Recensioni per
Do I dare disturb the universe?
di MissChanandlerBong

Questa storia ha ottenuto 18 recensioni.
Positive : 18
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
06/09/15, ore 17:42

Ciao!
Sto cercando le parole adatte per descrivere questa introspettiva perché non vorrei sembrarti banale: è profonda, tragicamente straziante, di una cruda realtà che ti fa pensare a molte vicende che accadono al giorno d'oggi e che puoi comprendere a fondo solo se hai vissuto in prima persona. Non hai trattato di elfi e fate, hai scelto una delicata tematica che si bilancia tra il dolore e la commiserazione: dolore per la morte della madre e per il fatto che il suo assassino a sangue freddo e completamente ubriaco fosse proprio il padre; commiserazione del protagonista per non aver impedito la tragedia, per il suo senso di frustrazione derivante dall'essere stato incapace di prevenire la pazzia paterna. Il tutto mescolato ad uno stile accattivante, liscio come l'olio, crudo, immediato, che ti trasporta in una mente in confusione e un cuore pieno d'ira e sofferenza. Ti viene da riflettere dopo aver letto questa one-shot, ti viene da chiederti se il protagonista avesse potuto continuare la sua vita, se non si fosse mai suicidato o se fosse riuscito a passare i controlli del carcere con la sua glock e fare al padre quello che lui aveva fatto alla madre (perché non ci scrivi su un finale alternativo?)... ed è certo anche difficile giudicare il comportamento del protagonista: come interpretare il suo suicidio (che non mi pare nemmeno premeditato)? Come un atto di debolezza, un segno di mancanza di carattere o un modo per arrivare alla completa eliminazione di ogni pensiero, emozione, sentimento, che fosse di dolore o gioia, anche al costo di sacrificare la propria esistenza? Oppure per evitare di tramutarsi in quel mostro che era suo padre? Hai lasciato spazio a molte punti di vista e molte domande irrisolte che creano il climax giusto per le finalissime righe, quelle d'impatto. Certo, dalle prime righe mi è salita una naturale antipatia per questo giovane così arrabbiato con tutti e tutto, tanto da volergli gentilmente consigliare di rivolgersi ad uno psicologo o di andare a fare un po' di boxe per calmarsi e sfogarsi. Ma poi i suoi ricordi sono affiorati e allora si è potuto capire la matrice della sua irascibilità per nulla contenuta. Ecco perché giudico molto profonda la tua one-shot e ben scritta oltretutto. Davvero complimenti!
Spero di avere il piacere di leggerne altre scritte così bene ^^

Gringer

Recensore Master
06/09/15, ore 16:18

Ciao.
Eccomi qui finalmente a recensire questa storia introspettiva al cento per cento ed a comprendere lo stato d'ira del ragazzo anche se probabilmente io sarei stata più razionale e metodica e avrei cercato di ricomporre un'altra vita. Un'altra vivendola con grazia e più piacere piuttosto che pensare ad un passato tormentato, dato che so che non porta da nessuna parte. Puoi tentare e tentare, inutilmente, ma se alla fine cedi a quella rabbia violenta, rossa, essa ti raggiunge succhiando le tue parti più sensibili finché non è ora di cadere e lasciarti guidare da essa.
Ed è così che lui fa: si lascia andare tra le braccia della vendetta, quindi della paura che essa porterà e alla fine della morte.
Allo stesso momento in cui pensa alla vendetta, i suoi pensieri non fanno che vertere sulla donna che è stata uccisa dal padre stesso.
E così scampa un po' alla sua missione, tuttavia alla fine si ritorna al principio: uccidere colui che ha assassinato la donna che l'ha messo al mondo. Nonostante si cerca di scordare gli avvenimenti forti e terribili con altri più malleabili, purtroppo la vendetta ti fa ritornare sui tuoi passi e cedi.
E cedere non è il massimo quando alla fine ti ritrovi con in mano una pistola senza poter commettere ciò per cui ti eri prefissato.
E lui è un codardo, vendicativo sì ma codardo.
Sapevo, in un certo senso, che avrebbe svolto la missione in tale modo poiché la via della vendetta non è semplice ed avere il coraggio di sorpassare - appunto - le guardie con la pistola e spiegare senza perdere la concentrazione e senza farsi prendere dall'ira, non è semplice. Affatto. Lui si è fatto prendere da quel panico insulso che prende i ragazzini ma anche gli adulti in quei momenti turbolenti e zac, alla fine quel panico l'ha ucciso. E la pistola ha ucciso lui fisicamente.

Come i pensieri vertono sul perdono in relazione alla madre, alla fine, era ovvio che fosse così.
La cosa che ho pensato alla fine? Il padre avrà comunque una punizione: la prigione tutta la vita ed una vita miserabilmente sola.

Ottima introspezione.
Au revoir

Recensore Veterano
06/09/15, ore 15:55

Innanzitutto, iniziare con una citazione di T.S. Eliot ti fa guadagnare un milione di punti.
Inutile dire che hai centrato il tema, e l'hai sviluppato molto bene. Il linguaggio è adatto al contesto senza risultare troppo volgare. Il protagonista è caratterizzato molto bene, i suoi pensieri sono azzeccati. Ho apprezzato soprattutto il fatto che più di una volta chieda perdono alla madre, e che abbia paura di diventare simile al padre. Lo stile è adatto al tema, le descrizioni non sono pesanti e si incastrano bene nella storia. Ti segnalo solo una svista: all'inizio hai scritto sentì invece di sentii. Bella OS, complimenti :)

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