Recensioni per
Del Fiore Purpureo
di Feles 85

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/03/19, ore 02:44

Come riesci tu a rendere viva questa parte di Storia non ci riesce nessuno.
E non parlo solo della ricostruzione storica, che per quanto perfetta passa in secondo piano di fronte a tutto il resto: le simbologie, gli archetipi e tutto ciò che concerne la spiritualità, non sono un mero sfoggio di competenze filologiche ma si trasformano in immagini vive, come se (perdona la citazione) tutto il racconto fosse una foresta di simboli da decifrare.
Mi è piaciuto lo spessore tragico che hai dato alla figura di Bruto, il cittadino repubblicano vinto dal Fato, che in un ultimo anelito di volontà sceglie la morte per mano dell'unico nemico che ritiene degno di tale onore, come incarnazione di Roma e della sua anima marziale, ferina.
Questo connubio Amore/Morte, simboleggiato dalle rose e dal colore scarlatto, è un po' un Leitmotiv della tua produzione, ma non finisco mai di stupirmi delle nuove e sempre diverse associazioni che di volta in volta riesci a suscitare.
Non ho parole, davvero: questo è senza ombra di dubbio uno dei componimenti più belli che io abbia mai letto. Chapeau!

Recensore Junior
11/01/19, ore 16:00

Il racconto è veramente bello, anche se, sotto certi aspetti, si vede che è un po' vecchiotto e che nel frattempo hai imparato qualche "trucco del mestiere".
Ti consiglierei di togliere il ""..."" che c'è in mezzo, perchè secondo me stona ed è abbastanza superfluo, in quanto rappresenta un silenzio; lo stesso ragionamento vale per la frase scritta interamente in grossetto.

Per il resto che dire? è fantastico! Raffinato e ricco d'immagini vive. Il dialogo tra i due è fenomenale, veramente appassionante. Mi hai commosso e fatto innamorare di due personaggi storici che non mi sono mai piaciuti.

Recensore Master
14/02/18, ore 13:45

Buongiorno, e assolutamente felice e di conoscerti. ^^
Ho trovato il riferimento al tuo profilo tra gli autori scelti da una cara conoscenza, che è anche garanzia assoluta di qualità. Posso solo dirti che anche il tuo nominativo entrerà di diritto tra gli autori che desidero seguire, e non può essere diversamente. Mi hai riportato al mondo dei miei autori classici, alla storia romana che ho sempre profondamente amato, alla quale ritorno ciclicamente, malgrado i nuovi amori che si sono succeduti nel tempo, come a un punto di origine sempre caro. Questa storia, che illustra le ultime tragiche ore successive alla battaglia di Farsalo, la fine di Bruto, le grandi figure di Ottaviano e Marco Antonio, è scritta con linguaggio scelto, altamente evocativo ed epico, memorabile. La tua narrazione si richiama alle grandi descrizione degli storici, peraltro arricchita da una profonda resa psicologica dei personaggi, da un'acccurata descrizione del loro sentire, che coinvolge, emoziona, commuove. Sì, ciò che hai scritto è anche profondamente commovente, oltre che storicamente ineccepibile. Esatte sono le descrizioni fisiche dei personaggi, esatytissima è la percezione del loro modo di ragionare, vivere e valutare gfli eventi. E, infine, questa vicenda è anche una lezione di gloria, di coraggio di fede negli ideali che sostengono e decidono di una vita. Colmo di una tragica ineluttabilità si dimostra l'incontro tra Bruto e Antonio, al quale partecipa anche la natura intorno: "rimasero ancora in silenzio, mentre il vento faceva il suo giro". La morte dell'uno per mano dell'altro ha le qualità di un onore reso e ricevuto, portato fino in fondo: "non era debolezza quella, anzi, era uno degli atti di coraggio più sottovalutati di sempre, poiché mostrava al mondo un cuore straziato".
E la frase finale, che entra di diritto tra le mie personali "lezioni di vita": Chi doma il suo soffrire non vuole schiavitù". Senza parole, veramente. Ancora complimenti, e a presto.

Recensore Master
06/07/17, ore 10:03

Ciao carissima,
piacere di conoscerti, innanzitutto.
Ho trovato questa tua storia quasi per caso, e ne sono decisamente felice. HAi descritto in maniera magistrale la figura tragica e dannata di MArco Giunio Bruto, così come hai reso bene la ferocia affilata di Ottaviano e l'irruenza mariale di Antonio.
Bellissima anche la tua scelta di accompagnare la narrazione delle vicende umane con la descrizone dei cieli, del vento e della terra, che fanno da contrappunto alle prime.
Il tuo lessico e pulito, preciso, elegante. Rende la narrazione piacevole e accompagna il lettore trasportandolo in un'altra epoca.
Si vede che ti sei documentata molto, o che sei addirittura una studiosa di storia antica, perché presenti al lettore la vicenda facendolo sentire parte di quel mondo.
Fai di Bruto una figura tragica, con una sua dimensione eroica che non si piega ai colpi del destino. Molto bella la relazione di lui con Antonio, l'ho trovata virile, eroica.
Una bellissima storia, complimenti!

Recensore Junior
14/06/15, ore 13:00

Ehi! :)
È da tempo immemore che non ti recensisco, e ti posso assicurare che, soprattutto dopo aver letto questo tua... 'interpretazione', frutto di così tanto studio e tanto lavoro, me ne dolgo molto.
Sfortunatamente negli ultimi mesi, causa il liceo, lo stress s'è incarnato in me e ho avuto tempo di fare ben poco di ciò che volevo.
A ogni modo, sono qui per recuperare, e per riassumere in una recensione quello che ho provato leggendo la tua one-shot.
Innanzitutto mi pare giusto riservare un angolo all'utilizzo eccellente e ricercato del lessico e la totale assenza di sviste dal punto di vista sintattico e ortografico. Poi, penetrando ancora un po' nel racconto, posso dire di avere amato la fine contestualizzazione d'ogni azione, ogni sentimento e ogni tratto del carattere dimostrato dai viri.
Ma, più di tutto, a colpire sono le figure retoriche, le ipallagi e le similitudini particolarmente, che costellano l'intera tua interpretazione, senza però appesantirla e sciuparla. Mi ha incuriosito, per esempio, la "ruga corrucciata" alla radice del naso di Ottaviano, che ben sintetizza l'atteggiamento che gli conferisci, così come la similitudo "la brace ardente sotto la cenere bianca del faggio".
Vorrei riportare altri stralci pregevoli che giustifichino quello che andrò a dire ma , rileggendo, mi sono resa conto che sono così diffusi che poco ci mancherebbe dal riportare tutto il testo. Mi limiterò a "eleggere" la mia architettura poetica, lessicale e psicologica preferita (perché di questo si tratta, e l'architetto è talentuoso davvero), ovvero il momento della morte di Bruto.

'Antonio sentiva la tunica scaldarsi del sangue, che scaturiva come acqua da una sorgente sulfurea, mentre Bruto si abbandonava sempre più languidamente tra le sue braccia, come Psiche si lasciò sedurre dal suo Divino Amante notturno.
Il Divino Amante, bello e terribile come la morte...
E il cuore rallentava fatalmente il suo battito, e il respiro si faceva più rarefatto, inseguendo la sua anima spirante.
Eros e Psiche
Il buio siderale che scendeva sui suoi occhi non fu privato della coscienza; questo lo permeò di una gioia selvaggia che non poté esprimersi con le sue membra, ormai esangui. Fu così che s'identificò completamente con la sua anima.
Psyché...
Spirò.'

La similitudine della sorgente sulfurea mi ha fatto riflettere. Sporco è metafora di ingiusto in quanto insta nella morte immeritata, secondo l'affezionato Antonio, di Bruto? Visto com'è stato recalcitrante a concedergliela, baciandogli persino gli occhi prima dell'atto. Quella, ad esempio, sarebbe stata un'altra 'scena' da riportare.
Molto più chiaro ed efficace è il parallelismo con Eros e Psiche. Davvero tu hai ritratto Marco Antonio come l'Ares, il Divino amante che assale fieramente, col suo mantello scarlatto, portando passione e morte e Bruto come Psiche, la mente, la vita, vita che per gli Stoici è la realizzazione d'uno scopo: la realizzazione è fallita e l'unica cosa che rimane a Bruto è tentare ancora di adempiere al suo dovere e morire.

Molto altro ci sarebbe da dire su quanto hai scritto: mi piacerebbe in futuro integrare questa recensione con ulteriori analisi. Per ora mi limito a lodare sinceramente l'impegno che hai impiegato nella redazione del tutto, che è omogeneo e segue sempre, in ogni caso, un filo logico, senza mai perdersi, pur gloriandosi di una forma distinta e che eleva, coerentemente, gli alti uomini che dipinge. Chiaramente questo lavoro non sarebbe esistito se non ci fosse stato come backbone, come colonna portante una spianata cultura classica, che tanto è bistrattata ma che tanto permette e consente.
Se posso farti un piccolo appunto, a volte non ho condiviso in tutto e per tutto le parole ed il tono dei dialoghi, per l'uso sporadico di espressioni a mio parere un po' troppo colloquiali che ledono la degna atmosfera di maestà che hai costruito, con un linguaggio forbito e attento, nobilitando i celeberrimi Romani.
Spero di aver esaurito la maggior parte delle caratteristiche della tua one-shot. Avrei molto da aggiungere, ma neppure voglio sembrare prolissa e dunque mi interrompo qui. Sappi comunque che mi è piaciuta moltissimo e la rileggerò sicuramente! :)
(Recensione modificata il 14/06/2015 - 02:21 pm)

Recensore Master
05/06/15, ore 15:04

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Segnalo questa storia, poichè l'autrice oltre ad usare un linguaggio ed un lessico estremamente accurato e mai semplice scegliendo le parole giusto al posto giusto, ha saputo creare una bellissima storia, partendo da una delle battaglie storiche più famose.
I miei complimenti per come l'autrice ha saputo scrivere questa FF.

Recensore Junior
05/06/15, ore 13:51

Eccomi finalmente a recensire questa nuova storia, anche se purtroppo un po' in ritardo!
Devo dire che fra tutti i lavori che mi hai passato, questo è sicuramente uno dei miei preferiti. Sei riuscita a descrivere perfettamente un rapporto forte e complesso, in modo assolutamente non banale. Per tutta la durata della lettura ci si immerge una particolare atmosfera tesa e sensuale, che allo stesso tempo mantiene anche una sensazione di fatalità e una forte spinta drammatica. Trovo che i dialoghi siano davvero ben strutturati, privi di parole sconvenienti che avrebbero potuto turbare l'atmosfera "in salita" e la tensione fra i due personaggi, atmosfera che appunto culmina nel momento in cui Bruto si lascia andare nell'ultimo abbraccio mortale, dal significato ambivalente. Si nota che la scelta delle parole è ragionata, non casuale, come nel caso di "Psychè" e "Spirò", come mi sono accorta hai specificato anche in nota.
Ottima idea anche la citazione ripresa dalla canzone degli IANVA (a proposito, è proprio una delle mie preferite), non poteva essere posta in contesto migliore.
Spero di leggere presto altri lavori. :)
Alla prossima!
 

Recensore Master
04/06/15, ore 11:48

Carissima Eleonora...credo che qualsiasi parola io adesso scriva, sua insignificante rispetto alla bellezza e alla profondità del tuo testo...ogni singola parola del tuo racconto, rievoca e richiama alla mente sensazioni profonde, questo lo possiamo vedere già daltitolo...per qquanto riguarda la storia, proprio intesa come materia, hai creato una tua storia, perdona il gioco di parole...non ho altro da aggiungere se non chapeau chapeau ed ancora chapeau
un bacio ed un abbraccio
un caro saluto
in bocca al lupo per il contest
(Recensione modificata il 04/06/2015 - 11:51 am)

Recensore Veterano
03/06/15, ore 21:57

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Un racconto storico, sullo sfondo di una delle battaglie più celebri e drammatiche della storia antica.
“Ci rivedremo a Filippi”: lo spirito di Cesare si vendica di Bruto nella persona di Antonio.
L’autrice costruisce un insolito incontro-scontro tra due titani della storia romana in un’atmosfera cupa e sensuale, dalle potentissime suggestioni decadenti, in cui eros e thanatos danzano e duellano insieme, con uno stile elegante e raffinato che rende la lettura una piacevolissima esperienza lirica.

Recensore Veterano
03/06/15, ore 21:22

Carissima,
ecco finalmente pubblicato il tuo opus maius, opus “poietikòn” maxime! Il mondo ctonio che vede la luce…
Già dal titolo questo racconto è, al tuo solito, una ragnatela finissima di rimandi e allusioni: ti chiamerò Callimàche – visto anche l’argomento è una battaglia… e che battaglia!
La vista dell’ecatombe di Filippi ha una forte coloritura lucaniana, sia per il riferimento ai bella plus quam civilia proemiali del Bellum Civile, che per l’evocazione del ricordo di Annibale, che mi fa tanto ricordare la necromanzia del VI libro. E il ritratto di Ottaviano che hai tratteggiato ricorda molto la scultorea tardo repubblicana.
Bruto… eccolo nel vuoto angosciante del dopo battaglia, vittima dei suoi demoni, ancorché imbevuto di concetti ellenistici e di stoicismo. “Ecco i figli della Repubblica, i figli di Roma, i figli della lupa, azzannarsi con le fauci umide di sangue, ansiosi di cozzare gli uni contro gli altri in un abbraccio funesto”: quest’immagine m’è piaciuta tantissimo… m’è tornata in mente la Lupa Capitolina, con le sue fauci bramose e le forme plastiche arcaiche e minacciose.
E il finale, l’incontro tra i due eroi, i veri antagonisti, è una synkrisis dalle forti suggestioni shakespeariane, con eros e thanatos che s’intrecciano, con tocchi di sensibilità neodecadente.
“Chi doma il suo soffrire non vuole schivitù” starebbe tanto bene anche in un’aria metastasiana, accompagnata dalle fittissime agilità contraltili del tardobarocco.
TRIUMPE TRIUMPE TRIUMPE TRIUMPE TRIUMPE
(Ovvio che ROME ormai c’ha irrimediabilmente rovinate: quando leggo le tue “elegie romane”, ho sempre davanti agli occhi Menzies e Purefoy… e addio – soprattutto in virtù del pensiero di quest’ultimo- reminiscenze classiche!!!)
In bocca al lupo per il contest anche se non ne hai bisogno.
Ti abbraccio.
Ka