Recensioni per
Madre
di Ardesiia

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
13/12/14, ore 20:31
Cap. 1:

Giudizio "Heal my wounds"
Quarta Classificata
 

Take a bow 
Citazione: Family is a haven in a heartless world (Christopher Lasch) [La famiglia è un rifugio in un mondo senza cuore] 
Prompt: Riconciliarsi 
Dialogo: ‹‹Non avere paura.›› 
Grammatica e sintassi: 18,8/20 
Stile e lessico: 14,2/15 
Attinenza al tema/utilizzo dei pacchetti: 19,5/20 
Sviluppo della trama: 9,4/10 
Approfondimento dei personaggi/IC: 10/10 
Punto bonus: +1 
Totale: 72,9/76 
Grammatica e sintassi 
La grammatica è eccellente, assolutamente eccellente. Non ci sono errori grammaticali di alcun genere, e questo dimostra una cura e un’attenzione ottime. C’è solo un piccolo errorino di battitura all’inizio, che ti segnalo: 
Dís smise si dibattersi e aspettò per qualche istante che il respiro affannato tornasse regolare. Qui hai scritto “smise si” invece di ”smise di”. 
Anche la punteggiatura è molto buona: utilizzi virgole e punti con sapienza e abilità, dando il giusto ritmo alla storia. Ci sono, tuttavia, un paio di occasioni in cui la punteggiatura non è del tutto corretta: 
-«Vi ho portato la colazione e tutto il resto, come aveva ordinato Sua Maestà. » si giustificò la giovane mentre accorreva al suo fianco Qui, come in altre frasi, metti il punto fermo alla fine di un dialogo che è poi seguito da una didascalia. In realtà, sarebbe più corretto non metterlo, o al limite sostituirlo con una virgola (solo nelle occasioni in cui dopo la chiusura delle virgolette c’è una didascalia del dialogo. Negli altri casi, invece, va benissimo il punto). 
-“Oh, sarà indimenticabile! Vedrai cugino.” Sarebbe meglio isolare sempre il complemento di vocazione (in questo caso ”cugino”) dal resto della frase con una virgola. 
Stile e lessico 
Lo stile è eccellente. È chiaro, scorrevole, piacevolissimo da leggere. Trovi un equilibrio perfetto fra introspezione e narrazione, e fai scelte stilistiche crude e dirette che perfettamente si adattano allo stato emotivo di Dìs. Mi piace da morire il modo in cui adatti lo stile ai cambi di atmosfera, facendo in modo che la narrazione “accompagni” Dìs nel “ su e giù” di emozioni. Inizi con uno stile diretto, che spiazza per la semplicità e la verità delle frasi, quasi crudele. Si fa sempre più drammatico mano a mano che la situazione di Dìs peggiora, e poi la svolta: quando i sentimenti di Dìs cambiano, cambia anche lo stile. Diventa più dolce, più riflessivo. 
Anche il lessico è davvero ottimo: è pressoché sempre azzeccato, preciso, adatto. Ci sono stati solo un paio di casi in cui la scelta di una parola o di un’espressione non mi ha convinta fino in fondo, e te li riporto: 
- L’odio le schizzava fuori da tutti i pori. Dìs parla e pensa sempre con un certo contegno, incrinato dall’amarezza ma pur sempre adatto al suo ruolo. Non diventa mai troppo colloquiale, proprio come è giusto che sia, tranne qui. Quel “da tutti i pori” stona un po’ riferito a lei, perché è troppo “da linguaggio parlato”. 
- In fondo al traforo cilindrico che attraversava la parete, un fazzoletto biancastro di cielo era tutta la visuale che era possibile scorgere La parola “visuale” non mi convince del tutto qui: abbinata a “scorgere” suona un po’ strana, un po’ fuori posto. Io la eliminerei completamente, mettendo “era tutto ciò che era possibile scorgere”. Mi sembra che suoni leggermente meglio. 
A parte questi due casi, il lessico è impeccabile. È vario al punto giusto, sempre di registro sufficientemente elevato da essere associato a questo fandom ma mai pesante. Riesci a mantenere un tono adatto alla figura di Dìs per tutta la storia, riprendendo quel modo di narrare a metà fra il grande racconto epico e la favola tipico de Lo Hobbit. 
Attinenza al tema/utilizzo dei pacchetti 
Il tema è sviluppato in modo assolutamente impeccabile. Dìs è ferita in tutti i modi possibili, nello spirito e nel corpo. Sembra ferita così gravemente da essere senza speranza, e quando perde i sensi sembra che non ci sia più nulla da fare, che non guarirà mai. E poi, il cambiamento: quando il perdono viene introdotto nella sua vita, Dìs cambia. La strada della guarigione si spalanca di fronte a lei all’improvviso, e lei decide di percorrerla. Abbandona la compassione per se stessa, il desiderio di vendetta, l’amarezza. Abbandona tutto ciò che le causa dolore e abbraccia quell’unica cosa che può restituirle una vita: la famiglia. Tutta la storia è una contrapposizione di ferita/guarigione, e trovo eccellente il modo in cui ribalti la situazione. Dìs riesce a uscire dal baratro, grazie a coloro che vogliono salvarla e grazie alle sue stesse forze. Si lascia aiutare, permette a se stessa di guarire, e rinasce. Si rende conto che non è mai stato davvero troppo tardi per lei, e che non ha perso tutto. Ha perso tanto, tantissimo, ma può ancora provare gioia, può ancora amare un figlio. 
Mi si è più o meno spezzato il cuore a doverti togliere quello 0.5 per la parolina cambiata della citazione, perché l’utilizzo dei pacchetti è assolutamente perfetto. La citazione a conclusione della storia, come sorta di “morale”, è un’idea geniale che si addice perfettamente al tono da “favola adulta” della fanfiction. Il tema del perdono è il punto centrale della storia, è quell’elemento che permette alla storia di essere com’è. Senza perdono non esiste il racconto, non esiste la famiglia, non esiste Dìs. Il riconciliarsi salva sia Dìs sia Legolas, sottraendoli a quell’oscurità che li sta inghiottendo. La frase è inserita così bene che ho dovuto cercarla con la funzione “trova”, perché integrata nella storia in modo tale da essere praticamente irrintracciabile: è fusa alla perfezione con il resto della narrazione. Mi piace molto l’idea di farla pronunciarla a Gandalf in quel preciso contesto, perché le dà un significato tutto particolare, diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. E il risultato è strepitoso. 
Sviluppo della trama 
La trama è ben concepita e ben sviluppata: è lineare, chiara, coerente. Mi piace come segui l’evoluzione di Dìs, partendo da uno dei suoi momenti più difficili, accompagnandola mentre scivola lentamente nel baratro, e poi mostri la sua risalita. Mi piace il modo in cui i personaggi interagiscono fra loro: dà vivacità alla storia, e viene fatto in modo del tutto naturale e IC. I dialoghi hanno spessore, soprattutto nelle battute pronunciate da Gandalf e Dìs. La storia è giocata anche sul confronto diretto fra i personaggi, che costituisce più di una volta il punto di svolta della vicenda. Forse avresti potuto dilungarti un pochino di più sul cambiamento del rapporto fra Legolas e Dìs, mostrando qualche episodio in più della loro riconciliazione dopo la guarigione di lei, ma anche così il risultato è eccellente. 
Approfondimento dei personaggi/IC 
Dìs è straordinaria. Prendi un personaggio appena accennato e le doni una vita, in maniera assolutamente magistrale. Non ti limiti a sviluppare la storia di Dìs, ma la porti alla vita, dandole un tormento, una psicologia, una ragione di esistere. Presenti al lettore una Dìs distrutta, consumata dal dolore, dal rancore, dal tempo. Dìs è poco più di uno scheletro, molto meno di una persona viva. Non si arrende, non del tutto, ma la sua lotta diventa sempre più faticosa, sempre più ardua. Il tempo non è stato gentile con lei, lei che ha perso troppo. Il suo dolore è concreto, tangibile. Si percepisce la fatica che non la abbandona, l’amarezza che la consuma. È passato troppo tempo, dietro a lei. Dìs è colei che è stata lasciata indietro, è la famiglia sofferente di cui le grandi storie si dimenticano: si celebrano gli eroi ma non si celebrano coloro che hanno atteso invano il ritorno dei loro cari partiti per la battaglia, che ogni giorno devono convivere con la consapevolezza di aver perso tutto sul campo di battaglia. Dìs non ha perso solo la sua famiglia: ha perso se stessa, il suo corpo, la sua vita. Le sembra che non sia rimasto più nulla per cui combattere, che ormai il momento della resa sia vicino. È troppo consumata dal rancore, dalla rabbia, per riprendersi. La personificazione del suo rancore come bestia che le divora la mente è azzeccatissima, assolutamente efficace. Sembra quasi di percepirla, questa belva che le annienta i pensieri, che dilania i suoi sentimenti. E la sua sofferenza, la sua rabbia sono reali, tangibili. C’è tutto il dolore di chi non ha più nulla per cui vivere, tutta la rabbia di chi per anni ha odiato qualcuno che è troppo lontano, troppo astratto perché l’odio nei suoi confronti possa darle sollievo. Allora riversa l’odio verso la sua vita, e quest’odio la consuma. Non sa più come funzioni il mondo, cosa si provi a vivere in pace con la realtà. Vede derisione e sofferenza e amarezza ovunque guardi, e pare che non ci sia speranza per lei. 
E invece la speranza arriva, ed è il perdono. Mi piace moltissimo l’evoluzione di Dìs, la svolta che sia la sua vita sia il suo approccio prendono nel momento in cui la scintilla del perdono è introdotta nella sua vita. Si rende conto che li suoi figli sono perduti, ma che non è sola. Ricomincia a sperare, a vivere. La bestia nella sua mente le dà un po’ di tregua, e Dìs si rende conto che fino a quel momento è stata perduta perché credeva di essere perduta. C’è ancora speranza per lei, se apre gli occhi offuscati dal risentimento. E alla fine lo fa, e il risultato è straordinario. Il personaggio di Dìs acquista ancora maggior spessore, dimostra la sua forza, il suo potenziale. Dimostra di essere stata nient’altro che un guscio vuoto finora, ma che può essere molto di più. Può essere davvero la Madre della Montagna, non solo nei racconti. Èla Madre della Montagna. 

Recensore Master
28/11/14, ore 10:32
Cap. 1:

La tua storia è bellissima, e non so perchè non me ne sono accorta prima.

Scusa, sono una cafona, non mi sono nemmeno presentata, ma questa recensione non poteva iniziare che con quella frase.
Ad ogni modo, piacere, Leila :)
Condivido pienamente il tuo interessamento/affetto verso il personaggio di Dis, l'unica donna fra i Nani mai citata da Tolkien, e della quale non si conosce altro se non la famiglia (e nemmeno tutta, considerando che il nome del marito non viene mai rivelato!)
Ammiro quindi moltissimo tutte quelle scrittrici che decidono di dedicarle una storia.
Ho letteralmente amato come tu abbia sottolineato il fatto che per lei la vera casa fosse altrove, sulle Montagne Azzurre, e di come Erebor non rappresenti altro che una prigione di malinconia e orripilanti ricordi. La ragione per cui ora, nonostante tutte le persone che la circondano, lei è sola al mondo.
La tua Dis è dura, coriacea, rancorosa e distaccata, proprio come ce la si aspetterebbe, eppure stringe il cuore vedere una così fiera principessa dei Nani ridotta in quello stato.
Il suo astio per Dain è pienamente condivisibile: non mi è mai andato giù che si diventato Re senza fare praticamente nulla, ma starò a vedere come lo hanno reso nel film prima di giudicare.
E capisco anche l'odio nei confronti di Gandalf, verso il quale è molto spesso facile pensare che ritenga gli altri pedine per i suoi piani..
L'introduzione di Legolas è stata una vera sospresa: ti dirò, non ho mai amato il suo personaggio, sia nei libri che nei film (ne lo Hobbit poi l'ho praticamente detestato) , ma tu sei riuscita a farmelo rivalutare. Completamente.
Non mi sono mai fermata a pensare al dolore che certamente avrà anche'egli patito: per 'colpa' di Kili ha perso la persona per lui più importante. Eppure ora è lì, davanti alla rappresentante di un popolo che disprezza, e improvvisamente tutto il rancora scompare.
Dal dolore e dalla perdita nasce una nuova speranza: Kili non è potuto tornare da lei, ma ora Dis ha insperabilmente trovato un altro figlio.
Dalle ceneri di un antico odio è nato il perdono, proprio quando le cose sembravano farsi più buie, proprio tra le due persone più improbabili di tutte.
E quel furbacchione di Gandalf ha 'trionfato' di nuovo xD.
Non so che altro aggiungere senza rovinarla se non complimenti e... grazie!

Un grande abbraccio,
Leila

Recensore Master
15/11/14, ore 18:04
Cap. 1:

Ciao!
Ci ho messo un po', ma alla fine sono giunta a lasciarti un segno del mio passaggio :)
La tua storia ha un forte impatto, e ho amato il modo in cui hai descritto il personaggio di Dìs, di cui le fonti ufficiali ci danno meno ancora di un cenno.
È una donna forte, ma le fortissime disgrazie che l'hanno colpita l'hanno spezzata e ridotta all'ombra di quello che è stata.
È facile provare un'istintiva antipatia per Dain, che si 'appropria' del trono dopo che è stato riconquistato da Thorin e dalla sua compagnia, ma malgrado il punto di vista di Dìs tenda immancabilmente a essere parziale l'hai reso un personaggio interessante, per quel che compare.
Ho molto, MOLTO gradito il confronto tra Dìs e Gandalf, specie perché tutte le sfumature di quest'ultimo sono molto difficili da rendere, ma tu ci sei riuscita egregiamente.
Personalmente non sto amando la piega che pare stia assumendo la presunta love story tra Kili e Tauriel (non me ne volere), e ci vorrà un miracolo per non snaturare completamente il finale, ma nel momento esatto in cui Kili ha mostrato la pietra runica credo che tutti noi abbiamo pensato all'eventuale modo in cui Dìs ne sarebbe tornata in possesso, e con la tua teoria hai riportato sollievo sia a lei, sia a Legolas.
Ottima prova, complimenti :)

Recensore Junior
06/11/14, ore 17:07
Cap. 1:

Ci ho messo un po' a recensire questa storia, e immagino che sia il motivo per cui nessuno l'abbia fatto. Non perché non sia bella: anzi. E' straziante.
Quindi non mi è sembrato giusto non riconoscere l'impatto emotivo che il tuo scritto provoca. Adesso basta perché non voglio farmi troppo male.
Bacio
Idril