Dolore, acuto e spigoloso dolore.
L'ho provato anch'io e non è stato semplice ritornare a galla, come se avessi vissuto anni, se non secoli, immersa in acque gelide - come quelle dell'Antartico - e poi improvvisamente risalire con calma e sangue freddo, risentendo il caldo dell'ambiente circostante - peccato fossero mille spille sulla pelle. Ma a volte quello stesso lo agogniamo, per non sentirne un altro, più letale e intenso, dentro le nostre membra, la mente, il cuore.
Persino l'anima è stata dilaniata... quando rimani sola e non c'è più nessun altro accanto a te, non sai cosa fare, vuoi uscire ma poi pensi 'e dopo?, cosa farò dopo?' e allora rimani e inizi a pensare a tutto quanto successo. Non va bene, però lo fai.
Ed alla protagonista capita la stessa cosa: rabbia e disperazione, mischiate assieme per portarla, infine, alla distruzione di se stessa: d'altronde non si può fare altro che rassegnarsi, eppure lei non lo fa e va avanti a soffrire.
Dimenticare? Come si può farlo?
Passa il tempo ma i ricordi rimangono e quando accade qualsiasi cosa, il ricordo è come se ritornasse, poiché il nostro cervello registra mentalmente anche qualunque colore abbinato a ciò che succede e quindi colleghiamo certe cose agli avvenimenti che si compiono. Quindi lei ricorderà sempre, come noi ricorderemo ogniqualvolta un oggetto o anche una frase, un profumo, un'immagine, ci riporta a quell'incidente.
La mente umana è il dolore e il dolore è la cura per guarire.
Ed io l'ho capito leggendo questa OS stupenda.
Complimenti!
...ah, non cancellare pure questa veh!
Au revoir |