Recensioni per
Inverni dello stesso sangue
di Kiki S

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
09/08/16, ore 08:17
Cap. 5:

È un Angelo che dipinge il mondo in questa storia, un talento fin troppo appropriato per una persona tanto buona, così profondamente altruista da trovare, nonostante il dolore che la squarcia da dentro con una ferita che da anni non smette di sanguinare, il tempo per consolare gli altri. Un Angelo che trova la forza (e che forza!) di accantonare la propria sofferenza per incoraggiare e sollevare l’umore di un’amica che sembra più scontenta del mondo che altro. Ma la sofferenza di Angie non è che, per l’appunto, accantonata e se anche non viene esternata, sembra aumentare proporzionalmente alla sua età. Il passare degli anni l’allontana dal ricordo di Jenny, la sorellina perduta, e la sua figura bambina diventa una visione che pian piano si affievolisce, scompare nella nebbia del trascorrere degli anni. Così ad un certo punto, la necessità impellente di non perderla definitivamente anche nei ricordi, si fa talmente forte da guidare la mano di Angie nella creazione di un quadro.
Tanta importanza, anche in questa storia, hai deciso di dedicare alle condizioni atmosferiche e in particolare alla neve, al paesaggio innevato, al freddo che spesso la fa da padrone nei tuoi racconti. Un freddo doppio: prima rappresentato nel quadro, poi fisicamente provato nella casa. Si tratta di un freddo che simboleggia perdita e sofferenza ma che spinge Angie a reagire e a cercare un modo per ritrovare se stessa, Jenny e la pace (o vogliamo chiamarla “rassegnazione”?). Dopo un saluto veloce alla lapide, che rappresenta una Jenny morta e sul punto di essere dimenticata, Angie torna nella vecchia casa di montagna con la speranza di incontrare una Jenny “viva” (cosa che poi succede perché la manina che stringe è tiepida, non certo quella di un morto e neppure quella di una visione!). Il freddo qui è invasivo, l’avvolge e le entra dentro quando mette piede nell’abitazione chiusa da mesi, senza riscaldamento, i mobili impolverati, senza luce. Angie è pronta a tutto pur di incontrare Jenny e il fatto che cerchi la sorellina nel riflesso dello specchio secondo me è anche un tentativo di ribadire a se stessa che nonostante l’immagine che si riflette è quella di una persona adulta, il passare degli anni non l’ha allontanata dall’affetto verso la sorella. L’amore che prova è lo stesso di un tempo, anche se il suo corpo è cambiato. E Jenny lo sa, per cui la riconosce e le porge la mano. Quindi è Jenny stessa ad entrare nella stanza portando con sé l’erba, le foglie cadute e il vento, avvicinandosi alla sorella ormai cresciuta e a stringerle la mano. Angie ha inseguito il suo ricordo per anni ma può trovare Jenny soltanto se è lei ad andarle incontro. All’inizio, nonostante la chiami, Jenny sembra non sentirla. È il suo spirito, la sua anima o insomma quello che è, a decidere quando mostrare la sua presenza o interagire con la persona viva. Mi è piaciuto il particolare di Blue Dog. Il fatto che Jenny lo tenga stretto a sé è quasi un rimarcare il fatto che lei è rimasta bambina mentre la sorella è cresciuta. Nello stesso tempo però Blue Dog rappresenta il legame che continua ad unirle.
A forza di mandar giù sonniferi per cadere in questa specie di stato di trance, perché se Angie non riesce ad estraniarsi, ad accantonare la propria materialità, a perdere quella parte pragmatica di sé e finire in una specie di limbo, non può entrare in contatto con il soprannaturale, ho creduto davvero che l’avresti fatta volare in cielo insieme a Jenny. Per questo ho quasi tirato un sospiro di sollievo quando l’Angelo si è risvegliato in ospedale sotto gli occhi preoccupati e carichi di amore di sua madre. Mi è piaciuto molto l’inserimento della ninna nanna, che stavolta è la madre a cantare alla figlia, mentre in “Qui con te” era Angie, sul letto di morte di Jenny. È come se la scena si ripetesse, per fortuna con un lieto fine. Per quanto riguarda Dominique, non sono riuscita a farmi un’idea precisa del personaggio a parte il fatto, cosa che tu stessa hai fatto notare, che si tratta di una ragazza disturbata. Ti dirò che non sono riuscita a individuare bene neppure quale sia, il suo problema. Ma è un personaggio di contorno, mi interessava Angel e sono pienamente soddisfatta di ciò che ho letto soprattutto perché, contrariamente ad altre tue storie che alla fine lasciano un filino d’angoscia, questa mi ha trasmesso, nonostante le altalene vuote e coperte di neve o forse proprio grazie a loro, un liberatorio senso di pace. Se mi entra vorrei scriverti giusto due righe sulla prima parte, dedicata al lavoro di Angie. Altro che pennellate ai quadri. La tua descrizione dell’attività del pittore è una vera e propria pennellata di colori, con tocchi qua e là così precisi che sembra, per un momento, di essere finiti davvero in uno studio di pittura. Sarà pure che Angie usa il suo talento artistico per esorcizzare, con la rappresentazione del mondo, la sua profonda sofferenza. Chissà!
Ultimissima cosa! Adoro le ragazze dai capelli rossi e secondo me hai proprio azzeccato il colore!