Con questo capitolo, ricco di tensione emotiva, arriva all’epilogo e, all’inizio, coinvolge la tua caratterizzazione dell’atmosfera cupa che dilaga in seguito alla morte di Mary. Non per essere ripetitiva, ma la stessa si ritroverà, poi, in TST, S4, con un John che qui, tu connoti efficacemente. I termini da te usati per descrivere l’ambiente ospedaliero, che già, di per sè, almeno per quanto mi riguarda, è spesso angosciante proprio per le problematiche che vi confluiscono, sono ben scelti, appropriati, espressivi (“...asettico...odore di disinfettante...”). Ma c’è soprattutto quello “sguardo vitreo fisso davanti a sè”, che colpisce più dell’immagine del sangue che testimonia quanto accaduto: ritrai infatti un John svuotato, la cui reazione indica che sta intraprendendo un percorso imprevedibile. Il suo silenzio, quello con cui accoglie Sh, è molto IC, e prelude sempre a scelte inaspettate. Ho trovato molto intensa e coinvolgente, anche se si tratta di un particolare, quella variazione nel tono con cui Sh si rivolge a lui: la voce diventa un rispettoso sussurro ed ha tutta la carica emotiva di una carezza (“...come se non volesse disturbare...”). |
Nella parte introduttiva del capitolo esprimi un’efficace visione “in contemporanea” di tre situazioni molto forti, che costituiscono i cardini di ciò che racconti. C’è la “confessione” di Mary a John, sul suo passato e sulla sua vera identità, c’è quella di Mycroft a Sh e poi c’è il concretizzarsi di una minaccia di morte nei confronti di Watson. E qui rappresenti quel focalizzare la “carta” che, nel momento in cui verrà colpita, cioè spostata, farà cadere tutto il castello: colpendo John si otterrà un terribile effetto a catena che coinvolgerà dolorosamente, prima di tutto Sh, di riflesso Mycroft ed anche Mary che rappresenti innamorata del medico. La distruzione, insomma, di tutto quanto. John, infatti, rappresenta un elemento fondamentale negli intrecci e nelle relazioni che animano tutto ciò che ruota intorno al 221b ed alla sua affascinante storia. |
Chissà cosa avevo in testa cinque anni fa...Nelle mie operazioni di “scavo”, ripesco questa tua long in cui ho lasciato sì delle osservazioni ma solo ai primi tre capitoli. Oltretutto quattro parole striminzite...Mah, nel tempo si cambia. In meglio, spero. |
Ti prego scrivi il seguito * occhi da cucciolo* Complimenti per questa ff, per l'idea ma soprattutto per non aver voluto per forza scrivere una storia con un finale positivo. Ammetto che mi ha fatto un po' rimanere male la fine, ma ho amato tutta quanta la storia. Il tuo stile di scrittura mi ha tenuta attaccata con gli occhi all schermo dalla prima all'ultima riga. Spero di rileggerti presto Un bacio :* |
"...Mycroft passò con noncuranza un dito sul tavolo...": Mycroft è uno dei personaggi che, fino ad ora, hai rappresentato meglio, e non è semplice, perchè, nella serie BBC, è sempre stato all'ombra del fratello più "scenografico" e del suo coinquilino. Invece tu ne stai via via cogliendo i tratti più caratteristici, arricchendoli di nuovi particolari. "..L’uomo si appoggiava ad un bastone nero...": altro ingrediente pepato, brava. |
"...Signore e signori, il mio nome è Jonathan Moriarty...": hai introdotto colpi di scena ed azione impegnativa da raccontare e lo stai facendo con abilità. Ma hai descritto anche l'emozione parallela che accende il "duello" tra Sh e Mary, e l'hai espressa in un modo originale, come in una serie di strofe recitate a due voci. "..Non trattatemi come se fossi una statuetta di porcellana...": povero John, conteso tra due giganti... |
Interessante, la tua storia, l'inizio è ben costruito, con un giusto susseguirsi di dialoghi e l'apporto di un nuovo personaggio che, probabilmente, catalizzerà la gelosia di Sh nei confronti di John. Il lessico è vario e, per ora, procedi IC, cosa che apprezzo molto. I personaggi si presentano ben delineati con le loro caratteristiche più salienti: la pungente genialità del consulting, l'acida efficienza di Mycroft, la stralunata umanità di Watson che si trova, suo malgrado e con suo segreto apprezzamento, nei casìni più impensati. |