Dunque.
Recensire, questa volta, è sia necessario che difficile. Pensavo di finire di leggere i capitoli aggiornati, ma temo di aver qualcosa da dire su diversi punti.
Sono certa che tu abbia fatto tutte le ricerche del caso a riguardo, sia dal punto di vista storico che da un punto di vista 'emotivo' nell'introspezione dei personaggi, ma a mio parere ci sono delle situazioni in cui questi due vengono a cozzare.
Partiamo dal comportamento di Ludwig. Estrapolando dal contesto, si tratta di un SS che incrocia un ebreo fuori dal ghetto e lo riaccompagna a casa, proponendogli poi un visto. Non ho visto scritta una data, in questi capitoli, ma per quello che ho evinto dalla narrazione dovremmo trovarci tra il 1940 e il 1941, visto che Aleph non sembra avere la stella di David cucita sui vestiti.
Non sono una storica, lungi da me, ma immagino dovesse essere sconsigliato per un SS, solo (anche se armato), entrare in un ghetto insieme ad un ebreo: quantomeno avrebbe dovuto destare sospetti sui civli 'ariani', soprattutto per la calma e la tranquillità dei due.
Il comportamento della madre, poi, mi è sembrato abbastanza ingenuo. Nessun genocidio comincia dal nulla, e la segregazione è stata solo uno dei primi passi verso un'efferata strage senza giustificazioni, dunque le domande che lei pone appaiono quasi… stonate con l'effettivo contesto. Si sapeva cosa succedeva agli ebrei, nelle strade, senza contare la già passata Notte dei Cristalli. Ma potrebbe anche essere una tua personalissima scelta di caratterizzazione e sono io a non averla afferrata xD
La parte che più mi ha lasciata dubbiosa è quella del visto.
Ora, Ludwig è un SS che non è esattamente un fanatico del nazismo. Lo detesta -perfettamente in linea con il personaggio- e da una parte potrebbe anche averne paura. Quando disprezzi qualcosa che incarna una minaccia effettiva, reale, tra i primi sentimenti -di solito- c'è quello di proteggere ciò che ami e ciò che ti sta a cuore, proprio per non vederlo 'contaminato' dal male esterno.
Quest'uomo ha una moglie -che non ama, e vabbè- e due figli. Rilasciare un visto falso, ad un ebreo praticamente sconosciuto, al quale ha salvato la vita due volte, attribuendogli titoli di studio che non ha… be', a mio parere va contro ogni cosa che un uomo -un padre in primis- farebbe, nazismo o non nazismo. É un rischio troppo grosso, e mi sembra quasi ingiustificato, dati età e contesto in cui il personaggio si sviluppa.
Prima che un SS, Ludwig è un uomo, e forse più importante dell'essere uomo è essere padre.
A questo, segue la mia seconda critica, se così la possiamo chiamare: Silas.
Silas ha quindici anni ma possiede già una coscienza politica che lo porta ad essere più che simpatizzante per il comunismo, senza contare che legge tranquillamente Oscar Wilde con il benestare del padre, richiamato a scuola con il pretesto del 'non aver saputo educare il figlio'. Silas -tra l'altro- saluta la professoressa come fosse Hitler in persona.
Tutto questo, io penso, è impossibile per un solo motivo: Ludwig è un SS.
Non dovrebbe permettere a Silas questo comportamento spavaldo perché lo mette in pericolo. La sicurezza viene prima degli ideali eroici di libertà e uguaglianza, l'istinto alla conservazione è il primo che scatta in caso di necessità. Comprendo che riveda, forse, qualcosa di sé in Silas ma, da uomo adulto qual è (specialmente in quella posizione), non trovo una sola motivazione per la quale dovrebbe permetterglielo. Nel tempo in cui vigeva il suggerimento 'Denuncia il tuo vicino' e venivano setacciate tutte le abitazioni, tutte, senza differenza, mi pare alquanto improbabile che una famiglia si metta a rischio in questa maniera, soprattutto se hanno coscienza -come dovrebbe essere- di quello che succede loro intorno.
Nessun'insegnante, penso, si permetterebbe di mettere in dubbio l'educazione del figlio di un corpo scelto. Per quanto Ludwig abbia un buon cuore, sarebbe altamente rischioso contestare il comportamento simile in un ragazzo. Un'insegnante non rischierebbe il posto di lavoro -e probabilmente la vita- per rimproverare un ragazzo il cui padre è un SS, non in quella maniera almeno, aspettandosi soprattutto un genitore dall'ideologia molto più radicale.
Il saluto alla professoressa, poi, mi pare impensabile. É un affronto al regime. É un affronto al Führer. Al posto delle preghiere, recitavano il Mein Kampf. Proprio questo non credo sarebbe passato con tanta leggerezza agli occhi dell'insegnante, quale che fossero le condizioni generali.
Al di là di tutto questo, sono rimasta incantata da Salazar, seriamente. Mi piace molto, soprattutto quel suo essere sfuggente nei confronti della madre, che a lui si dedica anima e corpo senza ottenere quell'ubbidienza, quell'attenzione che desidererebbe.
É straziante, e al tempo stesso coinvolgente: mi sono sentita una matita, un disegno e una persona al tempo stesso. Spero di avere ragione quando fiuto una parte rilevante nella storia, in futuro, e sono ansiosa di leggerla!
Mi dispiace di dover dare una recensione neutra, questa volta, ma quei dettagli mi hanno fatto storcere un po' il naso.
Adesso, però, sono curiosa di sapere come prosegue, quindi penso proprio andrò avanti e continuerò nella lettura :)
A presto <3 |