Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Baka_Empire    09/06/2015    1 recensioni
Vili, Vanagloriosi, codardi.. Erano solo alcuni degli aggettivi legati agli esseri umani. Esso fu uno dei tanti popoli puniti durante la cosiddetta “epurazione”. Allontanati dalla loro patria e spogliati dalla proprio individualità, l’uomo oltre a esse, perde anche il suo bene più prezioso: I ricordi. Destinati a vagare nell’ universo senza uno scopo, gli umani vengono schiavizzati per secoli senza pietà riducendo di molto la popolazione globale. Quest’era viene anche chiamata “l’epoca buia”.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Far Star
Capitolo 2: Unione
Erano fuggiti da quel luogo,quel luogo che per anni li aveva privati della loro libertà,delle loro emozioni,e del loro diritto alla vita. Potevano vedere l'infinità dell'universo da quei finestrini,potevano sentire la sensazioni di muoversi liberi in esso,senza che nessuno gli imponesse una via prestabilita,questo però se da un lato era la cosa che più avevano bramato all'interno di quelle mura era anche una sensazione mai provata prima,e anch'essa li turbava.
La gioia di aver lasciato il loroluogo di detenzione,si stava man mano trasformando in timore.
Come un uccello che spicca il suo primo volo dopo aver provato per tutta la vita solo l'orribile prigionia della sua gabbia. Molte domande erano senza risposta. Era giusto scappare da quel luogo rischiando la vita?Le provviste erano poche,e loro tutti lo avevano capito: non sarebbero bastate per più di 3-4 giorni.
Per comunicare tra loro gli umani usavano dei disegni,cosi da potersi capire anche senza l'uso della parola. Molte razze per questo particolare metodo di comunicazione gli associavano a esseri dall'intelletto poco sviluppato,ma questo non era assolutamente vero,gli umani non avendo avuto modo ne bisogno di comunicare tra di loro dopo la schiavitù, avevano perso questa capacità.
La lingua degli uomini era perduta,come un antica reliquia.
Averla persa fu un grave colpo per l'umanità,l'organizzazione in situazioni come queste era minata dalla mancanza di abilità lessicali capaci di esprimere appieno le proprie emozioni,idee e paure.
Lerhed era la chiave per riottenere quel dono,ma esso non aveva l'abilità necessaria per insegnare in pochi giorni a tutti gli umani nella navicella una lingua cosi complicata.
Dubbi e domande erano le sole a riempire le menti degli uomini.
Alcuni erano semplicemente seduti in disparte,come se l'essere fuggiti dal luogo dove erano prigionieri non cambiasse il fato a cui erano ormai destinati.
Altri invece erano più attivi,più speranzosi,avevano la certezza che dopo la fuga da quel luogo il genere umano,o perlomeno loro,sarebbero potuti essere liberi.
Il primo giorno all'interno della astronave passò cercando di organizzarsi nel modo più ottimale possibile. Si era deciso che chi aveva una conoscenza,anche minima,dei meccanismi di un astronave  doveva adempire al compito di trovare un pianeta dove rifornirsi di cibo e acqua. I restanti essere umani avevano vari ruoli,dal cucinare il cibo a pulire.
Lerhed avvertiva un clima più unito e organizzato, e si alzò dalla sua posizione rannicchiata pensando a cosa sarebbe successo nei giorni a venire.
Decise di conoscere più approfonditamente le persone all'interno dell'astronave.
Provava una curiosità sfrenata verso i suoi simili,non aveva mai avuto un dialogo con altri umani prima d'ora, e ne approfittò per osservarne i comportamenti.
Tutto questo per lui era una situazione mai provata prima.
Si avvicinò per primo ad un ragazzo all'incirca della sua età,pensava che con un suo coetaneo il dialogo sarebbe stato più facile.
Era rannicchiato come Lerhed fino a qualche minuto fa,il suo sguardo era fisso nel vuoto e stringeva qualcosa in una mano.
Lerhed incuriosito da cosa fosse indicò la mano del ragazzo, e lui capendo il segnale ,aprì la mano: Era un qualcosa di molto simile a un disegno.
Dopo aver steso per bene il foglio tutto spiegazzato,Lerhed capì cosa raffigurava,era un uomo a terra inerme e senza forze.
Il ragazzo guardò il suo coetaneo in faccia e pensò che se lui avesse visto prima il volto di esso,quel disegno non sarebbe servito.
Gli occhi del ragazzo erano vuoti e senza emozione.
Lerhed si allontanò da lui,non tanto per paura verso di esso,ma per paura di se stesso,quel ragazzo sarebbe potuto essere lui e questo lo opprimeva.
Dopo essersi ripreso da quel tuffo nel vuoto,decise di esplorare in modo più approfondito l'astronave.
Passo dopo passo si allontanò dalla folla e cominciava a incontrare man mano sempre meno persone,da un lato aveva paura,ma dall'altro ritrovava quella sensazione tanto abituale a lui che era la solitudine, e questo in parte lo tranquillizzava.
Camminando era arrivato nell'armeria dell'astronave.
Sentì dei rumori provenire da una camera.
La porta era semi aperta e sbirciò all'interno,  vide un ragazzo che guardava con attenzione le armi dei Val'Gar.
Esaminava ogni fucile e proiettile tanto da emozionare persino Lerhed.
Il ragazzo all'interno della camera si girò di colpo,Lerhed riuscì a nascondersi dietro la porta senza farsi vedere.
Dopo qualche secondo cercò di sbirciare ancora e vide l'occhio del ragazzo appiccicato alla fessura in cui Lerhed lo spiava.
Cadde a terra dalla paura.
Il ragazzo gli diede la mano per aiutarlo a rialzarsi,in seguito scrisse qualcosa su un pezzo di carta: Brendon.
Lerhed intuì che era il suo nome,ma come sapesse a scrivere per lui era un mistero.
Non fece domande a riguardo.
Il ragazzo frenetico fece vedere le armi e Lerhed e gliene diede una fra le mani incitandolo a osservarla meglio.
Doveva riconoscere che era davvero una bella arma,e accennò un cenno di approvazione per la qualità di essa.
Brendon entusiasta invogliò Lerhed a osservare ogni arma mentre lui le appuntava tutte su un suo libretto che teneva come un tesoro.
I due passarono ora insieme fino a che suonò l'altoparlante,era l'ora della cena.
Entrambi sapevano che si sarebbero rivisti presto e provarono un legame che molti umani non si potevano permettere: l'amicizia.
Tutto sembrava aver preso una giusta piega per Lerhed e gli altri.
Ma tutto cambiò.
Il secondo giorno,dopo aver passato una giornata intera all'interno della navicella,si stava diffondendo il pensiero della maggior parte delle persone: che ormai non c'era nessuna speranza.
Da gruppi distinti solo dal comportamento e non legati da nessuna alleanza,nacquero veri e propri gruppi coalizzati a un solo scopo,la sopravvivenza.
L'istinto di rimanere in vita si trasformava piano piano in egoismo.
Le provviste scomparivano misteriosamente ogni giorno ma nessuno era capace di fermare questa inciviltà nata dalla esigenza di vivere.
Era nato il chaos,e nessuno era capace di riportare una situazione di equilibrio.
Qualunque cosa fosse considerata di "valore" in quella situazione veniva persino rubata,e chiunque aveva paura,persino dei propri simili.
Lerhed pensava che gli essere umani fossero un popolo buono e privo di sentimenti cosi orrendi come l'avidità e l'opportunismo. Non era servito a nulla dunque provare la schiavitù per capire quanto può essere bella la pace?
Il terzo giorno la situazione era diventata ormai insostenibile,nessuno aveva il coraggio di inoltrarsi nella parte bassa dell'astronave,dove ormai i "malviventi" avevano creato un vero e proprio covo.
Erano tutti rintanati nella cabina di pilotaggio,l'unico momento dove bisognava percorrere un tratto vicino alla coda dell'astronave era per prendere le provviste e cucinarle.
Quel giorno toccava a Lerhed e altre due persone,due uomini muscolosi,che l'avrebbero sicuramente protetto,portare il cibo.
Mentre proseguivano verso quel luogo il rumore dei loro passi era accompagnato all'unisono solo dal gocciolio dei nubi dell'astronave.
Era un silenzio irreale,proprio come quello che aveva avvertito Lerhed durante la sua fuga dalla prigione.
Un passo irregolare ruppe il silenzio.
Fu seguito da altri due,dal silenzio,e di nuovo da altri due.
Erano circondati.
Il gruppo di banditi creato per impossessarsi delle risorse all'interno dell'astronave non sembrava altro che dei cani affamati e bramosi di cibo.
Qualcuno doveva fare qualcosa.
Lerhed era pietrificato,non poteva fare nulla contro di loro,l'unico sentimento che provava oltre la paura era il dispiacere,il dispiacere per come si erano ridotti quegli umani.
Una domanda però era uguale per tutti i tre: Quegli uomini sarebbero mai arrivati a uccidere o ferirci per del cibo? E tutto rendeva la situazione davvero orrenda.
In quell'attimo si udii un suono.
Era l'altoparlante dell'astronave che annunciava la localizzazione di un pianeta con forme di vita.
Era un miracolo.
In quel momento guerra o egoismo non contavano più,c'era solo una gioia comune che univa tutti,un sentimento cosi forte che era capace di placare ogni istinto aggressivo.
Era forse questa la chiave per far si che gli essere umani non provassero più astio tra di loro? Il problema fra gli umani era solo assopito,tutti sapevano che sarebbe tornato quel giorno,quel giorno dove la fame o qualsiasi altro pretesto avrebbe acceso la miccia.
Come essersi svegliati da un incubo l'intera astronave stava per affrontare una nuova sfida insieme,un ambiente nuovo e mai visto prima.
 
Fine 2° capitolo
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Baka_Empire