Questa poesia è la rappresentazione fedele dell'ipocrisia generale che imperversa nella società moderna, troppo nomade e mobile nel suo modo di impostare delle regole d'accettazione per accogliere il singolo e la sua beltà, le sue particolarità più interessanti, come anche la stessa sincerità e la voglia di rappresentare un dipinto, un'anima nelle sue mille sfaccettature.
Delle quartine unite da un clima crescente e sempre più drammatico, che portano a rispecchiarsi nel senso di incomprensione e di debolezza continua che le delusioni portano ad un cuore e ad un animo che credeva fortemente nella bontà altrui, mai completamente dimostrata nella sua costanza e mai quando realmente avrebbe fatto la piccola grande differenza richiesta.
Uno sfogo esemplare e pieno di consapevolezza matura nell'osservare la parte più generale della società e anche (inconsapevolmente) quella parte alla quale abbiamo dato le nostre attenzioni, quella che ci piace considerare "favorevole, amica" ma che comunque spesso dimostra poca empatia e volontà di soffermarsi in profondità, quando decidiamo le nostre vie per sfogarci e mettiamo sul tavolo un brandello dello spirito.
Le persone reagiscono a questa consapevolezza (per me comunque non completamente totalitaria) nelle maniere più disparate, considerando anche il tipo di forza e di determinazione che si possiede ed utilizza, credo che comunque sia importante essere consci di questo modo di essere della società per non ricevere delle porte troppo dolorose in faccia, specie durante la crescita (adolescenza), momento cruciale, trampolino di lancio per poi diventare più indipendenti, sulla carta.
Ricevere delle lezioni può portare alla costruzione del piccolo mondo, porto sicuro per questi momenti di difficoltà, con la speranza che tutto possa poi andare per il meglio supportati da una spalla amica che possa evitare di affrontare un discorso oppure dire una frase che a me ora come ora infastidisce "ti capisco ma non so proprio che fare" quando magari la soluzione è a due passi dal loro naso.
È possibile, basta sapere che in ogni tunnel oscuro possa esserci qualcosa come una luce di determinazione per non essere succubi del male assoluto e le sue generalizzazioni.
Penso che sia uno sfogo di un cuore sanguinante che ha dedicato troppo e ha come l'idea che questo possa essere una realtà, con l'ultima quartina così totalitaria e forte nella sua verità che può ricorrere a qualunque storia, specie considerando la realtà odierna e le sue facciate.
Lo stile è immediato, franco e diretto perché rende il messaggio principale nella sua profondità ed apprezzamento per riconducibilità in alcuni periodi oppure nella quotidianità, a seconda della persona che legge e vive le poesie: sembra quasi una filastrocca che con il suo ritornello vuole esprimere una pagina di realtà che non può essere fraintesa in ogni caso.
Non so come tu la pensi in generale ma sono convinto che questo concetto abbia delle radici e sono sicuro del fatto che hai sofferto (e soffri) tanto per certi episodi personali e c'è un'empatia che con la sua semplicità di fondo denota la crudezza e la violenza implicita che la società dona alle persone senza accorgersi che accettando le differenze farebbe un grande passo in avanti, piuttosto che mettere sempre regole su regole per dare concetti di "normalità" imperanti.
Complimenti, sento un collegamento forte con questa poesia!
Un abbraccio,
Watashiwa |