece, sei tu la luce, se un'anima che danza col sorriso nella voce. E' una gioia per il cuore, questa poesia. Non saprei cos'altro dire, gioia pura.
E allora si legge la terza strofa con quel venti per cento di speranza non vana, quasi come se anche noi stessimo sorridendo. Tuttavia, leggendo, il sorriso non può essere smagliante, non siamo certo degli illusi, sappiamo cos'è successo prima, conosciamo il buio, conosciamo l'incertezza, conosciamo la lotta. E' un sorriso quasi saggio, non saprei come definirlo, un sorriso di sollievo, in cui rimane qualcosa di amaro, che è proprio ciò che lo rende più profondo e più sincero, più vero. Sappiamo che si tratta di un'utopia, sappiamo che lo spazio è vasto, che l'angolo è nascosto, ma sappiamo anche che c'è. E sappiamo anche che lì c'è la magia / di quel mondo non visto / che è l'anima mia. Rima semplice, ma veramente, veramente significativa. Mi viene in mente la vecchia presentazione che avevi, la poesia di Saba, m'incantò la rima fiore - amore, la più antica difficile del mondo. Ed è un po' così. Eppure che la tua anima sia anche magia, che ci sia un legame così stretto, non è per niente banale, anzi. Che la tua anima sia ancora un mondo non visto è poi, per me, fonte di ulteriore speranza, vuol dire che sai che il buio non sei tu, che non è tutta te, sai che hai ancora molto, se non tutto da esplorare e da scoprire. E sai, secondo me, cos'è quel mondo non visto, cos'è quell'anima nostra? E' proprio il deserto fiorito di cui ci parlava il primo attore. E questa, forse, è la consapevolezza più rassicurante che possa esistere.
Complimenti.
E' davvero un traguardo, ed è davvero un nuovo inizio.
Sono fiera di te, non perchè ti guardi dall'alto, ma perchè ti osservo dal tuo fianco, e so cosa voglia dire tutto questo.

Recensore Junior
04/01/14, ore 14:53
Cap. 1:

Ho da poco finito di leggere "Utopia" di Thomas Moore, e devo dirtelo: la tua poesia non c'entra niente! Perciò non posso prendere spunto da lì per questa recensione...
Tornando seri per un attimo, direi che metricamente ha una strana musicalità, rime sparse con un ordine non immediato, tre strofe di cui due uguali, una virgola e un punto in tutta la composizione, per cui credo tu volessi fare in modo che l'attenzione fosse focalizzata sulle parole e sul significato di esse. Ma, te lo devo dire, il significato è un po' troppo nascosto; potrei dire povero, ma la realtà è che probabilmente mi mancano degli elementi per capire davvero cosa tu intendessi. Certo posso capire che sia una specie di evasione, o forse la ricerca disperata di una parte di te che, a quanto pare, è stata sopraffatta dagli eventi, ed è diventata nel tempo meno magica, meno pura. Ma se nella prima strofa pare che tu abbia una descrizione precisa di questo luogo, poi parli di utopia, come se il primo fosse stato un miraggio, o come se queste strofe siano state scritte in momenti differenti, e quindi con stati d'animo differenti - il che spiegherebbe anche le differenze stilistiche. 
Non so, non posso dirti che non mi è piaciuta, ma che non l'ho del tutto capita, e questo potrebbe anche essere stato il tuo obiettivo, non saprei. Magari potrai dare una spiegazione ai miei dubbi, chi lo sa!
Un saluto
Leo

Nuovo recensore
31/12/13, ore 17:26
Cap. 1:

Quando me l'hai fatta leggere la prima volta esprimevi un'emozione talmente intensa che sul momento mi aveva distratta dalla poesia stessa, adesso ho avuto modo di rileggerla ed apprezzarla ancora meglio; premesso questo, scrivi in un modo meraviglioso e pulito, nitido e luminoso (sai benissimo quanto questo sia importante) e Utopia rappresenta uno splendore che meriti. In particolare mi è piaciuto l'uso di "solo" per definire il deserto fiorito, mentre è quasi un miracolo. Probabilmente l'hai usato per esprimere l'impressione che questo spazio sia minacciato e in pericolo, come la serenità che esso racchiude. E lo stesso vale in maniera antitetica anche per "tutto questo spazio", è un'immagine che fa quasi paura. Agorafobica. Complimenti ancora, scricciolo.