Buonasera!
Trovo particolarmente sadico -ma anche ic- il modo in cui hai ripetuto compulsivamente l'appello di Gaara alla madre. Per quanto possa terrorizzare il trovarsi di fronte il rosso in quelle condizioni, però, quell'urlo disperato emerge con prepotenza sulla stessa Kushina, che si sente presa in causa personalmente da quella fragilità. Così come nell'opera originale, anche qui a capire il dramma e la solitudine di un Jinchuuriki può essere solo e soltanto un altro Jinchuuriki.
"Gaara guardava il bambino biondo con tanta invidia. Doveva ucciderlo. Perchè il bambino poteva avere una madre e lui no? Perchè poteva avere la medicina e lui no? Perchè?Anche lui era vivo."
La sua invidia mi uccide. Pensare che un bambino puro come Gaara (che, secondo me, conservava la sua innocenza anche nel suo ruolo da omicida, perché lo faceva in nome del suo voler vivere ad ogni costo) possa corrompersi così facilmente, solo guardando un gesto materno così spontaneo, è davvero lacerante. Ma qui lui ha perso ogni controllo, sia fisico che mentale ed emotivo. A parlare è il suo cuore, quello ferito. Meno male che c'è Kushina ad accoglierlo, vah!
Tra l'altro, date un nobel per la pace a quel santo d'Itachi, che nonostante lo stress e la stanchezza, riesce a tenersi in piedi e a risolvere la situazione che, se non fosse stato presente, sarebbe inevitabilmente degenerata. Ma anche nel suo caso, ogni qualvolta la stanchezza lo colpiva, era una stilettata al cuore *sighs dramatically*
Nella scena dell'abbraccio io mi sciolgo definitivamente, diamine, pensavo non fosse possibile farmi amare questi personaggi più di quanto già li adori, invece tu l'hai fatto: "Pian piano e con molta incertezza alzò le braccia per stringere anche lui la donna che gli stava dando la medicina. Le lacrime iniziarono a scendere più copiosamente e sentì la donna strigerlo più forte. Finalmente era felice." Gaara ricambia l'abbraccio, è finalmente a casa. Awww!
Proseguendo, devo dire che questo Naruto a tratti iper-tonto e a tratti iper-sensibile mi fa sorridere come una cretina ogni volta che apre bocca. Tipo qui:
"Se la mia mamma ti vuole bene, devi essere per forza mio amico." disse porgendogli la manina, " Io sono Naruto."
Mi piace il suo ragionamento. Semplice, cristallino, innocente; come un bambino deve essere. Ma non parliamo di un bambino qualuque, ma del protagonista della serie, qui. Hai praticamente ricostruito il legame d'amicizia e rispetto che vige tra i due personaggi in contesto canonico, pur cambiando la situazione e ringiovanendoli. Naruto, pur essendo parzialmente diverso poiché cresciuto con due figure genitoriali, in fondo è sempre lo stesso: riconosce il buono nelle persone, quando lo vede. Ed è per questo che gli vogliamo tutti bene, no?
Adesso ti saluto e ti chiedo scusa per la recensione più inconcludente del solito. Ma è tardi e non so più come commentare questa storia, lo sai :P
Alla prossima,
thyandra |