Sebbene non sia stato il mio amico Andy a stendere questa Fan Fiction sono certa che ricevere un commento da parte mia gli farà piacere, perdipiù mi sento in dovere recensire la storiella sia perché m'è piaciuta e sarebbe ingiusto da parte mia ignorare ciò, ma anche perché sia lui che il vero autore della storia se lo meritano.
Quindi, eccomi qui, Andy. Giandra in azione per commentare questa nuova creazione in duplice copia sul Fandom. Perché sì, non so se l'hai fatto erroneamente ma ci sono due testi uguali. Non ho aperto il secondo perché ultimamente il computer è decisamente lento, che neanche immagini, quindinon ho avuto il canzo di controllare se ci sono delle differenze.
Detto questo posso cominciare con la vera e propria recensione, che è più un'opinione ma ok.
L'idea di inscenare per una volta la storia nella vita di qualcuno estraneo al mondo come lo vediamo nell'anime, qualcuno che non intraprende spensieratamente un viaggio, che non fa ciò che fa solo per un piacere personale. No. Qui abbiamo a che vedere con una persona che mette la propria amiglia prima di se stesso, in modo tale che sarà essa, un giorno, a poter fare ciò che lui non ha compiuto. La caratterizzazione del personaggio principale, David, è stata idealizzata molto bene: l'uomo in questione non ha paura di ciò che il futuro potrà far accadere, perché è ben intenzionato a forgiarne uno splendido per tutti coloro che ama. Una persona che prende nelle proprie mani il destino di coloro a cui tiene veramente, continuando a persevrare nel suo preciso dovere.
In più non si può dire che la storia non c'entri nulla con i Pokémon, perché per quanto riguarda il Monferro hai avuto originalità da vendere. Sarebbe bello vedere quel bel ponte finito, ed avere un collegamento tra le due città *se ne va szando sui suoi Pokémon volanti senza disturbarsi di usare un ponte o quant'altro*
L'intrusione di Mike non è stata da sottovalutare, perché è stata - a mio dire - una parte fondamentale di tutta la storia. E' in quel momento che David si rende conto di ciò che più davvero conta, di perché continua il suo lavoro senza darsi tregua, del perché un qualcosa di così pesante e gravante possa anche essere una soddisfazione. Di come il sacrificio possa avere anche un sapore dolce.
Sebbene la storia in sé sia molto bella, avrei qualcosina da dire sulla grammatica in generale:
#1. " usciva di casa piccone in spalla ed elmetto in testa" Non è propriamente un errore, però è anche vero che io ci avrei aggiunto un bel "con" dopo la parolina "casa";
#2. "che rimbombava lungo tutto il tunnel" Prima di questa espressione vi era un altro "che", quindi per non far sentire il suono ripetitivo e poiché il pronome "il quale" non ci starebbe bene, io suggerirei di aggiungere un "a sua volta" dopo il secondo "che".
#3. "Grace" Ma non si chiamava Greta? o.O
#4. " Pensò a tutto" Vi è uno spazio in più.
Credo di aver notato solo questo, tranne alcune frasi che magari io avrei impostato in maniera diversa, ma degustibus.
Il testo è avvolto in un'atmosfera che rende immaginabile la fatica del povero lavoratore, il che viene reso possibile da un lessico di alto registro e ben variegato. Posso fare i miei più si'autore su questo punto, sul quale non mi dilungo ma spero di aver reso abbastanza chiaro che mi ha soddisfatto molto in questo campo... davvero!
Per il resto spero di sentirci presto, caro Andy, e ancora i miei più vivi complimenti al caro Litgin. Alla prossima!
Ale |