Decima classificata al contest Who we are
Grammatica e sintassi: 20/20
Stile e lessico: 13,7/15
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 9,4/10
IC: 5/5
Introspezione: 9,2/10
Eventuale bonus: -
Totale:57,3 /60
Grammatica e sintassi:
Grammatica e sintassi sono davvero, davvero eccellenti: non ci sono errori di alcun genere, nemmeno di battitura. La costruzione delle frasi è precisa e avviene nel totale rispetto delle regole sintattiche.
Anche la punteggiatura è davvero ottima: corretta e precisa, ma anche efficace. Riesce a dare un buon ritmo alla storia, contribuendo a renderla scorrevole. Non è né frettolosa né pesante da questo punto di vista. Forse alcune frasi sono un filino lunghette, ma considerando lo stile che hai scelto di seguire si tratta di una lunghezza adatta.
Stile e lessico:
Ho apprezzato moltissimo la tua decisione di cercare di utilizzare uno stile simile a quello originale, soprattutto perché utilizzi la prima persona: se avessi usato uno stile più colloquiale, più “basso”, sarebbe suonato innaturale attribuito a Eowyn. Hai compiuto, infatti, una scelta che risulta vincente per la riuscita della storia: qualsiasi altro stile avrebbe stonato con la voce di Eowyn, avrebbe distorto i suoi pensieri e li avrebbe allontanati dal suo punto di vista, facendoli sembrare artificiali e costruiti o troppo distaccati, come appartenenti a una voce esterna. La tua decisione di utilizzare uno stile elevato, invece, ti permette di usare la prima persona in modo accurato ed efficace: il modo in cui Eowyn qui si esprime è molto simile a quello con cui si esprime parlando nell’opera originale. Si tratta, inoltre, di una scelta molto audace: l’idea di cercare di avvicinarsi il più possibile a Tolkien è indubbiamente una sfida, sotto moltissimi punti di vista. Lo stile di Tolkien si regge su un equilibrio delicatissimo, e basta pochissimo per esagerare nel cercare di avvicinarsi ad esso. Adoro le scelte audaci. Le adoro, perché sono queste scelte che rendono uniche le storie. Certo, le storie in cui le scelte stilistiche sono tutte “sicure”, collaudate, funzionano di certo; ma le storie in cui l’autore sperimenta con successo, sono quelle le storie che rimangono impresse, sono quelle le storie che vengono ricordate e si distinguono.
Uno stile tanto elaborato, inoltre, dimostra attenzione e cura: si vede che le parole sono scelte con precisione, sono ragionate.
L’”effetto collaterale” di questo stile, tuttavia, è che è difficile da mantenere dall’inizio alla fine. Bastano pochissime parole di registro leggermente differente per “stridere” all’interno di una frase, per farla suonare innaturale. Infatti, questo ogni tanto accade: ci sono alcuni accostamenti di parole che suonano un po’ “strani”, un po’ forzati, e alcuni termini che non rientrano fino in fondo nello stile che scegli di utilizzare. Ti faccio un paio di esempi, per potermi spiegare meglio:
- guida di speranza Quest’espressione suona un po’ forzata, perché non è del tutto efficace nel trasmettere il suo significato. Non rende bene l’idea, perché un po’ “innaturale” (perché se intendi “guida” nel senso di leader, l’accostamento con speranza è comprensibile ma non immediato. Invece, se intendi proprio nel senso di “guida”, suona un po’ difficile da comprendere).
- Ho mai veramente potuto prendere, per mia, una strada che altri non avessero già posto sul mio cammino?
Qui ci sono un paio di cosette: quel “per mia” suona incompleto, come se mancasse una parola (ad esempio “volontà” o qualcosa di simile). Magari manca davvero XD Nel caso invece fosse completa com’ è, forse suonerebbe meglio “come mia” come espressione, è più chiara. Non mi convince del tutto anche l’idea di “porre una strada sul cammino”: non è un espressione del tutto convincente, perché più che “porre” una strada è più immediato il concetto di “tracciare una strada” (naturalmente, da un punto di vista totalmente soggettivo).
Le scelte lessicali vanno di pari passo con lo stile: sei riuscita a trovare espressioni che si intonassero bene con le scelte stilistiche, e a parte quelle due o tre espressioni segnalate, le scelte sono efficaci. È molto difficile unire uno stile elaborato a un linguaggio altrettanto elaborato senza rendere la storia pesante, ma tu ne sei stata capace. Forse nella prima parte la narrazione risulta un pochino pesante, ma nella seconda parte la storia raggiunge un ottimo equilibrio e risulta scorrevole.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale:
Mi piace l’idea di calarsi direttamente nei pensieri di Eowyn e di ricostruirli in modo realistico e mai “patetico”, mai troppo sentimentale. Tratti con delicatezza e con il giusto grado di coinvolgimento i suoi pensieri.
L’idea di ambientare la storia nel periodo in cui Eowyn pensa a Aragorn risulta estremamente azzeccata: approfondisci qualcosa che nei libri è solo accennato e in un certo senso “sminuito” dall’incontro con Faramir, in un certo senso cancellato. Tu restituisci importanza ai sentimenti di Eowyn per Aragorn, per quanto possano essere influenzati da altri fattori che vanno oltre l’amore vero e disinteressato.
È un’introspezione abbastanza “classica”, è vero, non super innovativa, ma è eseguita con precisione e consapevolezza, in modo da essere incisiva e da rimanere impressa.
IC:
Di Eowyn, vengono immediatamente in mente la determinazione e la forza, quella leggera ostinazione nell’amare chi non la ama e il dolore, che la avvicina alla rassegnazione ma non la sconfigge. Vediamo qui una Eowyn che non è fino in fondo né la donna forte e fredda che impariamo a conoscere quando la incontriamo per la prima volta, né la donna ferita che ha rinunciato a lottare per riavere la sua vita che Faramir conosce. Abbiamo una donna che è entrambe le cose nello stesso momento, sintesi perfetta dei due lati di Eowyn che incontriamo. Per questo, considerando che la storia è collocata in un periodo “a metà” fra i due, la caratterizzazione è assolutamente perfetta. Non è troppo sbilanciata né da una parte né dall’altra, e opera una sintesi della personalità di Eowyn assolutamente fedele al canon e approfondita allo stesso tempo.
Introspezione:
Il fatto che i pensieri di Eowyn spazino, non si concentrino su una singola “ossessione” ma abbraccino tutte le cause del suo dolore e vadano addirittura oltre rende l’introspezione estremamente matura e profonda. Riesci a condensare in pochissimo spazio una serie di pensieri molto significativi. In particolare, il fatto che Eowyn non si limiti a pensare al suo amore non corrisposto ma pensi anche a se stessa, al modo in cui vive, agli effetti che questo amore ha su di lei, le conferisce una forza particolare. Non la riduci a donna innamorata, ma a donna con una propria esistenza individuale che è anche innamorata. E questo rende la storia originale e l’introspezione libera da luoghi comuni.
Inoltre, trovo che la tua introspezione sia anche molto realistica e allo stesso tempo tenga ben presente il contesto in cui è ambientata. I riferimenti al contesto “fantastico”, alle battaglie, rendono l’introspezione completa e la contestualizzano molto bene.
L’unico passaggio che non mi convince del tutto nell’introspezione è la conclusione: stona un pochino rispetto al resto della storia, è un cambio di tono un po’ troppo repentino. Comprendo il suo significato nella storia: è una sorta di atto di ribellione, di rifiuto a lasciarsi intrappolare fino in fondo, e per questo è totalmente adatto a Eowyn. Ma messo così, come conclusione, risulta un po’ isolato. Cioè, non c’è un vero passaggio logico dalle riflessioni alle ultimissime frasi, sono un po’ separate dal resto della storia. C’è un pochino di “salto”, ecco, che incrina leggermente l’introspezione. Ma per il resto, un lavoro eccellente.
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