(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Mi è stato chiesto, leggendo questa storia, obiettività, perciò quale modo migliore se non scrivere un’impersonale segnalazione per le scelte? Fino ad ora ho solo avuto modo di pubblicizzare questa storia e di anticipare con brevi frasi cosa mi avesse fatto provare, ora con tutta la serietà che mi è concessa, provo a segnalare punto per punto perché secondo me 'tutta la vita è un processo di demolizione' merita, a dispetto di molte altre in questo fandom, di essere presente nella lista delle migliori One Shot del sito.
Partendo dal punto di vista stilistico e grammaticale, questa autrice è una delle mie preferite e non solo perché ha un ampio bagaglio linguistico a portata di mano, ma perché come ormai raramente accade altrove, riesce a governare adeguatamente la nostra grammatica italiana e i propri pensieri, argomentando ed esplicando le proprie idee in maniera semplice ma al tempo stesso erudita. La storia è ambientata nel 1868 e il linguaggio è appropriato al contesto come se ella stessa ci avesse vissuto; non per questo, però, ho trovato pesante e "antico" la scelta stilistica, anzi, la lettura procede per tutto il corso della storia alimentando la curiosità e stuzzicando nel lettore quel pizzico di ansia che non guasta mai.
Fin dalle prime righe ho ingenuamente associato Louis Tomlinson a un Oscar Wilde segnato dalla propria società, ma non è tutto qui. Durante tutta la narrazione l'autrice ha avuto la capacità di inserire argomenti e dettagli di una Inghilterra di quell'epoca adatti a caratterizzare meglio i luoghi e i paesaggi, così come i personaggi, senza però alcuna esagerazione o fastidiosa ostentazione del proprio sapere.
Se tra le righe non si dovesse essere capito: ho apprezzato molto il modo di procedere con la narrazione, alternata da paragrafi di lettere e scene di una storia che lega colui che scrive la lettera, Louis, e il destinatario, Harry. Poi l'assoluta certezza di trovare un linguaggio corretto e una consapevolezza di ciò che si vuole scrivere e dove si vuole andare a parare, ha aiutato notevolmente.
Detto questo, avevo chiesto all'autrice di demolirmi emotivamente e devo dire che la richiesta è andata oltre ogni previsione. E non perché la storia finisce in un tragico epilogo, piuttosto aspettato considerate le premesse, bensì perché la malinconia della lettera e il complesso personaggio di Louis ti attanagliano il cuore facendoti, per quanto mi riguarda almeno, procedere con la lettura con un pesetto che diventa sempre più simile a un macigno avvicinandosi verso la fine.
A questo punto, tratterei dei personaggi. La storia comincia con una metafora "mia ancora", che Louis associa al suo amore. Quindi incomincerei anch’io con Harry che, tuttavia, è uno degli ultimi a comparire 'realmente' nello svolgersi della storia.
Harry è come i miei occhi lo vedono nella realtà di tutti i giorni: un cuore. Proveniente da un'umile famiglia, viene descritto come un uomo ben vestito ed elegante, dalla più che ovvia bellezza, ma soprattutto dal viso da bambino; è un borghese, uno dei tanti con i quali l'aristocrazia di quel tempo tentava più che altro di non avere a che fare. Louis mette fin da subito in chiaro che se fosse stato uno dei tanti, uno come Niall - di cui parlerò più tardi -, avrebbe potuto girargli attorno e non prestargli attenzione, ma così non accade. Colta l'attenzione del protagonista grazie alla sorella di Harry, i due si incontrano e hanno subito da battibeccare: Harry infatti cerca immediatamente di tenere lontano la sorella, Gemma, dalle mani del rinomato Don Giovanni del regno, Louis, il quale, quasi per capriccio nei confronti di questo ragazzo, inizia a corteggiare la ragazza, invitandola a ballare. Tuttavia le cose non vanno come dovrebbero perché Harry è il personaggio che demolisce e in quanto tale distrugge qualsiasi bel piano di Louis. Harry è risoluto e delicato, entra nel cuore di Louis in un batter d'occhio, rompendo ogni convinzione di Louis ma dando modo allo stesso di poter tener fede all'ultima regola che un dandy deve seguire: Stupire, invertire il proprio sé.
Harry, come mi piace sempre pensarlo, è l'amore puro di questa storia. Malizioso, certo, ma dolce e onesto e che, per fortuna, viene 'salvato' dal triste destino che invece toccherà al protagonista. Ecco, sì, Harry è senza macchie; il suo futuro non prospetta altro che belle cose, è pieno di speranze e di buoni propositi, gli stessi che Louis - sempre stato pronto a svignarsela una volta compiuto il suo compito di corteggiatore senza pietà - incontrandolo vorrebbe vivere assieme a Harry.
Di lui, mi ha intrigato il modo di insinuarsi nella mente di Louis. Il modo in cui lo sconvolge senza nemmeno saperlo. Mi è piaciuta la semplicità con cui si è innamorato di Louis e il modo in cui sembra aver sempre covato dentro di sé, ancor prima di incontrarlo, la voglia di conoscere un po' di più il famoso Louis Tomlinson.
Di Harry mi piace il modo in cui riesce a far aprire, parlare, e sciogliere magistralmente il misterioso e intricato Louis.
Louis è una nave salpata in giovane età, nel momento in cui fece il suo incontro con quello che poi sarebbe divenuto: il dandy.
Louis è fiero, arrogante, senza pietà. Come la stessa autrice dice tutti lo amano perché in realtà tutti lo odiano. E io, lo ammetto, non ho mai amato così tanto odiare un personaggio come lui. Questo perché alla fine della storia, il lettore si ritrova con un senso di colpa ma anche di consapevolezza che ciò che ha provato fin dall'inizio portava con sé una sorta di assicurazione. All'inizio della storia, è facile odiare Louis e provare pena per Zayn - di cui parlerò in seguito - ma le cose hanno modo di invertirsi repentinamente verso la fine e questo perché tutto fin da subito aveva un senso. E il senso che ho fin da subito percepito tra le righe di questa storia è che a Louis sarebbe toccato pagare per tutto ciò che la sua fede lo ha portato ad essere e a compiere nelle strade londinesi - anche se questo è accaduto dopo il cambiamento dello stesso protagonista che, trovando l'amore, quello vero, aveva promesso a se stesso una nuova vita... ma appunto è troppo tardi e la fine, come già detto, si intravede fin dagli albori.
Louis è un dandy e ho trovato perfetta sia la descrizione sia l'atteggiamento. Come già premesso, l'autrice si è addentrata perfettamente nel contesto in costume dell'800 e la realizzazione di questo personaggio è tra le migliori che abbia mai letto, perfino nei libri. Ogni minimo dettagli è curato: dall'idea e la progettazione del dandy, dall'abbigliamento, dall'eleganza e il carattere del personaggio, a tal punto da farlo sembrare reale e non semplicemente di carta virtuale.
Anche se l’ho odiato, alla fine anch’io sono caduta a causa del suo charme e della sua delicata fragilità che dimostra soltanto a Harry.
Zayn è il gentiluomo che accompagna Louis in ogni dove e lo serve sempre con accondiscendenza e un pizzico di complicità che non guasta mai. Fin da subito è chiara l'intenzione di questo personaggio, anche se il dubbio della fedeltà al proprio padrone lascia col dubbio fino all’evidenza dei fatti. Inizialmente è accattivante la complicità e il legame che lega questo personaggio al protagonista; successivamente, invece, le possibilità di giudizio nei suoi confronti diventano due: o lo comprendi e quindi lo perdoni per ciò che ha fatto; oppure lo condanni dandogli tutta la colpa per la sorte che il protagonista sortisce a causa sua. Io non ho potuto, seppur amaramente, optare per la prima. Zayn compie le sue azioni perché merita, dopo tutto ciò che subisce, la propria vendetta. E la vendetta, in questo caso, dipende dal tipo di persona che sei. Io ho compreso l’umiliazione di Zayn e il motivo delle sue azioni, ma non dico al tempo stesso di averle condivise. Probabilmente, fossi stata al posto suo, non avrei mai agito in questo modo per quel senso di complicità che traspariva fin dall’inizio tra lui e Louis; io avrei concesso al mio padrone la felicità palese e chiara sul suo viso appagato dopo dei dolci momenti d’amore, nonostante questo provocasse in me dolore e una condanna ad essere per sempre soltanto un servo. Ma, fondamentalmente, io non sono Zayn e in molti agirebbero invece come lui. Non per questo, però, sono riuscita ad odiarlo. Come già detto, ho capito le sue motivazioni, le ho trovate sensate e quindi ho perdonato lui e promosso l’idea della scrittrice.
Per i personaggi secondari, incomincerei parlando di Niall: lui è un borghese allegrotto e pacchiano che organizza la festa nella quale Harry e Louis si incontrano. Mi ha fatto sorridere, la maggior parte delle volte. Ma anche in questo caso ho apprezzato molto la capacità dell’autrice nel descrivere i pensieri realistici di Louis nei confronti del fenomeno della borghesia che durante la seconda rivoluzione industriale, a discapito appunto degli aristocratici, trovò il suo ‘splendore’.
Liam, a capo della polizia, è sia il fessacchiotto della situazione, sia la rivolta dei buoni. Sinceramente ho provato molto pena per lui e questo grazie alle capacità dell’autrice nel descrivere egregiamente i modi di un dandy, seduttore, nell’adulare le proprie prede. Ma, alla fine, Liam è anche la goccia che fa traboccare il vaso e, quindi, non saprei immaginarmi questa storia senza di lui, nonostante la sua marginalità.
Questo mi fa credere che ogni punto, nonostante la lunghezza della storia, sia fondamentale affinché questa trama abbia senso. In più, ognuno di questi punti è approfondito e articolato in pensieri che non sono solo piacevoli da leggere, ma anche interessanti e mai banali. La scena d’amore sul pianoforte è un perfetto esempio di quel che voglio dire: i due amanti scoprono l’amore lentamente e ogni parola, ogni metafora – elaborata, delicata e perfino poetica – aiuta il lettore a comprendere ogni passaggio: dalla negazione, all’accettazione... all’espressione più naturale e fisica dell’amore. In tutto ciò, però, resta qualcosa di celato, qualcosa che non viene volutamente espresso e che appartiene solo ai due personaggi, a Harry e Louis: la melodia di una canzone, che è solo loro e che noi possiamo solo immaginare e invidiare.
In questa scena, la mia preferita tra l’altro, c’è una delicatezza che sarebbe potuta scatenarsi facilmente nel volgare ma che, con parsimonia, viene districata sinuosamente come se invece di scriverla, lei l’avesse suonata al pianoforte. Anche io, poi, ho provato un senso di compiacimento alla fine di quelle parole. Ho sospirato e ho atteso un momento prima di continuare.
Questo perché sapevo come sarebbe andata, ma anche perché per un attimo mi sono sentita in pace con me stessa, come i due personaggi.
La fine della storia potrebbe considerarsi un finale aperto, perché in effetti non si sa cosa accade dopo l’arrivo della lettera al destinatario, ma senz’altro ti lascia un sapore agrodolce che ti fa sperare che sia andato tutto per il meglio nella consapevolezza che, invece, così non è stato. La fine ti lascia sia con una pace tormentata nel cuore, come quella di Louis che si “accontenterà” di amare Harry in quel modo così atroce e doloroso, sia soddisfatta della storia che si è appena portato a termine.
Con sincerità, ho sempre pensato – con una limitata e consapevole ignoranza – che una storia senza lieto fine non fosse meritevole del mio interesse, ma questa ragazza, con questa storia e con tante altre, mi sta facendo rendere conto che una buona storia è tale quando a viaggio concluso pensi che tutto sia andato come doveva andare. E questa storia è andata a finire come era giusto che terminasse. Perciò la considero un capolavoro.
E per questi motivi, secondo me, merita un posto privilegiato in questo sito. |