Ammetto di essere in ritardo, ma ho cercato comunque di ritagliare un po' di tempo per recensire questa tua storia - le valigie possono ancora aspettare, già.
Come già sai, io non conosco molto bene l'Anime. Sicché, quando mi hai nominato Max, ho pensato che stessi parlando del Capo Magma. Con mia enorme sorpresa ho notato che, invece, si trattava proprio del fratellino di Vera: ho riesumato dai miei ricordi d'infanzia chi fosse, prima di commentare questa shot. Non volevo farmi trovare completamente impreparata.
Vorrei iniziare dicendoti che noto un grande miglioramento nella cura che presti verso i tuoi scritti. Ci sono sempre meno errori grammaticali e lo stile è sempre più leggero - nulla a che vedere con certi tuoi vecchi progetti, se devo essere sincera. Si vede che stai cercando di migliorare in tutti i modi, accettando i consigli che ti vengono dati nelle recensioni: non è da tutti farlo.
Tuttavia, adesso c'è un altro scoglio da superare. Si tratta delle ripetizioni, uniche pecche di questa tua ultima creazione. Proprio come per il problema della grafica e dell'impaginazione, trovo che un modo per scampare dall'uso frequente delle stesse parole sia stampare il proprio scritto. In questo modo ti risulterà più facile notare dove ti sei ripetuta. In alternativa, potresti leggere ad alta voce ciò che hai scritto, ma senza interrompere l'attività e distrarti. Devi trovare il metodo più congeniale, quello più adatto a te, in modo da correggere questo tuo errore. Vorrei, quindi, mostrarti i punti in cui avresti potuto utilizzare dei sinonimi.
Prendiamo in esame la prima frase. Nomini ogni personaggio, in modo da presentare tutti quanti al lettore. Non sarebbe una cattiva idea, se non fosse che nelle frasi successive questi vengono ripetuti. Alle volte Max [...], [...] poteva intraprendere il suo personalissimo viaggio senza l'aiuto di Vera [...] sono i punti incriminati. Stesso discorso per la parola "viaggio", come potrai notare anche negli esempi appena riportati.
Noto, invece, un'imprecisione lessicale in questa frase: La paura gli attraversa le vene [...] non presenta un'espressione propriamente corretta. Sembra quasi che la paura stia passando attraverso le sue vene, non che ci sia scorrendo dentro. Per questo motivo sarebbe giusto usare, appunto, il verbo "scorrere".
Infine, trovo che questa descrizione sia piuttosto contraddittoria: Si distese sul materasso [...]. Congiunse le gambe al petto divaricandole quanto bastava per infilarci la testa, ad occhi aperti.. Se provassi ad immaginare la situazione esattamente come l'hai descritta, noterai che... è fisicamente impossibile - oppure è da folli contorsionisti - che Max sia riuscito a fare tutto ciò! O si è raggomitolato a riccio e si è messo a dondolare sulla sua schiena, oppure non è veramente sdraiato sul letto: per riuscire a mettersi in quella posizione, dovrebbe essere seduto sul letto. Allora sì che tutto assumerebbe un senso logico.
Gioisci: non ho trovato altri errori o sviste da segnalare.
Per quanto riguarda più da vicino il protagonista, trovo il suo comportamento piacevolmente umano e realistico. Consciamente o inconsciamente, hai dato retta a ciò che ti avevo detto tempo fa: l'IC non deve diventare una costrizione, tantomeno un limite. Chiunque, in determinate situazioni, avrebbe paura, sarebbe agitato, piangerebbe, oppure riderebbe e arrossirebbe. Con l'IC non bisogna mai esagerare, né in eccesso, né in difetto. L'esempio è proprio Max: nonostante sia preciso e metodico, prova comunque paura e timore nei confronti del futuro che gli spetta.
Concludendo, sono sicura che alla tua amica piacerà sicuramente questa storia. Mi auguro che l'inizio dell'anno scolastico sia stato bello per entrambe!
Al prossimo scritto! |