Recensioni per
Perle di Ricordi
di FairySweet

Questa storia ha ottenuto 26 recensioni.
Positive : 26
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
03/08/14, ore 13:56
Cap. 11:

Hai realizzato, in questo capitolo, una rassegna di quello che un po' già avevo avuto modo di anticipare nelle recensioni precedenti. È sorprendente (o forse neanche tanto, visto che chi guarda la fiction potrebbe rendersene conto in maniera abbastanza oggettiva, a prescindere dalla condivisione o meno di fascino per questa coppia) che tu stia riassumendo, nella tua storia, un insieme di situazioni di cui spesso mi sono trovata a discutere con altre fan di A/A, e tutte coerenti con la posizione che assumo io a riguardo.
Anna è sospesa tra due possibilità, entrambe valide, soprattutto in base alle parole di Fabrizio. Se Emilia è l'unica vera ragione che la spinge a voler rimanere in vita, perché Anna dovrebbe preoccuparsene così tanto? In fondo la figlia sarebbe sempre circondata dalle giuste attenzioni e premure. La fa facile, Fabrizio. È un po' il suo modo di vedere le cose, con la semplicità meccanica dell'essere maschile. Proprio lui, che ha tanto amato Elisa, di un amore grande, così intenso da percepirsi nell'aria... Anna cerca di spiegargli che non è in questo modo, che si può scegliere. Ma non è solo per Emilia. È per Antonio. Che può averle fatto tutto il male di cui abbiamo discusso sinora, ma che tuttavia non potrà smettere di amare per nessuna ragione. Perché quel che ama di lui è la sua persona nel complesso, liberata dalle azioni che a Fabrizio non sono mai andate giù. Neanche ad Anna, se è per questo, ma il cuore aiuta a farlo.

Complimenti davvero per questa storia: la narrazione è chiara, scorrevole, precisa e completa, oltre che assolutamente in linea con la mia opinione riguardo parecchi punti di vista attraverso cui si può interpretare la coppia protagonista.
Buona domenica e al prossimo capitolo!

Recensore Veterano
01/08/14, ore 14:51

Anna, questo capitolo è IL capitolo.
I miei due personaggi preferiti della serie a confronto, un confronto tanto lontano da quelle inutili discussioni cui si dedicavano durante la serie, e così aderente a quegli intimi momenti fatti di sorrisi fiducia e legame fraterno. La Fattori e Preziosi sono molto bravi, ciascuno per la propria esperienza, e questo si percepisce quando sono in scena entrambi – oltre che da soli, ovviamente.
Strano è leggere però di Fabrizio che condanna Antonio, da sempre stato grande amico, con cui mai c’è stata occasione di smentirlo o di andargli contro (vabbè, a parte le volte in cui gli scatti d’ira nei suoi confronti hanno avuto la meglio, durante il periodo in cui Elisa perse il bambino). Ovviamente si tratta di un espediente ben riuscito perché in lui si incarnasse una sorta di voce interiore della verità. E l’unico a cui affidare le parole della coscienza di Anna perché parlasse a lei stessa è proprio lui, che manca a tutti, anche ai telespettatori.
Anna ama troppo quell’uomo per guardare a ciò che le ha combinato. Ecco perché vuole cancellare la porzione di passato che contiene Lucia, e salvare il meglio che li ha uniti. Anzi, forse neanche quello, perché troppo sottile è il limite tra le due situazioni. Troviamo quindi in questo modo la spiegazione della scena in camera da letto prima di decidere di trasferirsi alla casa sul lago. Non importa più niente, ad Anna, mentre è lui che la mette in guardia sui ricordi, che non guardano in faccia a nessuno. È lui, che non ha cancellato nulla di quel che è successo e che, tornasse indietro, rifarebbe tutto dall’inizio. Ne sono certa, e ne è certo anche Fabrizio, nonostante le tante parole gettate al vento con cui sta infarcendo le lenzuola su cui giace la donna. Inutile accorgersene adesso, per due motivi. Il primo è che Anna ha dimostrato di tenere a lui anche senza tutte queste belle giustificazioni. Arrivi un po’ tardi, come dice Fabrizio, ma lei è pronta a gettarsi tra le tue braccia in ogni caso. Il secondo è che hai aspettato che fosse in fin di vita per dirle tutte queste belle parole. Ti sei accorto del sentimento (chiamarlo amore è sopravvalutarlo) che provi per lei perché la stai perdendo, mentre Anna, che è rimasta sola a casa durante tutto il periodo del tuo carcere, ha sopportato quella solitudine in modo estremamente più feroce di te durante la prigionia e anche adesso, che di prigionia sempre un po’ si tratta. Sei inchiodato al suo letto, e non tolleri di dormire per sorvegliarla (che cosa insana, direi, dato che la prima cosa che si consiglia è proprio quello di restare riposati per non commettere scemenze), né di prenderti 5 minuti per parlare con chi ha bisogno di te (famigliari o Benac che sia, o anche solo eventuali pazienti che hai in cura).
Antonio non si merita che lei si risvegli, ma è Anna a meritare di vivere ancora per anni l’amore che prova per lui (e se non c’è piena corrispondenza, ce ne faremo una ragione), di vedere crescere Emilia, di percorrere altre mille volte gli stessi sentieri del giardino labirintico della tenuta, con o senza Antonio, di riscoprire il piacere di una cavalcata, o di una tazza di cioccolata sotto il gazebo al vento fresco dell’autunno.
Ecco perché sono certa che le farai riaprire gli occhi.

Recensore Veterano
01/08/14, ore 14:12

Bellissimo anche questo capitolo.
Procedendo con la storia, iniziamo a conoscere anche le titubanze di Antonio sulla sua scelta, che non era stata poi così ben ponderata. Col senno di poi, per poter vivere entrambe le vite di cui si dipartiva l'alternativa, avrebbe dovuto davvero nascere due volte, o sdoppiarsi.
Rimugina infatti su "quanto di lei si fosse perso"... tanto, rispondo io per lui. Tanti frammenti di quotidianità, tanti invece di esclusività. Alvise si è preso la sua giovinezza, mentre Antonio prendeva quella di Lucia. Era sì quello che voleva, ma non neghiamo che durante gli anni ogni tanto la sua mente cadesse sull'immagine di quella donna dai capelli folti e scuri, con occhi grandi e intensi, capaci di amare e di odiare. O di imparare a odiare.
E nel terminare del capitolo i pensieri lasciano spazio ad una narrazione che si fa rincorsa, che diventa ritmo serrato di angosce, speranze e mani nei capelli.
Salvate Anna, per salvare Antonio e tutta la famiglia Ristori.
Ci hai mai pensato, caro dottore, che un po' tutto il casino che ha coinvolto i Ristori si sia sollevato per un tuo capriccio 20 anni prima? Se Antonio avesse sposato Anna, Alvise non sarebbe esistito nelle loro vite, quindi avrebbe risparmiato debiti e creditori, viaggi a Napoli e insulse amicizie con gente torinese subdola e maliziosa. E spari, e ferite e febbri e convulsioni.
Ohi ohi, svelato il colpevole! :D

Recensore Veterano
31/07/14, ore 14:32
Cap. 8:

Non avrei mai immaginato che Antonio potesse assistere al matrimonio di Anna. Non so se poterlo definire sfrontato o coraggioso. Beh, l'importante è che fosse ben consapevole del fatto che Anna potesse vivere la sua vita indipendentemente da un uomo che non aveva avuto alcuna sensibilità nei suoi confronti. Sedotta e abbandonata, insomma. E quello sguardo della donna incollato al suo, nonostante fosse tra le braccia di un altro, voleva definire quanto grosso fosse stato l'errore di consegnarla nella vita di un altro uomo. Vedi, Antonio? Tornatene a casa con la tua contadina, ché non mi sono annullata per te. Non ancora.
 
Deliziosa la scena con Emilia, spirito nobile e vivace, mistura di carattere tra Anna e Fabrizio, e saggia come potrei immaginarmi la vecchia Agnese e il marito.
Antonio, sai che con le promesse hai un rapporto non troppo leale. Non illudere la gente, non chi si fida di te, non chi sta affidando i propri giorni, le proprie speranze alle tue parole. Eppure da medico lo sai, che i familiari dei moribondi hanno solo te, a cui dare ascolto.
Ma non ce la fai, a dirle che non è una cosa che si possa promettere, che l'unica promessa è quella che le starai vicino, le parlerai, le dedicherai le tue cure. E il tuo amore. L'amore che giuri di aver sempre provato, ma di cui in verità non hai mai avuto sicurezza. Anna ha bisogno di sentirlo, di sentirti, che per te non esiste altro che lei, che non hai perplessità su ciò che riserva il tuo cuore.
Ripetiglielo allo sfinimento, scaldala di fiati, ricordi, confessioni e ravvedimenti.
E prega che non risponda al tuo schiaffo con una voltata di spalle, perché vent’anni prima non la sei stata a sentire, perciò continua a supplicare la sua clemenza e il suo perdono. Perché questo è un perdono, non quello che ti ha invocato quando si è inginocchiata nel tuo lugubre laboratorio. Non esiste perdono a darsi in ogni modo per salvare chi s’ama; non ti ha tradito come tu hai fatto, non ha smesso di pensare a te come tu hai fatto, non ha vacillato come tu hai fatto.
Sei sempre stato tu il suo sole, e avrebbe continuato a percorrere il globo instancabilmente per poterti stare accanto anche dopo il tramonto.

Recensore Veterano
30/07/14, ore 21:32
Cap. 7:

La storia prosegue, inesorabile, verso una frattura prevista e ora più sanguinante che mai. E dolorosa, per entrambe le parti, ma Antonio (e quanto mi piace tutto il torto che gli fai possedere in questo capitolo) non l’ha mai capito, da quanto Fabrizio scherzava con lui, dalle parole mature di Agnese, da quelle ricche di speranza, orgoglio, fantasie e sogni di Anna.
Si comprende il peso dei guai solo dopo averli commessi, nonostante i mille avvertimenti. È la giostra del “so quello che faccio”, che va spesso a finir male.
Ti amo ma non posso averti?
Ti amo ma i miei principi sono più forti di un sentimento grande come quello che nutro per te (e allora non è poi così grande)?
Ti amo ma forse è proprio perché questo amore è più grande di ciò che posso controllare, che mi fa scegliere una strada apparentemente più semplice?
Non conta più quale fosse stato il motivo. L’hai lasciata andare piano piano, senza accorgertene, e lei non è riuscita a tenersi aggrappata per lungo tempo, se hai smesso di tenderle le mani.
E adesso prenderai in mano la tua nuova vita, te la farai bastare, ti convincerai che fosse davvero ciò a cui hai sempre mirato, ti costringerai vanamente a dimenticare occhi labbra sorriso della donna che hai fatto innamorare, ti ritirerai scacciato da famiglia, salotti, tenore di vita nobiliare. Per un solo motivo: tu la ami, Lucia. La ami con un’intensità diversa dal sentimento che provi per Anna. Perché in una sola puntata (e in un paio di quelle successive) hai dimostrato quanto tenessi a lei mille volte di più di quanto in due serie intere hai reso manifesto il legame che ti teneva congiunto ad Anna, labile, fragile, pronto a sgretolarsi alla minima folata di vento. Eh no. Questo è quello che ho visto in tv, questo è quello che quell’Antonio mi ha trasmesso dalle immagini e dalle parole della serie televisiva; un giorno si dichiarava scandalosamente geloso di chiunque si avvicinasse ad Anna, l’altro giorno guardava con malinconia i giorni andati o non si faceva scrupoli ad essere accusato di avere un’amante.
No, signori. Ecco perché io parto sempre da Anna, a narrare una storia. Perché lei è un punto fermo: so che si comporterebbe in un certo modo in qualsiasi occasione la introducessi. So che non mi tradirebbe, giusto per fingere che sia un po’ di carne anche lei, tra tutti questi scritti di carta. Antonio fatica sempre ad incunearsi tra le righe lasciate vuote dall’imponente presenza di questa figura femminile. Come hai detto, è lei il personaggio forte, che spicca e si mostra, a scapito di uno poco costruito, adattato in sceneggiatura alle occasioni in cui serviva. Ci siamo comunque noi, ad amalgamarlo a nostro piacimento e a dargli un po’ di giustizia.
L’ultima immagine che hai evocato al termine del capitolo, con quel “quei due cuori che mai si sarebbero dimenticati” finale, rimane il cuore della loro storia.

Recensore Veterano
30/07/14, ore 14:45

Questo capitolo è meraviglioso.
Hai parlato di tante cose, diverse ma legate tra loro. Il dialogo tra Anna e Antonio della prima parte del capitolo ha qualcosa di metatemporale, disteso tra queste lenzuola nell’intimità di loro due soli.
Tuttavia anche qui hai sapientemente introdotto diversi riferimenti collegati in modo spesso incoerente con il futuro della coppia. Abbiamo quindi modo di analizzare le speranze, i sogni, e, perché no, le illusioni di due persone che la verità dei fatti travolge e stravolge. Un Antonio che sussurra la promessa di non farle mai del male, di amarla per tutta la vita e oltre, di non lasciarla mai sola. E un’Anna che invece sta guardando lontano, sempre più prettamente oggettiva e terrena rispetto ad Antonio. Si affacciano infatti nella sua mente quelli che lui chiama “brutti pensieri”, e di cui non vuole sentire parlare. Ma il mondo è fatto anche di quelli: Anna sa che esistono… certo, non li ha mai sperimentati, perché costantemente trattenuta alla larga dalle insidie delle esperienze negative della vita, così come successivamente spiega Fabrizio ad Antonio. Quindi ancora più dolore potrebbe subire, se mai Antonio le combinasse i guai che tutti quanti percepiscono nell’aria tranne lui. Ancora non riesce a concepire di stare montando un gioco, perché per lui non è così (noi donne siamo più complicate degli uomini, inutile ribadirlo!). È un tira-e-molla che non gli permette di stare lontano da Anna – da quel qualcosa “che aveva dentro” –, ma nemmeno dalla sincerità che gli ispira Lucia, non per niente nominata in memoria manzoniana come portatrice di luce, di apertura, di lealtà e autenticità.
Vabbè. Personaggio di poco spessore, oserei dire piagnucoloso. Posso capire l’attaccamento di Antonio per lei solo nei termini di attrazione sociale. Non ha niente di Anna, come Anna non ha niente di Lucia.
Chiaramente è funzionale alla trama… e anche alle nostre elucubrazioni!

Recensore Veterano
30/07/14, ore 13:43

In questo capitolo c'è l'essenza di tutto quello che ha causato la loro rottura.
Antonio è in bilico sull'orlo di una parete che divide due alternative per la sua vita. Da una parte l'amore di una donna di cui però non sembra essere convinto (quando lei lo è sempre di più) e l'impegno a mantenersi in linea con il titolo che la sua discendenza gli ha imposto. Dall'altra la sicurezza - paradossalmente - di una donna senza pretese, né per un suo futuro marito né per se stessa, che gli consentirebbe di aderire agli ideali di umiltà e semplicità che tanto desidera in contrapposizione ad un mondo corrotto e ipocrita.
Però di nuovo mi trovo in disaccordo con lui e con le parole che rivolge ad Anna. Anna è nata e cresciuta in mezzo a nobiltà, servi, prestigi, denaro, e non è vero che quella vita non le piace. Non si può dire che possa accettare ogni canone che il suo ceto e la sua famiglia le impone, come un matrimonio di convenienza, o quelle tante piccole cose che io m'immagino le stessero strette, come l'impossibilità di uscire e fare liberamente in base alle sue voglie. Ma il fatto di fare parte di quella famiglia da sempre, ha ormai reso i pranzi, le cene, i salotti, le convenzioni parte di se stessa, senza possibilità di ritorno. Le è stato insegnato che così era giusto e ideale per la posizione che occupava, quindi non ha mai guardato oltre, non ha mai pensato di rifiutare l'appartenenza a quella classe solo perché contraria alle regole che la caratterizzavano, sempre perché ha avuto modo di averne visione da un solo punto di vista.
Antonio, con la professione che si è scelto, e anche ipotizzando un diverso modo di vivere in famiglia, ha avuto modo di conoscere altro, e quindi di volere altro.
E in fondo non è colpa di nessuno dei due, però Antonio non è pienamente nella ragione, quando crede, o cerca di convincere Anna, che la donna non apprezzi il mondo e le imposizioni in cui si trova.
Forse, se avesse avuto modo di poter scegliere... gli agi della nobiltà, l'intraprendenza della borghesia e libertà e assenza di una rigida educazione dei semplici contadini o servi.
Ma ogni classe sociale ha i suoi paletti. E chi, come Antonio, desiderasse inseguire l'utopia di essere l'uno e l'altro, avrebbe dovuto fare i conti con l'estraniazione forzata dal gruppo di appartenenza, in primis dalla sua famiglia.
Non per niente spesso si ripete di Fabrizio, l'unico che non gli ha mai voltato le spalle...
Perché lui, come ho già avuto modo di dire, fa parte della nobiltà e della famiglia, ma ha una forza di vivere e un istinto che lo porta molto più in là delle ristrettezze coercitive del gruppo sociale di cui fa parte.
 
"Non ti lascio sola, non ti lascio Anna".
Ironia della sorte, vero? Adesso è lui a implorarla di non lasciarlo, di riaprire gli occhi, di accontentarsi della vita che ha da offrirle. E Anna è troppo buona con lui, troppo accondiscendente, perché troppo legata, troppo innamorata. Lei è sempre rimasta con lui, non c'è mai stato bisogno di pregarla. Lei è sempre stata lì, anche quando lui se ne fuggiva a Torino a studiare cadaveri, anche quando si dannava per trovare un modo di salvare la tenuta dai Benac, anche quando lui era in carcere e lei, da sola, sopportava la sua assenza ma anche la mancanza di un suo aiuto almeno psicologico. È stato capace di lasciarla un'altra volta, vinto dalla sofferenza di quel luogo che rende aspri anche i più dolci dei pensieri.
E lei zitta, a tornarsene a casa.
E lei zitta, a salvare il salvabile cadendo tra le grinfie di un mostro.
E lei sollevata ma angosciata, a ricevere di nuovo l'abbraccio di un Antonio stupito e felice di ritorno dal carcere - ma come, non l'avevi cacciata via poco prima? Come fai ad essere così sicuro che lei sia pronta a riaccoglierti nel tuo letto?
Ma accidenti oh, l'ami questa donna, o ti trattieni accanto a lei fintanto che ogni cosa (e casa) vada bene?
 
Non si vede che sono di parte eh? :)
Al prossimo (piovoso... non so da te, ma qui non smette più) commento!

Recensore Veterano
30/07/14, ore 08:36

Sono meravigliosamente dolci.
Da giovani come nel presente. O, almeno, ci è dato modo di ascoltare solo ciò che ci dice Antonio, che è poi quello dei due più incline ai sentimentalismi (anche Anna lo è, ma lo dà meno a vedere). Non per niente la loro "colonna sonora" si chiama Tenero Abbraccio. La loro coppia è riassunta proprio così, in un mare di sorrisi squisiti, abbracci romantici, sguardi complici.

Anche se è facile, davanti ad una donna che rischia di morire, ammettere quanti errori si sono compiuti, e quanto amore si riserva per lei... Se solo ci avesse pensato qualche ora prima!

Recensore Veterano
27/07/14, ore 16:19

E così torniamo al presente, dinnanzi ad un Antonio colpevole ma non troppo, ad un'Anna ferita, alla spalla come al cuore. Ma la cicatrice che serba la sua anima continua a pulsare, pronta a squarciarsi. Ciascuno di loro ha compiuto diversi errori, e Antonio sarà sempre uno dei personaggi che più apprezzo, ma per me deve sempre fare i conti con l'aver lasciato Anna.
E nella tua seconda parte del capitolo, anche la madre se n'era accorta, che c'era qualcosa che non quadrava nel comportamento di Antonio. Tanti complimenti, tanti sorrisi, ma anche qualche illusione di troppo.

Tanto Anna sarebbe tornata con lui a prescindere da ogni cosa. E il motivo l'hai scritto tu. È lo stesso che l'ha portata a salvargli la vita, è lo stesso che le permette di vivere con lui senza il costante pensiero (quello che avrei io!) che una volta il suo cuore apparteneva ad un'altra donna (davvero? Oppure ha SEMPRE battuto per lei? Che domanda atroce, meglio non darsi una risposta!).
È l'amore, quello folle, che ti impedisce di cancellare l'altro/a dalla mente, parafrasando le tue parole. Ecco perché tante volte lo si associa all'aggettivo "incondizionato". Quello di Anna ne è il puro esempio.

Ma Antonio. Antonio l'ha mai amata veramente, o si è limitato a tornare insieme a lei perché da considerarsi una pista facile da intraprendere e seguire? In fondo la "fatica" di conoscersi era già stata affrontata. Sarebbe bastato ricreare la giusta intimità e lasciare correre la vita senza pensarci troppo.
E nel frattempo avrebbe reso felice Anna. Si dice anche, tornando ancora ad un luogo comune, che vedere felice una persona a cui si vuole bene sia tutto ciò che renda felici se stessi.

Tornando alla tua storia, mi è piaciuto moltissimo anche il dialogo ad alta voce, ma quasi interiore, di Antonio ad Anna incosciente.
Forse non tutto è perduto.
Forse, Antonio, in quella tua angoscia dell'"andrà tutto bene", celi l'eventualità di perderla. E il solo pensiero ti fa star male, ti fa ripensare agli anni passati, e a quelli durante i quali non sapevi cosa facesse, dove fosse, a cosa pensasse.
Sempre a te, Antonio, e sempre in quel palazzo di Torino, con un altro.
Con un altro.
Non ti faceva impazzire, come a lei faceva impazzire immaginarti insieme a Lucia?

Grazie per questi nuovi capitoli, buona domenica e al prossimo aggiornamento!

Recensore Veterano
27/07/14, ore 15:39

Mi piacciono questi continui rimandi al passato.
Perché Anna e Antonio sono fatti di passato, quel passato che non ci è stato raccontato e sul quale ci piace fare ipotesi, inventarci mirabolanti alternative all'asettica storiella che è permeata dai pochi indizi recuperati dalla fiction.
Fabrizio è sempre così adorabilmente slegato dai canoni imposti dal titolo nobiliare che porta. Non gli importa di mostrarsi qual è, con tutte le sue convinzioni, i suoi pensieri netti, privi di fronzoli e di ipocrisia.
Mi sono sempre piaciute le battute tra Anna e il fratello, la loro solida unione nonostante i soliti diverbi. E tu li hai ripresi pari pari, anche se con qualche anno in meno, ma aderenti alla loro personalità.
Era un gioco, la previsione di Fabrizio del futuro di Anna. Un gioco che però si è avverato, anche se un po' in ritardo. Questo ritardo non le ha consentito di avere tanti figli urlanti per casa, ma Antonio sì (non urlante, chiaro! :D). Anche se... (beh qui si aprirebbe una disquisizione lunga secoli, sul fatto che io, fossi Anna, non riuscirei a non pensare a quando il mio uomo mi abbandonò per un'altra...).
Bella anche la ricostruzione del primo incontro dei due protagonisti. Dolce ma decisa, com'è il carattere di Anna che non si lascia impressionare né sottomettere dall'eventuale imbarazzo di trovarsi a parlare animatamente con un giovane che non ha paura di farle complimenti. E di guardarla negli occhi. Io faccio parte di quella scuola di pensiero che ritiene fondamentale il contatto visivo tra le persone!

Recensore Veterano
22/07/14, ore 16:43

Fairyyyyyyyyyyyy!
Oddio.
Ma sul serio?
Dimmi che non sto avendo le allucinazioni.
Sai da quanto (aspetta, devo auto-impormi di non scendere nel volgare) accidenti (ecco, così va bene) aspettavo (cioè, più che aspettare mi ero ormai rassegnata) di leggere qualcosa su di loro scritto da qualcun altro? Ma dico… su di LORO!
E poi arrivi tu… di cui ho letto mille cose di là su Dr. House… e mi spari questa storia.
Anzi, questo inizio di storia, isn’t it?
Sei meravigliosa. Scrivi con una dolcezza incredibile, e hai tratteggiato con poche pennellate di luoghi, tempi e vissuti, questi due personaggi senza nominarli né farli parlare o agire.
Questo loro amore, grande, senza limiti temporali, che li trascina l’uno contro l’altro anche se tutto è posto a ostacolarli nella loro corsa di riaversi… tu l’hai scritto, è lì, nelle tue parole.
E il riassunto della loro storia termina lì, quando invece tutto sembra fermarsi. Ma è allora che tornano ad essere in due, anche se lo sono sempre stati. È allora che ne riscoprono l’importanza, l’inevitabilità, l’impossibilità di fare altrimenti.
Ti aspetto, cara Fairy. Aspetto altre tue parole, altri tuoi dipinti di questa coppia che mi ha fatto impazzire e che amo tutt’ora alla follia.
E grazie, di nuovo, per questo pizzicore al naso che mi hai fatto venire. E non è allergia!

PS. Io proporrei di aggiungere una quarta bandierina multicolor qui sotto: Opinione complessivamente ESAGERATA! ;)

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