Sono così contenta che tu abbia scritto questa fiction pensando ad Annie (quanto mi piace! ♥︎); è la prima volta, poi, che trovo una storia dove ci sia lei, in questo fandom, e notare che è la tua ad avermi in qualche modo "introdotta" al suo personaggio - nel mondo di EFP - mi rende ancora più felice!
Hai ribadito con efficacia tutta l'impotenza che si nasconde all'interno di quelle mura - che si protendono verso Dio, l'Onnipotenza; quasi un delirio umano di superiorità, di fronte alla snaturata voglia di distruggere che caratterizza i giganti.
Gli uomini, come hai ben scritto, non sono altro che un gregge spaurito che si sente al sicuro, fintanto che i cinquanta metri reggono; quando dieci di troppo sovrastano anche quella barriera che sembrava inviolabile, allora, le pecore capiscono che è la fine, che il loro destino non è tanto dissimile da quello di un banchetto.
Annie, poi, fra la massa scioccamente sicura di poter scampare al peggio, è l'unica a capire quanto quelle recinzioni siano inutili. Sono sicura che quando le ha scalate per la prima volta, le vertigini non siano state dovute solo all'altezza fisica, ma anche a quella "interiore": guardando dentro se stessa, probabilmente, deve aver provato un terrore persino maggiore di quello causato da un muro alto trentatré (o tre) volte più di lei.
Meravigliosa riflessione, questa drabble! Semplice, precisa, scorrevole e nitida, eppure capace di far pensare tantissimo! Beh, questo è uno dei tuoi tanti poteri, in fondo ;)
Un bacione ♥︎
Ophelia |