Salve mia cara, quale piacere reincontrarci su questo fandom.
Si potrebbero fare mille premesse, qualche battuta di spirito ed una manciata di convenevoli, ma preferisco posticipare qualche riga alla fine e passare subito al sodo -che poi le mie recensioni un po' ridere fanno. Ahimè, non sono tagliata per recensire-.
Innanzitutto parliamo dell'ambientazione. Raramente mi ci soffermo proprio perché raramente vi si dà importanza, ma tu sei riuscita ad elevare un elemento talmente -in questo caso- neutrale ai fini della trama a qualcosa di grandioso, nitido e magnifico: dici un po' di tutto e un po' di niente, ma nonostante ciò l'immagine di quest'immensa distesa candida balza immediatamente alla testa; inasprita, da una parte, esaltata dall'altra. La neve è di un biancore accecante -pura, la prima parola che mi viene in mente-, ma anche un potenziale sudario per Jack Vesallius, un qualcosa di ingannevole, di spaventoso.
Il contrasto creato da tutti gli ossimori sparpagliati per la storia lascia uno strano retrogusto amaro, di concretezza ed astrattismo assieme; si percepisce la storia, la si vede, ma si è anche inevitabilmente influenzati dalle paure di Jack, recondite e meste, quasi come un incubo.
E poi c'è Oswald, che spiccicherà neanche una frase ma, oh cielo, Oswald.
Caratterizzare un personaggio in poche righe e senza uno straccio di battuta è parecchio difficile. E intanto c'è Oswald, che prende la mano di Jack con premura e che, malgrado tutto, del suo timore se n'è già accorto. Emergono cura, affetto, preoccupazione, ma, al di sopra di qualsiasi altra cosa, amore.
È questa la parola chiave, credo, che snoda tutta la storia per mostrarne il fulcro.
Oswald si preoccupa di Jack, lo vuole aiutare a dimenticare, perché lo ama. E se detto così non appare nulla di grandioso, estremo, per una storia, teniamo conto della brevità di questa e delle poche righe dedicate al suddetto personaggio: penso che il tutto si capovolga.
Le storie belle vengono rese tali dalle piccole cose, dai particolari che dimostrano come l'autore vi abbia messo una parte di sé, esigua o grande che sia.
Quindi complimenti, perché questa è una storia bella, niente di più niente di meno.
È certamente una recensione piuttosto soggettiva, e forse ho espresso le mie opinioni generalizzandole un pochino, ma spero non me ne vorrai per ciò: è ovvio che stia parlando in prima persona.
Comunque sia non ho molto altro da aggiungere, se non che sì, meritano di essere anche loro felici.
Un abbraccio.
-Gianni Morandi
(nel caso in cui non te l'abbia ancora detto, amo il tuo nickname.) |