Finalmente posso recensire e morire facendolo....
Tu mi hai uccisa....
Le dita di Zayn strinsero il polso di Liam per spostare la sua mano. «Perché? A te cosa importa?» parlò, e in quel momento lo fece solo per sentirgli dire quello di cui aveva bisogno: “Mi importa perché ti amo”.
Ma Liam si fermò a «Mi importa.» e nonostante la fine ben definita, Zayn percepì che la frase era solo a metà, come un filo tagliato di netto dieci centimetri prima della sua estremità. Aggiunse qualcosa che non sembrava voluta, come per completare qualcosa con il tassello sbagliato. «Voglio vederti tornare. Ho bisogno di qualcuno che mi dia ordini.» e non c’era nulla di sentimentale, o passionale in quello. Non c’era nulla in quella frase che Zayn voleva sentire veramente. Era un'ironia sbagliata al momento sbagliato, un falso tentativo di prendersi in giro entrambi.
«Tu non hai bisogno di me.»
La cosa triste fu che dentro di lui, Zayn lo pensava veramente. Aveva guardato Liam stare per conto proprio in quei mesi, ma non aveva mai occhi colpevoli, vuoti, non lo aveva mai visto a un passo dal precipizio. A differenza di Zayn che pareva crollare ogni notte nel suo letto svegliandosi con gli occhi rimarcati di ombre viola la mattina seguente, lui viveva la sua vita come se fosse tutto normale; solo la solitudine quasi totale poteva sembrare un segno collaterale di quel rapporto finito male.
Con trasporto, Liam gli baciò le labbra, mettendoci però tutta la leggerezza possibile in quel sfioramento morbido, prendendogli il viso con entrambe le mani, respirando il suo odore con gli occhi sempre serrati. Ancora una volta, il cuore di Zayn capitolò e inciampò mille volte per le emozioni più intense. Era così bello, quando quella bocca si accorgeva di lui. «Si, invece.» insistette.
«Te ne sei andato dalla mia stanza, Liam. Mi hai chiuso la porta in faccia dopo aver fatto…» esitò, respirando prima di aggiungere «…l’amore. Insieme.» Liam sbarrò gli occhi e girò il viso per non guardarlo. Le sue dita erano ancora sulle sue guance e le stringevano teneramente. Zayn leggeva il tormento in quello sguardo che faceva di tutto per nascondersi e celarsi a quello del pakistano; l’incomprensibile sensazione di non essere pronto a nulla si rivelò insieme a quella di non sentirsi in gradi di sostenere il peso di un amore così prepotente. Toccò anche a lui prendergli il viso tra le mani, a spingerlo perché si girasse e facesse incontrare le loro iridi afflitte. Gli occhi di Liam erano liquidi e due castani completamente differenti si mischiarono, si fusero in uno solo, mille volte più travolgente e mille volte più intriso d'amore. La pancia di Zayn fece una capriola quando notò un dettaglio sulle guance paffute del minore: erano umide. «No, guardami negli occhi, ti prego, e smettila di voltarmi le spalle, o il viso. Sono stanco di parlare con la tua schiena, o con la tua ombra. Dammi l’illusione che io per te sia importante. Ho bisogno di sapere che conto qualcosa nella tua vita. Ho bisogno di te.»
E fu come tornare a respirare. Si era tenuto dentro ogni cosa dal giorno in cui Liam se n’era andato e finalmente poteva sentire i polmoni aprirsi all’aria, dilatarsi dentro al suo sterno, liberare i fantasmi che li opprimevano, rompendo le catene che li tenevano stretti. Il soldato davanti a lui sembrava sull’orlo della disperazione. Non lo comprendeva, aveva passato mesi a ignorarlo e ora era lì, vulnerabile, davanti ai suoi occhi stanchi e spossati per lo stress dei pensieri e dei sentimenti. Non lo comprendeva, ma l’unica cosa di cui Zayn necessitava era poterlo sentire suo ancora una volta. Voleva le sue mani, voleva il suo corpo, voleva quegli occhi puntati sulla propria pelle, e le labbra pressate sui suoi fianchi morbidi, sulla sua schiena, sul suo collo. Voleva lasciarsi andare a lui con totalità, dimostrargli quanto potesse essere facile donarsi a una persona senza esitazioni. Zayn era pronto a fare l’amore con Liam un’altra volta, a cedersi alle cure di mani splendide come le sue, a farsi possedere come nessuno mai aveva potuto prima di quel momento, perché solo colui di cui era innamorato aveva il diritto di avere quella parte che non aveva mai ceduto, che non aveva mia permesso ad anima viva di toccare.
Lasciò che il cuore prendesse in mano la situazione e con gli occhi ancora impressi sul volto del bel soldato, parlò con sincerità, non esitando più; non ce n'era motivo, non avrebbe più avuto altre occasioni. «Ho bisogno di te ora, soldato. Ti amo.» e il maggiore giurò di vedere il castano sbarrare nuovamente gli occhi a quelle due parole, sempre più sconvolto. «Ed è azzardato dirlo, ma se non lo confesso ora, potrei non farlo mai più. Sembra tragico, esagerato, ma è così e lo sai anche tu.» disse Zayn, accarezzando il volto di Liam con la punta delle dita. Tracciò dolcemente il profilo del collo, accarezzando la voglia scura e fermandosi sulle spalle piene, stringendole con le mani aperte. «Ti amo a tal punto da non respirare quando non ci sei, ma devo partire. Devo andare perché l’etica militare è consacrata da questo Stato e noi dobbiamo batterci per lui.» sussurrò, avvicinandosi alle labbra umide di Liam, bagnate delle lacrime che presero a scendere copiosamente sul suo viso morbido. «Ma ti amo. Giuro che ti amo. E ti amo talmente tanto da non sentirmi più lo stesso quando non ci sei. Ti amo perché anche se tutto sembra sbagliato, per me non ha importanza. Ti amo perché la mia esistenza si distrugge in tua assenza e tornerò, solo per te. Anche se forse non mi vorrai. Ma te lo giuro: io tornerò. Però tu promettimi invece che ci sei per me adesso, Liam.» Zayn lo bacio teneramente, modellando la sua bocca morbida a quella del castano, che con occhi serrati cercava di fermare quel pianto silenzioso. «Amami davvero perché ho bisogno di te ora, soldato.»
Un attimo di silenzio.
Un gemito affranto a riempire il vuoto. «Tu…tu non puoi amarmi veramente.» sussurrò Liam, spostando le mani e attorcigliando le sue dita a quelle del maggiore, posate sulle sue stesse spalle. «Non merito l’amore di nessuno.»
Zayn scosse il capo. Era un momento così travolgente da lasciarlo senza fiato. «Tu meriti di essere amato. Amato da me e da nessun’altro. E io merito di essere amato.» sussurrò. Fece un passo e si trovò vicino alla bocca di Liam, schiusa. Il suo respiro era buono, aveva l’odore di menta e dentifricio che amava, un retrogusto di vodka, la stessa che probabilmente aveva bevuto prima di accorrere nella stanza del Sottufficiale. «E voglio essere amato da te. Quindi dammi l’illusione e fingi di amarmi stanotte.»
Un altro silenzio.
L’intensità di quel momento era palpabile nell’aria.
La paura di osare, di lasciarsi andare. La paura di abbandonarsi con totalità a un’altra persona, la paura di sbagliare, di fare l’amore e pentirsene. Era così che si sentiva Liam: impaurito. Mentre si avvicinava alle labbra del maggiore si sentiva caricare di un peso che lo destabilizzava e lo lasciava senza fiato.
Il bacio fu denso di emozioni contrastanti. Se il primo dopo tre mesi li aveva lasciati senza il respiro, quello da loro l’impressione potersi baciare all’infinto senza mai fermarsi a prendere fiato, travolti com’erano da loro stessi, avvolti dal bisogno e dalla sensazione di completezza, che li sorprese entrambi.
Che sorprese Liam.
Succhiarono le loro bocche con ardore, serrarono le palpebre e si toccarono come sempre, ma con più affetto e cura, con più delicatezza, con più rispetto. Le mani di Zayn furono le prime a muoversi. Mentre con la lingua tracciava i contorni delle labbra di Liam, con le dita corse lungo tutto il suo busto fino alla cinta dei jeans e sollevò i lembi della camicia che accuratamente aveva messo sotto i calzoni. Toccò i fianchi morbidi e spogli del castano sentendosi subito elettrizzato da quel contatto, li accarezzò con affetto e li pizzicò come non avrebbe mai fatto con nessun’altro. Provò piacere nello sfiorare quella pelle che conosceva a memoria, profumata, afrodisiaca e dolce, una mappa di punti che amava percorrere con i polpastrelli e con i palmi aperti, godendo della sua delicatezza.
Zayn gemette «Dio, quanto mi sei mancato.» e giurò a se stesso di aver percepito Liam ansimare sommessamente a quelle parole. L’espressione del suo volto era rilassata, sembrava finalmente sereno nel potersi lasciare andare.
Con le labbra morbide e arrossate, il maggiore scese a baciargli teneramente il mento sbarbato, lo lappò adagio, prima di percorrere l’intero collo e soffermandosi sul neo a forma di chicco di caffè, quello che adorava, che sapeva di Liam, il quale mugugnò di piacere. Fu un momento carico di parole silenziose che sembravano intenzionati a tacere, ma che si scambiavano con i movimenti dei loro bacini, dei loro fianchi ondeggianti, delle loro gambe che si avvicinavano e allontanavano. Tutto quello era un misto di sincera attrazione, di bisogno, di nostalgia. Non potevano mentire a loro stessi, i loro membri duri che si sfregavano da sopra la stoffa ruvida dei pantaloni sembravano parlare per loro. Si erano mancati, a Zayn era mancato Liam come a Liam era mancato Zayn, nonostante si fosse rifiutato di ammetterlo, nonostante si fosse nascoso per paura dei propri sentimenti. Ma si stava per mettere a nudo, Liam; si stava spogliando dei suoi vestiti e con essi sarebbe caduto a terra parte del suo orgoglio, della sua corazza ruvida che per troppo tempo era stata una seconda pelle. Poteva tornare a credere nell’amore, nonostante i trascorsi. Aveva solo bisogno di una scossa, e Zayn gliel’aveva data.
Il pakistano sbottonò la camicia di Liam con fretta, quasi sfilacciando e rompendo ciascun bottone per l’ansia di toglierli dalle asole. Rise sommessamente. Quando ci riuscì – con un aiuto dal castano – gli osservò il petto nudo mentre faceva scivolare la camicia lungo le braccia toniche, che accarezzo con i palmi aperti e caldi, soffermandosi sulle frecce tatuate là dove sotto la cute giacevano tibia e perone. Liam era pietrificato, sospirava con gli occhi socchiusi e osservava la testa mora del pakistano che si chinava per potergli baciare una clavicola, mentre con una mano accarezzava l’altra, tracciandone dolcemente il profilo. Era sorpreso: adorava tutto di lui, persino le sue ossa che spiccavano sotto la carne bianca del suo corpo. «Ti amo.» sussurrò su quella pelle, evidentemente arrossata nelle parti in cui l’aveva baciata con più intensità, mentre a poco a poco si avvicinava allo sterno. «Ti amo, ti amo, ti amo.»
Sto male non sai quanto mi hai uccisa,proprio profondamente .....
Inginocchiato davanti ai pantaloni del castano, che caddero poco dopo, Zayn sussurrò «Ti amo.» e morse uno degli ilei che spiccavano sotto la pelle chiara. Con le dita strinse i lembi dei boxer bianchi di Liam e piano li fece scendere lungo le gambe tornite. Ansimò nel vedere il membro duro ed eretto che svettava sotto la sua pancia piatta, ma lo ignorò, avvicinandosi all’inguine e respirando su esso, sfiorandolo appena sul naso. Zayn amava il suo odore mascolino. Zayn amava tutto di lui. E amava lui. «Te dua. Je t’aime. Te quiero.»
Liam, con gli occhi serrati per l’eccitazione, scosse il capo e sussurrò «Idiota.» mentre con la mano prese ad accarezzare i capelli scuri di Zayn, disordinati, ma belli come sempre. Li strinse quando sentì la lingua percorrere l’intera lunghezza del suo membro, con calma e senza fretta, tracciando quel percorso con accuratezza e attenzione. Voleva farlo impazzire, quando Liam tornò a guardarlo lo lesse nei suoi occhi castani che gli sorrisero sornioni, e non aveva dubbi sul fatto che sarebbe impazzito di piacere in compagnia di quell’uomo dall’aria furba ed esperta, così meraviglioso da dare un nuovo valore alla bellezza. Quando le labbra di Zayn avvolsero delicatamente il suo glande, gemette senza più trattenersi; non ne aveva motivo: l’attesa lo stava logorando. Non faceva sesso con nessuno da quando aveva lasciato il suo superiore solo in quella stessa stanza; aveva provato a tornare alla sua solita vita, a buttarsi via come se non valesse niente, a focalizzare l’attenzione sulle labbra di altri uomini, ma l’amore sincero che Zayn gli aveva confessato era diventato un freno per lui e per la sua mente, stravolta. Non era mai stato amato da nessuno, era tutto completamente nuovo.
Quando Zayn portò le mani sulle sue natiche e prese l’intero membro tra le labbra, Liam sentì distintamente i sensi espandersi nella sua mente. Potè sentire con la punta del suo pene la gola calda e accogliente del Sottufficiale. La percezione divenne amplificata, quella bocca si muoveva sinuosamente, come le mani che spingevano il suo bacino verso il viso di Zayn, che non distoglieva gli occhi da lui nemmeno per un attimo; non voleva perdersi un momento, un’espressione, un ansito. Succhiava avido, le guance incavate, le iridi liquide, le dita sempre più possessive e smaniose, le unghie quasi si a conficcarsi sulla pelle chiara. Liam, a un passo dall’orgasmo, avrebbe voluto quello per sempre, come anche Zayn.
Dentro di loro, in silenzio, sognavano qualcosa che non sapevano ancora di volere: un’unione, un per sempre, dei “ti amo” sussurrati ogni notte, i brividi insaziabili nelle loro pelli. Ed era opera loro tutto quel ben di Dio – desideri, sogni, immagini, prospettive di vita – che si stagliava di fronte agli occhi di entrambi. Era una dolce illusione che sembrava farli sentire bene nonostante il terrore e la paura di rimanere completamente soli. Ingraziavano la loro mente con prospettive di una vita insieme, un apparente destino intrecciato come capelli biondi color grano, un tavolo apparecchiato per due nei loro desideri più profondi e una candela alla vaniglia nel centro. Ne avevano bisogno, necessitavano di qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere nell’oblio e nel limbo dei loro stessi sentimenti che prendevano il controllo. La vita di Zayn in quel momento sembrava definita e programmata come una linea tracciata a penna; di lì a poco avrebbe fatto l’amore con Liam, guardando i suoi occhi castani liquidi dal piacere e si sarebbe sentito completo, come se non fosse mai stato abbandonato.
Poco prima dell’orgasmo, Zayn si fermò. Non si era mai sentito più deciso e sicuro.
Accarezzò teneramente le cosce di Liam, la pelle arrossata dove aveva stretto con più forza, e si rialzò, ignorando l’imprecazione sconcertata del castano che l’unica cosa a cui stava pensando era a quanto gli piaceva quella bocca sulla sua erezione. Gli prese la mano intrecciando le dita e lo guidò sul letto, spingendolo a sdraiarsi. Si spogliò da solo per puro esibizionismo, si tolse la maglietta con fluidità, scoprendo i suoi tatuaggi e i suoi segni, le cicatrici, i marchi, le tracce che rendevano quel corpo unico e completamente suo, ma soprattutto che faceva impazzire il più piccolo. Sorrise quando vide le sue iridi fisse sul proprio corpo e in fine si denudò anche dei pantaloni, delle scarpe e dei calzini. Aveva preso una decisione e non era intenzionato a tornare indietro. Sapeva ciò che voleva fare e non ne aveva paura.
Era la sua prima volta. Non se ne sarebbe pentito.
Non con Liam.
Era strano dirlo per lui, che aveva fatto sesso molte volte con uomini diversi, ma quella, per lui, era una prima volta.
Si tolse i boxer neri con un gesto veloce, abbassandoli con i pollici e lasciando poi che scivolassero sulla sue gambe magre. Era nudo, completamente, l’erezione svettante e dura, il glande rosso completamente scoperto e umido. Istintivamente, Liam – con gli occhi lucidi a quella vista – aprì le ginocchia e gli lasciò lo spazio per infilarvisi in mezzo. Fu una vista eccitante, una delle più belle: Liam che gli apriva le porte dei suoi tesori, che si esponeva e piegava vulnerabilmente. Zayn, però, sorrise dolcemente cercando di non mostrarsi agitato, e con i palmi appoggiati a quei nodi d’ossa le richiuse e vi si sedette sopra. «No.» sussurrò, spostando le mani sulle sue spalle, sfiorando le clavicole con i pollici. Quelle di Liam si spostarono nei fianchi del pakistano, toccandone la consistenza.
Non ci fu bisogno di specificare. «Ne sei sicuro?»
Scosse il capo, Zayn, e sorrise rassicurante. «Come mai prima d’ora.»
Fu sincero e non se ne pentì. Non si sentì idiota ad ammettere che era pronto a Liam come non lo era stato per nessuno. Aveva confessato tutto, compreso il suo amore, e aveva perso la vergogna, l’aveva accantonata perché era un sentimento stupido e senza senso per loro, che si erano guardati nudi e si erano piaciuti.
Quello era solo l’ultimo passo per sentirsi completamente parte di quell’uomo.
E allora fecero l’amore come si erano promessi poco prima, con passione e ardore. Senza più perdere il contatto visivo, Liam portò due dita alle labbra e le inumidì, prima di preparare Zayn che fremeva sopra di lui. Fu lento, molto, e attento come non lo era mai stato prima di allora; il tempo sembrava scandito dai loro ansiti eccitati e desiderosi, pieni di una necessità palpabile nell’aria. Era Liam ad essere minuzioso, succhiava l’indice e il medio con attenzione, avvolgeva le falangi con la lingua, le lambiva sotto agli occhi del maggiore, che di tanto in tanto contraeva le dita e piantava le unghie nelle scapole del castano ancora sotto di lui. Quando si avvicinò al suo orifizio, fece ogni movimento con accuratezza e allentò l’anello di muscoli infilando molto lentamente il primo dito; fu allora che il pakistano strinse con ancor più forza le dita sulla pelle del castano, digrignando i denti. I suoi respiri si fecero più corti per il male. Si sentiva diviso in due, un fastidio e un dolore forte e prepotente che pulsava nella sua zona sacrale. Avrebbe voluto urlare, ma non lo fece; mantenne la sua dignità ed evitò di spaventare Liam, che iniziò a muovere il medio per cercare di stimolarlo, mentre con l’altra mano gli accarezzava la gamba per cercare di rassicurarlo. Infilò l’indice quando Zayn meno se lo aspettava. Gemette di dolore, più forte della prima volta, e senza trattenersi. Liam si preoccupò, fermando la mano e attendendo che gli occhi del moro si riaprissero e tornassero a guardarlo. Ci volle tempo, secondi interminabili dove i respiri corti del maggiore si regolarizzarono lentamente, ma quando lo fecero, Liam arricciò le dita e cercò di stimolarlo, e studiò le mutevoli espressioni di Zayn, che variavano dall’eccitato al dolente.
Continuarono così per un po’, Zayn sopra di lui che di tanto in tanto si muoveva in cerca di qualcosa di più, finalmente abituato all’intrusione che inizialmente non riusciva a sopportare. Faceva leva sulle gambe, Liam lo osservava attentamente muoversi, strusciarsi sulla sua pancia di tanto in tanto, gettare indietro la testa, spostare le mani lungo il suo busto per non perdere mai quel contatto corpo a corpo, per non interrompere mai le carezze. Quando però Liam ritenne che Zayn fosse pronto lo fermò. Si guardarono con intensità, collegando le loro iridi con un’intesa soltanto loro, poi gli strinse amorevolmente la schiena e lo fece stendere sotto di lui. Gli aprì meglio le gambe, infilandosi nel mezzo, lasciandosi abbracciare dietro al collo.
«Sei sicuro?» gli chiese un’altra volta in un sussurro, abbassandosi a baciarlo dolcemente sulle labbra, perdendosi in quella bocca che sapeva di lui, poi spostandosi sulla mandibola e in fine sul collo nudo e liscio, bello da farlo impazzire. Il reticolo di vene bluastre spiccava sotto al velo ambrato di pelle, come anche i nervi e i tendini che lo eccitavano.
Zayn annuì e sorrise timidamente, due occhi stremati, ma sereni. Non aveva ripensamenti, lui era l’uomo giusto.
Era così bello, Liam, mentre lo penetrava dolcemente. Una miriade di emozioni diverse avvolse il corpo del pakistano, che si tese come una corda di violino per il dolore lancinante. Si sentì spaccare in due, per la seconda volta, e avrebbe voluto mandare tutto a quel paese, maledire, imprecare, ma quando Liam si mosse dentro di lui con dimestichezza abbandonò le cattive intenzioni per stringere con le mani le braccia di Liam e gemere sommessamente. Sentiva l’odore del suo corpo, del piacere, dell’eccitazione; sentiva i movimenti cadenzati e quel contatto intimo mai provato, la testa inebriata, i sensi all’erta, piacevolmente estasiati. Voleva toccarsi, ma allo stesso tempo godere di quella sensazione che lo stava appagando a poco a poco sempre di più, sconvolgendolo, sorprendendolo oltre ogni aspettativa. Aveva sentito parlare del senso di attorcigliamento allo stomaco, dell’indecifrabile sensazione che si provava nell’altra prospettiva del sesso, ma non si era mai lasciato andare a nessuno, prima di Liam. Quel pulsare forte nella sua zona sacrale, il formicolio lungo la spina dorsale, i brividi, la bramosia quasi incontenibile erano aspetti nuovi che lo sconvolgevano e lo facevano vibrare.
Fu Liam a dargli l’ordine «Toccati, Zayn. Voglio che ti tocchi.», quasi leggendo i dubbi nella sua mente, indecisa se permettersi di toccarsi o meno. E allora Zayn portò una mano sul suo membro come Liam gli aveva chiesto; lo strinse forte, davanti agli occhi del castano che lo osservava mentre spingeva sempre più a fondo, e toccò l’apice del suo piacere. Era tutto mille volte più intenso. Zayn si sentiva succube all’eccitazione che cresceva e lo invadeva lentamente, era come se non sentisse altro che se stesso in quel momento, concentrato com’era sulla miriade di emozioni che attutivano i suoi sensi in quel momento. Si sentiva svuotato di tutto, a poco a poco percepì l’orgasmo crescere dentro di lui, la sensazione di essere a un passo dal precipizio e non avere paura di cadere e farsi male.
Venne sul suo ventre mentre ancora Liam spingeva dentro di lui, la bocca dischiusa per trarre respiri sempre più profondi. La sensazione totalizzante di essere amato si impossessò di lui; nonostante avesse chiesto un’illusione e nient’altro che quella, si sentiva amato da Liam, che a sua volta riversò i suoi umori dentro a Zayn, il quale avvolse stretto le braccia attorno al collo del minore; lo accarezzò, baciandogli il collo e ringraziandolo di esistere con sussurri brevi e appena udibili.
Si accarezzarono a lungo durante e si raccontarono ogni cosa. Videro l’alba nascere, insieme a loro due. Si promisero silenziosamente che non ci sarebbero stati più segreti, avvolti com’erano dalla pace e tranquillità, dall’amore consumato, dall’emozione. L’uno si lasciò andare all’altro, dimenticando da una parte la paura di non ritrovarsi il mattino seguente e concentrandosi sulla sensazione di essersi ricongiunti a una metà che era sempre mancata nella loro vita.
Non sai quanto mi sto uccidendo a rileggerlo.... i miei feels sono fottuti...fottuti di brutto. Cazzo gli ziam mi uccidono e poi scritti cosi,dio aiuto.
Le loro bocche si cercarono e morsero. Si succhiarono avidamente in cerca di un nuovo ricordo, che li travolse completamente. Memorizzarono i loro sapori, i loro odori mischiati insieme che impregnavano a poco a poco i loro vestiti. Liam sarebbe tornato a casa e avrebbe premuto la maglietta che indossava sulle labbra, Zayn sarebbe arrivato nel campo e avrebbe annusato quella camicia prima di presentarsi al Generale con gli ordini ufficiale. Si abbracciarono come se non ci fosse un domani, e forse veramente non ci sarebbe mai stato, ma in quel momento non pensavano a nient’altro che a loro, che si accarezzavano la schiena e le labbra, fondendole insieme e ansimando piano, condividendo gli ultimi istanti.
Zayn si allontanò appena, soltanto per poter sussurrare «Sei qui. Sei venuto.» e guardare Liam annuire e posare il capo sulla sua spalla. «Tu sei un pazzo, soldato.»
Pianse. Le sue spalle si muovevano e tremavano. Pianse in silenzio sulla spalla dell’uomo che aveva respinto stupidamente per paura di lasciarsi andare. Pianse e pregò che tornasse a casa presto, lui, che non chiedeva a Dio niente da anni, da quando se ne era andato da casa e dalla sua famiglia, così credente e all’antica. Le sue braccia avvolsero i fianchi di Zayn con possessività e pianse ancora, cullato solamente dai palmi del ragazzo che si era innamorato di lui e che gli aveva donato tutto, anche se stesso, come se Liam fosse la cosa più importante, come se potesse essere l’unico al mondo a riportarlo in superficie.
«Non piangere.» sussurrò Zayn, cercando di essere forte per entrambi. «Ti prego, non piangere per me.»
Liam scosse il capo, alzandolo dalla spalla del maggiore; si strofinò la guancia con un pugno e al pakistano parve un bambino spaurito. Prese un respiro profondo, valutando se ciò che voleva dire fosse esagerata, eccessiva, stupida e incosciente. Ma cosa importava? Quello poteva essere l’ultimo loro momento, per mesi o per sempre. «Non posso perdere l’uomo che amo. Ricordati di questo mentre ti batti là fuori.»
Preso alla sprovvista, Zayn strabuzzò gli occhi. «Mi ami?» chiese, con la voce strozzata. Non ci poteva credere.
«Ti amo, Zayn.» ripetè, dandogli modo di credergli. Sapeva che fosse scettico, dopotutto lo aveva abbandonato, era fuggito per una stupida paura. I fantasmi del suo passato lo inseguivano; lui, che aveva vissuto di sesso occasionale e persone stupide al seguito, per la prima volta era amato sinceramente. Gli ci era voluta una settimana di distanza per convincerlo; aveva passato quattro mesi a osservare Zayn da lontano, a crogiolarsi nella sensazione di vuoto che lo inondava, al disagio e alla rabbia per se stesso. Si era inconsapevolmente innamorato di Zayn a poco a poco, quando nel letto di lui si baciavano prima di addormentarsi, svegliandosi alle quattro del mattino seguente per darsi il buongiorno. Così, Liam si sentì in dovere di aggiungere «E mi dispiace essere scappato quella notte. Non ho smesso di pensare a te nemmeno per un momento.»
«Sei un coglione.» sussurrò Zayn avvicinandosi al suo orecchio, un sorriso che riempiva la sua bocca e una felicità senza eguali.
Liam annuì, allontanandosi dal corpo di quello che ormai poteva definire il suo ragazzo, guardandosi i piedi e ridacchiando sommessamente, mordendosi vergognosamente le labbra. «Sono un coglione, te lo concedo.»
«E io sono un fesso romanticone.» scherzò il Sottufficiale, sistemandosi il berretto, anche lui con un leggero imbarazzo a colorargli le guance lisce.
Con le dita curiose, cercando di temporeggiare, Liam strinse il colletto della camicia di Zayn prima di lisciarla sulle spalle con i palmi aperti. «Sei sexy con la divisa. Non vedo l’ora di vederti tornare per potertela togliere di dosso.»
Zayn alzò gli occhi al cielo, divertito. Come avrebbe fatto senza il suo uomo per i sei mesi successivi? Chi lo avrebbe amato? Chi gli avrebbe dato tutto? Strinse le mani di Liam che giacevano sulle sue clavicole, intrecciò le loro dita e disse «Mi mancherai.»
Il castano si morse con più forza le labbra. «Ti amo.» gemette, gli occhi umidi e la voce strozzata.
«Ti amo.» ripetè Zayn, accorciando le distanze e dandogli un ultimo caldo bacio. Un ultimo ricordo, prima di partire oltreoceano.
QUESTA CREDO SIA LA MIA PARTE PREFERITA... AIUTO NON CE LA POSSO FARE COSI,MI VIENE DA PIANGERE.
Nuovamente addolorato dal ricordo del suo uomo, Louis scosse il capo, bevve ancora un po’ di vodka – iniziava a sentirsi alticcio – e chiese, incuriosito «Ti va di dirmi la proposta che hai scritto per Liam?»
Sorpreso, Zayn annuì. Prese la bottiglia d’alcol e anche lui tracannò, probabilmente per evitare di sentirsi in imbarazzo davanti al suo superiore, anche se in quel momento e in quel particolare contesto si stavano comportando come due vecchi amici in un bar. La verità è che in guerra non hai bisogno di un superiore che ti comandi a bacchetta, ma di un amico o di qualcuno con cui parlare e dimenticare il disastro che lo accerchia. «Okay, ma non mi guardare o divento rosso.» gli disse, coprendosi il viso. Louis scoppiò a ridere, tenendosi la pancia e prendendolo in giro. «Perché cazzo ridi, coglione? È roba seria questa. Piuttosto, cuciti la bocca e fingi di essere Liam, okay?» gli disse, puntandogli un indice addosso. Bevve ancora, poi gli ridiede l’intera bottiglia, il cui liquido trasparente era ormai dimezzato. Chiuse gli occhi e sospirò. «Okay. Ehm… L-Liam, fino a questo momento abbiamo avuto un sacco di problemi ed è inutile nasconderci che questi ci hanno portati soltanto a stare male. Tu sei stato un coglione, ma io lo sono stato uguale, quindi è inutile darci colpe che non servono. Ti ci sono voluti quattro mesi prima di capire che ero quello giusto per te e mi sento fortunato ora che so quanto teniamo l’uno all’altro. Nel nostro passato l’amore non ha mai avuto un vero ruolo. È stato sinonimo di famiglia, su questo siamo d’accordo, ma non abbiamo mai davvero amato qualcuno fino a quando ci siamo conosciuti. E, bhe, credo che il nostro incontro voglia dire qualcosa. Credo che i giorni che abbiamo passato distanti ci siano serviti per pensare, per giungere a una conclusione, e la mia è stata che…si, cioè…io voglio legarmi a te, Liam. Per sempre. Finchè morte non ci separi e tutte quelle stronzate romantiche e sentimentali che adoro e che anche tu, sotto sotto, ami. Quindi, sposami, Liam, e sii il mio uomo, “in salute e malattia”. Sii l’uomo che mi rimprovera perché ascolto musica anni ’60 quando in circolo c’è di meglio, e sii l’uomo che si ricorda per me che giorno è perché io sono troppo sbadato per ricordarmelo. Sii l’uomo che mi schiaffeggia se sto facendo la cosa più stupida del mondo, o che non ha paura di ammettere che esagero con il profumo o con le cattive maniere. Insomma, sii la metà che mi manca, e io sarò la tua. “Finchè morte – fottuta – non ci separi”.»
A parte che amo gli zouis,ma cazzo voglio una proposta di matrimonio cosi....mi sono sciolta dico davvero. Cazzo Zayn mi uccide.....
E ti prego,salva i larry...
Adoro questa os ,ziam mi fanno esplodere...
Scrivi da dio,sembrava un libro davvero,sei troppo brava,troppo.
Nora.
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