Recensioni per
Sul filo di Arianna
di kk549210
Buon pomeriggio. |
Giudizio finale dal contest Città d'Italia indetto sul forum di EFP |
Profondo è il pozzo del passato. Non dovremmo dirlo insondabile? Certo, lo è, ma l'affiorare e il fiorire di esso attraverso il "démone tecnico" della scrittura, sono una delle massime gioie per il lettore rimembrante, che legge se stesso nella memoria altrui, e per il narratore, questo mormorante evocatore del tempo preterito. Il passato non solo individuale ma di tutta una gente, che topograficamente non è consentito chiamar "propria", ma che è, tuttavia, limitrofa, confinante, per così dire, "in su la soglia", e affettivamente vicina come un ricordo, o, per l'appunto, la ricerca e la riscoperta del tempo trascorso. Così spazio e tempo sono entrambi "sul limitare", alla soglia, e di lì parlano in intrecci di vicende anche familiari prima di tutto al tuo cuore di scrittrice, poi anche al cuore del lettore-glossatore. Un monte di richiami che, "soli e discosti", saliamo "per l'opposta balza" (D'A., sempre e comunque...). Sul filo d'Arianna, una storia d'amore e di memoria, nell'intreccio di tre esistenze, quelle di Augusto, di Lea, e d'Arianna, per l'appunto, il Tesoretto. Una storia perfettamente calata nel contest delle "Città d'Italia", una elegiaca e infinitamente variata celebrazione della città felsinea, così ricca di echi per chi vi ha studiato, sofferto, pianto, riso, e, più sovente, passeggiato laeto corde nell'attesa e nella realizzazione di un vasto progetto di conoscenza... Il dialàtt bulgnais, così ridicolo e simpatico e caro ai romagnoli, per l'affine diversità, che muove ad euristica e partecipe ironia, al confine tra il distacco e l'identificazione; un confine labile, certamente, ma pur sempre esistente, rintracciabile "sul filo" dei ricordi. L' incipit mi è apparso rilkiano: "appena varcata la soglia". Al primo accordo, è già avvertibile tutta la sinfonia. La composta narrazione ricorda l'intimismo classico del Pascoli dei Carmina e l'ironia dialettale di Gadda. Il tuo caratteristico umorismo umanistico permea tutto il racconto. Nello svolgersi dell'affabulazione emerge in tutta evidenza quel tema, così tuo, del Tesoretto (Ariadne-S.). E quale accento, quale intreccio, qual lirimo pascoliano in "Quanto aveva pedalato, in città e su e giù per i colli!". Non è forse a caso che Pascoli mi è così presente nel leggere questa evocazione di Bologna! Certo, Pascoli, e soprattutto il Pascoli latino, è sempre presente al rammemorante e mormorante evocatore del tempo trapassato. E tanto meglio per la storia se essa è vicina e lontana nel tempo, tanto meglio per il narratore e per il lettore, questo glossatore che legge se stesso nei muti ed eloquenti segni che lo scriba paziente ha tracciato. La distanza-vicinanza topografica e cronologica è indispensabile, così pare, al peculiare modo della tua narrativa: epico ed umoristico. Ma, soprattutto, integralmente e visceralmente (basilarmente) umano. Vale. /tuo: - Buddy Caffarelli |
Felice di essere qui a rileggere e a recensire questo scritto. |
Carissima KK...beh non ho molte parole per descrivere la bellezza e l'introduzione di questa meravigliosa storia...cioè le parole ce l'ho, ma mi hai emozionato moltissimo con questo scritto che hai appositamente composto con la tua grazia e sensibilità per il contest...spero vivamente tu possa vincere: te lo meriti, te lo dico dal profondo del mio ♥...bravissima davvero |