È una sensazione stranissima, quella che provo. Perché sono triste che la storia sia conclusa, che sia calato il sipario insomma. D'altro canto, però, sono anche felice.
Felice che si sia risolto tutto.
Felice che ognuno, alla fine, abbia trovato il proprio posto nel mondo. Per quello che è, e non per una supplenza ad interim. Ché è vero il detto chiodo scaccia chiodo, ma è anche vero che ogni chiodo e chiodo di per sé. Ma prima di inerpicarmi per sentieri dialettici che farebbero impazzire Aristotele, Pitagora e un'altra manciata di sofisti a piacere (come nelle ricette), lasciami dire che sono contenta che questa storia sia finita. Sono contenta per come sia finita.
Perché è vero che alle nostre spalle c'è una scia di sangue e morti eccellentissimi (io sto ancora in lutto per la morte di ElCid, fai un po' tu), ma è anche vero che la vita prosegue. Va avanti. E che su quei sacrifici costruiamo il nostro futuro. Perché è giusto così. Perché quei sacrifici ci sono stati affinché ci fosse un futuro. Nero o roseo che sia, ma che ci fosse la possibilità di vederlo - di viverlo. E, con essa, la speranza.
E questo capitolo si chiude con il ritorno alla normalità. Si ricompattano le maglie della quotidianità che la guerra aveva strappato. Che l'avventura aveva sfilacciato. E che i nostri eroi, con pazienza, hanno ricucito. Piano piano. Capitolo dopo capitolo.
E sono contenta che si sia chiusa questa storia. Perché - e tu lo sai - fosse per me l'avrei allungata ancora e ancora e ancora. Ma tu hai calato la mannaia, da brava Atropo. Ferma ed inflessibile. E hai fatto bene. Perché la nuova vita che si va delineando non appartiene più a noi lettori, ma ai tuoi personaggi. Il figlio di Eranthe e Deuteros in arrivo. Il piccolo Ruy. Il mènage di Agathê e Minos. Aiakos tra le braccia di Melina. Ma anche il povero Sage che se ne torna in jamir come i nostri pensionati scelgono di andarsene in Liguria a svernare. E il povero Shion che si ritrova un Santuario da riedificare e gestire e preparare al ritorno di Ade.
Tutto questo, come si raccontava al termine de La Storia Infinita è un'altra storia.
Io ti posso solo dire "grazie". Perché mi sono divertita, ho pianto, ho riso, ho sospirato, ho fatto il tifo ed ho palpitato assieme a loro. Grazie per avermela fatta leggere in anteprima. Di cuore.
Grazie per aver chiamato il piccolo Capricorno Ruy.
E grazie per quella pianta di limoni. E per la discrezione di Erato (Che d'amor, dolce, sospira, cit.). Trovare quella pianta sull'uscio di casa è stato dolcissimo. Perché è come se la madre avesse detto alla figlia "io veglio su di te. Sempre". A prescindere dalla distanza e dai problemi che ci sono stati in passato. E io spero, tantissimo, che madre e figlia, un giorno, possano riabbracciarsi. Magari per il battesimo del piccolino, tu che dici?
Io aspetterò. Con una tazza di caffè in mano. O con una bella limonata. Agre come piace a Mr D. E, forse, anche a Manigoldo(Grazie per averlo salvato. Grazie, grazie, grazie!!!).
In conclusione, è stato un piacere. E spero ci regalerai altre storie così. C'è una piantina di limoni che apsetta, sai?
Un abbraccio
Francine |