Non sappiamo se ci crederai, ma da quando abbiamo finito di leggere (per la prima volta) questo nuovo capitolo, c'è un pensiero che ci frulla in testa e che vorremmo condividere con te. Il fatto è che non capiamo come fare. Ebbene si, dopo centinaia di recensioni e di chiacchierate, gli zii ammettono alla fine di non farcela a comunicarti una cosa :( Il perché è presto detto: temiamo di non riuscire ad esprimere quello che pensiamo senza usare paroloni o simbologie che rischieresti di non comprendere (tipo l'Enuma Elish, o il manga "Gridare amore dal centro del mondo"). Dato che però siamo dei professionisti (XD) e non vorremmo mai scrivere una recensione che non contempli quello che pensiamo davvero, ci abbiamo riflettuto seriamente una buona fetta della notte (ovvero per un'altra oretta dopo averti mandato i saluti) e finalmente siamo giunti a concepire un qualcosa che possa essere una specie di "compromesso" fra i nostri pensieri e il modo di farteli comprendere. Il problema si origina tutto dal fatto che tu sei stata fin troppo brava XD Lo sappiamo, messa così non vuol dire nulla, ma permettici di spiegare.
Sei stata meravigliosamente abile nel descrivere perfettamente (e con poche parole) quello che è, fondamentalmente, il momento più importante e significativo della vita di quella giovane dottoressa di nome Clarke, il momento in cui da tirocinante diventa non solo un dottore vero e proprio ma anche una donna diversa. Per farti comprendere quello che vogliamo dire useremo come "punto focale" il corridoio che Clarke percorre per andare a dare l'orrenda notizia ai due fratelli Blake. All'inizio del corridoio Clarke è una tirocinante, una ragazza che ha sì vissuto con la donna appena deceduta per una settimana affezionandosi a lei, ma che, fondamentalmente, pensa principalmente a se stessa, chiedendosi più volte se non ci fosse un modo per evitare quel brutto incarico.
"Non c'è qualcuno incaricato solamente di fare queste cose? (...) Non lo trova giusto. Non lo trova giusto e non lo trova facile."
pensa prima di arrivare in sala d'aspetto. Ora, lei sta facendo pratica per diventare un dottore e sarebbe ingenuo pensare che non sappia che sarebbero arrivati anche momenti del genere... No, Clarke lo sa benissimo, solo che non vuole. Lei non vuole portare quella notizia. Lei non vuole soffrire. Quanti "lei"... Per quanto si sia affezionata alla paziente, non crede che dire ai figli che la loro madre sia deceduta, spetti a lei, come se la morte della donna abbia fatto finire ogni cosa, come se con la morte del corpo quello sia diventato per lei un ricordo da archiviare nel proprio cervello e, magari, dimenticarsene dopo un po'.
Ma non è così, non è mai così, e Clarke se ne accorge nell'istante in cui vede i due fratelli addormentati su quelle scomodissime sedie, con la ragazza che ha appoggiato la testa sulla spalla del fratello in una silenziosa richiesta di un'illusione che si infrangerà in mille pezzi al suo risveglio. Quando Clarke tocca la spalla di Bellamy e si sorprende a ricordare il suo nome, è già una donna diversa da quella che era prima. D'un tratto è quasi come se si rende conto della devastante portata che la notizia che deve dare avrà nella vita dei due fratelli. Quella che era un'incombenza che avrebbe preferito lasciare ad altri, è ora diventato ciò che accomunerà loro tre anche se solo per un brevissimo istante, in cui le parole falliscono nel loro compito, perché non ci sarà mai nessuna parola adatta a descrivere la morte di chi ami ed una vita senza di lei o di lui. E allora Clarke sceglie di sorridere. Non da una pacca sulla spalla a Bellamy mormorandogli parole vuote di cordoglio, non se ne va per non guardare Bellamy che sconvolge la vita della sorella con quella notizia. No, lei guarda gli occhi "spenti" del ragazzo e sorride. Ormai la Clarke egoista ha cessato di essere e in quel momento è come se tutto il suo essere fosse una crisalide che attende di sapere cosa diventerà. Quando alla fine lei sente il pianto dei fratelli Blake ma capisce che quelle sono lacrime di dolore e di rinascita ecco che la crisalide diventa una meravigliosa farfalla.
Cosa ne sarà di lei dopo quel momento non ci è dato sapere, ma di certo non diverrà mai un medico che, come le hanno insegnato a scuola, imparerà a non provare emozioni alla vista del dolore umano. Non potrà mai più farlo, perché ha capito che si può guarire la sofferenza non solo con le medicine, ma anche imparando a condividerla con gli altri...
"Lei aveva passato gli ultimi giorni con la donna, e lei doveva capire cosa significava quella morte: non un paziente, una persona."
Un semplice corridoio, pochi metri fatti in fretta prima e con lentezza dopo, a volte basta per cambiare la vita di una persona :)
Un capitolo semplicemente meraviglioso, che ci ha affascinato e commosso fino alle lacrime (perché lo sai che noi, a differenza di molti altri, non ci vergogniamo a mostrare i nostri sentimenti, anche per un "semplice" racconto ^^). E' talmente bello ed coinvolgente che abbiamo dovuto rileggerlo tante volte prima di riuscire ad apprezzarne anche il lato tecnico che, come al solito, è davvero notevole, molto ben fatto e con uno stile splendido. Quindi non ci resta che dirti l'ennesimo "bravissima signorina Scrittrice :* :* :*" e sussurrarti un sentitissimo "grazie"... :* |