Ciao Marduk, già il tuo nome mi suggerisce tante cose :)
Allora, da quello che leggo questo è un proemio, fluente e diretto, che parla del tempo mitico degli Indoeuropei, degli Arya, di quando stavano tutti assieme, presumibilmente, nella grande pianura del Caucaso meridionale, non è così? Ho gradito moltissimo tutti i riferimenti che hai fatto; in primis alla citazione omerica nella stesura del proemio, nella struttura e nell'invocazione a Mnemosyne, la Musa originaria, e ispiratrice, secondo Platone, della prima delle quattro estasi filosofiche, poi i riferimenti alla teologia Zoroastriana, con l'introduzione del principio oscuro di Arhiman che si erge a contrapporsi a questa realtà. Non manca poi, giustamente, il riferimento all'India vedica e al Ramayana e a una divinità particolare come Zalmoxis, che è in bilico tra le culture indoeuropee occidentali e quelle orientali. Le grandi pianure, il Dnepr, i cavalli e i bisonti selvaggi, rievocano potentemente ciò che può essere raccontato solo dal Mito: la ur civiltà degli Indoeuropei, calderone ribollente da cui poi partirono i vari gruppi che spinsero chi ad Oriente, Sciti e Arya, chi ad Occidente come i Micenei e tutti gli altri.
Il testo è ricco anche dal punto di vista lessicale ed è poetico anche se segue il verso libero; ti confesso che mi piacerebbe moltissimo vederlo scritto in esametro omerico, poiché sarebbe il coronamento perfetto a tutti i manifesti e occulti riferimenti che hai fatto.
Tutto è evocativo di ricordi ancestrali qui.
Complimenti! (Recensione modificata il 13/08/2015 - 08:48 am) |