A rilento, ma come promesso continuo a leggerti.
Trovo anche questo secondo capitolo basato su idee interessanti. Per quanto alcune siano tutt'altro che nuove (ad es. la formazione di bande criminali in comunità di sopravvissuti alla deriva), ogni autore ha un suo modo di svilupparle per trasmettere qualcosa. Non fai eccezione.
La cosa più bella - e importante - è il modo in cui hai marcato la necessità di un linguaggio comune, di un punto di intesa che non venga dimenticato. Mi ha fatto un po' sorridere, perché se penso che oggi tutti possiamo disporre di un linguaggio comune e sembriamo non in grado di esprimerci... mi sale un sorriso un po' triste, diciamo.

Anche in questo caso, però, è il modo in cui le idee sono messe su foglio che mi lascia un pelo perplessa.
Il racconto di per sé non è pesante, ma forse dovresti fare più attenzione ai refusi! Per esempio, alla virgola deve seguire uno spazio: è una scemenza, certo, ma da al tutto un aspetto più ordinato!
Idem le ripetizioni: se mancano è meglio, le si elimina in modo facile leggendo a voce alta. La lingua italiana ha tanti sinonimi!

Mi chiedo invece se l'assenza di dialogo sia una scelta, o una difficoltà di gestione dello stesso nell'ambito della storia. Il dialogo da a qualsiasi racconto un po' di mordente in più e, se ben sviluppato, è (secondo me) più interessante di qualsiasi descrizione! Anche perché nel momento in cui un autore vuole scrivere una storia, la deve mandare avanti e far svolgere gli eventi: se lo fa senza dialogo, salvo casi di grande abilità più unici che rari, o testi davvero ispirati il risultato è uno sgradevole "effetto lista". Non metto in dubbio ci sia a chi piace, però... perché non lanciarsi anche nel dialogo? :)