Kan!
Eccomi a recensire poche ore prima della pubblicazione del nuovo capitolo (come hai vecchi tempi…)
Anche questa storia è stata una meravigliosa sorpresa, per me: mi ricordo che speravo scrivessi qualcosa sul momento del ritorno di Mablung e Beleg dalla Nirnaeth Arnoediad, ed eccolo!
Ma la cosa più interessante è il modo in cui hai preso questo momento e lo hai fatto diventare l’inizio di questi “ dialoghi sulla guerra” tra due personaggi che abbiamo bisto pensare tante volte alle guerre passate, nel corso delle altre tue storie.
MI è piaciuto veramente tanto poter vedere finalmente Thranduil e Arodel ai tempi del Doriath!
Ho notato subito che dietro quella frase di Arodel e dietro quella sua espressione di sufficienza c’era dell’altro: Arodel non è una persona che perde tempo ad arricciare il naso per le cose che non le piacciono, e per avere una reazione del genere deve trovarsi davanti a qualcosa che proprio non le va giù, e direi che questo è il caso.
Arodel detesta la guerra, e tuto ciò che alla guerra è collegato. Che si parli di eserciti o di due soli soldati, di guerre venute da lontano o da vicino, per lei non fa differenza. E’ sempre qualcosa di sbagliato, a cui nessuno dovrebbe mai pensare con favore, o desiderare di parteciparvi, o addiritura festeggiare.
Sia che la guerra sia stata vinta o persa, Arodel vede prima di tutto la scia di orrore e di morti che ogni guerra si lascia inevitabilmente dietro, e niente e nessuno potrà mai farle trovare qualcosa di anche solo vagamente positivo in tutto questo.
Peggio ancora poi se la guerra in questione in realtà nemmeno riguarda il suo popolo, come in questo caso. Per lei spetta ai Noldor portare avanti la guerra che hanno scatenato, perché è responsabilità loro e loro solamente, e gli Iathrim in tutto questo non c’entrano, ne dovrebbero desiderare di interessarsene.
Non credo che biasimi Mablung e Beleg per la loro scelta, perché non la vedo troppo pronta agiudicare dall’alto in basso le persone, semplicemente la loro scelta ai suoi occhi è la peggior idea che abbiano mai avuto.
Avrebbero dovuto essere contenti della pace che garantisce la Cintura di Melian, e non andare a sostenere una lotta che sta piano piano distruggendo tutto il Beleriand.
Ho avuto l’impressione che questa serie di pensieri non siano nati in Arodel in seguito alla Nirnaeth, ma che li covasse già da molto prima, alimentati mano a mano dalle notizie che sentiva, e forse da altri viaggi che aveva fatto in precedenza.
Alla fine, mi da l’idea che lei abbia la situazione molto più chiara di quanto l’abbia Thranduil.
Sfortunatamente per lei a sentire il suo rimprovero a mezza voce è stato proprio Thranduil, che in questo particolare momento della sua vita non potrebbe pensarla in maniera più diversa.
Thranduil ammira l’esercito del Doriath e immagino abbia ammirato la scelta dei due guerrieri di Thingolche hanno scelto di partire, ed è convinto che l’esercito del Doriath possa affrontare qualsiasi nemico.
E’ convinto che la gente del Doriath non abbia niente da invidiare a nessuno, men che meno ai Noldor, e qualsiasi idea che contempli il non partecipare agli eventi gli sembra solo un modo per far credere a tutti che gli Iathrim siano dei deboli o dei codardi, in capaci di difendere da soli le proprie case.
Sentire una fanciulla inesperta mettere indubbio queste sue salde convinzioni non poteva non spingerlo a risponderle a tono, e a quel punto il dibattito era inevitabile!
Anche perché Thranduil, in questo racconto, fa veramente mostra di tutto il lato peggiore del suo orgoglio: tutto ciò che dice e che pensa è la verità a ssoluta, e niente e nessuno può insegnargli nulla o fargli cambiare idea, ed è pronto a far pentire chiunque ci provi.
Mi ha fatta sorridere il fatto che, malgrado tentino entrambi di non attirare troppo l’attenzione, alla fine ildibattito finisca per coinvolgerli tanto che si scordano, per un momento, di tutta la folla che li circonda.
E ovviamente sono tutti e due troppo testardi per decidere di ritirarsi prima dell’altro, e il dibattito, da difesa che era, diventa un attacco, basato questa volta su chi è ingrado di capire veramente di cosa si sta parlando e chi no.
Mi è parso che ha dettare questo tipo di attacco sia stato più l’orgoglio di entrambi che un vero e proprio disprezzo: Arodel non sopporta che un cortigiano senza nessuna vera esperienza si dia tutte quelle arie, e Thranduil non sopporta che una fanciulla che, secondo lui, nella sua vita ha visto solo libri e telai venga a insegnare qualcosa a lui.
Eppure, nonostante le beccate, gli attacchi, ecc, si vede già da adesso che, infondo infondo, a quei due beccarsi non dispiace.
I veri problemi arrivano dopo, e in realtà per me rispondono al nome di Maenir, Rivorn e Taenor.
Mi è sembrato infatti che all’inizio della seconda scena Arodel non fosse poi così dispiaciuta di veder rispuntare Thranduil, e mi pareva pronta a rispondere colpo su colpo alle sue frecciatine. E’ quando ha visto quei tre che tutto è cambiato, e visto come li descrive poi non faccio fatica a immaginare il perché.
I tre “amici” di Thranduil sono pronti a trasformare in un loro divertimento chiunque e qualunque cosa, se nella loro vita di cortigiani si annoiano,e così fanno con Arodel, e con lo stesso Thranduil.
Purché nulla li tocchi, niente gli vieta di prendersi gioco senza pensarci due volte di qualsiasi persona, di qualsiasi rango, che secondo loro non merita considerazione.
I loro “eroi” se li sono già scelti, e tutti gli altri non valgono nulla( e il fatto che uno di questi “eroi” sia Saeros dice tutto…. Bleah!).
Mi è piaciuto tantissimo il terzo incontro, in cui l’atmosfera cambia ancora una volta, e diventa più distesa, anche più seria, ma senza perdere quel tocco di diffidenza che c’era prima tra i due.
Thranduil si è accorto di quanto la compagnia di Arodel in realtà gli piaccia, e penso che Arodel, ben attenta a non farsi vedere, lo abbia osservato, e si sia accorta che lui la cercava.
Questo forse l’ha fatta riflettere, come ha fatto riflettere Thranduil, e il fatto che lei alla fine gli dica dove è diretta mi sembra un passo piccolo, ma in qualche modo importante, così come il fatto che lei non rifiuti la sua vicinanza e il suo contatto.
La diffidenza però resta, e li spinge ancora a beccarsi sul vivo….
Thranduil forse sta iniziando a pentirsi di aver esagerato, e in ualche modo forse si è anche reso conto che a spingerlo a questo sono stati gli amici che frequenta, ma non lo ammetterà mai.
Di sicuro Arodel gli ha fatto aprire gli occhi sul fatto che lui, pur parlando tanto della guerra e della difesa del Doriath, in realtà non sappia nulla di cosa c’è fuori,e questo immagino sia stato un altro motivo di riflessione per Thranduil.
Infine, Oropher: premettendo che l’ho adorato quando ha dato degli imbecilli a quei tre, mi ha dato l’impressione di un padre abbastanza severo: si vede che vuole bene al figlio, e che non vorrebbe vederlo passare tutto il suo tempo con gente come quella, eppure resta molto sulle sue. Mi chiedo se sia per reazione al comportamento orgoglioso del figlio o se sia parte del carattere di Oropher…
Tantissimi complimenti, Kan: un’altra storia bellissima, dettagliata e interessante, in cui hai saputo evocare in maniera perfetta le atmosfere e di cui ho amato tantissimo le descrizioni, particolareggiate al punto giusto, proprio come piacciono a me!
Ma soprattutto ho amato come hai costruito i dialoghi, il punto centrale della storia, e come attraverso questi hai caratterizzato, in maniera eccezionale, i due protagonisti.
Complimenti davvero!
A prestissimo,
Tyelemmaiwe
P. S. Mi ha colpita il modo in cui hai descritto la corte di Menegroth: ne hai mostrato il lato più festaiolo e anche “pettegolo”, che mi ha ricordato, non so perché, la descrizione che ne fa Tolkien in certi passaggi del Lay di Leithian. |